Scena Quinta: I Atto.
Il
vento soffia leggero scompigliandomi i capelli. Il cielo è un misto di colori
tra il blu mare, turchese e celeste. Sembra che un pittore si sia divertito a
sperimentare aggiungendo anche delle soffici e bianche nuvole che sembrano
protagoniste di un palcoscenico senza riflettori o pubblico, o forse si il
pubblico c’è. Quel pubblico che come me si rilassava puntando spasmodicamente
gli occhi al cielo per poter rimirare quella grandezza infinita. O più semplicemente
è l natura, vanitosa a tal punto da non voler rischiare di rimanere sempre
uguale...
<<
Finalmente! >>
Respiro
a pieni polmoni sentendomi infinitamente grata al tempo per avermi regalato una
così splendida giornata di caldo sole e cielo intensamente colorato.
<<
Sembri rilassata... come va la testa? >>
Sorrido
buttandomi tra le sue braccia non aspettando altro di sentire il suo profumo...
sa proprio di menta e maschio in un mix seducente.
<<
Va benissimo... non ricordo solo alcuni avvenimenti perché un po’ oscurati...
>>
Lo
abbraccio stringendomi a lui il più possibile dandogli modo di potermi
stringere a mia volta mentre il sole ci riscalda infondendomi una strana
sensazione: sono convinta di amarlo però...
<<
Nicola, ma quell’uomo che è venuto tre giorni fa: è davvero il nostro nuovo
professore? Sam non ti ha detto nulla? >>
Sorride
irradiandomi i sensi di felicità e avrei tanto, ma tanto voluto baciarlo. Sulle
labbra.
<<
Davide è il tuo professore, si, di filosofia e poi... >>
Sembra
adombrarsi immerso nei propri pensieri e per non permettere ai suoi occhi,
quasi neri, di perdere la loro tipica luce cambio del tutto argomento
poggiandogli i miei Reyban sul volto.
<<
Ma...? >>
<<
Ti stanno bene... >>
<<
Mmmh! Ah si? >>
Annuisco
vistosamente aspettando solo che la sua mano si intrecci alla mia facendole
aderire perfettamente tra di loro.
La
sfioro con la punta delle dita fremendo segretamente sorprendendomi della
delicatezza con cui, senza guardarmi in volto, le intreccia stringendo con una
certa urgenza.
Sorrido
continuando a guardare quel cielo così intenso fino a quando non sento il
clacson della macchina dei miei genitori risuonare per l’arie circostante
satura di polline e fragranze primaverili che anno di fresco. Aria pulita. Aria
vera... oh si, niente a che vedere con l’aria sterilizzata che si respira
dentro l’ospedale. Non si sarebbe retto il confronto.
<<
Andiamo... >>
Mormora
Nicola strattonandomi appena dalla mano che tiene ancora saldamente alla mia.
Avanziamo di pochi passi e istintivamente faccio salire Nicola dalla parte
destra e appoggio la testa, sulla sua spalla ascoltando passivamente le
discussioni dei miei genitori. Si sarebbero fermati per un bel po’ di
settimane, probabilmente.
Il
telefono nella mia tasca vibra e mi accorgo che Nicola ha appena posato il
proprio sulle gambe aspettando.
Davvero, ti senti bene?
Aggrotto
le sopracciglia per guardarlo bene in volto potendo contemplare ogni lembo del
suo viso con meticolosa testardaggine.
Stavo
bene. Sto bene. Sento solo una strana sensazione formicolare rabbiosamente
nella parte del corpo che entra in contatto con la sua. Come se fosse sbagliato
o come se il mio corpo non accettasse la sua vicinanza. Strano.
Vengo
riportata con i piedi per terra dalla voce calda e melodiosa, per essere quella
di un uomo, di mio padre.
<<
Elisa cosa ti piacerebbe mangiare oggi? >>
<<
Qualcosa pur che sia commestibile... >>
<<
Perché dici così tesoro? >>
Sorrido
amareggiata ricordando la poltiglia insapore che spacciassero per “pastina” ...
<<
Vorrei vedere te con tre giorni di quella roba... >>
Lo
sussurro in modo che mi possa sentire solo Nicola che sghignazza divertito
mentre stringe la pressione delle dita sulle mie e avvicinandosi maggiormente a
me.
Siamo
arrivati dentro casa e mi hanno dato il tempo di disfare il borsone dei miei
oggetti. Un rumore sordo sulla porta mi fa fermare un attimo.
<<
Posso? >>
<<
Si... >>
Ancora
intenta a sistemare una maglietta sento due braccia avvolgermi gentilmente
contemporaneamente al calore del suo corpo avvicinarsi al mio. Sospiro beandomi
di quel contatto.
<<
Sei congelata... e mi piace. >>
<<
C’è caldo... >>
Annuisco
sopendo un sospiro di piacere quando il suo naso sfiora la mia giugulare.
<<
Ti sei dato al vampirismo? >>
Scoppia
a ridere mandando getti di aria fresca ancora in quel punto. Sobbalzo sentendo le sue labbra
poggiarsi un’altra volta su quell’aria di pelle. Lo sta facendo apposta.
<<
Probabilmente, essendo il tuo sangue Zero
Negativo... >>
Corride
premendo ancora le labbra in quel punto in un bacio facendomi sorridere. Che ne
potrebbe sapere lui?
<<
E sentiamo perché il mio si e il tuo no? >>
<<
Il tuo è “raro”... >>
Ridacchia
prendendo fiato per continuare.
<<
Salva tutti ma non ha bisogno degli altri gruppi. Desidera solamente un altro Zero Negativo... >>
<<
Perché tu che saresti? >>
Lo
dico di slancio con una punta di stizza nella voce.
<<
A Positivo. Non potrei aiutarti,
quindi... >>
Velocemente
mi afferra per un polso buttandomi sul lettino e mettendosi a cavalcioni sopra
di me ed io non riesco respirare. È bellissimo
con i capelli, castani, a coprirgli alcuni tratti del viso e quello sguardo
così intenso carico di desiderio. Troppo bello.
<<
Quindi mi limiterei a prendere la tua vita per farla divenire solo mia... mia e
di nessun altro... >>
Avendo
una maglietta a maniche corte riesco a contare la quantità di muscoli del
braccio sinistro, teso per sostenere il proprio corpo a differenza del destro
che è poggiato sulla mia guancia. Si muove lentamente carezzandomi il volto e
chiudo gli occhi sentendo davvero quella sgradevole sensazione farsi strada velocemente
tra il senso di pace e quiete distruggendoli.
Senza
fargli capire nulla mi siedo, facendogli fare la stessa cosa, continuando a
ricevere delle lievi carezze che pian piano vanno a spostarsi fino ad arrivare
sul capo.
Mi
sento malissimo per la prima volta dove sento il sangue defluirmi dalle guance
e la pressione scendere drasticamente.
<<
Elisa? >>
Lo
sento ma mi fischiano le orecchie per il mal di testa che ha cominciato a far
pulsare le tempie e la parte dove i punti vivi stavano compiendo il loro
lavoro.
<<
Elisa!? >>
Chiudo
gli occhi lasciandomi andare e scorrono davanti a me delle immagini sfocate,
come un programma che non viene ricevuto nel corretto modo, dove ritraggono
quello sconosciuto e me mentre compiono la stessa cosa e in cui mi sento così
bene da non poterci credere...