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Autore: needthatonething    31/03/2012    0 recensioni
Quattro ragazze, Ale, Ary, Emma, Mary; di quelle semplici e alla mano che non se la tirano e non si creano problemi. Non si conoscevano l'un l'altra e non avrebbero mai pensato che prima o poi si sarebbero incontrate, dando vita a una forte amicizia che va oltre a un semplice 'ti voglio bene'.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Così le persone continuano a non capire. Invece che spogliarsi e liberarsi di tutto quello che ormai è passato continuano a ricordare tutto il lato negativo della loro vita, ma soprattutto della mia. Così le persone continuano a evitarmi, non so di preciso cosa le allontani da me, ma ogni volta che mi trovo così bene con qualcuno, va a finire male. Cos'ho che non va?

Era un pomeriggio abbastanza caldo, e come al solito, ero seduta sul mio divanetto rosso in camera col computer sulle ginocchia, un bicchiere di succo di frutta sul tavolino, il mio libro preferito accanto a me, un muffin ai mirtilli e la chat di facebook aperta. Stavo ascoltando ripetutamente le uniche due canzoni dei miei idoli che potevo trovare su youtube. Così appena What Makes You Beautiful finiva, mettevo NaNaNa e così via, ripartendo da capo. Intanto che ascoltavo le loro voci, ripercorrevo con la mente tutto il loro immenso percorso a XFactor. Sentivo dentro di me quella passione, quella voglia di realizzare il proprio sogno, quel concetto di "insieme" e di "gruppo unito" . Chissà forse anche loro provavano quelle sensazioni durante i mesi trascorsi a XFactor. L'ansia delle audizioni. La preoccupazione di sbagliare una nota e di poter danneggiare tutto il gruppo. La gioia di festeggiare tutti insieme un buon risultato ottenuto. L'abbraccio di gruppo a fine performance. Quella speranza che nasceva dentro ognuno di poter riuscire finalmente a realizzare il proprio sogno, di riuscire a vincere quella dannata competizione che avrebbe potuto aprire mille porte. Poi. La delusione. La delusione di quei trenta secondi dove vedi il tuo sogno infrangersi perchè hanno chiamato il nome del tuo gruppo. E ti hanno chiamato non per dirti che hai vinto, ma per dirti che sei fuori e che il tuo percorso finisce qui. Forse sono le parole più strazianti, di quelle che nessuno di noi vorrebbe sentirsi dire; ma purtroppo è vero e non stai più sognando, no, non stai sognando. Ti fermi incredulo per qualche minuto. Hai bisogno di realizzare, di capire cos'hai sbagliato, dove avresti potuto fare meglio. Ma ormai è inutile. Ti ritrovi immobile, con quattro fratelli, su un palco. Ti hanno appena detto che il tuo sogno finisce così, alle finali, e che ti devi accontentare del tuo terzo posto nonostante ti meritassi il primo, nonostante tu abbia messo l'anima in ogni singola canzone. Allora la delusione prende il sopravvento, saluti, ringrazi tutti e, a testa bassa, abbandoni quel palco, stavolta per sempre. Piangi. Piangi perchè tutto è finito e ancora non vuoi crederci, ti dicono che è la triste realtà e che non devi smettere di sognare, che devi essere forte. E' difficile, sai, essere forti in queste situazioni, tutti bravi a dirlo, pochi a farlo.

Mi squillò il telefono.

Dovetti uscire da tutti quei pensieri, quelle emozioni e quelle riflessioni per vedere chi mi avesse scritto un messaggio a quell'ora del pomeriggio. Era una mia amica, voleva parlarmi, aveva bisogno di me. Mi preparai e partii con la mia bicicletta, mezza rotta e scassata, preoccupata di cosa potesse essere successo. Feci più veloce che potei.

Nonostante avessi tanti amici, nessuno di quei tanti conosceva i miei idoli, i One Direction, neanche di nome o di sfuggita. Sai com'è, in Italia non erano ancora molto famosi e non se ne sentiva ancora parlare. Ma io sentivo il bisogno di trovare qualcuno a cui piacessero le loro canzoni, qualcuno con cui condividere le mie emozioni nei loro confronti, qualcuno con cui ridere guardando i Video Diary e mangiando carote. Volevo almeno un'amica che sapesse i loro nomi, che sapesse quanto fossero speciali Harry,Liam,Zayn,Niall e Louis, che avesse paura dei cucchiai e che a ogni "NO" rispondesse "Jimmy protested".

Bè, inutile dirlo, la mia corsa pazza in bicicletta servì a poco. Quando arrivai vidi la mia amica in lacrime: era successo qualcosa e io ero arrivata in ritardo. Era circondata da tante persone che la consolavano, erano tutti miei amici, tutte persone con cui uscivo il sabato sera e che vedevo ogni mattina a scuola. Avevamo formato un bel gruppetto, mi ricordo ancora le nostre risate, i pomeriggi insieme, le figuracce.......Bè ancora una volta mi passarono una serie di emozioni davanti agli occhi, come in un film, le scene andavano via veloci, come se le volessi cancellare per sempre dalla mia mente. Fui travolta da una rabbia insormontabile. Quel pomeriggio mi resi conto di quanto io non fossi speciale o importante per qualcuno, ero solo una tra le tante. Solo una tra le tante. Me lo ripetei per tutto il giorno.

Il ritorno in bici fui più lungo di quanto immaginassi. Avevo fatto di fretta, stoppando WMYB per correre da un'amica al quale di me non gnene fregava nulla, voleva solo avermi lì intorno, come una delle tante persone che erano a consolarla.

Ripresi ad asoltare la mia canzone preferita. Impressionante è il fatto che quelle parole potessero mettermi sempre di buon umore. Ogni volta che ascoltavo quelle voci, riprendevo a sorridere e a essere felice.

You don't know, you don't know you're beautiful. That's what makes you beautiful.

Sorrisi a quelle frasi pronunciate da cinque ragazzi di cui andavo fiera e orgogliosa. Non potrò mai ringraziarli per tutto quello che mi fanno provare quando premo il tasto play.

Così, nuovamente di buon umore, staccai il computer perchè erano quasi le otto e dovevo aiutare mamma a preparare la cena.

Quando non li ascoltavo con quelle cuffiette bianche mi sentivo come vuota, vulnerabile a ogni parola. Fu allora che fui sormontata di nuovo da tutti quei brutti pensieri della giornata. Non sarò mai importante per qualcuno. Queste parole continuavano a rimbombarmi dentro, stavolta non nella testa, ma nel cuore. Cos'ho che non va?

Me lo continuai a ripetere per tutta la sera. 

  
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