IMPROVVISAMENTE TUTTO CAMBIA
Il suono del telefono la sorprese
mentre era intenta a prepararsi la colazione. Chiuse la fiamma sotto il
pentolino del latte e posò il bricco del caffè sul tavolo.
Prese in mano il telefonino e
rimase stupita nel leggere sul display il nome del capitano Victoria Gates. Non
doveva andare al distretto quella mattina, si era presa qualche giorno di
riposo. Non immaginava il motivo per quella telefonata, ma non si fece pregare
e rispose prontamente: “Beckett. Buongiorno signore!”.
La voce di Victoria Gates le
sembrò meno austera del solito, anzi giunse alle sue orecchie con una lieve
traccia di gentilezza: “Buongiorno detective. Mi scusi per l’ora. So che aveva
chiesto alcuni giorni di ferie, ma avrei bisogno che tornasse in servizio
subito. Abbiamo un caso scottante per le mani e ho bisogno di lei per condurre
le indagini. Non posso affidarlo a nessun altro”.
Kate era incredula, il nuovo
capitano non aveva mai manifestato simpatia nei suoi confronti, anzi era
convinta che non la considerasse nemmeno un investigatore eccellente. Quella
chiamata le sembrò decisamente strana. Nonostante ciò non si sentì di tirarsi
indietro.
“Beckett mi ha sentito?”
Il tono rude del suo capitano la
distolse dai suoi pensieri.
“Si signore, mi scusi. Arrivo al
distretto nel minor tempo possibile” e riattaccò.
“Maledizione.. mormorò tra sé e
sé- non ci voleva.”
Aveva promesso a Castle di accompagnarlo fuori
città per un impegno di lavoro. L’uomo aveva insistito così tanto che alla fine
aveva ceduto stremata, ma in fondo aveva ammesso a se stessa che non le
dispiaceva passare il suo tempo con lui.
Come avrebbe fatto a dirgli che
era andato tutto a monte? Già si immaginava la sua faccia delusa e il suo
sguardo da cucciolo smarrito. Non sapeva più resistergli quando la fissava in
quel modo.
La psicoterapia la stava
aiutando, aveva preso consapevolezza dei suoi sentimenti e stava cercando il
momento migliore per confessare il suo segreto. Quella gita fuori New York
poteva essere una buona occasione, se non addirittura una svolta.
Sospirò, sarebbe andata meglio la
prossima volta. Almeno lo sperava.
Compose il numero dello scrittore
e, mentre il telefono squillava a vuoto, rovistò nell’armadio alla ricerca di
qualcosa di decente da mettersi.
“Castle avanti rispondi” pensò afferrando un paio di jeans e una
camicia nera. Stava per riattaccare quando sentì la voce dell’uomo: “Castle”.
“Ti ho svegliato? Hai una voce
terribile stamattina, sembri assonnato”.
“Effettivamente stavo riposando
le mie membra” rispose l’uomo serio.
“Scusami allora. Volevo
avvisarti, non posso accompagnarti alla presentazione del libro ad Orlando, la
Gates mi ha richiamato in servizio urgentemente” disse la donna non nascondendo
il suo tono molto dispiaciuto.
“Non importa, non preoccuparti.
Il tuo lavoro è sempre un’incognita. Prendi quell’assassino, mi raccomando”.
Castle restò troppo composto, non
tradiva nessuna emozione. Una strana sensazione attraversò l’animo di Kate. Non
era certo la reazione che si aspettava da lui. Poteva arrabbiarsi, poteva
rimanerci male e piagnucolare come un bambino piccolo, ma non rimanere così
inerme, impassibile, come se in fondo non gli importasse.
“Castle va tutto bene? Mi sembri
strano”.
L’uomo tagliò corto: “Ho solo un
terribile mal di testa. Non preoccuparti per me, mi prendo un’aspirina e
ritornerò come nuovo”.
Kate si rasserenò un poco:
“Sicuro? Ok, mi fido di te. Ci vediamo al tuo rientro scrittore?”.
“Certo Kate. Tornerò sempre da
te”.
Se fosse stato lì con lei
l’avrebbe vista diventare bordeaux. Non si sarebbe abituata alle sue infinite
gentilezze, al modo in cui sapeva toccarle il cuore.
Riuscì solo a dire: “Buon viaggio
Castle”.
“Grazie..”.
La frase morì nell’aria, ma
mentre la donna stava per salutare si sentì chiamare: “Kate, aspetta. Ricordati
sempre che sei la migliore” e chiuse la telefonata.
Alla donna scappò l’ennesimo
sorriso, Rick sapeva sempre dire la parola giusta al momento opportuno, anche
se non era in piena forma. Certo non poteva partecipare all’indagine e lei non
poteva negare di essere delusa; senza lo scrittore sarebbe stato sicuramente
molto più noioso, ma sapeva che lo avrebbe rivisto presto, era solo questione
di qualche giorno.
Dopo essersi cambiata, si mise
alla guida della sua auto e in poco meno di mezz’ora aveva raggiunto il
distretto.
Mentre saliva con l’ascensore
pensò che quella giornata era davvero iniziata col piede sbagliato, ma non
poteva immaginare ciò che la attendeva una volta giunta in ufficio.
Tutti i suoi colleghi erano
impegnati in diverse mansioni: chi rispondeva al telefono, chi fotocopiava
documenti, chi aggiornava la lavagna. Non si era mai visto così tanto fermento,
neanche quando la Gates aveva sostituito Montgomery e tutti cercavano di fare
buona impressione.
Esposito e Ryan erano vicini alla
sua scrivania e studiavano qualcosa dal monitor del suo computer. I due, quando
sentirono il suono inconfondibile dei suoi tacchi, alzarono lo sguardo e la
invitarono a raggiungerli subito. La donna si avvicinò e, lasciata la borsa e
la giacca sulla sedia del suo scrittore, osservò le fotografie aperte sullo
schermo. Lo spettacolo era a dir poco agghiacciante.
“E’ la vittima?” domandò Beckett.
“Sì. Sono le foto preliminari
dell’autopsia, ce le ha appena inviate Lanie. Ci chiamerà quando avrà terminato
tutti gli esami, così potremo farci un quadro completo della situazione” spiegò
Ryan.
“Abbiamo scoperto l’identità di
questa povera ragazza?”
“No, per ora non siamo riusciti
ad identificarla, nessuno ha denunciato la scomparsa di una giovane donna
recentemente. Lanie sta cercando di ricavarne le impronte, ma l’assassino ha
fatto di tutto per renderci l’indagine difficile. Pensa di vincere con
facilità. Spera che tu non riuscirai a risolvere l’enigma” disse Esposito
concitato.
La donna, ancora intenta a
studiare le fotografie sul monitor del computer, alzò il busto di
scatto:“Aspettate un momento. Fatemi capire bene. Per lui tutto questo è un
gioco? Sta sfidando me?”. Kate era
sempre più incredula.
I due uomini si studiarono per qualche
secondo, poi Ryan ruppe il silenzio: “La Gates non ti ha spiegato la situazione
al telefono?”
“No, pensavo di farlo di
persona”.
La voce squillante del capitano
del dodicesimo attirò la loro attenzione, facendoli voltare.
“Beckett venga nel mio ufficio per favore”.
Il suo viso non tradiva nessuna
emozione. La fece accomodare sulla sedia davanti alla sua scrivania ed iniziò
ad aggiornarla su ogni particolare del caso. La Gates le mostrò il foglietto
dove era stato lasciato il messaggio per lei e Beckett lo studiò per bene.
“Le dice qualcosa detective?
Escludendo per un attimo la dedica del libro, le viene in mente qualcuno che
potrebbe avere desideri di vendetta nei suoi confronti?”.
Kate scosse la testa, poi rispose: “Al momento
non saprei, devo rifletterci sopra..”.
La donna cercò di rimanere
evasiva, non voleva mostrare le sue carte così in fretta, ma nella sua mente si
erano fatti strada molti scenari. In fondo stava solo cercando di catturare uno
spietato assassino soprannominato “il drago”, le avevano sparato al funerale
del capitano Montgomery e, considerando che ci avrebbero sicuramente riprovato
visto che la volevano morta, aveva parecchi spunti in mente su chi e perché
volesse “giocare” con lei.
La Gates non la torchiò e, mentre
la accompagnava verso la porta, le si parò davanti dicendole: “Ascolti Beckett,
non so cosa questo pazzo maniaco voglia da lei, ma deve promettermi di non fare colpi di testa.
Voglio essere informata di qualunque suo movimento, qualunque sua scoperta. Mi
consideri il suo partner in questa investigazione. Prima di chiunque altro deve
informare me, d’accordo?”.
“Va bene signore” annuì Beckett.
Non era entusiasta di avere la
Gates addosso, ma sapeva di non avere alternative. Castle sarebbe stato ancor
meno felice di lei quando ne fosse venuto al corrente.
Si stupì di se stessa, la sua mente correva al
ricordo del suo scrittore ormai sempre più frequentemente.
Il suo cellulare suonò
riportandola alla realtà.
“Beckett” rispose sicura.
“Ciao tesoro, sono io”. Riconobbe
subito la sua voce.
“Ciao Lanie, ci sono novità?”.
“Sì. Dovresti raggiungermi in
obitorio. Da sola però, voglio parlarti” rispose la donna in maniera del tutto
distaccata.
Kate inarcò le sopracciglia
stupita, la sua migliore amica non aveva quasi mai quel tono. Lo aveva usato
solo una volta, quando era stata costretta a riaprire il caso di sua madre,
quando sapeva di doverla ferire.
“Arrivo subito”.
Aprì le porte della sala autopsie
con una certa forza ed entrò visibilmente alterata, dentro l’ascensore si era
lasciata prendere dall’ansia.
Non appena la udì alle sue spalle
la dottoressa si voltò e le si avvicinò.
“Allora Lanie che c’è? Perché hai
voluto vedermi da sola?”.
“L’esame autoptico ha confermato
la morte per emorragia interna dovuta alle percosse ricevute, mentre l’esame
tossicologico ha evidenziato una massiccia dose di tranquillanti. È stata
stordita non solo per poterla sequestrare, anche per tenerla calma, per
impedirle di fuggire..”
Kate la interruppe: “ Lanie
queste cose potevi dirle anche davanti agli altri. Cosa volevi dire solo a me?
Siamo amiche, so riconoscere quando cerchi di proteggermi da qualcosa che può
irritarmi o ferirmi, ma ti prego, non sono più una ragazzina, spiegami come
stanno veramente le cose”.
Si parò davanti all’amica, mentre
attendeva una sua risposta. Lanie sospirò e diminuì ulteriormente la distanza
tra loro, passando al di là del tavolo di metallo. Si fermò proprio accanto a
lei e, guardandola dritta negli occhi, mormorò: “Kate, riguarda Castle”.
La giovane donna sobbalzò: “Cosa
diavolo c’entra Castle con la morte di questa donna?”
Il cuore aveva incominciato a
martellarle nel petto e ben presto la gola le si contrasse come se stesse
soffocando.
“Quando eseguo un’autopsia devo
necessariamente ricercare tracce dell’eventuale assassino o delle persone che
sono venute a contatto con la vittima per scoprirne l’identità, proprio come
nel nostro caso. Non ho trovato alcuna traccia di Dna differente a quello della
vittima tranne che in questa ferita. La vedi?”- disse indicandole una
lacerazione sul palmo della mano destra della vittima.
Kate annuì: era estremamente
precisa, sembrava essere stata fatta o da un coltello o da un oggetto affilato
e tagliente. Non era molto profonda, però, ad un primo sguardo.
Lanie, nel frattempo, stava
continuando il suo discorso: “qui ho
riscontrato un altro profilo genetico oltre al suo. L’ho isolato e ho fatto
partire una ricerca sul database del distretto..”
Si fermò.
“Lanie, per l’amore del cielo,
continua..”. Kate risultò brusca, ma quell’attesa la stava facendo impazzire.
“E’ di Castle”.
La detective quasi gridò: “Che
cosa? Non è possibile. Non starai mica pensando che lui sia l’assassino, vero?”
Kate non poteva credere alle
proprie orecchie.
Lanie le prese le mani nel vano
tentativo di calmarla.
“Tesoro non sto dicendo questo,
io non lo penserei mai ok? Però il suo
Dna è l’unica prova organica sul corpo di una giovane donna uccisa. Cosa
pensi dirà la Gates? O peggio, il procuratore? Sai come funzionano queste cose Kate,
sarà il primo sospettato. Se non direttamente di omicidio, almeno di sequestro.
Vorranno sapere come conosceva la vittima, chi sia..”.
La dottoressa parlò in maniera
più dolce possibile, ma negli occhi della sua amica era visibile il dolore che
provava nell’anima. Kate non lo aveva mai ammesso apertamente, ma Lanie sapeva
quali erano i suoi veri sentimenti nei confronti dello scrittore.
“Sei riuscita a stabilire l’ora
del decesso?”. La voce seria della detective Beckett ruppe il silenzio, stava
cercando di riacquistare un po’ di controllo.
“Sì, certo. È stata uccisa verso
le tre di questa mattina, ma è stata sequestrata in precedenza. Lo provano la
disidratazione e i segni di lacci sui suoi polsi. Era legata con le mani dietro
alla schiena”.
Kate alzò gli occhi al cielo come
segno di ringraziamento.
“Castle ha un alibi allora. Ieri
sera era da me, abbiamo cenato insieme. Nei giorni precedenti è stato la mia
ombra praticamente sempre. Posso testimoniarlo”.
Lanie la guardò maliziosa, ma non
del tutto rassicurata: “Avete anche dormito insieme? Hai passato la notte con
lui Kate?”.
“No Lanie, che vai a pensare? Io
e Castle non siamo andati a letto insieme”.
“Sarei stata felice del
contrario, ovviamente. Tesoro, ti rendi conto che allora non ha un vero alibi? Tutto quello che mi hai
raccontato non prova che lui non l’abbia uccisa, o non sia stato sul luogo del
delitto. L’accusa ci andrà a nozze: il famoso scrittore di gialli si crea un
alibi “fasullo” passando il suo tempo, anche al di fuori dell’orario lavorativo,
invitando a cena il miglior detective
della polizia di New York che, guarda caso, sta investigando sul crimine di cui
viene accusato. Vi massacreranno..”.
Beckett dovette appoggiarsi con
le mani a uno dei tavolini metallici. Lanie aveva ragione, erano in trappola.
Qualcuno stava cercando di incastrare Castle, usando lei, manipolandoli
entrambi.
Doveva trovare una soluzione, non
avrebbe permesso che l’uomo che amava andasse in prigione.
“Ascolta Lanie, ho bisogno di un
favore da te. Ti prego, non riferire a nessuno, nemmeno alla Gates, l’esito di
questa autopsia. Regalami un po’ di tempo”.
Aveva già infilato la giacca di
pelle, mentre parlava all’amica.
“Cosa hai intenzione di fare?”
chiese la patologa.
“Devo impedire a Castle di
prendere quel maledetto aereo per Orlando, devo capire cosa sa. Voglio sentire
la sua versione dei fatti, mi deve una spiegazione. Se i piani alti mi
dovessero cercare, io e te non ci siamo mai parlate, questo incontro non è mai
avvenuto. Non voglio cacciarti nei guai”.
L’amica le sorrise: “D’accordo
Kate, posso concederti al massimo due ore, poi dovrò fare rapporto, se non
voglio destare i sospetti dei superiori”.
Kate abbozzò un sorriso
riconoscente: “Grazie Lanie, ti devo un favore”.
Angolo mio!!!
Tatatata dam!!!! Sono iniziati i
guai.. Che ne dite? Riuscirà Kate a fermare Rick? Cosa c’entra il nostro amato
scrittore con l’omicidio di questa donna? Mah chi lo sa…
Lo scopriremo solo vivendo.. e
leggendo!
Un grazie a tutte coloro che
hanno letto e recensito o solamente letto! Un bacione particolare alle mie tre preziose
aiutanti Mari24, Caskett96 e 1rebeccam che mi hanno quotato la storia e mi
hanno convinta a pubblicarla, altrimenti forse l’avrei cancellata!