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Autore: angelad    31/03/2012    8 recensioni
Un brutale omicidio scuote il dodicesimo. Un gioco perverso al quale Kate è costretta a giocare...
Non tutto però è come sembra...
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
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Improvvisamente tutto cambia

IMPROVVISAMENTE TUTTO CAMBIA

 

Il suono del telefono la sorprese mentre era intenta a prepararsi la colazione. Chiuse la fiamma sotto il pentolino del latte e posò il bricco del caffè sul tavolo.

Prese in mano il telefonino e rimase stupita nel leggere sul display il nome del capitano Victoria Gates. Non doveva andare al distretto quella mattina, si era presa qualche giorno di riposo. Non immaginava il motivo per quella telefonata, ma non si fece pregare e rispose prontamente: “Beckett. Buongiorno signore!”.

La voce di Victoria Gates le sembrò meno austera del solito, anzi giunse alle sue orecchie con una lieve traccia di gentilezza: “Buongiorno detective. Mi scusi per l’ora. So che aveva chiesto alcuni giorni di ferie, ma avrei bisogno che tornasse in servizio subito. Abbiamo un caso scottante per le mani e ho bisogno di lei per condurre le indagini. Non posso affidarlo a nessun altro”.

Kate era incredula, il nuovo capitano non aveva mai manifestato simpatia nei suoi confronti, anzi era convinta che non la considerasse nemmeno un investigatore eccellente. Quella chiamata le sembrò decisamente strana. Nonostante ciò non si sentì di tirarsi indietro.

“Beckett mi ha sentito?”

Il tono rude del suo capitano la distolse dai suoi pensieri.

“Si signore, mi scusi. Arrivo al distretto nel minor tempo possibile” e riattaccò.

“Maledizione.. mormorò tra sé e sé- non ci voleva.”

 Aveva promesso a Castle di accompagnarlo fuori città per un impegno di lavoro. L’uomo aveva insistito così tanto che alla fine aveva ceduto stremata, ma in fondo aveva ammesso a se stessa che non le dispiaceva passare il suo tempo con lui.

Come avrebbe fatto a dirgli che era andato tutto a monte? Già si immaginava la sua faccia delusa e il suo sguardo da cucciolo smarrito. Non sapeva più resistergli quando la fissava in quel modo.

La psicoterapia la stava aiutando, aveva preso consapevolezza dei suoi sentimenti e stava cercando il momento migliore per confessare il suo segreto. Quella gita fuori New York poteva essere una buona occasione, se non addirittura una svolta.

Sospirò, sarebbe andata meglio la prossima volta. Almeno lo sperava.

Compose il numero dello scrittore e, mentre il telefono squillava a vuoto, rovistò nell’armadio alla ricerca di qualcosa di decente da mettersi.

Castle avanti rispondi” pensò afferrando un paio di jeans e una camicia nera. Stava per riattaccare quando sentì la voce dell’uomo: “Castle”.

“Ti ho svegliato? Hai una voce terribile stamattina, sembri assonnato”.

“Effettivamente stavo riposando le mie membra” rispose l’uomo serio.

“Scusami allora. Volevo avvisarti, non posso accompagnarti alla presentazione del libro ad Orlando, la Gates mi ha richiamato in servizio urgentemente” disse la donna non nascondendo il suo tono molto dispiaciuto.

“Non importa, non preoccuparti. Il tuo lavoro è sempre un’incognita. Prendi quell’assassino, mi raccomando”.

Castle restò troppo composto, non tradiva nessuna emozione. Una strana sensazione attraversò l’animo di Kate. Non era certo la reazione che si aspettava da lui. Poteva arrabbiarsi, poteva rimanerci male e piagnucolare come un bambino piccolo, ma non rimanere così inerme, impassibile, come se in fondo non gli importasse.

“Castle va tutto bene? Mi sembri strano”.

L’uomo tagliò corto: “Ho solo un terribile mal di testa. Non preoccuparti per me, mi prendo un’aspirina e ritornerò come nuovo”.

Kate si rasserenò un poco: “Sicuro? Ok, mi fido di te. Ci vediamo al tuo rientro scrittore?”.

“Certo Kate. Tornerò sempre da te”.

Se fosse stato lì con lei l’avrebbe vista diventare bordeaux. Non si sarebbe abituata alle sue infinite gentilezze, al modo in cui sapeva toccarle il cuore.

Riuscì solo a dire: “Buon viaggio Castle”.

“Grazie..”.

La frase morì nell’aria, ma mentre la donna stava per salutare si sentì chiamare: “Kate, aspetta. Ricordati sempre che sei la migliore” e chiuse la telefonata.

Alla donna scappò l’ennesimo sorriso, Rick sapeva sempre dire la parola giusta al momento opportuno, anche se non era in piena forma. Certo non poteva partecipare all’indagine e lei non poteva negare di essere delusa; senza lo scrittore sarebbe stato sicuramente molto più noioso, ma sapeva che lo avrebbe rivisto presto, era solo questione di qualche giorno.

Dopo essersi cambiata, si mise alla guida della sua auto e in poco meno di mezz’ora aveva raggiunto il distretto.

Mentre saliva con l’ascensore pensò che quella giornata era davvero iniziata col piede sbagliato, ma non poteva immaginare ciò che la attendeva una volta giunta in ufficio.

Tutti i suoi colleghi erano impegnati in diverse mansioni: chi rispondeva al telefono, chi fotocopiava documenti, chi aggiornava la lavagna. Non si era mai visto così tanto fermento, neanche quando la Gates aveva sostituito Montgomery e tutti cercavano di fare buona impressione.

Esposito e Ryan erano vicini alla sua scrivania e studiavano qualcosa dal monitor del suo computer. I due, quando sentirono il suono inconfondibile dei suoi tacchi, alzarono lo sguardo e la invitarono a raggiungerli subito. La donna si avvicinò e, lasciata la borsa e la giacca sulla sedia del suo scrittore, osservò le fotografie aperte sullo schermo. Lo spettacolo era a dir poco agghiacciante.

“E’ la vittima?” domandò Beckett.

“Sì. Sono le foto preliminari dell’autopsia, ce le ha appena inviate Lanie. Ci chiamerà quando avrà terminato tutti gli esami, così potremo farci un quadro completo della situazione” spiegò Ryan.

“Abbiamo scoperto l’identità di questa povera ragazza?”

“No, per ora non siamo riusciti ad identificarla, nessuno ha denunciato la scomparsa di una giovane donna recentemente. Lanie sta cercando di ricavarne le impronte, ma l’assassino ha fatto di tutto per renderci l’indagine difficile. Pensa di vincere con facilità. Spera che tu non riuscirai a risolvere l’enigma” disse Esposito concitato.

La donna, ancora intenta a studiare le fotografie sul monitor del computer, alzò il busto di scatto:“Aspettate un momento. Fatemi capire bene. Per lui tutto questo è un gioco?  Sta sfidando me?”. Kate era sempre più incredula.

 I due uomini si studiarono per qualche secondo, poi Ryan ruppe il silenzio: “La Gates non ti ha spiegato la situazione al telefono?”

“No, pensavo di farlo di persona”.

La voce squillante del capitano del dodicesimo attirò la loro attenzione, facendoli voltare. 

 “Beckett venga nel mio ufficio per favore”.

Il suo viso non tradiva nessuna emozione. La fece accomodare sulla sedia davanti alla sua scrivania ed iniziò ad aggiornarla su ogni particolare del caso. La Gates le mostrò il foglietto dove era stato lasciato il messaggio per lei e Beckett lo studiò per bene.

“Le dice qualcosa detective? Escludendo per un attimo la dedica del libro, le viene in mente qualcuno che potrebbe avere desideri di vendetta nei suoi confronti?”.

 Kate scosse la testa, poi rispose: “Al momento non saprei, devo rifletterci sopra..”.

La donna cercò di rimanere evasiva, non voleva mostrare le sue carte così in fretta, ma nella sua mente si erano fatti strada molti scenari. In fondo stava solo cercando di catturare uno spietato assassino soprannominato “il drago”, le avevano sparato al funerale del capitano Montgomery e, considerando che ci avrebbero sicuramente riprovato visto che la volevano morta, aveva parecchi spunti in mente su chi e perché volesse “giocare” con lei.

La Gates non la torchiò e, mentre la accompagnava verso la porta, le si parò davanti dicendole: “Ascolti Beckett, non so cosa questo pazzo maniaco voglia da lei, ma  deve promettermi di non fare colpi di testa. Voglio essere informata di qualunque suo movimento, qualunque sua scoperta. Mi consideri il suo partner in questa investigazione. Prima di chiunque altro deve informare me, d’accordo?”.

“Va bene signore” annuì Beckett.

Non era entusiasta di avere la Gates addosso, ma sapeva di non avere alternative. Castle sarebbe stato ancor meno felice di lei quando ne fosse venuto al corrente.

 Si stupì di se stessa, la sua mente correva al ricordo del suo scrittore ormai sempre più frequentemente.

Il suo cellulare suonò riportandola alla realtà.

“Beckett” rispose sicura.

“Ciao tesoro, sono io”. Riconobbe subito la sua voce.

“Ciao Lanie, ci sono novità?”.

“Sì. Dovresti raggiungermi in obitorio. Da sola però, voglio parlarti” rispose la donna in maniera del tutto distaccata.

Kate inarcò le sopracciglia stupita, la sua migliore amica non aveva quasi mai quel tono. Lo aveva usato solo una volta, quando era stata costretta a riaprire il caso di sua madre, quando sapeva di doverla ferire.

“Arrivo subito”.

 

Aprì le porte della sala autopsie con una certa forza ed entrò visibilmente alterata, dentro l’ascensore si era lasciata prendere dall’ansia.

Non appena la udì alle sue spalle la dottoressa si voltò e le si avvicinò.

“Allora Lanie che c’è? Perché hai voluto vedermi da sola?”.

“L’esame autoptico ha confermato la morte per emorragia interna dovuta alle percosse ricevute, mentre l’esame tossicologico ha evidenziato una massiccia dose di tranquillanti. È stata stordita non solo per poterla sequestrare, anche per tenerla calma, per impedirle di fuggire..”

Kate la interruppe: “ Lanie queste cose potevi dirle anche davanti agli altri. Cosa volevi dire solo a me? Siamo amiche, so riconoscere quando cerchi di proteggermi da qualcosa che può irritarmi o ferirmi, ma ti prego, non sono più una ragazzina, spiegami come stanno veramente le cose”.

Si parò davanti all’amica, mentre attendeva una sua risposta. Lanie sospirò e diminuì ulteriormente la distanza tra loro, passando al di là del tavolo di metallo. Si fermò proprio accanto a lei e, guardandola dritta negli occhi, mormorò: “Kate, riguarda Castle”.

La giovane donna sobbalzò: “Cosa diavolo c’entra Castle con la morte di questa donna?”

Il cuore aveva incominciato a martellarle nel petto e ben presto la gola le si contrasse come se stesse soffocando.

“Quando eseguo un’autopsia devo necessariamente ricercare tracce dell’eventuale assassino o delle persone che sono venute a contatto con la vittima per scoprirne l’identità, proprio come nel nostro caso. Non ho trovato alcuna traccia di Dna differente a quello della vittima tranne che in questa ferita. La vedi?”- disse indicandole una lacerazione sul palmo della mano destra della vittima.

Kate annuì: era estremamente precisa, sembrava essere stata fatta o da un coltello o da un oggetto affilato e tagliente. Non era molto profonda, però, ad un primo sguardo.

Lanie, nel frattempo, stava continuando il suo discorso: “qui  ho riscontrato un altro profilo genetico oltre al suo. L’ho isolato e ho fatto partire una ricerca sul database del distretto..”

Si fermò.

“Lanie, per l’amore del cielo, continua..”. Kate risultò brusca, ma quell’attesa la stava facendo impazzire.

“E’ di Castle”.

La detective quasi gridò: “Che cosa? Non è possibile. Non starai mica pensando che lui sia l’assassino, vero?”

Kate non poteva credere alle proprie orecchie.

Lanie le prese le mani nel vano tentativo di calmarla.

“Tesoro non sto dicendo questo, io non lo penserei mai ok? Però il suo  Dna è l’unica prova organica sul corpo di una giovane donna uccisa. Cosa pensi dirà la Gates? O peggio, il procuratore? Sai come funzionano queste cose Kate, sarà il primo sospettato. Se non direttamente di omicidio, almeno di sequestro. Vorranno sapere come conosceva la vittima, chi sia..”.

La dottoressa parlò in maniera più dolce possibile, ma negli occhi della sua amica era visibile il dolore che provava nell’anima. Kate non lo aveva mai ammesso apertamente, ma Lanie sapeva quali erano i suoi veri sentimenti nei confronti dello scrittore.

“Sei riuscita a stabilire l’ora del decesso?”. La voce seria della detective Beckett ruppe il silenzio, stava cercando di riacquistare un po’ di controllo.

“Sì, certo. È stata uccisa verso le tre di questa mattina, ma è stata sequestrata in precedenza. Lo provano la disidratazione e i segni di lacci sui suoi polsi. Era legata con le mani dietro alla schiena”.

Kate alzò gli occhi al cielo come segno di ringraziamento.

“Castle ha un alibi allora. Ieri sera era da me, abbiamo cenato insieme. Nei giorni precedenti è stato la mia ombra praticamente sempre. Posso testimoniarlo”.

Lanie la guardò maliziosa, ma non del tutto rassicurata: “Avete anche dormito insieme? Hai passato la notte con lui Kate?”.

“No Lanie, che vai a pensare? Io e Castle non siamo andati a letto insieme”.

“Sarei stata felice del contrario, ovviamente. Tesoro, ti rendi conto che allora  non ha un vero alibi? Tutto quello che mi hai raccontato non prova che lui non l’abbia uccisa, o non sia stato sul luogo del delitto. L’accusa ci andrà a nozze: il famoso scrittore di gialli si crea un alibi “fasullo” passando il suo tempo, anche al di fuori dell’orario lavorativo,  invitando a cena il miglior detective della polizia di New York che, guarda caso, sta investigando sul crimine di cui viene accusato. Vi massacreranno..”.

Beckett dovette appoggiarsi con le mani a uno dei tavolini metallici. Lanie aveva ragione, erano in trappola. Qualcuno stava cercando di incastrare Castle, usando lei, manipolandoli entrambi.

Doveva trovare una soluzione, non avrebbe permesso che l’uomo che amava andasse in prigione.

“Ascolta Lanie, ho bisogno di un favore da te. Ti prego, non riferire a nessuno, nemmeno alla Gates, l’esito di questa autopsia. Regalami un po’ di tempo”.

Aveva già infilato la giacca di pelle, mentre parlava all’amica.

“Cosa hai intenzione di fare?” chiese la patologa.

“Devo impedire a Castle di prendere quel maledetto aereo per Orlando, devo capire cosa sa. Voglio sentire la sua versione dei fatti, mi deve una spiegazione. Se i piani alti mi dovessero cercare, io e te non ci siamo mai parlate, questo incontro non è mai avvenuto. Non voglio cacciarti nei guai”.

L’amica le sorrise: “D’accordo Kate, posso concederti al massimo due ore, poi dovrò fare rapporto, se non voglio destare i sospetti dei superiori”.

Kate abbozzò un sorriso riconoscente: “Grazie Lanie, ti devo un favore”.

 

Angolo mio!!!

Tatatata dam!!!! Sono iniziati i guai.. Che ne dite? Riuscirà Kate a fermare Rick? Cosa c’entra il nostro amato scrittore con l’omicidio di questa donna? Mah chi lo sa…

Lo scopriremo solo vivendo.. e leggendo!

Un grazie a tutte coloro che hanno letto e recensito o solamente letto! Un bacione particolare alle mie tre preziose aiutanti Mari24, Caskett96 e 1rebeccam che mi hanno quotato la storia e mi hanno convinta a pubblicarla, altrimenti forse l’avrei cancellata!

  
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