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Autore: elyforgotten    01/04/2012    9 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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5 CAPITOLO -2 PARTE

 

 

Briony marciava lungo i corridoi tetri dell'ospedale, sentendo ogni passo farsi più pesante mentre la borsa le cadeva giù dalle spalle senza neanche che lei se ne accorgesse.

Non ebbe quasi più fiato quando arrivò alla camera dove era ricoverato il padre, che aveva appena subìto un intervento delicato.

Qualche ora prima infatti Caroline l'aveva chiamata ripetutamente al cellulare, ma Briony non aveva risposto per evitare ancora inutili polemiche.

Quando però la sorella le aveva intasato la segreteria telefonica, Briony aveva sbuffato spazientita e risposto alla chiamata chiedendole freddamente che cosa volesse. Caroline aveva avuto un tono completamente disperato mentre parlava e diceva che il padre era stato ferito mentre insegnava a Tyler ad autocontrollarsi.

Briony era stata talmente sconcertata e sorpresa nel sapere che il padre era all'ospedale, che non perse nemmeno un secondo e si era preparata subito per andare all'ospedale da lui.

Ma mentre stava per uscire di casa, le venne in mente che Bill non meritava di certo della compassione da parte sua dopo come l'aveva trattata così duramente quel giorno.

Non meritava di certo che lei si preoccupasse per lui e che accorresse all'ospedale per assisterlo come una figlia devota e perfetta.

Per una volta voleva essere egoista: voleva pensare al proprio bene, non sempre a quello degli altri, che puntualmente la deludevano.

La sua mano aveva lasciato la maniglia della porta e era risalita in camera con un sospiro; tuttavia il suo sguardo involontariamente era caduto su alcune foto rimaste nel comodino e il cuore era gelato dentro il petto. Quelle immagini mostravano altri pezzi della sua infanzia, quando il padre era sempre con lei e non la lasciava un attimo. Una volta Bill le aveva confessato che lei era il suo piccolo miracolo... 

Il suo viso fu riempito da un’improvvisa malinconia perché quelle foto rappresentavano ricordi troppo lontani.. Anche se impossibili da scordare.

Proprio per questo Briony decise di andare avanti, a testa alta, dirigendosi verso l'ospedale per chiedere notizie di Bill.

Forse Briony era migliore più di quanto loro credessero.

Non appena entrò nella stanza dove il padre era ricoverato, Briony vide Caroline al suo fianco che gli teneva la mano, ma le diede solamente una leggera occhiata di sfuggita perché si diresse subito dal dottore per avere informazioni sulle condizioni del padre.

La ferita non era molto grave ma aveva perso parecchio sangue per cui lo dovevano tenere ancora sotto osservazione.

Il dottore si raccomandò di non far affaticare il paziente e le lasciò sole per qualche minuto per parlargli.

Caroline era molto affettuosa col padre, infatti si raccomandava di non fare sforzi e di non muoversi, invece Briony restava in piedi, seria, e senza dire una parola.

"Voglio andarmene da questo lurido posto. Sto bene e voglio alzarmi" continuava a dire Bill come se fosse un vecchio brontolone, ma Caroline lo zittì subito dicendogli che doveva restarsene lì.

All'improvviso il cellulare di Briony squillò e sul display del telefono c'era il nome di Elijah. Forse voleva accertarsi che la ragazza fosse tutta intera e che il padre non le avesse fatto del male, ammazzandola di schiaffi.

Caroline la trafisse con lo sguardo: "Ti sembra questo il momento di telefonargli?"

Briony ricambiò lo sguardo con eguale intensità: 

"Non devo rendere conto a te di chi chiamo o non chiamo." sibilò fra i denti prima di rispondere al telefono.

Elijah apparve sollevato nell'ascoltare la sua voce e le chiese dove fosse. Briony gli spiegò cosa era successo, che si trovava in ospedale e che gli avrebbe spiegato tutto più tardi.

Chiuse subito la conversazione per mancanza di batteria, e mentre riponeva il cellulare nella borsa le due sorelle continuavano a trafiggersi con lo sguardo.

"Ora litigate per colpa SUA? Questo é il colmo" esclamò Bill seccato.

"Papà, sclerare in questo modo non ti fa bene e inoltre non voglio più parlare di questa storia. Devi pensare alla tua salute." rispose Briony alzando gli occhi al cielo.

"Me ne infischio delle salute!" ringhiò Bill  incollerito muovendo convulsamente le braccia, poi si rivolse alla figlia maggiore:

"Briony non lo vedi? Hai perso completamente la testa per lui. Da quando lo conosci sei diventata irresponsabile, impertinente e litighi con tutti! Quel tipo ha una cattiva influenza su di te!"

Briony farfugliò qualcosa tra sé e sé, e si avvicinò al padre mettendogli a posto il cuscino dietro la schiena:

"Il dottore ha prescritto niente attacchi d'ansia o sclerotici quindi dovresti ascoltarlo, ok? Ecco bravo" disse zittendolo prontamente quando lui stava per aprire bocca.

Briony poi si passò nervosa le mani fra i capelli e andò verso la porta, dicendo di avvertirla in caso di novità o se il padre veniva dimesso.

Caroline allora la chiamò ma Briony fece finta di nulla e uscì dalla camera senza badarle. La biondina però non voleva demordere e la rincorse lungo il corridoio per fermarla.

"Briony aspetta!"

"Che c’è ancora?" disse Briony stizzita voltandosi verso di lei.

"Senti mi dispiace ok? Hai tutte le ragioni del mondo per avercela con me e non ti biasimo per questo. Ma papà ha bisogno di noi ora.. possiamo mettere da parte le nostre divergenze solo per un secondo? Ti prego" mormorò Caroline supplicandola.

Briony in passato avrebbe creduto al suo dispiacere e sarebbe stata al suo fianco, ma ormai non credeva più a quella faccia di bronzo.

"Sono venuta qui. Ho interpretato la parte della figlia amorevole... ma non puoi pretendere altro da me. Visto che anche papà me ne ha dette di cotte e di crude prima di finire in ospedale"

Caroline sospirò rumorosamente e si portò una mano sul viso:

"Non ti sembra egoista questo tuo comportamento? Prova a pensare un po’ anche al nostro punto di vista! In fin dei conti noi vogliamo solo il tuo bene"

"Ma davvero? Molto strano che ciò non combaci con l'idea che ho del mio bene e che è da me ripetuto per non so quanto tempo." replicò lei sprezzante, massaggiandosi i capelli con fare indifferente e senza dar peso al fatto che Caroline l'avesse appena definita egoista.

Mai cosa fu più sbagliata visto che lei ci aveva provato tante volte, pure un attimo prima, ma non c'era mai riuscita.

Caroline scosse la testa mentre i suoi occhi luccicavano:

“Sai perché ho agito alle tue spalle, Briony? Perché ti metti sempre sopra a un piedistallo e pensi che solamente le tue scelte siano quelle giuste, mentre quelle degli altri devono essere per forza sbagliate perché non combaciano con le tue! Per non parlare di come hai aggredito Elena alla festa… sembravi davvero una pazza.” esclamò sconcertata facendo passare la sorella dalla parte del torto.

Briony fece un ghigno ironico perché tanto non sarebbe caduta nel suo giochino, non sarebbe riuscita a farla sentire colpevole.

“Quindi la colpa sarebbe mia? Hai idea di quanto sei pessima in questo momento Caroline?” domandò seccata, serrando gli occhi.

"E che ne é allora della tua promessa, che avresti fatto qualsiasi cosa per me? Certe volte penso che fai la buona soltanto quando più ti conviene.” Si lasciò sfuggire Caroline senza volerlo a causa della sua impulsività, ma Briony afferrò bene il concetto anche se credeva di aver capito male. Doveva aver capito male per forza.

“Come scusa?” chiese sconcertata, spalancando lievemente la bocca.

Caroline si portò nervosa le mani nei capelli come se non sapesse cosa dire, ma improvvisamente decise di sfogare tutto quello che aveva dentro e di non reprimere più ciò che pensava:

“Dico solo… che se tu non fossi totalmente persa dietro a Elijah, la penseresti esattamente come me. E aiuteresti subito Damon e Stefan senza farti tanti scrupoli! Quindi perché non cerchi di comprendermi invece di attaccarmi?"

Briony sentì la rabbia risalire in superficie e strinse i pugni pur di non farla esplodere. Tutti i suoi sentimenti provati quel giorno, la delusione, la rabbia e la sofferenza si stavano mescolando come una forza energetica che stava spazzando via ogni cosa e ogni ragionevolezza.

In quel momento sapeva di avere una faccia allucinata, al limite dell’umano. Quasi irriconoscibile:

"Comprenderti? Sono 18 anni che cerco di comprenderti ma sai come finisce..? Che rimango sempre delusa!" urlò Briony infuriata. Voleva fargliela pagare, voleva farla soffrire, come Caroline aveva fatto con lei.

La vampira tremò sentendo quelle parole; abbassò le palpebre per contenere il dolore invece di farlo esplodere come aveva fatto la sorella.

"Se é questo quello che pensi.. Allora penso che non abbiamo più nulla da dirci." sussurrò duramente a bassa voce.

Aprì gli occhi e incrociò quelli di Briony.

No…

L'ultima cosa che lei avrebbe sopportato é vedere negli occhi della sorella la stessa espressione di quelli del padre quando l'aveva definita uno scherzo della natura, e l'aveva fissata quasi con disgusto, come se fosse incredulo di avere una figlia del genere.

Percepire che anche Caroline la considerava in tal modo.. Un'egoista.. un mostro.. fu la goccia che fece traboccare il vaso.

La umiliavano soltanto perché secondo loro, lei amava la persona sbagliata.

Cosa aveva fatto tanto di male? Lei non era il tipo che pensava solo al suo torna conto.. non era buona solo quando le conveniva… non attaccava le persone solo perché non la pensavano come lei.. non era vero.. non poteva essere vero.

Ma una vocina dentro di lei, una voce strana, strozzata e quasi maligna le diceva che invece era vero. Fin da bambina non dava mai nulla, senza avere la certezza di avere qualcosa in cambio. Se lei dava fiducia, voleva anche riceverne. Se dava amore, idem. E cosa c’era di così sbagliato? Non era così una puritana da offrire amore a chi non lo meritava o la disprezzava.

Tuttavia una volta aveva letto che chi è veramente di animo buono offre tutto se stesso, anche se non ha la piena certezza di ricevere qualcosa in cambio. Chi è davvero buono ama senza avere alcuna pretesa.

Tu invece pretendi, pretendi sempre. Le sussurrò quella voce maligna all’interno della sua mente.

Briony voleva tapparsi le orecchie per scacciare quella voce. Avrebbe voluto gridare al mondo la sua angoscia, il suo dolore, la sua frustrazione ma quel grido rimase muto. Per tutto il tempo era rimasta paralizzata incapace di dire niente, come se fosse stata inghiottita da un torrente ghiacciato.

Alla fine però alzò le mani in segno di resa e fece un sorriso forzato:

"Va bene, mi dispiace. Sono la stronza più dispiaciuta del mondo!" esclamò ridendo come se fosse impazzita.

Non lasciò nemmeno il tempo di replicare a Caroline, perché le diede subito le spalle e se ne andò.

 

 

Una casa non deve essere soltanto un masso di pietre cementate con un tetto sopra la testa. Una casa deve essere un porto sicuro da cui ripararti dal male esterno, e che ti offre un senso di sicurezza.

Ma quando Briony rientrò a casa si sentì totalmente persa, come se non fosse realmente a casa sua, e tutto le sembrò estraneo.

Forse era lei ad essere fuori posto.

Aveva tutti i capelli bagnati perché era stata colta alla sprovvista da un temporale ed era andata nella casa dove abitavano gli Originali per cercare Elijah.

Quando Rebekah le aveva aperto e si era ritrovata di fronte Briony in versione pulcino bagnato, l'aveva subito invitata ad entrare per scaldarsi, anche se Elijah non c'era.

Briony le aveva sorriso forzatamente dicendo di non preoccuparsi e che andava tutto bene.

Ma non lo era affatto.

Sentiva le parole di Caroline e di quelle strana voce rimbalzarle nella mente e avrebbe tanto voluto farle scomparire, ma non ci riusciva. Era stanca di essere perseguitata da tutto questo…  stanca di non avere una calda serenità nella sua vita.

Briony si guardò attorno spaesata chiamando il nome di Elijah, ma non ricevette nessuna risposta.

Il groppo in gola risalì in superficie ma cercava di schiacciarlo serrando le labbra, anche se era tutto inutile. Il petto ebbe degli spasmi per colpa di quel dolore che la sovrastava. Non si era mai sentita così sola come in quel momento.

Aveva voglia di cadere a terra e di prendere a pugni il pavimento, quando sentì una voce chiamarla.

Quella voce la rianimò, la riportò in vita come se un secondo prima fosse sul punto di annegare.

Briony si voltò verso la direzione in cui aveva sentito la voce ma non aveva dubbi di chi fosse: Elijah era di fronte a lei, bellissimo come sempre. Aveva lo sguardo serio, preoccupato, e quando vide che Briony era bagnata dalla testa ai piedi sgranò gli occhi, anche se aveva lo sguardo accigliato.

"Che é successo? Perché sei tutta bagnata?" domandò preoccupato avvicinandosi a lei.

Briony avrebbe tanto voluto buttargli le braccia al collo ma i piedi sembravano non voler rispondere agli ordini del suo cervello e rimasero attaccati al pavimento.

"Piove" rispose lei semplicemente.

Elijah la fissò dubbioso e andò a cercare una coperta per riscaldarla, ma lei gli prese improvvisamente la mano per fermarlo.

Il vampiro capì subito che non era di una coperta che aveva bisogno ma semplicemente di essere ascoltata. Di essere capita.

Si immobilizzò di fronte a lei guardando i suoi occhi che apparivano così indifesi e persi, da far male soltanto a guardarli.

"Che é successo?" domandò fissandola intensamente.

Briony attorcigliò nervosamente le mani, i suoi occhi vagavano per la stanza mentre gli spiegava ogni cosa sebbene la voce tremasse.

Elijah non fece una piega quando scoprì del coinvolgimento di Caroline nel piano di uccidere tutti gli Originali perché se l'era immaginato, ma rimase completamente esterrefatto quando Briony gli raccontò di come il padre e Caroline l'avevano trattata.

Strinse forte i pugni e sentì la rabbia salirgli prepotentemente nel petto, non riuscendo a capacitarsi di come avevano avuto il coraggio di rinfacciarle delle simile mostruosità.

Lei non doveva sopportare il male che stava perseguitando Mystic Falls, invece ne era stata colpita in pieno, ingiustamente.  

E per di più di era stata attaccata in quel modo, facendo minare le sue sicurezze, dalle persone che dicevano di amarla.

Lo sguardo di Elijah divenne più intenso e livido; abbassò il capo e sussurrò dolcemente il suo nome prima di stringerla a sé.

Briony non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire, ma sapeva esattamente di cosa avesse bisogno: ed era lui.

In un attimo tutti i problemi, il dolore, i dubbi andarono in frantumi; non servivano parole per confortarla e non chiedeva niente perché quello che voleva ce l'aveva già in quel momento.

Era come un’esigenza per lei sentirsi avvolgere dalle braccia di Elijah e sentirsi stringere al suo petto, in modo così forte da toglierle il respiro.

Adagiò la testa sulla sua spalla e gli abbracciò la schiena anche se in questo modo lo stava inzuppando tutto, ma lui non sembrava minimamente interessato.

Anche se stava congelando a causa dei vestiti bagnati e del corpo ghiacciato di Elijah, Briony si sentì invadere da uno strano torpore che risalì fino alle guance, come se il respiro di Elijah le bruciasse la pelle. Non era freddo come le altre volte, era inaspettatamente caldo e quel calore la penetrò fino al cuore.

Il vampiro si distaccò un po’ da lei per osservarla in viso, anche se Briony teneva lo sguardo basso, quasi si sentisse la testa pesante.

Elijah le scostò delicatamente i capelli bagnati sulla fronte, e Briony tremò sentendo il suo respiro farci vicinissimo alle labbra.

Ma invece lui continuò ad accarezzarle il viso, la fronte, i capelli in un modo così delicato come se temeva che lei potesse spezzarsi fra le sue mani.

"Briony non devi farti pesare delle colpe non tue, se finirai per cedere al dolore il tuo cuore si fermerà ancor prima del dovuto e questo per colpa di alcuni ingrati. Sarebbe sciocco e ingiusto permetterlo." sussurrò con una punta di durezza nella voce.

Briony alzò il viso per incrociare quello di Elijah, che si era fatto severo e duro come marmo.

Sembrava indecifrabile il suo comportamento; lui usava sempre la severità implacabile per risolvere ogni genere di situazione, ma lei no. Non faceva così. Forse era troppo emotiva perché quella frase non aiutò a confortarla, anzi la fece ricadere in un senso di sconforto e tristezza.

Ma lui la fece rialzare.

Le prese improvvisamente il viso tra le mani, costringendola a guardarlo:

"Io ti ho vista Briony." Mormorò profondamente. E in quel momento gli occhi neri del vampiro invasero tutto il suo universo.

Come se soltanto lui sapesse guardarla.

“Ti ho vista per quel che sei veramente e tua sorella ha torto marcio. Non sei come lei ti descrive… Tu sei straordinaria"

Quelle parole la scossero nel profondo ed ebbero il potere di rianimarla, di imprimerle quella sicurezza perduta, e le nubi del suo cuore finalmente si diradarono all'istante. Come se all’improvviso fosse ritornato il sereno nella sua anima.

Davvero lei era speciale? L'unica che non se n'era accorta a quanto pare era Caroline.

Ma Briony scosse subito la testa perché non doveva pensarci visto che le parole che uscivano dalla bocca di Caroline, la metà erano delle fesserie.

 Come il fatto che Elijah fosse un mostro senza scrupoli... Come poteva essere un mostro se le diceva quelle parole? Come poteva esserlo se la guardava in quel modo, come se la facesse sentire la persona più importante per lui?

Certo, Elijah aveva confinato i suoi sentimenti dove nessuno potesse vederli ma questo non voleva dire che non fosse in grado di provarli.

Briony gli sorrise bonariamente: "Grazie. É solo che.."

"Vorresti che la realtà fosse diversa" continuò lui come se le avesse letto nella mente.

Elijah distolse lo sguardo, diventando più scuro in volto, allora Briony pensò che se la realtà poteva racchiudersi solamente in quell'istante non era poi così male.

Il vampiro poi sorrise lievemente, anche se i suoi occhi apparivano sempre freddi: "Certo che tra la mia famiglia e la tua non so quale sia la più normale."

Briony scoppiò a ridere. In effetti era vero, le loro famiglie era completamente disastrate.

"E noi due recitiamo la parte dei fratelli maggiori perennemente delusi dai fratellini minori. Ma almeno tu hai altri fratelli, e alcuni di loro non sono poi tanto male" disse ironicamente.

 La faccia perplessa del vampiro che non era tanto convinto che i suoi fratelli fossero normali, come delle classiche persone a posto o dei buon samaritani, fece ridere Briony di gusto.

Davvero incredibile come Elijah sapesse cambiarle l'umore radicalmente, come se dipendesse in qualche modo dalla sua magnetica personalità.

Ormai la sua presenza incombeva prepotentemente  nella vita di Briony… dolce e forte nella sua essenza.

All'improvviso però fu attraversata da un brivido gelido, visto che le gocce di pioggia si stavano attaccando ai vestiti e le venne da starnutire come una bambina che ha preso il raffreddore.

"Stai congelando" sussurrò Elijah profondamente, mettendole una mano sulla spalla.

Senza che se ne accorgesse, Briony si sentì avvolgere da una coperta calda e infatti Elijah gliela stava adagiando elegantemente sulle spalle.

"Hai ragione, qui dentro si gela" disse Briony sorridendogli dolcemente.

Allargò le braccia sistemando la coperta in ambedue gli arti, si strinse sempre di più al petto del vampiro e lo abbracciò, facendo aderire i loro corpi.

Elijah rimase un attimo impietrito da quel gesto, ma un sorriso sincero comparve sul suo sguardo.  La strinse forte a sé.

Finalmente i loro cuori avevano ripreso calore.

 

 

L'ultima cosa che Caroline Forbes si aspettava quel giorno era di trovare Elijah sull'uscio della porta di casa. Per di più a un’ora così tarda.

I suoi occhi neri erano talmente inquietanti che Caroline fu sul punto di chiudergli la porta in faccia, ma decise di non farlo e di prendere coraggio.

Gli chiese in breve che cosa volesse e lui si fece pericolosamente avanti, fermandosi però all'entrata. Portava una mano elegantemente in tasca.

"Non é mio intenzione disturbarti ma ti ruberò soltanto un minuto." disse in tono cordiale che non convinse Caroline, infatti Elijah affondò lo sguardo su di lei mentre la fissava.

La sua voce minacciosa squarciò quel silenzio inquietante:

"Dovresti moderare i termini con tua sorella. Non ti permetto di parlarle in quel modo"

Lo sguardo micidiale e terribile era lo stesso che aveva assunto quando aveva fermato Bill prima che schiaffeggiasse la figlia, e Caroline non riuscì a non tremare.

Ormai era scesa da un bel pezzo l'oscurità a Mystic Falls e la presenza inquietante di Elijah calzava a pennello.

"É venuta a lamentarsi da te?" domandò Caroline sarcastica.

"Tua sorella non é un tipo che si lamenta, anzi fa di tutto per non essere un peso per gli altri" rispose prontamente Elijah, mentre i suoi occhi diventavano sempre più neri e avrebbero fatto scappare chiunque a gambe levate. Anche se non si stava scomponendo minimamente.

All'improvviso la sua mano lasciò la tasca dei pantaloni e si appoggiò sullo stipite della porta. Affilò sempre di più lo sguardo ad ogni secondo che passava:

"Tu e i tuoi amici potrete anche tentare di uccidere me e la mia famiglia... inventate pure qualsiasi stratagemma per poterci fare fuori..." mormorò con freddo disinteresse, come se non avesse la benché minima paura di loro.

"Ma non prendertela con Briony. Non devi attaccarla in quel modo e soprattutto non devi mancarle di rispetto. Sono stato chiaro?" Era talmente convincente che avrebbe convinto anche un sordo.

Teneva comunque un tono di fredda e sottile cordialità, visto che Caroline era una ragazza, ma lei comunque gli tenne testa:

"Stai minacciando la sorella della ragazza che dici di amare.. non ci fai una bella figura" mormorò saccente incrociando le braccia al petto.

Elijah sorrise lievemente, ma ridivenne subito serio:

"Non sbandierare davanti a me il tuo legame di parentela con Briony, visto che tu sei la prima a voltarle le spalle. Il mio comunque era solo un consiglio" mormorò infine sempre con tono freddamente cordiale prima di darle le spalle, interrompendo la conversazione.

All’improvviso però la camminata di Elijah fu interrotta dalla voce di Caroline, che era rimasta sull’uscio della porta:

"Io voglio solo il bene di Briony"

Elijah si bloccò in mezzo al giardino; si girò mettendosi di profilo e il suo sguardo fissava un punto indefinito davanti a lui, anche se le palpebre erano leggermente abbassate:

"Cosa ti fa pensare che io non lo voglia?" domandò infine.

"Se continua a stare con te, finirà male. E tu lo sai" rispose Caroline senza la minima paura perché sentiva che quel che diceva era la verità.

Quella frecciatina pugnalò Elijah come se fosse una lama affilata e questa volta gran parte del suo viso si girò verso la biondina. Non aveva per niente uno sguardo rassicurante, anzi sembrava ancora più arrabbiato.

Ma non lo era con lei.  Una vocina interiore continuava a ripetergli la frase che la madre aveva detto la sera prima, e quella voce non smetteva di cessare, invadendo gran parte della sua mente. Come se amasse perseguitarlo.

“La vostra oscurità getterà nella tenebra e nella disperazione tutti coloro che amate. Qualsiasi cosa facciate si rivolterà contro di voi

Elijah serrò duramente la mascella, scacciando in tutti i modi quella crudele verità che presto o tardi si sarebbe abbattuta sulle loro vite.

 

 

 

Il temporale svegliò Briony di soprassalto e nella sua potenza sembrava fosse caduto un lampo in camera sua.  La ragazza si trovava a letto, si era asciugata i capelli qualche ora prima e aveva cercato di dormire anche se quella giornata era stata devastante.

Si adagiò sul cuscino cercando di riprendere sonno quando all'improvviso sentì degli strani rumori provenire dal piano di sotto.

Si rizzò in piedi cercando di capire se fosse soltanto frutto della sua immaginazione ma i rumori diventavano sempre più forti ed era impossibile non sentirli .

Briony sentì il cuore martellarle per lo spavento ma reagì subito prendendo un coltello e un paletto di legno chiusi nel comodino.

Si alzò in piedi mentre cercava in tutti i modi di non tremare, e pregò che i piedi non facessero scricchiolare le assi del pavimento.

Scese le scale così lentamente che pensava di averci messo dei secoli prima di fare tutti gli scalini, e ciò che vide al centro del salone la traumatizzò. Ma non aveva paura per se stessa.

C'era Elijah inginocchiato a terra, con le mani sul pavimento.  Sembrava di rivivere lo stesso istante in cui Briony aveva visto Elijah per la prima volta, fuori casa Salvatore intento a riprendere aria e aveva un aspetto agghiacciante che faceva raggelare.

Involontariamente le caddero il pugnale e il paletto per terra, e corse subito al suo fianco per sorreggerlo; ma constatò con terrore che il vampiro era ferito gravemente e faticava persino a reggersi in piedi.

"Oddio" sussurrò Briony con sgomento mentre il respiro di Elijah si faceva sempre più debole.

Lo sorresse fino in camera e cercò di constatare quanto la ferita fosse grave, anche se essendo un vampiro era impossibile sapere se il cuore battesse o meno.

Si mise di lato al suo fianco, e gli pose una mano sulla spalla cercando di chiamarlo per vedere se la sentisse, ma fu letteralmente respinta da un braccio di Elijah che la fece appiattire al muro.

Briony rimase sbigottita da quella brusca reazione improvvisa mentre i suoi occhi incerti si concentravano unicamente sul vampiro, che un attimo prima l’aveva allontanata per non farla stare vicino a lui, e ora la stava fissando con la coda dell’occhio.

Era di profilo, ma metà del suo viso la stava scrutando tramite uno sguardo così inquietante, che a Briony si gelò il sangue dentro le vene.  Aveva già visto degli sguardi simili: erano terrificanti, maligni… e famelici.

E infatti Briony sapeva di cosa Elijah avesse bisogno: sangue.

Conosceva bene i rischi che stava correndo, sapeva come poteva andare a finire, ma Briony non riuscì a non muoversi. Non voleva scappare via.

Non poteva abbandonarlo in quelle condizioni.

Si avvicinò decisa a lui con uno sguardo che non tralasciava dubbi, e infatti Elijah capì subito le sue intenzioni e la incendiò  con lo sguardo, anche se gli occhi rimanevano comunque gelidi.

"Per il tuo bene, stai lontana" sibilò lentamente e il suono glaciale della sua voce appariva più come una minaccia a cui lei doveva per forza obbedire.

Ma Briony non ce la fece, anche se una vocina dentro di lei l’avvertiva del pericolo, non riusciva a stargli lontano.

“Elijah non stai bene, hai bisogno di sangue” sussurrò angosciata cercando di prendergli il viso fra le mani, ma lui le scacciò velocemente come se temesse anche il solo minimo contatto con il suo corpo.

Era ridotto davvero male, ancor peggio da come lo aveva trovato la prima volta nella cantina dei Salvatore, infatti faceva fatica a reggersi in piedi, il respiro era debole e i capelli gli ricadevano sulla fronte.

Elijah voleva tenerla lontana a tutti i costi per proteggerla dal mostro che c’era in lui, il quale stava riaffiorando prepotentemente in superficie quella sera; mentre lei era pronta a donargli anche l’ultima goccia del suo sangue pur di salvarlo.

Elijah all’improvviso sembrò accasciarsi a terra e allora Briony gli andò più vicina cercando di sorreggerlo, anche se così facendo il viso del vampiro scese sulla delicata linea del suo collo.

Il cuore di Briony le balzò in gola quando sentì il respiro gelido di Elijah farsi sempre più vicino al collo, come se stesse assaporando il suo profumo.

Ma lui all’improvviso scattò all’indietro come un fulmine, restando questa volta in piedi sulle sue gambe, e sebbene apparisse debole, il suo sguardo di ghiaccio non faceva apparire alcuna incertezza quando gli occhi neri incrociarono i suoi:

“Vattene” mormorò lentamente e il suo tono di voce abbassato faceva trapelare quella minaccia ancor più inquietante.  Lei tuttavia scosse la testa ripetutamente dicendogli che doveva prendere il suo sangue, che lo stava offrendo di sua spontanea volontà e lui doveva farlo se non voleva stare ancora più male.

Briony accennò a fare un piccolo passo sempre guardandolo dritto negli occhi e notò che questa volta Elijah non si oppose né scappò via, forse perché ormai non aveva più la forza di fare nient’altro.

Ma cos’altro avevano combinato i Salvatore? Come avevano fatto a ridurlo in quel modo?

Elijah ad un certo punto chinò la testa da un lato e la guardò così intensamente come se il suo sguardo la stesse avvolgendo, incatenandola a lui.

Questa volta fu Elijah ad avanzare verso di lei, e Briony si costrinse a restare ferma mentre sentiva la gola secca e il cuore battere così impazzito che pensava le fuoriuscisse dal petto entro pochi secondi.

La profondità dei suoi occhi neri la sconvolse perché c’era qualcosa di diverso in loro… erano più magnetici del solito... come se la stessero spogliando.

Allora Brony si ritrovò a tremare, le ginocchia parvero cederle ma non indietreggiò. Non fece niente. Soltanto rimaneva a fissare ipnotizzata e stordita quel vampiro millenario avanzare verso di lei.

Era come se il resto del mondo fosse scomparso, dimenticato, e ci fossero soltanto loro due.  Ormai Briony aveva scordato il rumore incessante della pioggia che batteva sul tetto, sebbene la luce dei lampi illuminava a scatti il volto del vampiro facendolo apparire più inquietante e misterioso.  

Un’energia infatti brillava tra loro come il lampo che poco prima l’aveva svegliata.

Finalmente si ritrovarono vicini, quasi i vestiti si toccavano e Briony si accorse di trattenere il respiro solo quando si sentì mancare il fiato nei polmoni.  Ma il suo corpo non accennava a svolgere gli ordini che il cervello impartiva.  Sembrava letteralmente incatenata sotto lo sguardo del vampiro.

Elijah la stava fissando con un’espressione strana, quasi assorta ma allo stesso tempo decisa; la ragazza sussultò quando sentì la sua mano ghiacciata sfiorarle lentamente la guancia fino all’orecchio.

Il suo contatto non bruciava come qualche ora prima, la sua mano non le dava calore ma soltanto senso di smarrimento e di impotenza.

Elijah chinò il viso verso di lei, abbassandosi sul suo collo delicato e cominciò a respirare il suo inebriante profumo come poco prima.

Briony chiuse gli occhi sentendo il proprio cuore cedere alla sua volontà.  Aveva lo stomaco sottosopra, il tremolio del suo corpo era diminuito perché cercò in tutti i modi di non provare paura.

Si era offerta di sua spontanea volontà, sapeva a cosa andava incontro ma voleva salvarlo. E cosa più importante aveva fiducia in lui. Per questo non si sarebbe tirata indietro.

Ad un tratto le mani di Elijah scesero giù sulle braccia di Briony, nella parte sotto la spalla, e le afferrò saldamente in modo tale da far aderire perfettamente i loro corpi, come se stessero diventando un tutt’uno. Il viso di Elijah era sempre incollato al suo collo.

Briony invece aveva sempre gli occhi chiusi, il respiro era accelerato.

All’improvviso sentì una fitta acuta sulla base del collo, e istintivamente le sue mani si aggrapparono alle spalle di Elijah, arrivando persino a graffiarle pur di diminuire il dolore che la stava facendo girare la testa. I denti di Elijah erano come una delicata puntura, non facevano male inizialmente, solo quando lui cominciò a bere il suo sangue e incidere sempre di più nel morso, Briony sentì la testa tutta  sottosopra.

Ad un tratto però i suoi piedi non sentirono più il pavimento sotto di sé: fu come se un violento tornado l’avesse colpita e l’avesse spostata dall’altro lato della stanza.

Elijah infatti l’aveva spinta rudemente sul letto come non aveva mai fatto, e Briony questa volta aprì gli occhi sentendosi soffocare dal terrore.  La bocca del vampiro non si era mai staccata dal suo collo, tenendo superficialmente le labbra sulla ferita, ma avvertendo l'immobilità della ragazza e il suo stesso bisogno crescere, incise di più nel morso e cominciò a bere avidamente il suo sangue, sempre più in profondità.

Soltanto quando cercò di muoversi, Briony si accorse che le mani del vampiro premevano i suoi polsi contro il materasso del letto, e le ginocchia spingevano sempre più in basso le sue, come per impedirle qualsiasi movimento.

La ragazza deglutì rumorosamente sentendo tutto il peso del vampiro su di sé, e cercò di calmare il battito del proprio cuore altrimenti le sarebbe venuto sul serio un infarto quella sera. Intanto Elijah continuava a dissetarsi, sempre di più… Sembrava deliziato da come la sua gola ingurgitava di continuo.

Poi però una sensazione impetuosa e travolgente la invase.  Briony si sentì come se stesse galleggiando mentre Elijah non cessava di succhiare il suo sangue, e stranamente si accorse che se riusciva a dominare la paura e il terrore, quella sensazione che sentiva non risultava così dolorosa.

Era davvero la sensazione più strana e travolgente al mondo, sentire il proprio sangue filtrare liberamente nella bocca del vampiro per nutrirlo.

Briony riuscì a liberare i polsi dalla presa di Elijah e intrecciò le dita nei suoi capelli scuri, mentre allungò il collo all’indietro tentando inutilmente di respirare. Un’ondata da piacere si spalancò all’interno del suo corpo e fremette, rimanendo sotto di lui.

Il vampiro non accennava a staccarsi da lei, continuava a succhiare avidamente il suo sangue e a tenere incollati i canini sul suo collo, approfondendo quel morso letale.

Briony ad un tratto temette di non farcela perché le forze le stavano venendo meno col passare dei secondi, e strinse ancora di più i capelli di Elijah fra le mani.

Ma fortunatamente lui ebbe la volontà necessaria di staccarsi e di smettere di bere il suo sangue.

Briony infatti sapeva che Elijah aveva l’autocontrollo necessario in ogni situazione, ma una parte di lui qualche minuto prima sembrava aver ceduto alla sua vera natura… tuttavia qualcosa era poi scattato in lui, e si era fermato in tempo prima di farle rischiare la vita.

Forse per merito di tanti anni di allenamento. Forse a causa del suo amore per lei.

Elijah comunque non accennava ad alzarsi, restava sopra di lei, e Briony sentì i suoi capelli solleticarle il mento quando lui mosse la testa.

Finalmente lei aveva ripreso a respirare normalmente. Il sangue sgorgava ancora un po’ dalla ferita ma oramai non era più una tentazione per lui.

Era andato tutto bene.

Il vampiro alzò il viso così lentamente che quasi gli costava farlo, come se improvvisamente non avesse più forze.

Briony notò che le sue labbra erano color rosso del suo sangue, ma il volto era impallidito diventando cadaverico e aveva l’espressione sul viso contratta, quasi dolorante.

La bocca di Elijah si aprì come se gli mancasse il respiro e si alzò a tentoni:

“Che cosa.. che cosa sta succedendo?” mormorò con una voce strozzata.

Briony sgranò gli occhi, incapace di capire che cosa avesse e si alzò debolmente anche lei sopra il letto.

“Elijah?” domandò timorosamente avvicinandosi a lui.

Il vampiro tuttavia si allontanò dal letto ignorando la domanda.. il suo corpo faticava a reggersi in piedi e la sua bocca era contorta, come se stesse soffocando.

“Che cosa.. che cosa mi hai fatto?” domandò aspramente, cercando di fissarla anche se i suoi occhi vagavano incostanti per la stanza.

“Cosa?”  Briony non riusciva a capire. Che stava succedendo? Perché sembrava star peggio rispetto a prima?

Aveva dimenticato di prendere la verbena quel giorno altrimenti non si sarebbe mai offerta a lui, per questo non riusciva a capire quelle domande colpevoli rivolte a lei.

“Elijah?” Domandò ancora preoccupata cercando di andare giù dal letto per avvicinarsi a lui, ma non fece in tempo a farlo che Elijah cadde a terra con un tonfo morto.

Briony sgranò gli occhi terrorizzata e con un balzo fu subito da lui, urlando ininterrottamente il suo nome.

Il corpo del vampiro era a terra e non accennava a svegliarsi né a muoversi. Briony lo chiamò disperata scuotendolo in ogni modo.  Non badava nemmeno al dolore al collo, pensava soltanto a farlo rinvenire e a riportarlo da lei.

Ma ogni suo tentativo fu vano.

Elijah teneva chiusi gli occhi e col passare dei minuti questi non si aprirono e non accadde niente. L’unica cosa che si sentiva era la voce strozzata di Briony che lo implorava di svegliarsi, e domandava a se stessa come era potuto accadere una cosa simile e per di più a causa sua.

Elijah era morto. Per davvero.

Briony si svegliò all’improvviso, spalancando la bocca in cerca d’aria.  

Si trovava nel letto, il lampo aveva perforato il cielo e gocce di sudore le scendevano lunga la fronte ma stava raggelando dentro di sé.

Era stato un incubo. Soltanto un incubo.

Niente di ciò che era accaduto era reale, infatti dentro la stanza non c’era nessuno a parte lei, e non scendeva sangue dal collo…

<< Maledetti sogni e maledetti incubi! >> Pensò nevrotica mettendosi le mani nei capelli e si innervosì come se stesse impazzendo.

Non riusciva a levarsi dalla testa ciò che era successo… quello che era accaduto ad Elijah dopo che aveva bevuto il suo sangue…

Ma si costrinse a non pensarci perché non era reale, non era vero…

Briony non era mai stata molto religiosa ma in quel momento supplicò Dio affinché quello rimanesse soltanto un incubo e che non si tramutasse in realtà, come i suoi sogni precedenti.

Sembrava tutto sbagliato… Elijah non poteva morire in quel modo… non per colpa sua…

Lo svolgimento dei fatti sembrava così irreale che doveva trattarsi per forza di un incubo senza senso… sì doveva essere per forza così.. non c’era altra spiegazione, anche se Briony sentì il cervello martoriarle nella testa come un trapano.

Con un mormorio strozzato si girò su un fianco verso il comodino per prendere un bicchiere d’acqua così si sarebbe calmata.

Ma un lampo cadde proprio in quel momento vicino a casa sua, illuminando metà della stanza, tra cui parte del letto. Nella parete vicino al comodino, c’era un grande specchio a forma rotonda e Briony inconsciamente vi si rispecchiò mentre la luce dei lampi invadeva la stanza.

Quello che vide riflesso nello specchio la traumatizzò. Anzi la sconvolse.

Briony aveva profonde occhiaie, i capelli arruffati e la pelle più bianca del solito… ma qualcos’altro attirò la sua attenzione, come quella mattina.

I suoi occhi.

Le iridi dei suoi occhi erano accerchiate da un colorito color rosso sangue ancor più scintillante e intenso della debole ombra rossastra che aveva visto nel mattino.

Quegli occhi la spaventarono a morte.

Gridò a perdifiato accendendo la luce, anche se incespicò nel farlo e cadde giù dal letto come un salame.  Ormai Briony passava dal non respirare affatto al respirare troppo velocemente e temette sul serio che il suo cuore non avrebbe retto ancora, perché ormai non se lo sentiva più nel petto.

Andò a gattoni vicino allo specchio temendo di rispecchiarvi in esso, ma fortunatamente non c’era niente di strano in lei questa volta.

Certo, aveva un aspetto sconvolto e cadaverico ma i suoi occhi verdi erano normali. Niente ombre. Niente rosso. Niente di niente.

Temette sul serio di essere pazza e che ciò che aveva vissuto quella sera fosse soltanto frutto della sua fantasia… ovvio che fosse così…

Briony bevve un bicchiere d’acqua tutto in un sorso e cadde sul letto come un peso morto e si raggomitolò sotto le coperte.

Il cielo aveva cessato di sputare lampi e ormai non pioveva più.

Briony si tirò su le coperte fino alla punta del naso ma non riusciva comunque a non tremare, e non dal freddo.

Tutto il suo cuore sperava di non rifare quell’incubo spaventoso e di non rivedere più in se stessa quegli occhi terrificanti; ma in fondo sapeva che una nuova calamità stava per sopraggiungere nella sua vita, come se non ne avesse già abbastanza, tuttavia cercava di non pensarci e far finta che andasse tutto bene.

Il sonno non arrivò e Briony non riusciva a non pensare al volto contratto di Elijah un attimo prima che cadesse morto a terra e il modo in cui il suo corpo si muoveva, come se stesse soffocando. Le sue parole accusatorie…

La ragazza buttò il viso sopra il cuscino mentre alcune lacrime cominciarono a rigare il suo volto.

Tutta quella storia non aveva senso… tutto stava procedendo in modo sbagliato…

Ormai in quella storia ognuno sembrava insalvabile… come se fossero tutti dei mostri senza un margine di scampo o salvezza..

Ma c’è sempre quel mostro più spaventevole di tutti gli altri.. quello che si nasconde dietro un viso angelico e bellissimo… che nasconde la cattiveria dietro ad una gentilezza.. che pugnala alle spalle coloro che ama e non può far nulla per porvi rimedio o impedirlo.

Chi sarebbe stato tra di loro il vero mostro?

Caroline… che non aveva esitato nel tradire la sorella una seconda volta per scopi magari buoni ma egoistici.. e aveva ancora attaccato Briony quel giorno ferendola di proposito.

Oppure Klaus… ormai per lui non c’era più alcuna speranza, sapevano tutti che lui era il cattivo della città, il nemico da sconfiggere… tuttavia quando si lasciava andare, quando faceva trasparire un altro lato di sé... quello umano, faceva presumere che niente era come sembrava. Che erano state altre persone, il padre soprattutto, a renderlo un mostro.

Elijah… le crepe nella sua moralità erano piuttosto evidenti soprattutto da quando aveva terrorizzato Elena nel bosco e l’aveva sotterrata lasciandola in balìa della sorella Rebekah, e inoltre aveva messo in pericolo vite innocenti soltanto per i suoi scopi… nonostante fosse il più nobile fra gli Originali anche lui mutilava e uccideva…  

Oppure Briony… che aveva sempre cercato di fare la scelta giusta, di aiutare le persone che amava, ma alla fine si era ritrovata da sola e abbandonata dalla sua famiglia.  Ma era davvero tutta colpa loro? Non aveva commesso degli errori anche lei? Sapeva che diventare un vampiro era sbagliato ma una parte del suo cuore voleva comunque diventarlo… e ormai aveva abbandonato quelli che un tempo riteneva amici, andando dalla parte opposta e non avrebbe esitato a combatterli fino all’ultimo…

E quei sogni che faceva… cosa c’era di vero?

Ormai la differenza tra Bene e Male non sembrava così distinta…

Chi era tra di loro il mostro?

Chi sarebbe stato il mostro alla fine del libro?

 

FINE CAPITOLO!

Muahaha vi ho fatto prendere un colpo quando Elijah è “morto” èèèèèè!!! Insomma Julie Plec si diverte sempre a farlo morire, quindi lo faccio anche io ahah anche se in teoria è ancora vivo non preoccupatevi!

Spero abbiate capito il mio poema finale, che era fin troppo filosofico e magari non mi sono spiegata bene visto che non ho mai fatto filosofia a scuola :D

Dedico questo capitolo a Supernatural, che è il mio secondo telefilm preferito!

Ah volevo anche consigliarvi la fanfic che sta scrivendo la mia socia Buffy46 “Beautiful Mistake”, una divertentissima storia su due ragazze simpaticissime che incontrano nella realtà il cast di TVD. Beate loro ahah

Quindi se con la mia storia vi deprimete, con la sua vi divertite da pazzi XD per cui ve la consiglio!! 

Mi dispiace che in questo capitoli non siano comparsi gli altri Originali e la mia adorata Ylenia ma nel prossimo compariranno eccome!

Ok ora basta. Non vi disturbo più. :D

Vi auguro di passare una buona serata e spero come sempre di ricevere dei vostri commenti!!

Grazie a tutti! ^^

 

 

   
 
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