Giorno
della partita.
Mi
sento tesa come una corda di violino.
C’e
qualcosa di sbagliato nella mia stanza, nel modo in cui il sole inonda il
pavimento accanto al mio letto. La polvere danza come impazzita in quel raggio
di luce, ipnotizzandomi, impedendomi d’alzarmi per dedicarmi a cose ben più
importanti.
Tipo
infilare una felpa e uscire a fare un giro della casa di corsa, senza fermarmi.
Tipo
raggiungere il campetto e provare qualche tiro.
Tipo
dimenticarmi di tutto e tutti, di Kiran e della partita.
Ma
quando finalmente riesco a rotolare giù dal letto e raggiungere la cucina mi
trovo davanti ad uno spettacolo irresistibilmente buffo. Hana, la testa sul
tavolo, sta dormendo come un bambino.
Anzi,
mi correggo.
Sta
dormendo come Kaede.
Ferma
sulla porta, sorrido divertita. La tentazione di correre a prendere la macchina
fotografica e scattare un paio di foto al mio adorabile cuginetto, per poi
mostrarle a Yuki, è forte, ma non penso che il Tensai la troverebbe una cosa
divertente.
Anzi,
penso che si arrabbierebbe a morte. Hana non ama essere fotografato.
Per
questo mi impongo di lasciar perdere, mentre raggiunta la cucina, mi accingo ad
esplorare la credenza, trovandola miseramente vuota.
Di
dolci, neanche l’ombra.
Anzi,
neanche una briciola.
Hana,
kuso!!! Sbotto
mentalmente, seccata. Possibile che mio cugino sia peggio di una locusta?
Ovunque passi, non lascia niente di commestibile! Niente!
Ma
come posso non fare colazione!? Proprio oggi che ho la partita…
Lancio
un’occhiata fulminante a mio cugino, ma lui sta ancora dormendo beatamente.
Maledizione…
Un’idea
geniale si fa allora strada nel mio cervello, un’idea da vero piccolo genio
del male quale sono, modestia a parte.
Facendo
meno rumore possibile per non svegliare mio cugino prima del tempo, corro ad
accendere lo stereo alle sue spalle.
La
stanza pare esplodere, quando alzo il volume al massimo, osservando Hana
scattare in piedi, terrorizzato.
-Eh!?
Cosa c’è!? Cosa c’è!?-
Scoppio
a ridere.
Proprio
quello che si meritava.
Quando
arrivo in palestra, una brioche in mano e un bicchierino di plastica pieno di
cioccolata forte fino al bordo nell’altra, per poco non vado a sbattere contro
Chiyako.
Porca
miseria, se non l’avessi vista, chissà che fine avrebbe fatto la mia
colazione…
-Uriko!!!-
mi saluta lei, con un sorriso a trentadue denti. Io corro ad appoggiare brioche
e cioccolata sulla prima panchina che trovo, prima di correre ad abbracciarla,
con non troppa foga, però. Non vorrei farle male.
-Chiya-chan!!
Non puoi ancora giocare, lo sai, si?-
Lei
mi sorride ancora in risposta, consapevole del fatto che le mie parole non
potrebbero essere più vere. –Si,ma sono venuta comunque a salutarvi prima
della vostra spettacolare entrata in campo…-
Ridacchio.
-Spettacolare?
L’ultima volta che abbiamo giocato, quando è entrata in campo Yumi sembrava
una balenottera azzurra stitica!!- commenta a voce alta Nanaka, uscendo dalle
docce.
Mi
ero dimenticata di questa sua abitudine bizzarra. Nanaka non fa solo la doccia
al termine della partita, la fa anche prima.
Alle
sue parole scoppio a ridere: so che non dovrei farlo, ma proprio non riesco a
trattenermi.
Anche
Chiyako non riesce a farne a meno.
Ma
quello che sembra un ruggito possente ci avverte che è arrivata l’ora di
smetterla.
-Chi
sembrava cosa!?- sbotta una Yumi apparentemente molto offesa, alle nostre
spalle. Oddio, Gori la vendetta, penso, voltandomi.
-Ehm..ehm..io..-
cerca di giustificarsi Nanaka, rossa in viso. Questa volta non se la caverà
tanto facilmente, temo.
Ma
proprio quando penso le urla del capitano stiano per esplodere nel piccolo
spogliatoio, Yumi arriccia un angolo delle labbra e in breve si abbandona ad una
risata a pieni polmoni.
Fantastica,
Yumi.
In
breve trascina nuovamente tutte noi in una risata fragorosa, collettiva, che ci
libera dentro, che ci permette di dimenticare per un attimo la tensione, la
sfida.
La
partita.
Ai
e Fumie fanno il loro ingresso nello spogliatoio proprio quando Yumi, piegata in
due dal gran ridere, sta cercando di riprendersi.
-Ehi!!
Che sta succedendo!?- domanda Ai, quasi allarmata.
Ma
le labbra di Fumie si piegano in un sorriso.
-Ordinaria
amministrazione..-
La
numero 11 oggi profuma di qualcosa di indefinibile.
Sa
di buono, sa di fresco.
Sa
di qualcosa di diverso.
Hana
deve averle fatto il bagno nel profumo!
Sorrido
di questo pensiero assurdo, mentre seguo le mie compagne in campo. Non mi
servono che pochi attimi per individuare Naromi Kitazawa.
Mi
da le spalle la fenomenale playmaker del Kainan, i capelli neri legati in una
semplicissima coda (cosa che non può che sorprendermi), il numero 7 giallo
risaltante sulla divisa viola.
Davanti
a lei, però, riesco chiaramente a distinguere il musetto impertinente di Akane
Chiba, i profondi occhi neri puntati su di me, un sorrisetto di scherno tipico
della sua persona a sfigurare il bel viso dai tratti mediorientali.
Che
ragazza stupida.
Neppure
si rende conto di essere una squallida copia della Kitazawa!
-Quella
Chiba non mi piace per niente…- sento Nanaka mormorare, poco distante.
–penso che si faccia trascinare un po’ troppo dalla Kitazawa..- Yumi, al suo
fianco, annuisce, poi incita la squadra ad aumentare il passo.
Dobbiamo
riscaldarci prima della partita.
Una
alla volta tentiamo un tiro libero, rapide, in successione.
Una
dietro l’altra, una dietro l’altra.
Una…due…tre,
quattro, cinque..sei volte…
Poi
passiamo ai tiri da tre. Quelli si che mi riescono maluccio.
Osservo
Ai che, con una precisione quasi non umana, infila tre palloni di seguito, senza
alcun problema.
Chiyako,
dagli spalti, le sorride radiosa. È sempre stata il suo idolo, e chissà che
presto o tardi non diventi anche il mio.
Alla
fine dei brevissimi allenamenti nei tiri da tre, l’unica a potersi definire
veramente soddisfatta è appunto Ai.
Per
quanto mi riguarda, ho totalizzato una media di 0 tiri riusciti su 3.
Davvero
demotivante, non c’è che dire.
E
ancor più demotivante è sentire Nobunaga Kiyota prendersi gioco di me dagli
spalti.
-Cosa
c’è, Sakuragi!? Hai finalmente realizzato di non saper giocare!?-
Gli
lancio un’occhiataccia, e la maledetta bertuccia scoppia a ridere. Soichiro
Jin, accanto a lui, lo osserva rassegnato, senza però muovere un dito in mia
difesa. Non che me l’aspettassi, è chiaro.
Quel
ragazzo fa pur sempre parte del maledettissimo Kainan King.
-Chiudi
il becco,pezzo di idiota!!- ribatto, cosa che suscita non solo lo stupore del
mio fastidioso interlocutore, ma anche della sua dannatissima ragazza, la quale
corre da me in men che non si dica, lo sguardo fiammeggiante, probabilmente
intenzionata a dirmene quattro.
-Come
diavolo ti permetti di parlare a Nobu in questo modo, Sakuragi!?- sbotta Naromi
Kitazawa, infuriata quanto un rinoceronte africano. Al suo fianco, Akane Chiba
assume un’aria truce che la rende terribilmente ridicola, altro che
minacciosa.
Ma
chi pensa di spaventare!?
-Non
sprecare il fiato, Kitazawa…vattene a cercare qualcun altro con cui
prendertela!- quasi le ordina Fumie, materializzandosi alle mie spalle,
squadrando la numero 7 del Kainan dall’alto del suo metro e novantadue.
Io
non ribatterei se fossi in te, Naromi. Fumie non è per niente una tipa
amichevole!
E
infatti la Kitazawa non ribatte, anzi, pare farsi piccola piccola
indietreggiando di un passo, lasciando la Chiba scoperta, quasi nascondendosi
dietro di lei.
Mh,
sapevo che bastava poco per farti stare zitta, Naromi.
-Grazie
mille, Fu…- le dico, mentre il suono di un fischietto squarcia l’aria.
Evidentemente
è arrivata l’ora di cominciare.
Guadagno
la mia posizione in campo, lo sguardo fisso sulle tribune, sul pubblico, a
ricercare quel viso che non riesco però ad individuare tra la folla.
Con
un sorriso mi avvedo di Hana e Yuki, seduti vicini, e di Haruko, circondata
dall’armata.
I
soliti chiassosi spettatori. I miei preferiti.
Rivolgo
loro un cenno di saluto con la mano, ma subito torno a concentrarmi su Naromi
Kitazawa, che sta scambiando qualche battuta con la Chiba, in attesa
dell’inizio della partita.
-Ti
amo!!- grida a Nobunaga Kiyota, suscitando la sua smielatissima risposta
immediata. –Anche io, Naromina!!-
Bah…mi
viene quasi da vomitare.
Amore,
dicono?
…Chissà
perché non ci credo.
Qualche
secondo dopo, la partita ha inizio, e la folla si scatena.
Un’agguerritissima
Naromi Kitazawa mi sbarra la strada verso il canestro non appena la palla mi
capita tra le mani.
Ma
d’altronde, cercare il canestro non è il mio mestiere, ed è con un ghignetto
divertito che passo la palla ad Ai, dietro la linea dei tre punti.
Sono
sicura che il nostro asso non ci deluderà.
-Vai,
Ai!!- sento Chiyako urlare come impazzita, dagli spalti.
E
non è solo lei ad urlare. Tutti i fans dello Shohoku, tutti coloro che sono qui
per noi, non possono far altro che incitare la mia compagna di squadra, in coro.
E
Ai non li delude.
Un
armonioso movimento del polso, un leggero saltello sul posto, tipico di lei, ed
ecco la palla alzarsi quasi in volo verso la sua meta, verso il canestro.
Canestro
che attraversa dolcemente, senza problemi, lasciando tutti senza fiato per un
attimo.
Poi,
le urla.
E
il Kainan incassa il colpo.
*
Il
primo tempo non è andato come mi aspettavo.
La
numero 11 già sudata, i piedi doloranti, la schiena che ne risente ogni minuto
di più, mi trascino verso la panchina, dove un Akagi più che agitato comincia
a vomitare una serie di parole estremamente ottimiste che non mi va neppure di
ascoltare.
Sono
a pezzi.
Mezza
morta.
Già
dalla metà del primo tempo, il dolore alla schiena, e soprattutto ai piedi, ha
cominciato a diventare intollerabile.
E
al dolore si è mischiato il terrore, la paura folle di non riuscire ad arrivare
in fondo a questa partita.
Perché
è questo ciò che davvero conta, per me.
Devo
vincere.
Dobbiamo
vincere.
Al
termine di questa partita… solo allora potrò pensare all’operazione che mi
aspetta. Al mio periodo di stazionamento.
Al
mio temporaneo arrivederci al basket.
Ma
non posso pensarci ora, e non devo pensarci ora, non ora che siedo su questa
panchina guardando i miei sogni infrangersi come uno specchio fragile.
10
punti.
10
punti ci separano da loro.
Dopo
l’inizio esplosivo, la situazione si è completamente ribaltata, e il Kainan
si è fatto sentire, controllando la partita senza problemi.
Fortunatamente,
siamo riuscite a star loro dietro, seppur arrancando, grazie soprattutto ai
precisissimi canestri da tre punti di Ai.
Questa
è la sua giornata, decisamente.
-Non
preoccupatevi, ragazze!!- ci incita Kogure, il sorriso sulle labbra.
Non
capisco come diavolo faccia ad essere così tranquillo…
E’
come se avesse la certezza matematica del fatto che la vittoria sarà nostra.
Illuso.
Mi
alzo, prendo a camminare nervosamente avanti e indietro.
Avanti
e indietro.
Avanti
e indietro.
Poi,
la voce di Nanaka mi riporta alla realtà.
-Come
facciamo a non preoccuparci, dico io!? E’ impossibile…- sta brontolando,
ancora seduta in panchina, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli
ricci sfuggita alla coda di cavallo.
-Non
ce n’è bisogno, Mitsui- interviene Akagi, disteso come non mai.
Effettivamente,
non penso d’averlo mai visto così…fiducioso.
-Già…!-
sorride Kogure, mentre un radioso sorriso si dipinge sulle sue labbra –Akagi
ha proprio ragione, ragazze.- esclama, osservando euforico un punto imprecisato
dietro le mie spalle. -Guardate un po’…-
Alle
parole di Kogure, mi volto seguendo il suo sguardo.
E
per poco non svengo.
Una
divisa numero 7, rossa.
Perfetta.
I
capelli biondo cenere lasciati sciolti sulle spalle.
Le
gambe magre, toniche.
Un
paio di scarpette da basket costose, color oro.
…e
due occhi color del cielo che riconoscerei tra mille…
-Kiran….?-
EHILA’
GENTE,
SCUSATEMI
SE NN HO AGGIORNATO X UN PO’ D TEMPO, MA PROPRIO NN NE HO AVUTO IL TEMPO..
BEH,
SPERO CHE MI PERDONERETE, UNA VOLTA LETTO QUESTO CAPITOLO!!!
UN
BACIO E UN SALUTO A TUTTI,