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Autore: twobirdsonesong    01/04/2012    1 recensioni
Una serie di adorabili racconti sui fratelli Anderson, dalla loro infanzia all'adolescenza, narrati in tanti brevi capitoletti; momenti di vita quotidiana, problemi, lacrime e risate, sempre all'insegna dell'amore fraterno.
Traduzione della fan fiction americana "No Fortress so Strong" di Twobirdsonesong, su Scarves&Cofee.net
Basically backstory about the relationship between the Anderson brothers.
Told in a series of vignettes.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cooper viene a sapere del " Sadie Hawkins Dance."

AVVISO: Descrizione implicita di scene violente. Probabilmente uno dei capitoli più lunghi.

 





Cooper aveva ventudue anni quando ricevette una telefonata da sua madre che lo fece letteralmente cadere in ginocchio.

" Cooper, sono la mamma. E' Blaine. Ha avuto un incidente. Dovresti tornare a casa. "

Ficcò alla cieca alcune cose dentro ad una valigia e si scaraventò fuori dalla porta; era incredibilmente grato di non essere mai andato in California, di aver ottenuto l'accesso al suo fondo fiduciario
quando aveva compiuto ventun anni  e di essersi trasferito da Harvard alla Columbia per terminare degli studi che lui stesso aveva scelto per sè, perchè significava solamente tre ore di viaggio per poter raggiungere Blaine.

L'odore dell' ospedale fu come uno schiaffo in pieno viso; il detersivo per i pavimenti, la candeggina, la bianchieria, l'antisettico e il suo sapore nell'aria che si scontrava contro la sua lingua, gli rendevano difficile respirare.

Si era fatto tardi e non c' erano molte persone lungo la sua via, così potè dirigersi immediatamente verso il banco dell'accettazione, con un aspetto quasi selvaggio e fuori controllo. Era così che si sentiva.

Ansimò il nome di Blaine alle infermiere, disse loro che era uno di famiglia e queste lo condussero per un lungo corridoio, prima di ritornare ai loro lavori di routine e alle loro telefonate, senza neanche degnarlo di un secondo sguardo. Si fermò fuori dalla porta della stanza d' ospedale (ovviamente i suoi genitori avevano pagato per Blaine una camera privata ) e cercò di farsi forza; il suo cuore stava martellando e la sua bocca sapeva di bile.

" Puoi farcela. "

Dopo aver fatto un respiro profondo, aprì la porta ed entrò nella stanza; le sue gambe si paralizzarono quando vide Blaine e dovette appoggarsi al muro per impedirsi di cadere a terra.

Almeno, pensò, poteva toccare il muro; non riusciva neanche a sentire le sue dita.

Blaine era così piccolo dentro a quel letto, immobile e respirava affannosamente, il suo petto che a malapena spuntava da sotto le lenzuona; un sottile bendaggio avvolgeva la sua testa e i suoi capelli scuri spiccavano contro il colore bianco di quelle bende.

Cooper sperava che non ci fosse del sangue ad opacizzare quei riccioli spettinati.

Il viso di Blaine era gonfio e ricoperto di ferite, e vi erano macchie di sangue un po' troppo vicine alla superficie; il suo labbro inferiore era rotto. Entrambi i suoi occhi erano chiusi dal sonno, ma Cooper pensò che Blaine non sarebbe riuscito ad aprire quello destro neanche se fosse stato sveglio.

Il suo braccio era appeso al collo*, goffamente appoggiato contro la sua pancia, e Cooper riusciva a vedere quelle brutte ferite scure diffondersi per tutta la sua clavicola e sul petto, dove non era coperto dal suo camice da ospedale. Non riusciva a vedere il tutore applicato alla gamba Blaine, ma ne intravedeva la forma, ingombrante e solido, sotto le lenzuola.

Era tutto ciò che Cooper poteva fare per non vomitare sul pavimento.

Baine. Avrebbe voluto dirlo a voce alta, ma la sua gola era secca e le sue labbra sembravano non essere in grado di funzionare.

<< Cooper. >>

Il suono del suo stesso nome lo ridestò.

Guardò oltre, per vedere i suoi genitori rigidamente in piedi, da un lato; non gli aveva visti quando era entrato nella stanza. Suo padre indossava un completo elegante e teneva fra le braccia il suo cappotto lungo, come se fosse pronto per andarsene. Sua madre indossava un paio di scarpe col tacco e un'espressione severa.

<< Che diavolo è successo? >> domandò Cooper senza alcun preambolo, senza sottigliezze, senza un " Ciao, non ci vediamo da mesi, come vanno le cose?". Allungò una mano disperata in direzione di Blaine.

<< C'è stato un incidente. >> disse suo padre, come se niente fosse. Come se Blaine avesse rasciato con un coltello e si fosse tagliato il palmo della mano; come se si fosse trattato di una semplice ammaccatura e non di una devastante collisione.**

<< Lo hai già detto questo. Che cosa è successo?! >>

Gli scenari avevano già incominciato a scorrere a fuoco rapido nella sua mente: un incidente in macchina; qualcuno che lo aveva aggredito e poi era scappato via; una scivolata e una caduta dalle scale. Qualsiasi cosa.

<< Blaine era a quel ballo scolastico. >>

Cooper annuì.

<< Me ne aveva parlato l'altro giorno; mi aveva datto che ci sarebbe andato con quel suo amico, Josh. >>

Nel momento in cui disse il nome dell'altro ragazzo, il labbro di suo padre si incurvò in maniera quasi impercettibile, ma Cooper non potè non accorgersene; aveva visto quello sguardo già prima di allora e sapeva che cosa significasse.

<< Blaine e il suo amico sono stati...aggrediti dopo il ballo, mentre stavano aspettando che il padre del suo amico li andasse a prendere.

Cooper poteva sentire il sangue scorrere lungo il viso e si mise a dondolare sui suoi piedi; Blaine era stato assalito. Era stato colpito con violenza.

Ripensò ad una delle telefonate che aveva ricevuto da Blaine la settimana precedente: Suo fratello era così eccitato al riguardo, aveva parlato per minuti e minuti del fatto che sarebbe andato al ballo con Josh e che avrebbero indossato dei papillon cordinati; anche se sapeva che non avrebbero potuto ballare assieme e che in realtà vi stavano andando solamente come amici, almeno aveva qualcuno con cui andare.

Almeno avrebbe potuto ripensare a quella notte e dire di aver portato un ragazzo al ballo della scuola.

Cooper sapeva che non sarebbe stato così che Blaine avrebbe ripensato a quella notte, adesso.

Poi una realizzazione lo colpì e gli tolse il respiro.

<< Il ballo era ieri sera. >>

Suo padre non disse niente e sua madre si scostò, spostando la sua borsa da una spalla all'altra.

<< Perchè cazzo non mi avete chiamato nel momento in cui è successo?! >>

A quel punto, un bagliore apparve negli occhi grigi di suo padre: << Non rivolgerti a noi in quel modo. >>

<< Cooper. >> disse sua madre, posando una mano sul braccio del marito nel tentativo di contenere la sua reazione << Non volevamo turbarti; sappiamo che può sembrare una brutta situazione, ma Blaine è.. >>

<< E' il mio fratellino! >> la interruppe Cooper << Niente è più importante, niente! >>

Vide il cambiamento di espressione sul volto di suo padre - la sua mascella serrata, il modo in cui le sue narici si allargarono leggermente - e sapeva, sapeva che suo padre dava a Blaine la colpa di tutto questo; che non sarebbe mai successo se Blaine avesse portato una ragazza al ballo, se Blaine avesse indossato qualcosa di più discreto, se Blaine fosse stato qualsiasi altra persona, fuorchè sè stesso.

Sapeva che suo padre stava pensando che tutto sarebbe andato bene se solo Blaine non fosse stato diverso, se fosse stato più simile a Cooper.

Non aveva mai voluto ferire suo padre, prima.

Cooper si voltò verso Blaine, dando le spalle ai suoi genitori.

<< Non è necessario che voi stiate qui. Mi prendo io cura di lui. >>

Udì il fruscio dei cappotti e il ticchettio dei tacchi.

<< Andiamo a cena fuori. >> disse sua madre sottovoce << Saremo presto di ritorno. >>

<< Sì, fate pure. >>

La porta si chiuse con un leggero suono ovattato e Cooper sospirò profondandamente, mandando via tutta la tensione che non si era neanche accorto di aver trattenuto; era ormai una vecchia abitudine quella di girare le spalle e serrare la mascella, quando doveva affrontare suo padre.

Cooper trascinò una sedia fino al bordo del letto di Blaine, rimanendo a fissare il suo volto gonfio e ferito; così vicino a lui, Cooper poteva vedere un po' di sangue secco sotto alle narici di Blaine e fino al suo stomaco, realizzando così che il naso di suo fratello era stato parzialmente rotto, anche se dalle apparenze la situazione sembrava non essere poi così grave.

Avrebbe voluto ripulirlo, ma non voleva causargli ulteriore dolore.

Incapace di sopportare ancora a lungo, si avvicinò con fare incerto; vi era una flebo attaccata la mano che non era appesa al collo e così Cooper fece scivolare la proria al di sotto di essa, lasciando che il palmo di Blaine si appoggiasse morbidamente contro il suo. Il palmo della sua mano era freddo al tocco e Cooper fece scorrere con cautela il suo pollice lungo le sue nocche screpolate; le dita di Blaine erano diventate più lunghe, osservò, anche se tutto il resto di lui non si era cresciuto poi più di tanto.

L'ultima volta che era rimasto seduto vigile in un ospedale era stata un paio di anni prima, quando Blaine era stato colpito da una terribile influenza intestinale durante le vacanze invernali e aveva bisogno di essere tenuto sotto flebo; il cuore di Cooper si era fermato per un lungo, rivoltante momento quando aveva visto Blaine svenire, i suoi occhi roteare all'indietro e il suo corpo collassare sul pavimento.

Aveva un'aspetto così penoso: vomitava incontrollabilmente dentro alla padella che l'infermiera aveva lasciato lì per lui, poi svenne una seconda volta e finì con l'addormentarsi e dormire per ben tredici ore di fila. Cooper aveva trascorso la notte al suo fianco, stringendo la sua mano appiccicosa e asciugando il sudore dalla sua fronte con un panno umido.

La volta prima ancora era stato alla sua nascita, e lui era così nervoso, così spaventato all'idea di far male a quel piccolo neonato urlante e con la faccia rossa che si trovava fra le braccia di sua madre. Gli avevano lasciato tenere in braccio Blaine, dopo che era stato lavato e nutrito; Cooper si era messo a sedere su una delle seggiole e suo padre gli aveva messo quel fagottino scalciante fra le braccia.

" Sostieni la testa" fu ciò che pensò, perchè lo aveva letto in uno dei libri di sua madre.

Blaine lo aveva guardato di nuovo, i suoi occhi grandi e spalancati, intenti a fissare tutto e niente; Cooper aveva fatto scorrere un dito lungo la sua guancia paffuta, ridendo quando Blaine si era voltanto istintivamente verso il tocco, la sua bocca rossa e rotonda che succhiava senza emettere realmente alcun suono.

Adesso lo stava toccando con molta attenzione; gli sarebbero rimaste delle cicatrici, questo lo sapeva, visibili e nascoste, e Cooper avrebbe fatto tutto ciò che fosse stato in suo potere per aiutarlo a guarire. E questo significava che sarebbe ritornato a casa, in Ohio. Sarebbe ritornato da suo fratello, che adesso aveva bisogno di lui più che mai. Avrebbe potuto trasferirsi dalla Columbia e andare alla Ohio State University: lì avevano un eccellente programma scolastico, era certo che sarebbe riuscito a trovarne uno adatto a lui. Ed era solamente ad un'ora e mezzo da Westerville; era abbastanza vicino.

Si chiese come stesse Josh, se anche lui era stato ferito così gravemente, se si trovava in ospedale anche lui; se i suoi genitori fossero riuniti attorno al suo letto, tremando per l'agitazione e pallidi per la preoccupazione. Avrebbe domandato all'infermiera se Josh si trovasse lì e quali fossero le sue condizioni, perchè sapeva che Blaine avrebbe domandato di lui quando si sarebbe svegliato.

Cooper rimase lì, goffamente ricurvo su quella sedia, entrando ed uscendo da un sonno inquieto, fino a che Blaine finalmente non arricciò le proprie dita attorno alle sue.








N.d. A:  * Il senso del braccio appeso al collo (spero si capisca) è che il braccio di Blaine dovrebbe essere ingessato e tenuto fermo da una specie di fascia. Lo so, è una precisazione ovvia e io sono cretina...quindi facciamo finta di niente! xD 
 

**  " As if it's a fender bender and not a train weck " è un termine che non avevo assolutamente idea di come tradurre, ma il cui senso vorrebbe essere all' incirca quello di considerare qualcosa con minore serietà ed importanza di quanta ne abbia effettivamente. So che quello che ho scritto non c'entra moltissimo...ma credo che almeno renda l'idea. 


Ok...questo capitolo è stato un colpo al cuore per voi, vero?!
Io credo di aver pianto in maniera a dir poco indecente, ma questo ovviamente non è una novità...non per i miei standard almeno! xD
Sono incredibilmente turbata per quello che ho letto su Cooper e sulla 3x15, perchè ho dovuto dire addio a tutti i miei sogni di vedere i due fratelli così felici ed uniti, proprio come in questa fan fiction! Ma vabbè, sono fiduciosa e sono certa che alla fine tutto si sistemerà! x3

Alla settimana prossima, un bacione. :)
  
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