Scena Quinta: II Atto.
Li
riapro sentendo la testa pesante, dovuta forse al pulsare della ferita, e la
presenza dei miei genitori aggiunta a quella di Nicola mi fa rilassare appena.
<<
Non lo fare più! Mai più! >>
Quasi
lo urla, Nicola, facendomi sentire in colpa. Dannatamente in colpa.
I
miei genitori gli lanciano un sorriso comprensivo anche quando si accascia
contro la parete pesca della mia camera nascondendo il volto tra le mani. Non
piange, ma mi sento colpevole nei suoi confronti di qualcosa a cui non so dare voce.
Mia
madre mi prende una mano nella propria sorridendo in modo tremolante e mio
padre mi accarezza la spalla in modo convulso. Un uomo estremamente introverso
da sempre, devo ammettere. Un uomo che riesce a mantenere un barlume di
lucidità in ogni occasione.
<<
Tesoro ti fa male la testa. >>
La
sua non è una domanda ma una mera constatazione a cui devo, altrimenti sarei
masochista, assolutamente rispondere di si.
<<
Vado a prenderti un antidolorifico... >>
Contemporaneamente
alla sua uscita dalla stanza il suono del campanello ci distrae, almeno agli
altri a me da solo un’immane fastidio, facendoci tendere le orecchie verso i
rumori del piano sottostante che attutiti non fanno capire quasi nulla.
Contrariamente ai suoi modi di fare sta facendo chiasso, mio padre, anche per
andare ad aprire alla porta dove, ne sono convintissima, mormora un -“Davide”- sorpreso mentre sento il cuore
pompare velocemente e la felicità raggiungere quasi livelli stratosferici.
<<
Tesoro! C’è Davide in compagnia di Sam e Domenico...! >>
Davide.
Un nome. Una persona che sono convinta di non aver mai visto. Una persona che
mi conosce come le proprie tasche - avevo avuto modo di capirlo dalle
visite in ospedale che duravano pochi minuti, sufficienti – come se mi avesse allevata. Un uomo che mi guarda con gli occhi
stracolmi di tristezza, anche adesso che i miei occhi non vogliono minimamente
staccarsi dai suoi e, questa sensazione, è più forte di quella che provo con
Nicola: è bella ma fa anche male come se volessero togliermi il respiro.
<<
Ciccia! Come stai?! Non sei felice di essere uscita?! Ma che hai sembri
pallida! >>
Accolgo
di buongrado la voce della mia migliore amica alzandomi in piedi e
abbracciandola forte.
<< Trattalo con
riguardo. >>
Un
mormorio che parte da Sam che si sposta velocemente, senza darmi il tempo di ribattere,
per salutare i miei genitori con enfasi.
<<
Ciao Mimmo! >>
Abbraccio
il ragazzo di Sam che ricambia con gioia ridendo e alzandomi dal terreno
essendo dannatamente alto.
<<
Caspita ma quanto sei alto? >>
<<
1.75... tu quanto, un metro e una vigorsol? >>
Incrocio
le mani al petto e cerco di non badare alle risate che si sono levate
contemporaneamente.
<<
Ah-ah... divertente. >>
La
mia attenzione cade su Davide, il prof, mentre le sue labbra sono piegate verso
l’alto lasciando intravedere una schiera di denti bianchi come perle e gli
occhi, semisocchiusi, mi lasciano intravedere il colore di un verde intenso
quasi liquido a cui il mio cuore risponde con una capriola.
Avevo
detto strano altre volte, vero?
Continuo
a guardarlo anche quando si accorge dei miei occhi sui suoi che si congelano
lasciando il posto ad uno statico ed inflessibile strato di tristezza.
<<
Buongiorno profe- >>
<<
Davide. >>
<<
Buongiorno Davide, la ringrazio per essere venuto, ancora una volta, a farmi
visita. >>
Sorride sbuffando non facendomi capire.
<<
... Dammi del tu! Mi fai sentire vecchio! >>
Sorrido
a mia volta nascondendo un velo di inquietudine capendo che mi avrebbe voluto
dire altro.
Perché
non l’ha fatto?
Anche
se il punto centrale della visita sono io, i miei genitori chiamano Davide, un
bel nome, fuori dalla stanza mentre io mi spalmo interamente contro Nicola. Ho
fame.
<<
Si ho capito... >>
Mormora
attirandomi a sé ricevendosi delle occhiatacce da parte di Sam e Domenico.
Strano.
<<
Elisa, davvero non ti ricordi nulla? >>
<<
A quale proposito? >>
<<
Davide. >>
Sobbalzo
un poco ma continuo a rimanere di buon umore e con una gran fame.
<<
Non proprio... >>
Automaticamente
a quella frase sento appena che la stretta di Nicola diventa più salda.
<<
Cosa ricordi? >>
<<
Nulla di particolare: sono immagini confuse e rapide. >>
Sam
sbuffa prendendomi il volto tra le mani e costringendomi a guardarla fisso
negli occhi.
<<
Tesoro, mi sapresti descrivere i primi dieci anni della tua vita e il periodo
che va da Gennaio sino ad oggi di quest’anno? >>
Scoppio
a ridere.
<<
Che assurdità, certo! >>
<<
Comincia... >>
Mi
blocco al tono di Nicola che è angosciato. Divincolo le sue braccia da me ed
esco fuori dalla stanza sbattendo la porta per scendere fino al bagno dove
chiudo la porta e penso.
Ci
penso davvero tanto arrivando persino a lasciarmi scivolare contro la parete,
adornata dalle mattonelle bianche, per rannicchiarmi su me stessa e piangere.