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Autore: AngelOfSnow    01/04/2012    1 recensioni
Salve a tutti.
Con questa storia spero tanto di farvi immergere in un mondo non troppo lontano dalla realtà dei giorni nostri.
La protagnista si ritroverà a fare i conti con le "Gocce di memoria" scombussolate dalla presenza di un uomo a cui deve molto dando modo al loro passato di fondersi per divenire un unico futuro.
Dal capitolo:
Della mia vita a Milano ricordo solamente il volto sfigurato dal tempo di un bambino.
Nient’altro, a parte che mi trovavo spesso a casa sua per colpa del lavoro dei miei genitori e che fosse oramai parte integrante di quella vita: una vita che sinceramente amavo da ogni punto di vista perché non avevo la consapevolezza di quello che avrei realmente lasciato dopo.
Adesso, che ho compiuto 16 anni, non posso fare a meno di domandarmi “chi” e “cosa” rappresentasse per me, anche se so per certo che nessuno mi avrebbe detto alcunché. Eppure sono ottimista pesando che il mio passato mi abbia formata a come sono oggi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scena Quinta: II Atto.

Scena Quinta: II Atto.

Li riapro sentendo la testa pesante, dovuta forse al pulsare della ferita, e la presenza dei miei genitori aggiunta a quella di Nicola mi fa rilassare appena.

<< Non lo fare più! Mai più! >>

Quasi lo urla, Nicola, facendomi sentire in colpa. Dannatamente in colpa.

I miei genitori gli lanciano un sorriso comprensivo anche quando si accascia contro la parete pesca della mia camera nascondendo il volto tra le mani. Non piange, ma mi sento colpevole nei suoi confronti di qualcosa  a cui non so dare voce.

Mia madre mi prende una mano nella propria sorridendo in modo tremolante e mio padre mi accarezza la spalla in modo convulso. Un uomo estremamente introverso da sempre, devo ammettere. Un uomo che riesce a mantenere un barlume di lucidità in ogni occasione.

<< Tesoro ti fa male la testa. >>

La sua non è una domanda ma una mera constatazione a cui devo, altrimenti sarei masochista, assolutamente rispondere di si.

<< Vado a prenderti un antidolorifico... >>

Contemporaneamente alla sua uscita dalla stanza il suono del campanello ci distrae, almeno agli altri a me da solo un’immane fastidio, facendoci tendere le orecchie verso i rumori del piano sottostante che attutiti non fanno capire quasi nulla. Contrariamente ai suoi modi di fare sta facendo chiasso, mio padre, anche per andare ad aprire alla porta dove, ne sono convintissima, mormora un -“Davide”- sorpreso mentre sento il cuore pompare velocemente e la felicità raggiungere quasi livelli stratosferici.

<< Tesoro! C’è Davide in compagnia di Sam e Domenico...! >>

Davide. Un nome. Una persona che sono convinta di non aver mai visto. Una persona che mi conosce come le proprie tasche - avevo avuto modo di capirlo dalle visite in ospedale che duravano pochi minuti, sufficienti come se mi avesse allevata. Un uomo che mi guarda con gli occhi stracolmi di tristezza, anche adesso che i miei occhi non vogliono minimamente staccarsi dai suoi e, questa sensazione, è più forte di quella che provo con Nicola: è bella ma fa anche male come se volessero togliermi il respiro.

<< Ciccia! Come stai?! Non sei felice di essere uscita?! Ma che hai sembri pallida! >>

Accolgo di buongrado la voce della mia migliore amica alzandomi in piedi e abbracciandola forte.

<< Trattalo con riguardo. >>

Un mormorio che parte da Sam che si sposta velocemente, senza darmi il tempo di ribattere, per salutare i miei genitori con enfasi.

<< Ciao Mimmo! >>

Abbraccio il ragazzo di Sam che ricambia con gioia ridendo e alzandomi dal terreno essendo dannatamente alto.

<< Caspita ma quanto sei alto? >>

<< 1.75... tu quanto, un metro e una vigorsol? >>

Incrocio le mani al petto e cerco di non badare alle risate che si sono levate contemporaneamente.

<< Ah-ah... divertente. >>

La mia attenzione cade su Davide, il prof, mentre le sue labbra sono piegate verso l’alto lasciando intravedere una schiera di denti bianchi come perle e gli occhi, semisocchiusi, mi lasciano intravedere il colore di un verde intenso quasi liquido a cui il mio cuore risponde con una capriola.

Avevo detto strano altre volte, vero?

Continuo a guardarlo anche quando si accorge dei miei occhi sui suoi che si congelano lasciando il posto ad uno statico ed inflessibile strato di tristezza.

<< Buongiorno profe- >>

<< Davide. >>

<< Buongiorno Davide, la ringrazio per essere venuto, ancora una volta, a farmi visita. >>

 Sorride sbuffando non facendomi capire.

<< ... Dammi del tu! Mi fai sentire vecchio! >>

Sorrido a mia volta nascondendo un velo di inquietudine capendo che mi avrebbe voluto dire altro.

Perché non l’ha fatto?

Anche se il punto centrale della visita sono io, i miei genitori chiamano Davide, un bel nome, fuori dalla stanza mentre io mi spalmo interamente contro Nicola. Ho fame.

<< Si ho capito... >>

Mormora attirandomi a sé ricevendosi delle occhiatacce da parte di Sam e Domenico. Strano.

<< Elisa, davvero non ti ricordi nulla? >>

<< A quale proposito? >>

<< Davide. >>

Sobbalzo un poco ma continuo a rimanere di buon umore e con una gran fame.

<< Non proprio... >>

Automaticamente a quella frase sento appena che la stretta di Nicola diventa più salda.

<< Cosa ricordi? >>

<< Nulla di particolare: sono immagini confuse e rapide. >>

Sam sbuffa prendendomi il volto tra le mani e costringendomi a guardarla fisso negli occhi.

<< Tesoro, mi sapresti descrivere i primi dieci anni della tua vita e il periodo che va da Gennaio sino ad oggi di quest’anno? >>

Scoppio a ridere.

<< Che assurdità, certo! >>

<< Comincia... >>

Mi blocco al tono di Nicola che è angosciato. Divincolo le sue braccia da me ed esco fuori dalla stanza sbattendo la porta per scendere fino al bagno dove chiudo la porta e  penso.

Ci penso davvero tanto arrivando persino a lasciarmi scivolare contro la parete, adornata dalle mattonelle bianche, per rannicchiarmi su me stessa e piangere.

 Non ricordo nulla.
   
 
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