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Autore: isfinejustcarryon    01/04/2012    2 recensioni
I nostri beniamini hanno avuto questa idea a parer mio insulsa e allora ho pensato : perchè non farne una storia?
A mia difesa posso dire che è per ingannare il tempo, ma è solamente un arrampicarsi sugli specchi quando so benissimo che la grammatica con me non fa altro che litigare.
Beh buona lettura, sconosciuto\a lettrice\ore 8)
"Qualcosa suggerì alle due ragazze che il telefono veniva passato, perchè si udirono parole disconnesse e qualche protesta prima che una voce ben precisa rispondesse. “Allora?”
Joan strinse le mani a pugni mordendosi le labbra per l'euforia della vittoria pregustando già una bellissima chiacchierata con poca simpatia. Prese un profondo respiro, dandosi un minimo di contegno. “La mia domanda è questa, lo sai che sei un deficiente?”
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I nostri beniamini hanno avuto questa idea a parer mio insulsa e allora ho pensato : perchè non farne una storia?

A mia difesa posso dire che è per ingannare il tempo, ma è solamente un arrampicarsi sugli specchi quando so benissimo che la grammatica con me non fa altro che litigare.

Beh buona lettura, sconosciuto\a lettrice\ore!

 

(:

 

La strada è deserta e l'aria estiva rovente, mi sembra di ardere mentre indirizzo i miei passi verso una direzione ben precisa.

Mentre cammino osservo il quotidiano paesaggio che conosco da dieci anni, niente è cambiato, ogni cosa è al suo posto come i giocattoli sparsi nei giardini dove i bambini sono soliti scorrazzare ; ma oggi fa troppo caldo anche per quello.

Un sorriso mi increspa le labbra quando scorgo poco lontano da me un cancello di legno scuro, fin da quando ne ho il ricordo è sempre rimasto aperto.

Mi limito ad abbassare il chiavistello e a spingerlo così da farlo cigolare, probabilmente per via di questo rumore familiare il mio arrivo ormai è alla luce. "Tom, sono qua."

Sbuffo una leggera risata mentre richiudo il cancello alle mie spalle e mi sistemo la tracolla sulla spalla, aggiro la bella casa fino ad arrivare sul retro dove un giardino curato mi accoglie con la sua piscina.

A bordo di essa vi è la ragione della mia visita. "Dovreste seriamente mettere dell'olio su quei cardini, lo sai An?"

Voltandosi a guardarmi la cascata di capelli color grano si riversa alle sue spalle lasciando così vedere il suo viso, mi sorride. "So che me lo dici tutte le volte, ti basta?"

Lascio cadere la tracolla mentre rido, mi avvicino e appoggio le ginocchia sulla sua schiena premendo appena. "Lo sai che se spingo un pelino di più finisci in acqua, mh?"

Porta una ciocca di capelli dietro un orecchio stringendo appena le labbra in un'espressione minacciosa, sebbene tutto quell'impegno la faceva sembrare solamente tremendamente adorabile e innocua. "Tom Kaulitz, non pensarci nemmeno."

Gli rivolgo indistintamente un'aria di sfida inarcando un sopracciglio prima di indietreggiare appena, con un movimento dei talloni mi levo le scarpe e chinandomi faccio sparire anche i calzini. La guardo di sfuggita prima di sedermi di fianco a lei e immergere le gambe, fino alle ginocchia, nell'acqua.

Rimaniamo in silenzio ad osservare entrambi le increspature limpide che si fanno largo all'interno della piscina per via della mia intrusione, il sole ci riscalda e poi, come se ci fossimo messi d'accordo, ci facciamo scivolare all'indietro stendendoci sul verde prato.

Mi volto a guardarla, ha gli occhi chiusi e sotto alla luce dorata i suoi capelli brillano più del solito, come se sapesse che la sto guardando apre gli occhi e li indirizza su di me. "Tutto occhei?"

Il suo mezzo sorriso mentre mi pone quella domanda mi fa fare lo stesso, le sorrido e annuisco appena guardando i suoi occhi grigi.

Un moto di malinconia mi stringe il petto mentre chiudo gli occhi sospirando, continuo a tenerli chiusi desiderando che questo momento duri per sempre e poi, inaspettatamente, succede qualcosa.

Sento l'aria attorno a me farsi più fredda, i miei piedi non sono più immersi nell'acqua ma sono asciutti.

Faccio scorrere le mani dove ci dovrebbe essere il prato e non avverto più la sua morbidezza, lentamente e con il cuore che scandiva ogni singolo sussulto per via della tensione che avevo, apro gli occhi.

Sono ancora nel giardino di An, lo conosco, lo riconosco e sono ancora sdraiato sul prato.

Intorno a me tutto è oramai vecchio, il giardino non è stato curato ed ora si vede solo della siccità, la piscina è completamente vuota come il mio fianco.

Mi tiro su e guardo i miei piedi sospesi sopra il pavimento della piscina dove ora l'unica sostanza che vi è dentro è la polvere.

Non riesco a capire che cosa mi sia successo, non riesco a capire che cosa è successo a An.

I miei vestiti sono diversi, le miei mani sono callose e una barba incolta colora i miei zigomi.

Passo una mano sulla mia testa e sento scorrere sotto le mie dita i miei capelli intrecciati alla perfezione in tante piccole treccine.

Realizzo quello che sto passando: sono invecchiato.

Un cigolio proveniente alle mie spalle mi distrae, mi alzo in piedi e mi infilo le scarpe prima di voltarmi.

Sotto al portico della casa, sul vecchio dondolo vi è una ragazza che ha sicuramente la mia età.

Mi avvicino mentre ricambia il mio sguardo, ha gli occhi grigi e i capelli neri corti ; ha un corsetto nero coperto da un giubbotto di pelle dello stesso colore, le lunghe gambe sono fasciate in uno stretto paio di jeans mentre i piedi calzano perfettamente degli stivali che le arrivano fino al ginocchio.

Mi passo una mano sulla fronte sentendomi confuso e frastornato mentre salgo quell'unico scalino per salire sul portico.

Conosco benissimo quegli occhi, non potrei mai e poi mai scordarmeli dal momento che mi hanno accompagnato per gran parte della mia vita, ma il resto di lei mi è completamente sconosciuto.

Nostalgia, tristezza, amore, rabbia, emozioni che si incontrano e si scontrano ripetutamente in me mi abbattono appannandomi la vista che solo con le successive lacrime riesco a recuperare.

Mi siedo al suo fianco in un muto silenzio respirando pesantemente per l'agitazione.

Lei mi guarda e poi con una semplicità e una ingenuità disarmante mi sorride. "Tutto occhei?"

Il mio cuore ha preso a trivellarmi il petto, mentre cerco di recuperare la mia voce che non so dove sia finita.

Tergo le lacrime dalle guance inspirando ed espirando a pieni polmoni. "Che cosa è successo An?"

Si sposta una ciocca di capelli neri con un gesto veloce mentre l'aria intorno a noi, inspiegabilmente, incomincia a farsi sempre più fredda. I suoi occhi mi scrutano vacui e con una luce inquisitoria, mentre le mie orecchie vengono inondate dal suono della sua voce priva di quel calore che mi faceva sorridere. "Tu mi hai dimenticato, tu mi hai abbandonata."

Spalanco gli occhi non riuscendo a capacitarmi del fatto che lei possa pensare davvero una cosa del genere, continua a ripetere come una cantilena quelle parole incominciando a far dondolare il dondolo ; cerco di parlare ma dalla mia bocca non esce nessun suono.

La frustrazione sale velocemente in me mentre continuo a sentire quelle dolorose parole e senza riuscire a spiegare, a controbattere.

La guardo disperato e allungo una mano verso il suo viso che all'improvviso è diventato irraggiungibile.

Tutto è ancora più confuso, più cerco di avvicinarmi a lei più lei si allontana.

Quando a mala pena la riesco a vedere e a sentire il suono della sua cantilena, la voce mi ritorna come un fiume in piena. "Aspetta. Non andartene via, ti prego. Posso spiegarti tutto, aspetta. . .aspetta An, ti prego. ."

 

 

"TOM!"

Il chitarrista aprì di scatto gli occhi sollevandosi completamente dal letto, respirava affannosamente e ad occhi spalancati si incominciò a guardare in giro con timore ; spostò lo sguardo sul fratello che era seduto di fianco a lui con la fronte corrugata in una smorfia di preoccupazione poi, con un gesto si levò la canottiera che aveva addosso medita di sudore.

Bill gli appoggiò una mano sulla fronte e poi negò con la testa, sospirò osservandolo scrupolosamente. "Tutto occhei?"

Quella domanda fece voltare di scatto il gemello, rimase a guardarlo per diversi minuti senza che l'altro protestasse. "An lo diceva spesso. . ricordi?"

Il cantante non sapeva bene che cosa dire data la situazione ma si limitò ad annuire debolmente. "Si, in pratica lo diceva in qualsiasi momento, credo che non se ne accorgesse nemmeno. .sta di fatto che per un certo periodo avevo incominciato a dirlo pure io, me ne sono ricordato qualche giorno fa ripensando alla nostra infanzia."

Tom si appoggiò allo schienale del letto annuendo, si passò la lingua sulle labbra per inumidirle, improvvisamente si erano fatte secche e così anche la sua gola che dovette schiarire. "L'ho sognata."

Decidendo che era il caso di mettersi comodi, Bill, si alzò e facendo il giro del letto si sedette appoggiandosi allo schienale di fianco a lui. "Raccontami il sogno. . ."

Il fratello sollevò lo sguardo sul soffitto mentre raccoglieva le idee e poi, con una leggera inclinazione nella voce prese a raccontare al gemello quello che aveva appena finito di sognare, interrompendosi di tanto in tanto come se stesse facendo un notevole sforzo.

Alla fine del racconto Bill si prese un momento prima di parlare, come a voler raccogliere tutte le idee e temesse di sbagliare qualche parola. “Tom, io credo che questo sogno dimostri quanto tu ti senta in colpa nei suoi confronti. So bene anche io come sono andate le cose, come David ci abbia chiuso ogni tipo di rapporto sociale, inclusa Joan. Lei sa solo metà della storia, conosce solo il suo punto di vista e questo può essere un punto a tuo favore!”

Tom gli rivolse un sorrisetto amaro. “Da quello che ho notato direi che il mio punto di vista non lo vuole neanche lontanamente conoscere, tu che dici?”

Il fratello fece un gesto vago con la mano come a voler scacciare via le ultime parole che aveva sentito pronunciare. “Ora, vuoi o non vuoi risolvere questa situazione?”

Il chitarrista emise un lungo lamento facendosi scivolare giù dallo schienale del letto e si mise il cuscino sulla faccia borbottando qualcosa di indistinto.

Bill sorrise serafico a quella visione, sebbene gli volesse un gran bene doveva ammettere che vederlo in quelle condizione per una ragazza lo compiaceva e non poco. Battè una mano sulla sua coscia producendo uno schiocco debole. “Anyway, l'unica persona che ci può aiutare in questa impresa sai bene chi è, quindi andiamo a parlargliene.”

Come pervaso da un'irrefrenabile energia Tom si scaraventò giù dal letto buttando all'aria coperte e cuscino, si voltò a guardò il suo gemello come se fosse pazzo. “No, lui no.”

 

 

Non ci penso neanche. Non esiste. Per nessuna ragione al mondo io vi darò i contatti di Joan Frederick.”

Mentre Tom si voleva uccidere con il primo oggetto che trovava, Bill si alzò fronteggiando il manager. “David, io non te lo sto chiedendo, lo sto pretendendo. .non so se ti è ben chiaro il concetto.”

L'uomo inarcò le sopracciglia guardandolo divertito. “Sei serio?”

Quella domanda non fece altro che innescare la bomba che fece saltare i nervi del cantante che per tutta risposta assottigliò lo sguardo. “Non immagini quanto. Ora, dimmi tutto quello che sai.”

David Jost serrò le labbra in una smorfia irritata. “La risposta è sempre no. Non voglio che quella ragazzina rientri nelle vostre vite, è una palla al piede, non vi gioverebbe affatto.”

Il gemello del chitarrista si concentrò per non prenderlo a schiaffi e quello che fece fù tirarlo per un orecchio e farlo voltare verso Tom, il poveretto se ne stava seduto con una faccia cadaverica a fissare il vuoto. “Dimmi Dave, lo vuoi ancora un chitarrista? Perchè sai, io rivorrei indietro mio fratello e farei di tutto per farlo riprendere. Tutto.”

Il manager non mancò di notare il tono con cui aveva detto l'ultima parola e deglutì rumorosamente prima di sospirare scansandosi dal cantante. “Potrei denunciarti per minacce, lo sai vero? Comunque, tu credi seriamente che gli servirà per stare meglio? L'avete vista solamente due volte ed è passato solamente un mese e Tom sembra un sottaceto. Per me peggiorerà.”

Oh sta zitto per una volta e dimmi tutto quello che sai, che se la sbrighi da solo, è grande e vaccinato per queste cose!”

Con riluttanza l'uomo aprì un cassetto della sua scrivania e tirò fuori una scatola, levò il coperchio e la spinse verso il cantante che gli stava di fronte dalla parte opposta. “Qui c'è tutto, le vostre vecchie schede telefoniche con i vecchi numeri, gli indirizzi e-mail, le vie. . .anche quelle nuove, non so perchè ma ho sempre pensato che un giorno vi potessero servire queste informazione, è tutto quello che ho.”

Bill si voltò verso il fratello con un sorriso raggiante. “Visto, ce l'abbiamo fatta!”

Tom lo guardò qualche secondo come per voler avere una qualche conferma, magari si stava immaginando tutto e nemmeno lo sapeva, poi si alzò e si avvicinò al tavolo guardando dentro quella scatola rettangolare non troppo grande. Sospirò come se si fosse liberato di un grosso peso e sollevò gli occhi sul manager con sguardo pieno di speranza. “Grazie mille Dave, davvero.”

Chiuse la scatola e prendendosela in grembo con attenzione uscì dalla stanza lasciando indietro il fratello, quest'ultimo lo seguì con lo sguardo prima di andargli dietro.

Quando mise la mano sulla maniglia della porta venne richiamato dalla voce di Jost. “Ricordati solo di una cosa Bill, Tom è grande e vaccinato per molte cose, ma non per questa. Non sa a cosa sta andando in contro e si farà molto male, lo sai anche te.”

Il cantante rivolse all'uomo un sorriso dolce annuendo flebilmente. “Lo so, ti ringrazio David.”

Uscì dallo studio chiudendosi la porta alle spalle, lasciando il loro manager sprofondare nella propria poltrona di pelle.

 

 

Erano seduti nel loro soggiorno e stavano entrambi fissando la scatola che era stata appoggiata nel basso tavolino davanti a loro.

Tom si sfregò una mano sulla barba incolta prima di tornare a torturarsi le dita dal nervoso, in uno scatto di irritazione Bill si alzò e sollevò il coperchio adagiandolo di fianco. “Forza, che aspetti?”

Il fratello gli sorrise come un ebete, andò a prendere velocemente il suo vecchio cellulare e dopo aver aperto una busta con sopra scritto il proprio nome gli inserì la sua vecchia scheda. Collegò l'apparecchio al carica batterie e lo accese meravigliandosi del fatto che si ricordava ancora il codice.

Bill nel frattempo era andato in camera e aveva recuperato anche lui il suo facendo poi la stessa cosa, gli si era seduto accanto e ora lo guardava. “Beh, premi quel benedetto pulsante per aprire la rubrica. .coraggio!”

Come una macchinetta Tom rispose a quei comandi e la rubrica gli si aprì sotto agli occhi, il numero che stava cercando era proprio lì davanti, il primo di tutto il resto. “Magari ha cambiato numero. .”

Sospirando il gemello premette il pulsante per avviare la chiamata, a quanto pareva le loro ricariche telefoniche non erano state esaurite, e il telefono incominciò a squillare tra le mani di Tom che dopo qualche secondo se lo portò all'orecchio. Attese incrociando involontariamente le dita di una mano quando una voce gli rispose. “Pronto?”

Buttò immediatamente giù e appoggiò di scatto il cellulare sul tavolino sfregandosi le mani per via del sudore. “Non ha cambiato numero e in questo momento mi sento un'idiota patentato.”

Bill scoppiò a ridere fragorosamente e gli mise con dolcezza una mano sulla spalla. “Sei solamente nervoso, è normale! Ora che sai che non ha cambiato numero, quando ti sentirai pronto potrai parlarci.”

Per tutta risposta il gemello gli rivolse un'occhiataccia. “Non è normale, è An cavolo! Deve essere normale ma invece non lo è, non capisco.”

Il cantante sorrise a quelle parole. “Non c'è nulla da capire Tom, è banale la risposta che non vuoi dire e non vuoi sentirti dire. In ogni caso, direi che è ora di pranzo!”

Detto questo si alzò e dopo aver recuperato il telefono di casa ordinò da mangiare lanciando occhiate al fratello che aveva preso il suo cellulare e stava chiamando qualcuno.

Tom rise tra sé e sé con aria beffarda sebbene era ancora un po' teso, lo si poteva notare dalla mano che sfregava ripetutamente sul suo ginocchio. “Ehi Hobbit! Come ti vanno le cose?”

Dall'altro capo del telefono si potevano sentire delle voci di sottofondo probabilmente dovute a una televisione accesa. “Tom! Tutto bene e tu?”

Il chitarrista si stravaccò sul divano rilassandosi parzialmente sempre con un sorriso sulle labbra. “Oh alla grande, indovina, ho una grandiosa notizia!”

La risata dell'amico si sentì forte e chiara. “Vediamo, ti sei fatto finalmente quattro ragazze nello stesso momento?”

No, a quello ci sto ancora lavorando!”

E allora quale sarebbe questa grandiosa notizia?”

Ho il numero di An!”

Probabilmente il bassista stava immagazzinando le parole siccome Tom se la stava ridendo della grossa per via del silenzio all'altro capo del telefono. “Riprenditi bello mio. .”

Fanculo Tom! Come hai fatto?”

Alzandosi dal divano occhieggiò la scatola davanti a lui con un mezzo sorriso. “Bill è riuscito a convincere David a ridarci le nostre vecchie schede telefoniche e così. .”

Georg sbuffò una risata. “Riesce sempre a stupirmi il tuo gemello, beh non vorrai mica tenerti quel numero tutto per te, vero?”

Stupendo di gran lunga Bill, il fratello sorrise. “Assolutamente no, hai carta e penna che così te lo lascio?”

Si poteva intuire che l'amico aveva detto di si perchè Tom prese il vecchio telefono e si mise a dettare il numero della loro vecchia amica prima di tornare a prestare attenzione alla loro conversazione. “Bene, dai, allora ci vediamo la prossima settimana.”

Pochi secondi dopo riattaccò e si voltò a guardare Bill lo stava guardando basito. “Beh? Che è quella faccia? Sembra che hai visto un fantasma!”

Il fratello sospirò negando con la testa prima di andare in cucina ad apparecchiare. “Secondo me voi, specialmente te, non sapete minimamente che cosa vuol dire usare il cervello.”

Tom lo raggiunse appoggiandosi allo stipite della porta osservandolo, senza lasciarsi sfiorare dall'idea di aiutarlo. “Perchè? Sai bene che io e Georg amiamo la competizione.”

Il cantante sollevò eloquentemente lo sguardo su di lui e vedendo che la sua espressione non cambiava alzò gli occhi al cielo. “Prima di tutto da quello che si può vedere è bellamente impegnata con uno strafigo, ma questo a voi non interessa perchè siete delle teste di cazzo. Seconda cosa e più importante, ti ricordo fratello caro che An aveva una cosmica cotta per Georg da piccola, tutto questo potrebbe fargliela riprendere. Quindi, permettimi di congratularmi con te, hai scelto decisamente l'avversario sbagliato questa volta da bravo coglione quale sei.”

Tom lo stava fissando con sguardo vacuo, le ultime parole del fratello si stava insinuando nella tua testa a velocità stratosferica e dopo averle ben immagazzinate si voltò verso il muro, ci appoggiò la testa con un lamento. “Cazzo.” 

   
 
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