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Autore: Aphasia_    01/04/2012    0 recensioni
Spesso la mancanza di coraggio ci porta a fare cose che non sono proprio da noi, persino mentire, o fingere di essere chi non si è. Questa è la storia di Emma, ma non è solo la sua, è quella di tutte quelle ragazze che non sono riuscite a dichiararsi, ad aprirsi verso l'amore. Questa è la storia di chi ha tirato fuori il peggio di sè solo per la paura di essere sè stessa, di chi alla fine non ha avuto un lieto fine, solo per il fatto di non aver agito e di essere stata alla fine, vittima del suo stesso destino.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Il succo della saggezza umana consiste nel tirar in lungo le cose, nel dire no per dire infine si: perchè le generazioni si tengono veramente in pugno solo a forza di fumo negli occhi.. "(tratto da" A ritroso" di K.J. Huysmans)




Ma in fondo, la cosa giusta..esiste? E se esistesse, quale sarebbe? Ci sarebbero quindi dei canoni precisi secondi i quali dovremmo basare le nostre scelte, per farle diventare giuste? Che ne posso sapere io, che scrivo? Assolutamente niente. Ma la cosa più terribile è che nessuno lo sa. E questo non può che farci impazzire. La cosa ancora più terribile è forse il fatto che questa mancanza di risposte è l’unica cosa che ci unisce saldamente all’umanità, il sottile confine tra essere e non esistere. So che se sembra l’ennesimo cliché ,che la vita è difficile e che è così che deve essere, che se non fosse così difficile il mondo sarebbe solo l’impero della noia e dell’inettitudine. Sarebbe perciò come dire, in una maniera sadica, che la sofferenza..ci tiene occupati. E’ di cattivo gusto ammetterlo, ma è esattamente così. Pensateci bene. Cosa faremmo se fossimo sempre e solo felici? Non ci basterebbe esserlo, vorremmo sempre di più, senza averlo. E arrivati a quel punto, ci stancheremmo di tutta quella felicità, di quella vita che non ti mette mai alla prova, di quelle chance che non capiteranno mai e nelle quali non scoprirai mai quanto forte puoi essere, con quanta velocità puoi rialzarti dopo le sconfitte. Un ‘eterna strada a senso unico, quella che conosciamo da una vita, affidabile, pulita, con quel vicinato insopportabile ma dopotutto gentile. Ma invece dobbiamo arricchire ogni giorno il nostro palato di nuovi sapori, e la dolcezza dei lieti eventi sono accompagnati spesso dall’amaro della tristezza, dall’aspro della delusione, dal salato della sopportazione. Convivono insieme in uno stesso organo, stanno male insieme, ma in qualche modo funzionano. Non è così che si dice anche per le persone, quando stanno insieme? Semplicemente..funzionano. Ed è così anche per il male della vita, stona nella nostra storia, contraddice la soavità dei colori pastello del nostro quadro, li rovina, ma ci affascina, funziona, la sua esistenza ormai non ci da più fastidio, la accettiamo ma allo stesso tempo ce ne lamentiamo. Dolce e amaro. Insieme. E’ un po’ come mangiare del pane. Che sapore ha al primo morso? E se lo si continua a masticare? Lui cambia. Tutto cambia. Il bene diventa male e il male, a volte, diventa bene. Per questo la cosa giusta non esiste, perché esiste il male che diventa bene, che si traveste da bene, che ci sembra bene ma magari non lo è. E se per lui lo fosse? E per l’altro ancora invece no? La risposta giusta non esiste perché il giusto non esiste. Esistono solo risposte, quelle che dobbiamo trovare ogni giorno della nostra vita, mentre combattiamo per farci piacere quei due sapori che insieme non stanno davvero bene, ma che in qualche modo…bisogna gustare.

Caro Diario,
come posso prendere una decisione se i ricordi non mi lasciano in pace? Come faccio a decidere se dire la verità se non riesco a non pensare alla sua faccia. Da una parte gli posso garantire la felicità, la ragazza cui vuole bene, e dall’altra posso garantirgli la verità. Ho solo quella. Che altro ho da dargli? E cos’ha invece lei da dargli? Se devo ammetterlo, mi viene quasi da piangere. Lei ha tutto. Un amore più sincero del mio, perché provato per la prima vera volta, ma in un modo completamente diverso dal mio, quasi fosse un bisogno irrinunciabile. Non come il mio, una paura , la continua ricerca di un motivo per fare quel grande passo, ovvero confessarmi. La verità è che lei è pronta per l’amore. Io no. Lei ha tutto, si. Uno spirito libero, la sicurezza, la consapevolezza di essere ricambiata, di essere bella per qualcuno, e dopotutto forse..se lo merita. Sto male, caro diario. Sono felice, in un modo che non so spiegare né a te né a me stessa, per loro. Ma è una felicità strana, che forse non può definirsi nemmeno tale, perché le immagini che mi piombano in mente dicono altro. Parlano di lui, dei suoi ricordi, del mio sorriso mentre lo vedevo bere dalla fontana, nella fermata del bus del cimitero, all’uscita da scuola, della mia ansia ogni volta che il suo sguardo si dirigeva anche solo per un attimo verso di me. Cosa faccio? Pensavo. Erano tutti piccoli momenti di perfezione, tutto ciò che avevo. Solo ricordi. Possono bastarmi? Voglio di più? Voglio davvero fare qualcosa che non è da me? La verità è sempre la cosa giusta, no? Ho troppe domande, e poche risposte, caro diario, e se non rispondo alla più importante non potrò rispondere alle altre. Chi sono io?
Posso concedervi, ora che ci penso,un ‘unica distinzione , quella tra le nostre scelte e le scelte che gli altri fanno per noi. Una delle due è la più frequente. Indovinate quale?

-E lei, signora, cosa avrebbe scelto? Chiedo io, mentre esco come ogni giorno di casa. La signora mi guarda dalla sua sdraio, nel giardino della casa accanto, con quel suo sguardo saggio e vispo che gli ho sempre inviato. Ha l’aria di una donna che la sa lunga, sulle questioni di cuore, ma non volevo addentrarmi troppo con le domande personali. Dopotutto qui si tratta di Emma, è la sua storia che conta.
-Beh, ciò che avrei scelto io non conta tanto, lo sa. Perché io non sono Emma, sono una vecchietta che deve vivere con 500 euro di pensione. Che ne posso sapere dell’amore e del fare la cosa giusta? C’è solo una cosa che le voglio dire. Ragionare, quando si tratta di maschi, è totalmente inutile. Ride, poi fissa il cielo mattutino e non mi parla più. Non le chiedo più niente, sorrido anche io, perché in fondo, non c’era altro da dire, e ciò che era stato detto, era solo la verità, e quella basta sempre.

Conversazione telefonica tra Emma e Marzia. Sera.
-Emma, io non so davvero che dirti. Stavolta non so che dirti. Devo scegliere tu.
-Ogni volta che devo vedermela con me stessa, perdo. E’ matematico.
-Puoi perdere tutte le volte che vuoi, sei sempre tu l’avversaria. C’è tempo per vincerti, no?
-Tutta la vita, e anche oltre. Così dicono. Immagino comunque che la posta in gioco sia la mia o la sua felicità.
-Perché dici così? Come se tu non possa essere felice senza quello li!
-E’ proprio questo il punto! Non lo saprò mai se è lui che mi potrebbe fare felice, primo perché sta con Dana, secondo perché non lo conosco nemmeno così bene.
-Ti sei risposta da sola. Tu non lo conosci, Emma. Sei innamorata di un’idea, e ti ha fatto soffrire abbastanza.
-E se avessi ragione? E se tentassi?
-Vuoi dire la verità? Umiliarla? Bene! Allora fallo!
-Ho detto “ e se..”
-Senti, a me non mi interessa cosa farai. Qualunque cosa tu decida andrà bene. Sono solo preoccupata delle conseguenze, se dovessi scegliere lui. Non voglio che tu resti delusa se lui non dovesse essere come ti immaginavi.
-Infatti lui NON è come immagino io. Ma per qualche strano motivo non riesco a togliermelo dalla testa.
-L’attrazione non basta, Emma. Ricordatelo. Perché se bastasse, avresti già la tua risposta.


Si dice che il giorno del proprio compleanno succedano le cose più incredibili. Li chiamano miracoli. Altri le chiamano solo coincidenze. Qualunque sia il loro nome (e forse non lo hanno), accadono. Ma Emma pensava che non c'era un giorno in particolare in cui dovessero accadere. Eppure quel giorno, quando compì 17 anni, successe. Odiava le feste di compleanno, e nonostante avesse esplicitamente detto di non volere niente, specialmente torte e il coro dei "tanti auguri a te", la madre non aveva saputo resistere. Le aveva fatto un dolcetto con un candelina rosa sopra. Un compromesso, aveva detto, scusandosi.
Emma fissò la candelina accesa e ne sentì il calore quasi accusatorio. Doveva esprimere un desiderio quindi? Non era così semplice. Se davvero avesse espresso quel desiderio, e se davvero questo si fosse avverato (come è credenza ricordare), allora avrebbe senz'altro distrutto una coppia, la fragila vita amorosa appena costruita di una ragazza perennemente insoddisfatta. Volevo davvero questo per Dana? Il calore sembrò quasi aumentare a quel pensiero, come se la candelina attendesse famelica quel desiderio..
Mi hanno insegnato a stare attenta a ciò che desidero, perchè potrebbe avverarsi... aveva pensato Emma.
Potrebbe avverarsi. E se il desiderio potesse coincidere con la mia scelta? pensò ancora Emma.
Si avverebbe davvero, si, perchè è una mia scelta, e la metterò in atto. E' questo che vuol dire esprimere un desiderio, fare un patto con il destino, promettergli di prendere una decisione, e poi, semplicemente, affidargliela.
Emma chiuse gli occhi e sorrise. Soffiò forte e sperò davvero di aver deciso la cosa giusta.



Emma aprì il pacchetto, sbuffando. Sapeva che anche Marzia non avrebbe resistito, le avrebbe fatto un regalo alla fine. Quando vide il contenuto si pentì di aver disprezzato il gesto della amica. Era bellissimo. Era un ciondolo, di quelli che si aprono e che si usavano una volta, per metterci dentro le foto dell'amato che era partito per la guerra.
-Grazie disse Emma commossa.
-Giralo. disse Marzia e sorrise.- So che ti piacciono le cose un pò francesi, e la signora che me lo ha venduto dice che quella scritta è francese, almeno credo..
Emma girò il ciondolo e ancora più commossa lesse la frase incisa..

Car nous voulons la nuance, pas la couleur, rien que la nuance, et tout le reste est litérature..

-Dio. E'...bellissimo. disse Emma, e pensò che quella frase era fatta a posta per lei. Era il segno che aveva fatto la cosa giusta. Strinse il medaglione al petto. Era la fine.
-Hei, pronto? Dai! Me lo dici ora cosa vuol dire? chiese impaziente Marzia.
-E tu mi hai comprato qualcosa senza saperne nemmeno il senso? rispose Emma lanciandole un cuscino.
-Ero sicura che fosse carino, me lo sentivo.. è così vero? Che dice? chiese ancora una volta Marzia, acchiappando al volo il cuscino.
-Dice che vogliamo sempre la sfumatura e mai il colore. Spesso la sfumatura è proprio il dettaglio che dovremmo osservare di più... rispose Emma, assorta. E pensò che era vero, per lei. Aveva avuto bisogno di quel desiderio, per capire. Aveva capito che la differenza tra un desiderio e una scelta era il vincolo. La scelta, si avvera per davvero, perchè era di un destino tra le mani che si parlava. E che cos'era in fondo un desiderio? Era come una lettera a Babbo Natale... Sarebbe mai stata letta?
La differenza..era proprio lei. Aveva il potere di scegliere, e non l'aveva capito.
-Oh mamma...hai...deciso? Cosa? meditò Marzia prima di chiedere.
-Conosci la risposta. Penso che tu l'abbia sempre saputo. rispose Emma compiaciuta.
-Cara Emma. Sei ufficialmente una non-debole. disse solenne Marzia. E l'ufficialità della cosa sembrò essere reale, almeno..dal momento in cui quella candelina era stata spenta.



Dana era seduta nel suo stesso banco, come sempre, mentre parlava con le sue amiche. Era felice. Si sentiva più leggera dopo aver parlato con Emma, una sensazione di sollievo che non provava da tempo, insieme a quella di aver fatto qualcosa di onesto, di amare senza sentirsi in colpa.
Si girò e incontrò lo sguardo di Chris. Si sorrisero, e sembrò quasi che non si vedessero da giorni. Dana arrossì, e pensò che qualcosa era davvero cambiato. Non si era mai sentita così. Il cuore fece un battito in più. Ciao Amore.. pensò Dana, e salutò quella sensazione con una gioia mai provata prima.
Quando si rigirò per incontrare ancora una volta lo sguardo di Chris, famelica, ne trovò un altro davanti a sè, quello che aspettava da giorni. Emma.
Non ebbe il tempo di dire niente, perchè la risposta c'era sempre stata, dentro Emma, dentro Dana, ma nessuna delle due era riuscita a dirla. Emma perchè non l'aveva compresa subito, Dana perchè se ne vergognava, pensava di pretendere troppo da lei dopotutto, avendole pure "rubato" il "ragazzo". Pensava che non avrebbe mai deciso a suo favore.
Si dice che il giorno del proprio compleanno succedano le cose più incredibili. Li chiamano miracoli. Altri le chiamano solo coincidenze. Qualunque sia il loro nome (e forse non lo hanno), accadono.
Non era più il giorno del compleanno di Emma, ma il miracolo accadde lo stesso. Aveva preso la sua scelta, e non importa che fosse giusta o sbagliata, l'aveva presa lei. Da sola. Aveva solo dovuto capire, e dopo la candelina e il medaglione, l'ultima decisiva conferma arrivò dallo sguardo di Chis, da come aveva guardato Dana. Non mi guarderà mai così- pensò sospirando- e nonostante tutto, non posso farci niente. E' successo. Così aveva preso un respiro profondo, e stavolta da esso era subentrato il coraggio, che aveva sapore di mele fresche, forte, deciso, e succoso. Era andata da Dana e le aveva detto ciò che aveva capito, e in fondo ciò che aveva sempre saputo di dover fare.
-Siete veramente una bella coppia- le disse Emma, e le sorrise dal profondo del cuore. Poi ne se andò.
Dana non disse niente, sorrise, ma le parole proprio non le uscirono. Non erano necessarie.


Caro diario,
Dovevo capirlo nel modo più banale possibile, non è vero? In fondo è sempre così che si prendono le decisioni importanti, che si capiscono le cose. C'è chi le prende sotto la doccia, chi prima di dormire. Io invece ho dobuto compiere 17 anni. Astuto. Non so come sentirmi, non sento niente. Ma il vuoto che sento tuttavia non è lo stesso di prima. Non mi fa affatto male. Anzi...è piacevole, dà un caloroso senso di pace, di tranquillità. Mi mancava... Molti hanno pensato che quel mio sorriso fosse falso, e non gli do torto. Ma loro non c'erano dentro mè, non sapevano cosa provavo. Non era invidia, caro diario. Non so nemmeno come spiegartela quella sensazione, non era nemmeno gioia.
Io la chiamerei speranza. Si, speranza. Ho preso quella decisione, e l'ho preso nell'esatto momento in cui ho spento quella candelina rosa. Sai perchè? Perchè almeno qualcuno doveva avere l'amore, ma solo chi davvero lo meritava. E sebbene Chris e Dana lo avessero trovato nell'inganno, diciamo, lo meritano. Ho visto come si guardano, e se lo meritano.
L'ho fatto, e ora mi godo questa pace, tra gioia e dolore. Chissà perchè..sto bene.
Ho pensato che in fondo sono loro la mia candelina. Magari il mio gesto, un giorno, farà avverare un desiderio. Un desiderio vero, per davvero.

  
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