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Autore: Lady of Lorien    28/10/2006    6 recensioni
Ultimo atto della guerra contro Voldemort. Tutti hanno una ragione per combattere. Remus Lupin più di chiunque altro.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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pubblico Premessa

La mia vena di scrittrice non poteva restare inattiva ancora per molto...Dopo un tentativo fallito per mille motivi diversi con una fanfiction sulla coppia Draco/Ginny che è rimasta ferma per tempo immemorabile e che ho deciso di eliminare, ho pensato di riprovarci; scrivere mi piace troppo e condividere quello che scrivo con altri mi piace ancora di più, quindi...recensite e fatemi sapere cosa ne pensate di questa fanfiction!
Mi impegno a tenerla aggiornata con costanza...enjoy this story!
Lady of Lorien

Disclaimer: i personaggi di questa storia, fatta eccezione per alcuni di mia invenzione, non sono miei ma di proprietà di J.K. Rowling, e tutti i diritti sono suoi.


Combatterò per te

Prologo

La contea del Surrey, nei dintorni di Londra, è una zona generalmente tranquilla.
A volte, capita che i giornali e le tv locali si occupino di qualche piccolo furto con scasso o sequestro con scopo di riscatto; molto più raramente, a riprova del fatto che questa contea è un luogo rispettabile, si sente parlare di omicidi.
Quando nulla di tutto ciò accade, l’unico sostentamento dei media è la cronaca rosa; così, la vita di personaggi dello spettacolo più o meno famosi troneggia indisturbata sulle prime pagine dei quotidiani, oppure intrattiene donne di diverse fasce d’età incollate ai talk-show, ad appassionarsi di intrighi e vicende che mai hanno avuto e difficilmente potranno sperare di avere.
I reporter si contendono con le unghie e con i denti i pochi scoop che giungono dalla capitale riguardo agli strani avvenimenti che hanno preso il via circa un anno prima, e venderebbero l’anima per avere un servizio di cronaca coi fiocchi.
Forse stanno per essere accontentati.

Capitolo 1.
A werewolf

<< Mamma, ci dobbiamo proprio andare dagli zii? >>

La voce di un bambinetto di sei anni pigola insistentemente nell’abitacolo di una Vauxhall nera, che sfreccia rapida e silenziosa su una strada di campagna.
La donna al volante della macchina lancia un’occhiata stupita e veloce nello specchietto retrovisore. Riesce a malapena ad incrociare lo sguardo del figlio, immerso nella penombra del sedile posteriore e con la fronte appoggiata al finestrino.

<< Dan, tesoro, come mai questa domanda? Ti è sempre piaciuto andare dagli zii >> afferma lei, confusa e anche un po’ preoccupata << So che questa volta è un po’ più tardi rispetto al solito, ma Dorking dista solo mezz’ora da casa nostra...sono sicura che per le dieci al massimo saremo a casa >>

<< Non è per questo...mi piace Dorking e mi piacciono anche gli zii...mi fanno sempre tanti regali! E’ che stasera c’è la luna piena >> spiega il bimbo, con aria solenne

<< E quindi? >> domanda la madre di rimando, ora decisamente disorientata

<< Ci sono i lica...lican...gli uomini lupo, insomma, in giro per la brughiera >> continua Dan, come se fosse la cosa più logica da pensare in una situazione simile.

Per un attimo nella macchina cala il silenzio

<< Che sciocchezza, Dan...e sentiamo, questa chi te l’avrebbe raccontata? >> chiede la donna, sollevata e pronta ad insultare mentalmente chiunque abbia inculcato nella testolina di suo figlio un’idea simile.

Sa bene che Dan è un bambino molto suscettibile, e soprattutto con un’immaginazione assolutamente sfrenata. Una volta era bastato che suo cugino gli raccontasse che la bambola di porcellana che campeggiava sopra il camino nel loro salotto era in realtà una bambola assassina; come se ciò non fosse stato sufficiente, aveva rincarato la dose e aveva aggiunto che forse, quella notte stessa, sarebbe venuta a cercare proprio lui. Il piccolo si era talmente suggestionato che, proprio quella notte si era precipitato in salotto e l’aveva letteralmente distrutta. Così, i suoi genitori avevano detto addio ad almeno centocinquanta sterline di un pezzo d’antiquariato.

“Dopo quello che è successo con quella meravigliosa bambola, ci manca solo che qualcuno lo convinca dell’esistenza dei licantropi...” pensa lei, scocciata

<< C’era scritto nel libro che mi ha regalato papà... >>

“Oh, perfetto! Allora mio marito è un completo idiota...”

Ricacciando indietro l’irritazione che sta avendo libero sfogo nei suoi pensieri, la madre cerca di tranquillizzarlo. Non è proprio dell’umore giusto per assecondare queste stupide fantasie, né tantomeno è disposta a rinunciare ad una visita a sua sorella solo perché c’è la luna piena. No, un ragionamento simile le sembra assolutamente assurdo.

<< Tesoro, la sai una cosa? Credo che tu ormai sia abbastanza grande da poter cominciare a fare una distinzione fondamentale tra ciò che è reale e ciò che non esiste e non esisterà mai >>

Niente da fare, l’irritazione trapassa dai suoi pensieri alle sue parole, e i suoi modi sono più bruschi di quanto gli volesse far comprendere. Riprende a parlare dopo un attimo, mostrandosi più dolce.

<< Quello che ti voglio far capire è che non sempre tutto quello che c’è scritto nei libri è reale. Per esempio, il libro che ti ha regalato tuo padre non racconta cose vere, come non le racconta il libro delle fate che certe volte leggiamo alla tua cuginetta Sarah. Gli uomini lupo sono un’invenzione della fantasia >>

Durante tutta la predica della mamma, Dan la guarda dritto negli occhi per mezzo dello specchietto retrovisore

“La mamma non mi ha mai detto bugie” pensa lui, leggermente tranquillizzato “però...”
<< Me lo prometti? >> domanda allora, inarcando un sopracciglio. La donna gli sorride di rimando, divertita dall’espressione seriosa assunta dal figlio.

<< Certo amore mio, te lo prometto. Niente uomini lupo a Dorking >>

***

Poco dopo, la Vauxhall nera parcheggia nel vialetto curato di una villetta su due piani.
Dan salta subito giù dalla macchina, di nuovo felice di essere arrivato dagli zii. Corre ad aprire il bagagliaio e prende una scatola di dolcetti fatti in casa.

<< Bravo, Danny, portala subito a zia Amber...sarà felicissima di poterli mettere in tavola per quando avremo finito di cenare >> gli dice soddisfatta la donna, scompigliando i corti capelli castani del figlio in un gesto d’affetto, forse anche per farsi perdonare il repentino cambiamento di umore avuto un momento prima.
Sorride, quando sente la sorella affacciarsi sulla soglia della porta ad accogliere il nipote

<< John, puoi venire un attimo alla porta? C’è un giovanotto che non conosco con una deliziosa scatola di dolci fatti in casa tra le mani...lo facciamo entrare? >>

<< Ma come, zia! Sono Dan! >> protesta vivamente il bambino, mentre viene raggiunto dalla madre, che gli appoggia le mani sulle spalle

<< Dan? Accidenti come sei cresciuto! Non ti riconoscevo nemmeno >> esclama Amber, dandogli un affettuoso bacio sulla guancia e facendolo entrare << E tu, Kat, cosa mi racconti? E’ da un pezzo che non ci vediamo... >> aggiunge lei, abbracciando la sorella

<< Tanto per cominciare ti porto i saluti di mio marito...E’ stato promosso a capo redattore, quindi stasera è a Londra per lavoro... >>

<< Wow, quindi ci sono novità...bene! Entra pure, altrimenti ti congeli...C’è un caldissimo sfornato di patate che vi aspetta...John stasera si è sbizzarrito! >>

***

<< Era tutto buonissimo, Amber >>

Kat si allunga leggermente sulla sedia, rilassata. Nella sala da pranzo c’è un tepore gradevolissimo...l’atmosfera è rallegrata dalla presenza di Dan, che non la finisce più di parlare, e da quella della cuginetta Sarah, che si dibatte sul seggiolone e ogni tanto canticchia felice.

<< Te l’ho già detto, è tutto merito del mio maritino...si è impegnato perché fosse tutto perfetto per voi... >>

<< Ma smettila... >>

<< No, seriamente...Qui a Dorking si sta tranquilli, forse troppo...i vicini si fanno sempre i fatti loro e se non fosse per i bambini di Barbara che ogni tanto vengono qui a giocare con Sarah, sembrerebbe di vivere in una città fantasma! >>

Kat reagisce con un’alzata di spalle, e comincia a sparecchiare la tavola

<< Andiamo in salotto a guardare un po’ di televisione? >> propone John, alzandosi anch’esso << Che ne dite bambini? >>

Per tutta risposta, Dan batte le mani e si lancia verso la sala, mentre Sarah fa un grande sorriso e tende le braccine in avanti, aspettando di essere presa in braccio dal padre.

Appena giunto in sala, il bambino rimane un attimo sulla porta: un sinuoso gatto marrone lo sta fissando, acciambellato sul bracciolo di una delle poltrone di pelle.

<< Che c’è, Danny? Perché non vai a sederti? >> domanda sua madre, mentre sta aiutando la sorella a portare alcune pentole nell’attigua cucina

Dan non risponde, limitandosi ad indicare il gatto, che ora li sta fissando tutti incuriosito.

<< Oh >> esclama Amber, sorridendo << Lui. E’ un gatto che mi ha portato a casa John...è così tenero! Non avevo il cuore di lasciarlo in mezzo alla strada >>

Il bimbo allora si avvicina lentamente all’animale; è letteralmente ipnotizzato dai suoi occhi marroni, screziati d’oro attorno alla pupilla verticale. Si siede sulla poltrona e comincia ad accarezzarlo.

Per tutta la sera, Danny coccola quel meraviglioso gatto, mentre gli adulti commentano un programma alla televisione, e Sarah si è addormentata. Improvvisamente, l’animale volta di scatto la testa, e fissa il giardinetto di proprietà degli zii, ben visibile dalle finestre del salotto, ma immerso nel buio; Dan non fa in tempo ad individuare con lo sguardo cosa possa aver attirato l’attenzione del gatto, che quello è già sparito zampettando in corridoio.
Terribilmente incuriosito, lo segue

<< Dan, lascia in pace quel gatto >> lo rimprovera assonnata sua madre

Il bambino si immobilizza sulla soglia della cucina, tenendo sempre d’occhio l’animale.

<< Ma no Kat, non ti preoccupare...lui adora i bambini...Piuttosto, mi dicevi di tuo marito... >>

Dan considera il permesso della zia come un via libera e, senza pensarci due volte, segue il micio nel giardinetto fuori dalla cucina.
La differenza di temperatura tra l’interno della casa e l’esterno è decisamente notevole, ma il bimbo non ci fa proprio caso: è soltanto curioso di sapere cosa ha attirato l’attenzione di quel meraviglioso animale.
L’erba sotto i suoi piedi scricchiola in modo sinistro, e tutti i rumori della casa si affievoliscono sempre di più, a mano a mano che il gatto lo conduce sul fondo del giardino.
Sulla sinistra c’è una siepe e un cancelletto, che separa la proprietà di Amber e John da quella dei vicini. Dan sa che questi ultimi possiedono un parco, e gli zii gli hanno sempre detto di non entrarci mai, perché è “proprietà privata”.
D’altra parte il gatto ha già superato la siepe con un agile balzo, e le luci nella casa dei vicini sono tutte spente

“Forse non c’è nessuno...” pensa lui, mentre sbircia da sopra il cancelletto il parco immenso: il gatto si è fermato vicino ad un albero, e sembra che lo stia invitando con lo sguardo a seguirlo.

Preso allora da un impeto di coraggio, e con un piccolo sforzo, Dan scavalca la porticina di legno e piomba direttamente nel parco dei vicini. Un paio di fili della sua sciarpa si sono impigliati in un chiodo arrugginito, ma lui non vi bada; è letteralmente rapito dal paesaggio desolato che gli si para davanti.
Alla sua sinistra si stende una distesa di erba fredda, sulla quale aleggia una nebbiolina argentea, e alla sua destra c’è un piccolo bosco. Nel celo limpido brilla la luna piena.
Il bambino è scosso da un brivido: il micio si sta dirigendo verso il bosco.
In quella situazione, i racconti del libro di suo padre sugli uomini lupo tornano a colpire la sua immaginazione con violenza. Cerca di ricordarsi che sua madre gli ha promesso che quelle creature non esistono, e giunge ad un patto con se stesso: se il gatto si inoltra troppo nel bosco, allora non lo seguirà ma tornerà a casa, sperando che la mamma o gli zii non si siano accorti della sua “fuga”.
Comincia così ad introdursi in mezzo agli alberi, e per un breve tratto di strada segue il guizzo della coda dell’animale; all’improvviso, sente un rumore dietro un cespuglio, e si volta di scatto verso destra: non gli sembrava che il gatto avesse preso quella direzione.
Tuttavia, vede un paio di occhi brillanti nascosti tra le foglie, che lo fissano

<< Allora, micino, hai trovato... >>

Dan si interrompe bruscamente. Un rantolo giunge dalle fronde; in breve si trasforma in un ringhio basso, disumano. Un muso allungato con due zanne affilate spunta dal cespuglio.
Per un momento si sente solo un rumore leggero: l’animale dietro il cespuglio lo sta fiutando.
Il bambino si sta preparando alla fuga; sposta il piede destro all’indietro in modo impercettibile...ma la bestia gli è addosso in un attimo.
Dan non fa nemmeno in tempo a gridare.

***

<< Amber, credo che per noi sia ora di andare >> esclama Kat, guardando l’ora << Non vorrei che Danny si stancasse troppo...a proposito, dov’è? >>

<< Non lo so...prova a vedere in cucina >>

<< Dan, tesoro...lo so che quel gattino ti piace molto, ma ora dobbiamo andare! >>

Kat si infila il soprabito, e dà un’occhiata in cucina. La porta di vetro che conduce nel giardinetto è aperta.

<< Oh no...Dan, rientra subito in casa, che fuori fa freddo! Dan? >>

<< Kat, che c’è? Dan è uscito? >>

<< Sì, dev’essere qui fuori... >>

Kat si precipita in giardino, leggermente ansiosa. Di suo figlio non c’è traccia

<< Forse è qui in casa >> le urla la sorella dalla cucina, vedendo anch’essa il giardinetto vuoto

<< No... >> mormora Kat, troppo piano per essere udita. Ha notato i fili della sciarpa impigliati nel chiodo.

Amber nota solo il suo movimento repentino verso sinistra

<< Kat? Kat dove vai?! >>

La donna scavalca rapidamente il cancelletto, e si trova davanti allo stesso paesaggio desolato, ammirato e temuto poco prima dal figlio.
Nel prato non c’è anima viva.

“Non può essere entrato nel bosco...” pensa febbrilmente la donna, torcendosi le mani in un gesto nervoso. Dopo un attimo di esitazione, muove qualche passo in mezzo agli alberi

<< Dan? >> chiama con voce tremante << Dan se lo stai facendo apposta stai certo che quando ti trovo passerai un brutto... >>

L’urlo di Kat squarcia l’aria immobile della tarda serata, con tutta la forza di quello che avrebbe dovuto essere l’urlo di Dan.

***

In un paio d’ore la zona vicino all’abitazione di Amber e John pullula di agenti in divisa della polizia locale. Fortunatamente è troppo tardi per i giornalisti, ma avranno tutto il tempo di occuparsi della faccenda l’indomani.
Il capo della polizia è appena uscito dal bosco, con un’espressione di pietà e terrore dipinta sul volto.

<< Dubito che l’autopsia ci potrà dire qualcosa >> mormora l’uomo, spegnendo la torcia con un colpo secco << Comunque, occupatevene voi >> intima a due agenti, scossi da un brivido di paura << Tra poco arriverà l’ambulanza...risparmiamo alla madre la vista del cadavere una seconda volta >>

I due annuiscono, e il capo rimane da solo con un altro uomo

<< Ha qualche idea su cosa sia successo, capo? >>

Quello si gratta la testa, pensieroso

<< Temo che sia stato qualche cane randagio, Finn...il bambino era così piccolo, che credo non ci sia voluto molto a... >> tronca la frase a metà, passandosi una mano sul volto

<< Un cane randagio...sì... >>

L’agente volge le spalle al capo, e raccoglie un ciuffo di peli grigi rimasti impigliati ad un ramo basso di un albero. Li nasconde in una tasca della giacca.

***

Londra. Quartier Generale degli Auror

Rufus Scrimgeour si sta aggirando in una delle stanze del Quartier Generale, come un leone in gabbia

<< Come se non avessimo già abbastanza problemi! >> ringhia, in direzione di alcuni Auror che lo stanno ascoltando << Adesso queste bestiacce attaccano anche senza preavviso, senza premeditazione! Tutto questo non mi convince...Colui-che-non-deve-essere-nominato ha sempre dei piani ben precisi, e i licantropi sono sotto il suo stretto controllo...Finn, ha qualche informazione utile? >>

<< Sì signore...gli agenti Babbani hanno già archiviato il caso, convinti che il bambino sia stato ucciso da un cane randagio...io ho trovato questi peli impigliati in un ramo >> risponde prontamente l’Auror infiltrato, mostrando il ciuffo di peli

<< Molto bene. Sono di Greyback? >> domanda seccamente il Primo Ministro

<< Non mi sembra. Ma per accertamenti li possiamo mandare al reparto di analisi >>

<< Certo. Se ne occupi lei, Finn. Al lavoro, voi altri. Non dobbiamo più farci trovare impreparati. Voi-sapete-chi sta attaccando su più fronti, e non possiamo permetterci un’altra distrazione simile. Gli attacchi ai Babbani sono spregevoli...Al lavoro! >>

***

Dorking.

Come previsto, i giornalisti si sono avventati sul caso del piccolo Dan con un interesse morboso.
I poliziotti hanno rinunciato a perlustrare la zona, cosicchè nessuno si è accorto della presenza sospetta di un uomo nel cuore del bosco.
E’ nudo, rannicchiato contro un albero.
Piange, trema e sembra sconvolto.

Quell’uomo è Remus Lupin.

  
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