Estate 1215. Campo di addestramento
dei Cavalieri della
Croce Blu, nei pressi di Avignone.
Il corpo dei Cavalieri della Croce
Blu era stato fondato
quindici anni prima da Papa Innocenzo III, e accoglieva al suo interno
soldati
provenienti da tutta Europa. Avevano ruoli di appoggio agli eserciti
locali, ma
agivano anche come corpo di polizia, affiancando
l’Inquisizione e il Tribunale
Pontificio, eseguendo indagini per loro conto.
Oliver era un giovane ufficiale.
Aveva 17 anni, ed era
entrato nel corpo dei Cavalieri della Croce Blu quando ne aveva appena
12,
iniziando come stalliere e scudiero, ma facendo carriera grazie alle
sue
conoscenze tra i Templari. Infatti suo padre era stato un Cavaliere del
Tempio,
e grazie a questo era diventato dopo poco l’ufficiale di
collegamento tra i due
corpi armati.
Il giovane Oliver Du Nam era nel
grande cortile interno del
campo di addestramento, e si stava allenando nel combattimento col
bastone,
assieme al suo collega e amico, l’ufficiale inglese John
Scott.
Il ragazzo era magro e agile, e
riusciva a schivare buona
parte dei colpi che il nerboruto quarantenne inglese tentava di
infierirgli.
Aveva appena atterrato Scott, quando Carlo, un ufficiale italiano,
nativo della
Repubblica di Firenze, superiore diretto di Oliver, corse a chiamarli.
“Il comandante Broyles ci
vuole a raccolta!” esclamò.
I due lottatori scattarono in piedi e
lo seguirono al punto
di raccolta.
Il comandante Broyles era un uomo
alto, sulla cinquantina.
Era francese, ma si vociferava fosse figlio di un Moro, per via della
sua
carnagione scura. Attese che tutti fossero arrivati e, finalmente,
parlò.
“Ci hanno chiamato per una
indagine alla Sacra di San
Michele, quelli che chiamerò facciano un passo avanti e
preparino i loro
cavalli, partiremo tra poco. Gli altri aspetteranno qui.”
disse, guardando uno
per uno tutti i soldati.
Oliver attese, ma il suo nome non
venne chiamato. Appena il
gruppo si fu disperso corse dietro il comandante.
“Signore! Vorrei
parlarle…” lo chiamò. L’uomo
si voltò per
guardarlo e il giovane si identificò “Oliver Du
Nam, ufficiale di collegamento
con i Cavalieri del Tempio, signore. Posso chiedere perché
non sono stato
chiamato?”
“Non credo ci sia bisogno
di voi, Collegamento.” rispose,
spicciamente, Broyles.
“Io invece credo di
sì. Cosa crede che penseranno i
Templari, quando verranno a sapere che uno dei loro santuari
è al centro di una
nostra indagine?”
“Va bene, ragazzo. Se ci
tenete tanto a venire, allora
preparate le vostre cose e sellate il vostro cavallo. Partiamo tra
poco.”
ordinò l’uomo, infine si allontanò.
Dopo poco si misero in viaggio. Due
sere più tardi erano
arrivati alla sacra di San Michele; vennero accolti
dall’abate priore, che li
condusse immediatamente dal monaco speziale.
“Ci dica tutto.”
lo incitò Broyles.
“E’ meglio se
guardate da voi… mettete questi.” disse lo
speziale, passando al gruppo di soldati dei pezzi di stoffa da usare
come
mascherine. Quando furono pronti li condusse nella zona più
fredda della Sacra.
Il monaco aprì la porta
che li separava da ciò che andavano
a vedere e subito vennero investiti da un odore nauseabondo di carne in
putrefazione.
Oliver si premette il drappo sul naso
e sulla bocca,
guardandosi intorno. Sul pavimento erano stesi, in fila, i corpi di una
quindicina di uomini. Sulle loro pelli erano evidenti i segni della
peste.
“La peste
nera…” sussurrò il ragazzo, sconvolto.
Il monaco annuì.
“Come l’abbiano
presa è un mistero. In nessuno dei borghi
dove questa carovana è passata ci sono focolai di
peste.”
“La mano del
Demonio!” esclamò Carlo, avvicinandosi al
giovane Du Nam.