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Autore: cescapadfoot    02/04/2012    5 recensioni
"Angel of mercy, how did you find me?
How did you pick me up again?
Angel of mercy, how did you move me?
Why am I on my feet again?
And I see you…
And I feel you…"
[One Republic_Mercy]
spin-off dei capitoli 32 e 33 della mia long "Always" su Lily e James, dove sono descritti i momenti post funerale dei genitori di Lily e poco dopo che James e Lily si sono messi insieme.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'We will live to fight another day [James Potter/Lily Evans]'
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AVVERTENZA:   questa one-shot è uno spin-off dei capitoli 32 e 33 della mia long "Always" su Lily Evans e James Potter; potete comunque leggerla anche se non avete letto la mia storia, in alcuni punti è (quasi) del tutto comprensibile anche a un lettore esterno. Buona lettura!



NEXT TO ME

Lily guardò quella lapide per la prima volta; quella lapide che lei mai avrebbe voluto vedere così presto, con quei nomi incisi: Harry Theodore Evans ed Elizabeth Camille Gilberstone in Evans. A colpirla fu quella scritta rossa sotto le date di nascita e di morte.

Abbiamo lasciato questa terra, ma non i vostri cuori.

Forse non li aveva persi per sempre, si disse la ragazza ingoiando a vuoto per cacciare indietro le lacrime e i singhiozzi.
Fu davanti alla loro tomba che Lily prese quella decisione: non si sarebbe arresa. Mai. Non avrebbe permesso ai Mangiamorte di scalfirla ancora, di tentare di ucciderla. Avrebbe combattuto per se stessa, per mondo magico, per i suoi amici…per James.
Formulava quei pensieri per non dover pensare alla morte dei suoi genitori, quasi stesse volando a vuoto, quel vuoto che trovava meglio piuttosto che la scelta di dover continuare ad affrontare il dolore della perdita più grande della sua vita.

Flying to nowhere
Is better than somewhere…


Si voltò a guardare dietro di lei i suoi amici, che erano lì a sostenerla. E c’era anche lui a sostenerla.
James.
La guardava, preoccupato e intenerito. E in quel momento si diede della stupida: perché ci aveva messo così tanto tempo a capire? Lily ricambiò il suo sguardo, sentendosi imbarazzata ma completa…e leggera.
Appena fu davanti a lui, abbassò lo sguardo; non sapeva perché, ma non riusciva a reggerlo.
- Beh…- sospirò Lily, guardando a terra.-…è andata.
Si sentì spingere e urtare dolcemente contro qualcosa di morbido e si ritrovò a fissare le righe bianche e sottili della camicia nera di James.
James rimase così, immobile, a stringerla a sé, a inalare il suo profumo leggero; non sapeva cosa gli ricordava, ma era qualcosa che la rendeva un po’ esotica. Poco dopo, le mise un braccio sulle spalle, pilotandola verso gli altri, che la guardavano con supporto.
- Grazie, ragazzi…- mormorò Lily.
- Pucci…- fece Alice, stritolandola letteralmente a sé.
- Alice!- protestò Lily con voce soffocata.- Vuoi partecipare ad un terzo funerale?
- Scusa…- mormorò Alice, sorridendole con fare materno.- Forse dovrei controllare di più i miei abbracci.
- Tu credi?- le disse Mary, mentre abbracciava Lily.
- Frankie mica si lamenta!- puntualizzò la ragazza.- Vero, amore?
- Ehm…certo.- le disse Frank con fare rassicurante, ma sorridendo un po’ divertito e un po’ esasperato davanti ai ghigni idioti e divertiti di Sirius e Remus.
- Alice, posso dirti una cosa?- chiese poi Lily.
- Certo.- rispose lei.- Cosa devi dirmi?
- Soltanto che Celestina Warbeck ha torto marcio.- rispose Lily.- Fottutamente torto marcio.
Era per tutta la durata del funerale che Lily aveva in mente la canzone più depressiva dell’odiata Celestina Warbeck, Total Eclipse of The Heart, e in particolare il pezzo:

Once upon a time
There was light in my life
But now there’s only
Love in the dark…
Nothing I can say,
A total eclipse of the heart.


- Riguardo cosa?- chiese Alice, confusa.
- Scoprilo da sola.- le rispose Lily, sibillina.
- Ti rispondiamo noi.- s’inserì Mary.- Su tutto.
- Belle amiche che mi ritrovo!- finse di scandalizzarsi Alice.
- Se volete una mano ad ammazzare la Warbeck, sono disponibile.- le informò Sirius.
Tutti quanti si diressero verso il cimitero, Lily sempre accanto a James. Si sentiva stranamente leggera, come se una parte del suo fardello fosse stato sbriciolato.
Tuttavia, si notava quanto ci fosse ancora un po’ di tristezza e forse fu per questo che Remus decise di alleggerire in quel modo la situazione…anche perché voleva consumare fredda la sua “vendetta” su Sirius.
- Ehi, James!
- Sì, Rem?
Marlene notò il ghigno divertito sul volto del licantropo, ma aspettò cosa dicesse.
- Ma…- fece Remus, ad alta voce di proposito.-…Sirius e Dorcas?
Lily guardò accigliata prima Remus, poi i due interessati, che erano diventati improvvisamente rossi in viso; e fu allora che notò che erano mano nella mano, ricordandosi inoltre che li aveva visti sempre vicini durante il funerale.
Ovviamente ai due malcapitati non fu risparmiato il terzo grado, ma s’interruppero quando li raggiunsero gli zii di Lily e dei membri dell’Ordine - Kinglsey e la madre di James.
- Siete sicuri?- stava dicendo zio William.
- È anche un modo per evitare di esporci troppo.- stava spiegando Kingsley.- Non si preoccupi, abbiamo visto una tavola calda a pochi passi da voi; verrano con noi anche altri membri dell’Ordine per questioni di sicurezza.
- Kinglsey, di’ la verità.- scherzò James.- Vuoi appartarti con mia madre?
- James!- Dorea gli rifilò una sberla leggera sul capo, sorridendo suo malgrado.- Va’ un po’ meglio, cara?- chiese poi a Lily.
- Un pochino.- rispose Lily, stringendosi nelle spalle.
- Come volete.- disse loro zia Catherine.- Però vi aspettiamo per le quattro, almeno una tazza di thè in compagnia possiamo godercela, no?
- Va bene.- concesse Dorea.- A più tardi.
I due maghi si allontanarono e ci furono le presentazioni con gli altri che non avevano dormito a casa Evans.
- Questo vuol dire che mangeremo in veranda.- disse zia Catherine, sorridendo a tutti loro.- Vi aspettiamo per un quarto a l’una; voi fatevi un giretto.
- Ma zia…
- Lily, hai bisogno di svagarti un po’, soprattutto perché oggi pomeriggio viene il notaio per il testamento.- le disse la zia con dolcezza.- Ragazzi, pensateci voi.- si raccomandò al resto del gruppo.
- Non si preoccupi.- la rassicurò James.
Alla fine, Lily fu costretta ad accettare e a seguirli.

Non sapeva nemmeno Lily come c’erano capitati, ma si ritrovarono al parco giochi.
Lily si sedette su una delle due altalene e James si accomodò su quella accanto, evitando entrambi di guardare le macerie della ditta dove aveva lavorato Harry Evans.
Proprio il ragazzo stava per aprire bocca, Lily lo avvertì sorridendo un po’ triste:
- Prova a chiedermi se sto bene e ti castro.
- Meglio evitare!- rispose precipitosamente James.
Rimasero entrambi in silenzio a fissare le ragazze che parlavano mentre Frank, Remus e Peter ridevano tra di loro e Sirius si era trasformato in Felpato.
- Che cosa farai?- le chiese James, rompendo il silenzio.
Lily si dondolò un pochino sull’altalena, soppesando le parole di James; poi disse decisa:
- Non ritornerò qui. Non me la sentirei.
- E per le vacanze? E dopo che avrai preso il diploma?
- Ci penserò quando sarà il momento, a cosa fare dopo il diploma; e forse passerò il Natale a scuola.
James si morse il labbro, poi le disse in tono definitivo:
- Tu il Natale da sola non lo passi.
- E che dovrei fare?- chiese Lily, guardandolo.
- Vieni da me.- rispose semplicemente lui.
Lily si morse il labbro, sperando di non arrossire; passare il Natale con James Potter?
- Tu e Sirius volete davvero passarlo con un’un acidona come me?- domandò la rossa, ironica.
- Senti, nemmeno a me va come aspettativa, soprattuto perché Sirius di sicuro porterà anche Dorcas e l’acidità sarà doppia!- commentò James, divertito.
Stava cercando in ogni modo di farla ridere, anche di produrre un sorrisetto stiracchiato su quelle labbra che avrebbe tanto voluto baciare ancora.
“Come questa mattina…” pensò un momento il ragazzo, ricordandosi il sapore e la morbidezza delle labbra di Lily.
Lily non disse niente, limitandosi a guardare Felpato che si era aggiudicato le attenzioni di una Dorcas divertita e imbarazzata davanti alle amiche.
- E va bene, James.- concesse Lily.- Verrò da te a Natale.
Se la situazione fosse stata normale, James avrebbe urlato di gioia stile Tartan…Tarban…insomma, come quell’uomo-scimmia Babbano che abitava nella giungla insieme ai gorilla. Ma non poteva per niente, non era il momento adatto; si limitò a sorridere e a mormorare:
- Grazie, Lily…
Lily produsse un sorrisetto; forse non era largo come i suoi soliti sorrisi, forse non era luminoso come quelli che aveva ogni giorno, ma era già qualcosa per lui.
- Prego…- mormorò Lily.
Rimasero ancora in silenzio a guardare Peter che si stava sbellicando dalle risate dopo una caduta molto comica di Frank e Felpato che reclamava ancora le coccole da Dorcas; sentirono la ragazza mormorare distintamente:
- Sei viziato anche da cagnaccio, lo sai?
- Non è una novità!- le urlò James dalle altalene, ghignando nel sentire Sirius ringhiare; ringhio soffocato da qualcosa che teneva in bocca.
- Ma che cavolo…?
- Credo sia un tartufo.- disse Lily.- Di solito se ne trovano qui nel parco.
- Ah…
In quell’istante si sentirono dei chiari rintocchi.
- È ora di andare.- disse Lily, alzandosi.
James la seguì, facendo un fischio agli altri e dicendo a Sirius:
- Muoviti…Tartufo.
James si voltò verso Lily, ma prima che potesse anche solo avvicinarsi a lei sentì un peso molto “morbido” sulla schiena.
- Come mi hai chiamato, cervide?- chiese la voce di Sirius.
- Vuoi ammazzarmi prima di Natale?- gli domandò invece James con voce soffocata.
- Cosa c’entra il Natale, ora?
- Lily lo passerà da noi.
Sirius scese dalla sua schiena, con gran sollievo di James, e commentò:
- E alla notizia non hai urlato dalla gioia stile Tarpan?
- Tarpan?- Lily s’inserì nel discorso, guardandoli interrogativa.
- Sì, Tarpan!- continuò Sirius.- Quel Babbano che vive nella giungla con i gorilla, no?
- È Tarzan.- lo corresse Lily.   
- Lily, scusalo, ma sai meglio di me che ha il vuoto in testa.- le ricordò Dorcas.
- Sì, fa’ come se non ci fossi.- commentò Sirius, prendendola improvvisamente in braccio fra le risate di lei.
- Black, mollami!- ordinò Dorcas fra le risate.
- Peter, la macchina fotografica!- gridò Mary fra le risate.
- Il primo che scatta, schiatta!- li avvertì Sirius.
- Ha fatto anche la rima!- rise James.- Allora non è così scemo!
Lily si lasciò scappare suo malgrado un sorriso: aveva bisogno di una scenetta così, aveva bisogno di ridere e distrarsi, ma soprattutto di non pensare.
Poco dopo arrivarono a casa di Lily e andarono a cambiarsi.
Lily cominciò anche a prendere le cose che si sarebbe portata via da lì.
- Non verrai più qui, allora?- le chiese Mary.
- No.- rispose Lily, scuotendo la testa.- Io…non me la sentirei.
Alice la guardò comprensiva e le chiese:
- E cosa farai, dopo?
- Intanto, James mi ha già invitata da lui per le vacanze di Natale.- rispose Lily, arrossendo vistosamente.
In condizioni normali le altre avrebbero fatto le loro battutine maliziose, Lily lo sapeva benissimo. Si chiese come sarebbe andata se in realtà lei e James fossero riusciti a baciarsi alla festa di Lumacorno; le sembrava un evento avvenuto secoli prima, ormai.
- Che c’è?- chiese Marlene.
- Nulla…- sospirò Lily.- È solo che…beh, sembra siano passati secoli dalla festa di Lumacorno, tutto qui.
Mary e Dorcas si scambiarono uno sguardo: di sicuro stava per succedere qualcosa a quella festa, fra loro due.
- Lily, tranquilla.- le disse Alice.- Non sei sola e non lo sarai mai; ci siamo noi tutti, Frank, i Malandrini, James…
Lily annuì, rimanendo in silenzio e continuando a mettere via le sue cose.
Il silenzio fu rotto da Marlene.
- Ma parlando dei Malandrini…Dorcas?
Lily alzò lo sguardo, curiosa nel vedere Dorcas arrossire vistosamente; e lei non arrossiva mai, in nessuna circostanza. Anche se ormai c’era stato un cambiamento da attribuire ad un certo Malandrino scapestrato quanto James…
- Io…- balbettò Dorcas.- Ecco, noi…lui…beh, è successo e…e basta.
- Secondo te ci basta come risposta?- le chiese Alice, ridendo dolcemente.
- Non è che avete fatto qualcosa di inappropriato sotto questo tetto, vero?- domandò Lily a bruciapelo, dirigendosi verso la porta e poi verso il corridoio.
- Lily!- esclamò Dorcas, arrossendo ancora di più mentre scendevano le scale per il piano di sotto.
Appena scesero, trovarono i ragazzi già cambiati e nella veranda, la tavola già apparecchiata.
- Ah, eccole qua!- esclamò zio William.- Pronte a mangiare?
Le ragazze si misero tutte da un lato e i maschi dall’altro, conversando e ridendo come la sera prima; perfino Lily trovò facile e spontaneo abbandonarsi a quell’allegria, molto più della sera precedente. Era sollevata che i suoi amici fossero lì con lei, che James fosse lì; ogni tanto si scambiavano occhiate di sottecchi che facevano arrossire entrambi, che cercavano di comportarsi nel modo più naturale possibile.
Lily ormai era sicura dei suoi sentimenti verso James; lo amava, non poteva negarlo. Ma c’era un “ma” che l’attanagliava: e se lui non l’avesse voluta perché pensava che voleva essere solo consolata per la perdita dei suoi genitori? Eppure gliel’aveva scritto nella lettera che lei gli aveva lasciato prima di partire.
Ma non sapeva che anche James aveva quegli stessi dubbi; lui era sicuro al cento per cento del suo amore per lei, ma se lei avesse creduto che lui volesse stare con lei solo per consolarla? Eppure non aveva quest’impressione, la vedeva arrossire furiosamente ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano; come nei giorni precedenti, quando Lily era ancora felice perché i suoi genitori erano vivi. Sarebbe stato amore anche da parte sua?

Verso le due e mezza arrivò Petunia con Vernon al seguito.
I presenti sentirono che la tensione era palpabile, fin troppo. James notò lo sguardo di rimprovero e disprezzo che Petunia rivolgeva a Lily, che tentava di ignorarlo; ma era troppo difficile per lei, soprattutto in quella situazione: i loro genitori erano morti e Petunia l’aveva accusata davanti a zia Catherine di essere responsabile della loro morte. Per James la situazione era assurda: erano sorelle! Petunia non poteva avercela con Lily, non poteva incolparla per la morte dei loro genitori.
Dieci minuti dopo arrivò il notaio.
- Direi che possiamo accomodarci nello studio di mio fratello.- disse zio William.- Lily, Petunia?
Le due nipoto si avvicinarono; Petunia disse subito:
- Voglio anche Vernon.
Vernon le fu subito accanto, la sua mole che sembrava metterla in ombra.
- Catherine, ci pensi tu ai ragazzi?- chiese zio William.
- Certo!- rispose sua moglie.- Non preoccuparti, pensate al testamento.
James notò lo sguardo preoccupato di Lily e la guardò intensamente, quasi volesse rassicurarla che tutto sarebbe andato bene; a Lily sembrò bastare, perché varcò le porte scorrevoli in mogano dello studio paterno a testa alta.
I minuti passavano lentamente e i presenti poterono notare quanto lo sguardo di James saettasse sempre verso la porta chiusa dello studio, dove si sentivano le voci soffocate delle persone all’interno.
- Calmo…- gli disse Remus.
- Sono calmo!- sbottò James a bassa voce.
- Ceeerto…- commentò Sirius, alzando gli occhi al soffitto.
Catherine Evans, seduta nel suo angolino, sorrise: la cognata le aveva parlato spesso di quel James Potter e dell’interesse che aveva verso sua nipote e le sembrava un ragazzo sincero e a posto; e aveva notato quanto Lily fosse imbarazzata ogni volta che lui era nei paraggi. E sapeva bene che Lily non arrossiva mai.
Verso le tre e venti la porta dell’ufficio si aprì e ne uscirono William Evans e il notaio, una Lily che aveva l’aria di aver rischiato di venire uccisa, un Vernon corrucciato e una Petunia con uno sguardo assassino negli occhi.
- Grazie ancora, dottor Collins.- stava dicendo William Evans, accompagnandolo all’ingresso.
Appena la porta fu chiusa, zia Catherine chiese:
- Allora, come è andata?
- I soldi di Harry ed Elizabeth sono stati divisi in due parti uguali tra Petunia e Lily.- spiegò zio William.- E hanno lasciato una piccola somma a noi e la casa; direi che però questo riguarda più le ragazze. Cosa volete farne?
- Io ormai abito con Vernon, sono sposata.- ricordò seccamente Petunia.
- Lily?
- Io…- Lily sospirò.-…io non me la sento di ritornare qui, mi dispiace; potete tenerla e farne quello che volete, se Petunia è d’accordo.
- A me basta che tu sparisca di qui!- sbottò Petunia alla sorella.
- Petunia!- esclamò zia Catherine, stupita.- Cerca di essere gentile con Lily
James strinse i pugni, respirando a fondo per calmarsi.
- Perché dovrei essere gentile con la responsabile della morte di mamma e papà?- chiese Petunia con voce alta ed irata.- È soltanto lei la causa di tutto questo, lei è un mostro! Dovrebbe essere morta lei al loro posto!
James si alzò in piedi per protestare, ma fu interrotto da uno schiaffo sulla guancia di Petunia; davanti a lui c’era Lily, tremante di rabbia.
- Ascoltami bene, Petunia; e vedi di non interrompermi.- disse Lily, con voce piena di rabbia.- C’è una guerra nel mio mondo, lo sai bene; io ci ho provato a raggiungere mamma e papà per salvarli, ci ho provato con tutte le mie forze. Ed è questo il rimpianto che mi porterò sempre dietro: non essere stata capace di salvarli. Ma non mi aspetto che tu capisca, non tu che se sei soltanto gelosa di me perché sono una strega e tu no. Quindi, sai che ti dico, Petunia? Impara a crescere, visto che sei ancora un’immatura!
Detto questo, Lily lasciò in fretta il salotto, lasciando tutti attoniti e Petunia boccheggiante; la ragazza andò poi fuori in giardino, seguita da Vernon e da zia Catherine.
James rimase interdetto e al suo posto; voleva andare da lei, ma aveva paura di essere respinto in quel momento.
- Va’ da lei, ragazzo.- gli disse zio William.- Credo che abbia bisogno di te.
Il ragazzo guardò il signor Evans e capì che aveva compreso tutto; così, dopo aver preso un respiro secco, si decise a salire e a dirigersi in camera di Lily. La trovò che stava mettendo nella borsa le ultime cose.
- Lily…
- Ehi…- si limitò a dire la ragazza, senza voltarsi verso di lui per non mostrargli gli occhi che stavano diventando lucidi.
Lily non volle voltarsi per un semplice motivo: non voleva mostrarsi ferita davanti a James; lo era già abbastanza per la morte dei suoi genitori e ora ci si era messa in mezzo anche Petunia, ferendola con le sue parole, nonostante le avesse risposto indietro.
- Tutto bene?- le chiese James, pentendosi poi di quella domanda stupida.
Lily annuì, sedendosi sul letto; poi si voltò, tenendo lo sguardo basso e dicendogli con voce incerta:
- Senti…scusa per Petunia, ma lei…
La ragazza s’interruppe, incapace di dire qualcosa di sensato; non si accorse delle lacrime che le stavano scivolando lungo le guance finchè non sentì James che gliele asciugava, stringendola a sé. Fu a quel punto che Lily si lasciò andare ancora ai singhiozzi, disperata: ora era davvero sola.
James la lasciò sfogare, ritenendo che ne avesse bisogno; poi le prese il mento fra le dita per sollevarle il viso e le disse:
- Ascoltami bene, Lily: non badarla assolutamente; tu hai fatto davvero il possibile per salvarli, e lo sai. Non devi lasciarti scalfire dalle sue parole, vedrai che prima o poi si renderà conto di aver sbagliato e vi chiarirete…sì, che vi chiarirete!- ribadì James vedendola scuotere la testa.- Vedrai che andrà tutto bene. E sappi che non sei sola: ci siamo noi. Certo, forse non saremo mai abbastanza, ma saremo sempre accanto a te, sappilo.
Lily annuì, rifugiandosi ancora sul suo petto che bagnò di lacrime, mentre sentiva che si stavano distendendo parzialmente sul letto; sentì le carezze del ragazzo fra i suoi capelli, sulle sue guance bagnate, sulle sue spalle piccole scosse ancora da sporadici singhiozzi nel tentativo di calmarla e farla smettere di piangere. E lei lo voleva davvero: volev davvero smettere di piangere.
- James…- lo chiamò Lily con voce rotta; sentì che il mento del ragazzo non era più fra i suoi capelli e che la stava ascoltando.- Tu…tu non…non te ne andrai…vero?
James si sentì straziare nel sentire quel tono di voce rotto dai singhiozzi; tuttavia le disse all’orecchio:
- Non me ne andrò, Lily. Rimarrò sempre accanto a te.
Nel sentire quella risposta, Lily si posizionò meglio fra le sue braccia; a poco a poco i singhiozzi di lei si calmarono ed entrambi rimasero fermi lì, in silenzio.
- Grazie…- mormorò Lily con voce ancora un po’ rotta.
James le diede un bacio fra i capelli, cercando di calmarsi: così vicina a lui, così vicino a quelle labbra che voleva baciare…
E anche Lily cercò di controllarsi di nuovo: aveva l’ardente voglia di baciarlo, di sentire di nuovo quelle labbra sulle sue…

Il suono del campanello li riscosse; si erano assopiti.
Lily si alzò dal letto, evitando di guardare James per non arrossire, mormorando:
- Torno subito…
James annuì e scese verso il salotto, dove vide sua madre e Kingsley insieme a Malocchio e al signor Meadowes; e notò che Sirius era leggermente in imbarazzo: l’amico avrebbe dovuto affrontare ora il suocero?
Dei passi affrettati dietro di lui gli dissero che Lily era appena scesa, ora ben ricomposta; dando un’occhiata in giro, notò che Petunia non c’era.
Dopo aver preso il thè ci fu il momento del commiato.
- Se hai bisogno di noi, faccelo sapere, cara.- le mormorò zia Catherine.
Lily annuì, salutandoli e ringraziandoli per quanto avevano fatto, poi uscì seguendo gli altri.
Prima di partire, si fermò a guardare per l’ultima volta la sua casa, il luogo dove aveva passato i momenti più belli e più brutti della sua vita; sentì un nodo stringerle la gola, ma si limitò a sospirare e a seguire James, che la teneva per mano.
Procedettero tutti a coppie, guidati da Kinglsey e dalla signora Potter; in retroguardia stavano Malocchio e il signor Meadowes.
Cinque minuti più tardi raggiunsero il parco giochi e da lì si Smaterializzarono a King’s Cross, Londra, dove li attendeva l’Espresso per Hogwarts; davanti alla barriera ci fu il momento del commiato dal signor Meadowes e dalla signora Potter.
Lily guardò con un misto di invidia e malinconia James e Dorcas abbracciare i loro genitori: almeno il signor Meadowes e Dorea Potter erano ancora vivi, almeno James e Dorcas potevano abbracciarli per l’ultima volta.
Dorea, dopo aver abbracciato James, la strinse a sé in un dolce abbraccio e le disse:
- Tesoro, se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, anche la più banale, basta che tu lo dica o a me o a Silente o a James e faremo il possibile.
- Grazie.- mormorò Lily, ricambiando l’abbraccio; al momento, aveva proprio bisogno di quello.
Quando si staccò, notò il signor Meadowes che parlava in un angolo con Sirius e Dorcas; dopo due minuti i due ritornarono, Sirius con l’aria di essere stato appena graziato e Dorcas imbarazzata.
Poco dopo, erano tutti in treno, pattugliato da Kingsley, Malocchio e i fratelli Prewett, che erano arrivati lì prima di loro; e pian piano, ognuno di loro si lasciò scivolare dal torpore…

Lily sbattè le palpebre più volte, inizialmente smarrita nel ritrovarsi in uno scompartimento dell’Hogwarts Express; poi si ricordò che stava ritornando a scuola…a casa. A quel pensiero, sentì un peso sciogliersi dentro il suo petto, chiedendosi poi che cose stesse stringendo. Realizzò, poi, che stava stringendo la mano sinistra di James, mentre la destra del ragazzo le circondava il fianco.
Da un respiro fin troppo profondo fra i suoi capelli, la ragazza capì che James doveva essersi appena svegliato da quello stato di torpore che aveva invaso tutti; nel caso di Dorcas, invece, raggomitolata fra le braccia di Sirius e la testa posata sulla spalla del ragazzo, si trattava di sonno quasi profondo.
Lily si sentì strana, imbarazzata, nell’essere tra le braccia di James; ma si sentì anche protetta, al sicuro…si sentì bene.
James, intanto, non le staccava lo sguardo: era bella, era viva…era tutto. Come poteva essere accanto a lui, per James era ancora un mistero; eppure, sentiva il sangue ribollirgli nelle vene alla sola vista di lei. Rimase a guardarla anche quando Lily, lentamente e con una forte dose di imbarazzo, si sistemò in modo da circondare i fianchi di James con il braccio sinistro e di appoggiare la sua testolina rossa sul suo petto, arrossendo vistosamente; James si limitò a stringerla a sé, appoggiando la guancia sulla sua testa.
Per Lily era stato un gesto molto difficile da fare, soprattutto sotto lo sguardo di James; sentiva il sangue che le pulsava in testa, bollente, e il cuore che batteva molto velocemente. Si lasciò scappare un sospiro lieve che sapeva di sollievo, di imbarazzo…e di qualcosa in più.
La mano di James prese ad accarezzarle il fianco lentamente, con imbarazzo, quasi avesse paura che lei fosse una statuina di vetro e di romperla; sentì le dita di lei che giocavano timidamente con le sue, lasciando delle scie sulla sua pelle che a lui parevano bruciare.
Erano come in una bolla, una bolla dove niente di brutto poteva penetrare.
E di nuovo, sentendosi entrambi leggeri, si abbandonarono di nuovo al torpore…


La sera dopo…

Non ci credeva. Faceva fatica a crederci.
Eppure stava succedendo…
Gliel’aveva detto, aveva detto quelle poche parole, le più difficili che mai avesse pronunciato in vita sua.

Ti amo anch’io, James…


E le aveva dette ancora, trovando quanto facile fosse stato dirlo.
Lily circondò il collo di James con le braccia, approfondendo finalmente quel bacio che tanto aveva aspettato; sentì le mani di James sollevarla da terra e lei gli circondò la vita con le gambe, giocando con quei capelli che tanto a lungo aveva detestato, rabbrividendo nel sentire le carezze lievi di James, sentendosi mancare l’aria per quel bacio ma fregandosene altamente: lo stava baciando e sarebbe morta volentieri per quella mancanza d’ossigeno. Lo stava baciando indossando la sua felpa bianca che era enorme per lei, nella quale ci stava dentro tre volte, ma che adorava perché sapeva di lui.
Alla fine, furono entrambi costretti a separarsi per respirare e Lily potè finalmente toccare terra, ma non si staccò da lui, guardandolo per un breve istante prima di posare la testa sul suo petto e lasciarsi andare ad un sospiro, sorridendo serenamente per la prima volta; sentì le dita di James metterle dietro l’orecchio una ciocca rossa, il suo bacio fra i suoi capelli e la sua voce dire:
- Ti amo, Lily…
Stare lì, stretti, felici…cosa poteva rovinare tutto questo? Niente.
Tranne…un rumorino.
- Cos’era?- chiese James.
- Ops…
Lily si staccò riluttante da lui, imbarazzata, portandosi una mano sullo stomaco.
- Hai ancora fame?- le chiese James, stupito.
- Così sembra…- rispose Lily, ridacchiando.
- Ho capito…- si limitò a dire James, prendendola per mano e trascinandosela dietro.
- Beh, dove andiamo?- chiese Lily.
- In cucina.- rispose James in tono ovvio.
Lily si limitò a sorridere: la mania di James nell’infrangere le regole purtroppo non sarebbe mai cambiata.
Poco dopo erano entrambi nelle cucine a mangiarsi biscotti, seduti su un vecchio e morbido divano davanti al fuoco.
- Bene, sono pieno…- sentenziò James una decina di minuti dopo.
- Sicuro che dopo non sarai una Pluffa gigante?- lo prese in giro Lily.
- Spiritosa!- commentò lui facendole la linguaccia.- E comunque, io non ingrasso mai!
- Ah, no?- fece lei.
- No.
- Eppure, dalla felpa avrei detto il contrario.
- Ehi!
I due si abbandonarono alle risate, spontanee e sincere.
- Beh, comunque questi biscotti non mi hanno mai fatto ingrassare, forse c’è qualche pozione dentro.- disse James.
- Assomigliano a quelli che faceva mamma…- disse Lily.
La ragazza sbattè le palpebre, gli occhi che le erano diventati lucidi; forse era un po’ troppo presto per parlare di loro. Cercò di calmarsi per un semplice motivo: non voleva turbarlo; non ora…
James appoggiò la fronte su quella di Lily, accortosi di una lacrima che rigava la guancia di lei.
- Scusa…- mormorò Lily.- Adesso…passa…
- Ehi, tranquilla…- le disse lui all’orecchio, stringendola a sé.- Va tutto bene, tranquilla.
Lily si abbandonò ancora a quell’abbraccio, calmandosi finalmente.
- Ora va meglio…- mormorò la ragazza.
- Logico che va’ meglio!- esclamò James per distrarla, per farla sorridere e soprattutto per sentire ancora la Lily acida e bisbetica che amava.- Sei con me, no? Il grande, bello ed eccezionale James Potter!
- Hai dimenticato modesto.- commentò lei, staccandosi da lui e mettendo un finto broncio.
James riappoggiò la fronte su quella di Lily, guardandola; lei lo ricambiò. Quello scambio di sguardi diceva tutto. Poi le loro labbra si toccarono ancora, per semplice bisogno fisico di sentirle a contatto, fregandosene se erano nelle cucine con gli elfi domestici che li guardavano mentre si affaccendavano attorno a loro e incuranti di essere osservati di nascosto da un sorridente Albus Silente, che si dileguò silenziosamente per lasciarli soli, un sorrisetto divertito sulle labbra.
In quel momento, perfino quelle cucine sembravano loro il luogo adatto per poter esprimere il loro amore.
Ritornarono in Sala Comune, dove Lily gli disse finalmente cosa le piaceva di James, l’unico discorso diabetico che avesse mai fatto in tutta la sua vita da acidona; e poi fu di nuovo una sequela di baci e abbracci, coccole silenziose e sguardi imbarazzati pieni d’amore, finchè non si trovarono distesi su quel divano comodo sul quale si erano stesi.
- Sarò sempre accanto a te, Lily.- le mormorò James.- Te lo prometto. E so che tu farai altrettanto.
La ragazza si limitò a sorridergli imbarazzata, mentre si rilassava al tocco di quelle carezze leggere.
Prima di addormentarsi, Lily ringraziò che ci fosse James accanto a lei, come aveva sempre fatto; chiedendosi come avesse fatto a rimetterla insieme nei suoi pezzi.

Angel of mercy, how did you find me?
How did you pick me up again?
Angel of mercy, how did you move me?
Why am I on my feet again?
And I see you…
And I feel you…


L’ultima cosa che Lily avvertì prima di chiudere gli occhi fu il respiro di James fra i suoi capelli e le ultime carezze sulla sua schiena, mentre James rimaneva sveglio gli ultimi cinque minuti per vederla dormire fra le sue braccia…


…poi furono svegliati “dolcemente” da Sirius Black, ma questo lo sapevamo già.




NOTE: bene, eccomi qui anche con questa storia :) recensite in tanti mi raccomando e se volete (per i potenziali nuovi lettori) passate anche a leggere Always.
Ciao ciao :)
  
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