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Autore: IamShe    03/04/2012    10 recensioni
Sono passati cinque lunghissimi anni dalla lotta all'Organizzazione. Shinichi è un detective di successo ed ormai, uomo, all'età di 23 anni avrà il compito di affrontare altri problemi. Che siano di carattere sentimentale o no, è certo di una sola cosa: le emozioni che ha provato, al di là del tempo passato e delle sofferenze patite, rimarranno per sempre in lui. In lui, come in lei.
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"La fissava instancabilmente, tanto che la ragazza si perse nell’azzurro di quegl’occhi che tanto le ricordavano il mare e che tanto le piacevano. Non poté fare a meno di arrossire quando le labbra del ragazzo s’incurvarono in un bellissimo sorriso, che gli illuminava il volto, e che risplendeva in quella sala privando le lampade della loro luminosità." [Estratto del 7° capitolo]
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
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Amore incontenibile
Ventitreesimo capitolo

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Shinichi perse un battito nel ritrovarsi la ragazza a così infima distanza, nel cuore di quella spiaggia isolata a deserta, lontana da tutti e da tutto. L’aveva cercata appositamente desolata e oscurata dalle luci di Niigata, nel tentativo di abbandonarsi alla solitudine di un luogo che nel suo silenzio mette in moto il cervello, caricandolo di razionalità. Camminando sulla sabbia, che poco a poco sarebbe divenuta fredda al calar del Sole, aveva ripensato al viso e alle lacrime di Ran, alle parole infertole, all’orgoglio scioccamente ostentato. Tutto ciò che era avvenuto in quella stanza d’albergo aveva agito come un’arma a doppio taglio, capace di ferire lei, fragile e confusa, e lui, debole ed ostinato. Così, nel vagare senza una meta, si era ritrovato di fronte quello scoglio, dietro il quale affacciava una piccola spiaggia. Era priva di ombrelloni e di luci, priva di persone e parole, priva di rumori. Gli sembrò come un Paradiso in pieno Inferno, un’oasi nel deserto che rigenera e rinfresca, e che miracolosamente dona nuove speranze. Si era sdraiato sulla sabbia, e immerso lo sguardo nel cielo, che con i minuti che passavano, si tingeva di colori sempre più freddi, fino a divenire completamente nero. Vide lentamente la luna imbellire il manto oscuro con la sua luminosità, accompagnata da innumerevoli stelle che con la scemata luce solare, poterono farsi ammirare dall’universo intero. Il cuore di Shinichi straripava di emozioni controversie, mescolando insieme rabbia, amore, delusione, illusione, desiderio e rassegnazione, cominciava ad accartocciarsi fino a divenire minuscolo, così piccolo da fare male. Ed in quel momento, nell’avere Ran così vicina, sentì il suo corpo pervaso da una crescente emozione e gioia, che duramente cercò di controllare. Nonostante le offese della sua compagna di vita potessero ancora annebbiargli il raziocinio, esse sembravano improvvisamente lontane e superficiali, mentre trascinavano a fatica l’orgoglio del detective.
“Che ci fai qui?” le domandò, cercando di mantenere la voce atona, evitando di far trasparire la contentezza che provava nell’averla lì. Un senso di felicità stava invadendo il suo corpo, trasferendosi nei tessuti nervosi e nel cervello, dove avrebbe compiuto il compito più difficile della giornata. Fare abbandonare alle proprie sensazioni ed istinti, un ragazzo così razionale, risultava difficile.
 “Devo parlarti” gli rispose, ancora con il fiatone. La corsa che aveva fatto nell’affrettarsi a raggiungerlo, aveva dimezzato la scorta di ossigeno che accuratamente aveva conservato nei polmoni, per i casi di necessità, proprio come questo.
“Io non ho niente da dirti” ribatté Shinichi, quando le sue stesse parole gli inflissero una profonda fitta al petto, che gli impediva di respirare liberamente. Quanto era difficile parlarle in quel modo? Troppo per lui, troppo per quel detective sbruffone che risiedeva in lui, troppo per quell’uomo che continuamente vantava di essere.
“Infatti ho io qualcosa da dirti” continuò Ran, decisa e determinata. Si era ripromessa di non cadere e farsi danneggiare da nessuna delle parole che fosse uscita dalla bocca dell’investigatore, doveva tentare di mantenere la calma, e convincersi che ce l’avrebbe potuta fare.
“Ed io non voglio ascoltarti” mentì spudoratamente ancora, mentre in cuor suo non aspettava altro che sapere cosa la ragazza avesse da dirgli. In quel momento però doveva mostrarsi uomo, forte, sicuro di sé, indomabile e superiore. Non si sarebbe fatto piegare dal viso angelico di quella ragazza, e dalla sua voce, così sexy e soave al tempo stesso.
“Non hai alternative” lo informò ridacchiando, la moretta. “Siamo da soli qui, come credi di evitare la mia voce?”
Shinichi tornò a guardarla, perdendosi nelle sue forme oscurate dal buio della notte. Il riflesso della luna nel mare si imbatteva nel dolce viso della ragazza, intonandolo di un lieve chiarore.
A quel punto avrebbe potuto andarsene, ma non era ciò che voleva. Lui voleva ascoltarla, voleva sentire cosa aveva da dirgli di così importante. E poi, in realtà, avrebbe voluto dirle anche lui qualcosa. Alzò il capo, ritrovandosi negli occhi della giovane, che non smettevano un momento di fissarlo, profondi e sognanti. Si mise in piedi, aiutandosi con le braccia, smuovendo la sabbia sotto di lui. Con lentezza si avvicinò a lei, fermandosi a pochi passi dal suo corpo.
“Sentiamo, ti serve qualche consulenza investigativa?” intavolò lui, alleggerendo la tensione con l’umorismo. Perché faccio sempre battute pessime? Pensò, nel riascoltare la sua voce.
“Come siamo spiritosi” ribeccò lei, sorridendogli e muovendosi di qualche centimetro verso di lui. “Noto che l’arrabbiatura ti è passata.”
“Non ero arrabbiato” rispose, un po’ in difficoltà. “Non ho tempo da perdere ad arrabbiarmi per te.”
 “Allora ascoltami... idiota” continuò lei, con voce scherzosa, ghignando. Il tono per niente offensivo, fece arricciare le labbra dell’investigatore, che difficilmente riusciva a trattenersi dalla voglia di interrompere quella conversazione e baciarla. Non c’era più ferita nella sua anima che non potesse cicatrizzarsi.
“Io noto invece che ultimamente ti diverti ad offendermi” ribeccò lui, smorzando a stento un sorrisetto che tentava di spuntargli sul viso. In effetti, avrebbe dovuto essere offeso, e non lo era. Avrebbe dovuto essere arrabbiato, e non lo era. Avrebbe dovuto essere freddo, e non lo era. Si diede dello sciocco e del debole, eppure, era solo felice.
“Scusa...” azzardò improvvisamente lei, con voce poco sicura e bassa.
“Scusa Shinichi” ripeté, stavolta con un tono più alto e deciso, che arrivò dritto alle orecchie del detective.
Il detective non riuscì a racimolare la voce per risponderle, e continuò a starsene alzato, con le mani in tasca, in trepidante attesa che Ran continuasse a parlare. Per sua fortuna, la ragazza non aspettò la sua risposta, e continuò ad avvicinarsi a passi lenti verso di lui, dimezzando la distanza tra i loro corpi.
“Non avevo la minima intenzione di dirti quelle cose, e soprattutto non le penso assolutamente” chiarì lei, infossando i piedi nella sabbia. Cominciò a sentire i granuli ammontarsi nelle scarpette, causandole un lieve fastidio. Si finse disinvolta e spedita, quando in realtà tremava al solo pensiero di dovergli continuare a parlare. Forse perché erano soli, abbandonati al loro destino, o forse perché sapeva che avrebbe potuto cambiarlo quel destino infame, se solo ci avessero creduto sul serio. E lei ci credeva, e sperava che anche lui lo facesse.
“Non mi importa di ciò che pensi” cercò di rimanere atono lui, schiarendosi la voce. “Non stiamo insieme.”
Un colpo al cuore interruppe la circolazione sanguigna nel corpo di Ran, che si rimise in moto grazie all’intervento delle parole di Shiho, che risuonavano chiare nella sua mente. Lui la amava, lei lo sentiva. Lo recepiva nel suo comportamento, schivo e distaccato, con gli occhi puntati verso il basso, lontani. Nemmeno il detective sapeva spiegarsi perché ostentasse a trattenersi sulle sue. Sembrava mosso dall’orgoglio, ma in realtà era solo il desiderio incolmabile di spingerla sempre più avanti. Facendole perdere il controllo. Desiderava che lei gli parlasse sinceramente e con foga, senza alcun timore.
“Lo so... e... non sai quanto possa farmi male tutto questo.”
Shinichi non fiatò e continuò ad osservarla, sciogliendo il ghiaccio che si era formato nella sua anima, man mano che la giovane avanzava di qualche passo, avvicinandosi a lui. Le sue parole erano droga per lui, del quale non si sarebbe mai saziato, anche a costo di pagarla oro. Anche a costo di infrangere tutte le regole di buona condotta e rispetto che i genitori con tanta cura avevano cercato di insegnargli. Adesso, voleva di più da quel discorso, voleva di più da quel momento, voleva di più dalla vita. Voleva lei, e avrebbe abbandonato d’un colpo tutto ciò che gli apparteneva fino a quel momento per averla. Non si mosse dalla sua posizione, nemmeno di un millimetro, ed aspettò ancora che la ragazza finisse di parlare.
“La vuoi sapere una cosa? In America avevo tutto. Ho trovato un lavoro, un appartamento soleggiato in centro città, delle amiche spiritose e divertenti, un ragazzo ed... un cane” disse, soffermandosi a ridacchiare sull’ultimo pensiero. Poi continuò, ritornando seria.
“Avevo tutto, ma odiavo qualsiasi cosa. Odiavi svegliarmi la mattina e non trovare i tuoi messaggi, odiavo non doverti telefonare, odiavo incontrare per strade persone che sorridevano tra loro in sorrisi che non erano i tuoi. Odiavo incontrare occhi azzurri che non fossero i tuoi, odiavo toccare mani che non fossero le tue. Odiavo ascoltare voci che non fossero la tua.”
Ran deglutì, riprendendo fiato per proseguire. Ringraziò mentalmente il buio notturno per coprirle il volto paonazzo, che l’avrebbe fatta somigliare ad un fiammifero, se solo ci fosse stata la luce. Aveva le mani sudate, ed il cuore in tachicardia. Shinichi intanto era dinanzi a lei, con occhi leggermente serrati e luccicanti. Pian piano sentì il calore salirgli lungo le guance, facendole arrossire. Ran gli stava aprendo il suo cuore.
“Semplicemente odiavo non averti accanto, odiavo averti perso. Perché ti amavo Shinichi e...” sospirò, stringendo i denti dall’emozione. Poi si morse un labbro, e guardandolo fisso in quegli occhi marini, in un lieve sussurro di voce riuscì a cancellare gli ultimi quattro anni di malinconia e pianti.
“Perché ti amo ancora.”
Ce l’aveva fatta. Ispirò profondamente dopo averlo pronunciato, stentando a mantenere lo sguardo fisso su di lui. Si sentiva dannatamente bene adesso. Si sentiva felice, ed avrebbe voluto correre ed esultare, come se avesse vinto un campionato mondiale di karate. Si sentiva libera, ed avrebbe voluto volare, se l’avesse potuto fare. Così, non aspettò la risposta del ragazzo, imbambolatosi nella medesima posizione, e lo sorpassò, dirigendosi verso il mare. Esso era calmo e tiepido, a causa della continua azione dei raggi solari che durante la giornata ne avevano innalzato la temperatura. Shinichi si bloccò a guardarla, e nonostante avesse voluto dirle qualcosa, le parole gli morirono in bocca dall’emozione, rilasciando solo deboli respiri. Incominciò a muovere i primi passi verso la ragazza, ma nell’avvicinarsi a lei, si bloccò d’un colpo nell’assistere a ciò che stava facendo.
Ran lasciò andare via dai suoi piedi le scarpette di cotone, gettandole sulla riva. Passò alla camicetta, e sbottonandola pian piano, decise di sfilarsela completamente, abbandonandola sulla sabbia. Continuò col pantaloncino, che irrimediabilmente, fece la medesima fine. Shinichi la osservò in slip e reggiseno, avvicinarsi alla riva della spiaggia, assaporando ogni minima curva di quel corpo perfetto. Era bella più di tutto ciò che aveva visto sino a quel momento. Era più bella di quanto potesse ricordare. Restò ancora fermo sui suoi pochi centimetri quadrati di sabbia, incapace di coordinare i movimenti del suo corpo irrigidito, poiché a muoversi erano solo gli occhi. Ran sembrava orchestrare tutta la natura, fino a diventarne la regina. Si bloccò poco prima che le onde marine le toccassero la caviglia e si voltò verso Shinichi, sorridendogli. Con un gesto deciso lasciò andare via anche gli ultimi indumenti rimasti, mostrandosi completamente nuda al chiarore della luna. Continuò a camminare verso il mare, sentendo le onde sbattere sul suo corpo, e man mano affievolirsi nell’allontanarsi dalla riva. I suoi passi erano lenti e sensuali, permettendo al ragazzo di godere e tormentarsi per ogni singolo minuto di quello spettacolo che gli si mostrava davanti. Preso dallo stesso folgore, si avvicinò anch’egli verso la riva, e velocemente entrò in mare, liberandosi dei suoi vestiti, rimanendo solo in boxer. Avanzò tra le onde con dolcezza, spostando l’acqua con le mani e raggiungendo, in pochi istanti, il corpo della ragazza. Lei, dandogli le spalle, si fingeva interessata nel contemplare il cielo notturno, che assisteva gioioso alla loro riconciliazione. Ma non riuscì a trattenere un sorriso, che sentì nascere sul suo volto, al tocco delizioso delle mani del detective. Shinichi gli scostò i capelli, lasciandoli andare lungo la schiena, liberandole la spalla da quell’ingorgo. Cominciò a baciarle dolcemente e lentamente la clavicola, quando con le braccia, fece presa sul suo addome, trascinandola a sé. E mentre con le labbra le percorreva il collo, facendola entrare in un vortice di brividi che iniziarono ma non finirono, tornò ad accarezzarle il corpo con le mani, scendendo lungo i fianchi per poi risalire lungo i lineamenti esili.
“Sei bellissima” le mormorò ad un orecchio, mentre la voce del ragazzo si espandeva nel suo corpo fino a giungere al cervello. Chiuse gli occhi, in modo da assaporare con i sensi del tocco e dell’udito quel momento così magico.
Le mani di Shinichi si fecero sempre più vogliose, e nel staccarsi dalla sua spalla, le attirò il viso verso il suo, baciandola. Dapprima un bacio innocente, che scaricò tutte le tensioni accumulate fino a quel momento, poi cominciarono un gioco passionale e focoso, condotto con maestria dalle loro lingue. Istintivamente Ran fu portata a voltarsi verso il ragazzo, scontrandosi con i suoi muscoli, e abbandonando lo sguardo nei suoi occhi. Vide sul volto di Kudo la nascita di un sorriso, che morì pochi istanti dopo, quando le loro labbra si riunirono in un nuovo profondo tocco. I suoi seni freddi erano poggiati contro il torace scoperto e scolpito di Shinichi, caldo ed eccitante. Una scarica di sensazioni indomabili attraversò i corpi dei due amanti, mentre l’acqua tiepida del mare accompagnava con il suo rumore gli ansimi smorzati della ragazza. Percorso da un brivido di adrenalina, che si unì all’eccitazione del momento, Shinichi sollevò Ran attirandola a sé e trascinandola via verso la riva. Si fermò sulla sabbia umida del bagnasciuga, facendola stendere lungo il tappeto scintillante di granuli, adagiandosi su di lei. Riprese a baciarla con passione, mentre con le mani le adulava i seni perfetti e rotondi, raggrinziti leggermente al continuo violento passare di brividi di passione. Le mani della ragazza si soffermarono sui capelli di lui e scombinandoli, lo attirò sempre più al suo corpo, bloccandogli la schiena con le mani. Il suo cuore batteva violento ed agitato nel suo petto, ma non poté fare a meno di sorridere, nel sentire sul suo petto quello del ragazzo. Aprì gli occhi, solo per convincersi che ciò che sentiva stesse accadendo sul serio. E lui era proprio lì, bello e irresistibile, proprio su di lei.
 
Aumentò il passo velocemente, ritrovandosi nel locale indicatogli da Kazuha, nel quale probabilmente c’era Ran. In mano sorreggeva ancora il mazzo di rose rosse, con attaccato un biglietto d’auguri dalla carta bianca. Intravide, poco distante dalla cucina del pub, il viso sorridente e paonazzo di Sonoko, che allegramente si destreggiava con i camerieri. Nel raggiungerla, scorse anche Shiho, seduta vicino all’amica, con un boccale di birra in mano.
“Dov’è Ran?” chiese improvvisamente, attirando l’attenzione della scienziata che, nel vederlo, strabuzzò e sbatté più volte le palpebre. Anche l’ereditiera si accorse della presenza del fidanzato dell’amica ma, presa nell’alcool e nell’euforia, non badò a ragionare lucidamente, e lo salutò solo con un segno della mano.
“Ho chiesto dov’è Ran! Sei sorda?” urlò, nel rivolgersi alla biondina, che repentinamente si alzò dalla sedia sbattendo i palmi contro il tavolo.
“Senti carino, abbassa i toni con me” gli ordinò, con voce sicura. Poi sparò lì la prima scusa che gli passò per la testa, quella che non avrebbe mai dovuto dire. “Sarà con Heiji e Kazuha.”
Richard spalancò per un po’ gli occhi, per poi stringere forte le mani in pugni, e avvicinarsi pericolosamente alla ragazza. Quei mocciosi si stavano prendendo fin troppo gioco di lui.
“Loro mi hanno detto che era con voi! Dov’è?” sbraitò verso la scienziata, mentre Sonoko, completamente ubriaca si avvicinò a lui a dondoloni.
“R-Richard... sarà con con Kudo... con chi vuoi che stia?” affermò, per poi mettersi a ridere, e cadere giù sulla sedia, perdendo l’equilibrio. Richard sentì il sangue ribollirgli nelle vene, e la pressione aumentare vertiginosamente.
“Kudo?!” urlò indiavolato, stringendo i denti.
“Ehm, Richard Sonoko è ubriaca... dice cose senza senso” cercò di riparare il guaio combinato l’altra, mostrando tranquillità.
Il ragazzo non badò nemmeno un po’ alle sue ultime parole e scivolò via fuori dal bar, stringendo il bouquet in pugno, così forte da spezzare alcuni steli. No... Ran non può stare con lui... lei ha me, vuole stare con me... non può volere quell’imbecille... no... cercò di convincersi, abbassando il capo. Nel farlo, notò aldilà del lungomare alcune spiagge, private e non, estendersi lungo tutta la costa di Niigata. Decise di scendere sulla sabbia, incamminandosi verso la riva del mare. C’era un’atmosfera serena e pacifica lì, dove il rumore delle onde si insinuava nelle orecchie, donandogli una crescente sensazione di sollievo. Forse Ran è su una di queste spiagge...
Avanzò lentamente, scuotendo il capo in tutte le direzioni nel tentativo di scorgere la sua fidanzata. Non intravide niente e nessuno, tranne che un grosso scoglio che impetuosamente si ergeva dinanzi a lui, bloccandogli il passaggio. Era lo stesso scoglio dal quale Ran aveva visto Shinichi, giù sulla spiaggia.
Forse se salgo qui sopra potrò vederla meglio... constatò, per arrampicarsi su per l’ammasso di rocce, portando con sé il bouquet. Mantenne l’equilibrio facilmente e con uno scatto sulle gambe si mise in piedi, osservando l’immenso panorama che gli si mostrava di fronte. Era un vero spettacolo, ma della partner non c’era traccia. Stava per scendere quando, nel voltarsi di striscio alla sua destra, notò una spiaggia isolata e buia, collocata un di un piccolo strapiombo. Sussultò nel vedere, seppure in lontananza, due ragazzi avvinghiati l’uno all’altro, sdraiati in riva al mare.
“Che... c-os-”
Nel focalizzare meglio l’immagine degli amanti, riuscì a riconoscere, seppur con immensa fatica, il volto di Ran. E fu come prendere una pallottola in pieno petto, e sentire il sangue espandersi in tutto il corpo, ricoprendo i polmoni e gli altri organi, in una morsa di dolore lancinante. Lasciò andare i fiori sullo scoglio, bloccatosi a guardare quella scena, e annegando nell’odio e nell’invidia, nel disprezzo e nella rabbia.
“Non è possibile... Ran...” la chiamò, quasi lacrimante. Non poteva sopportare quella visione, non poteva vedere quel detective sdraiato sulla sua ragazza, intento a baciarla con foga ed eccitazione. E lei perché non lo respingeva? Ovvio, lo desiderava. Ed in quel momento avrebbe voluto scendere, spaccargli la faccia, e le ossa, e il cranio e successivamente le gambe a quell’investigatore montato. Ma non fece nulla di tutto ciò. Deglutendo a fatica, e mantenendo una calma pressoché invidiabile, scese dallo scoglio, per poi allontanarsi velocemente da quella spiaggia, da Niigata, e dal cuore di Ran.
 
I giovani amanti continuarono a baciarsi, a toccarsi e a stringersi. Le loro labbra si muovevano ingorde e insaziabili, giocando col profilo delle loro bocche. Le loro lingue sembravano attratte come due poli opposti di una calamita, quando con movimenti decisi ed eccitanti si muovevano sul loro viso, facendo accrescere un desiderio di unione represso per fin troppo tempo. Finalmente poterono amarsi e completarsi l’uno con l’altro, congiungendosi in un unico corpo, scambiandosi i loro fluidi vitali in un ritmo crescente di gemiti e piacere. Un sogno che diventava realtà, un amore che oltrepassava confini e distanze, tempo e dolore, lacrime e pianti in una notte d’amore che mai avrebbe dovuto finire. Il mondo che li circondava perse importanza, la sabbia e il mare che sbatteva contro le loro gambe abbandonarono la loro consistenza, mentre la luna sembrava sempre meno luminosa, rispetto alla luce che si propagava dalle loro anime. E mentre sotto il suo corpo, Ran raggiunse l’apice del piacere, Shinichi dischiuse le labbra in un dolce sussurro, che poté udire il mondo intero.
“Ti amo.”


 
 
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Ora, potetemi ergermi una statua d’oro! Niente più pomodori, adesso voglio applausi!!! XD Sono straripante di cuori!! 

Io non so se qualcuno se l’aspettava ma... a prescindere da tutto... immagino che questo capitolo sia piaciuto,... a tutte! :D Con Shin e Ran mi sono emozionata anch’io nel scriverlo, credetemi, è stata una vera delizia... mi sono divertita un sacco! XD Mi fa un po’ pena Richard che poveretto ha assistito al tradimento della fidanzata.. in diretta XD Le aveva portato anche i fiori ma ahimè, Ran aveva tutt’altro per la testa! XD
E... si sono detti “Ti amo” *____________* A proposito, vi è piaciuta la pseudo dichiarazione di Ran? Ho tanta paura di non aver reso questo momento magico nel migliore dei modi... speriamo bene!!! Come sempre voi siete buonissime, quindi spero che lo siate anche oggi! :D
Bene... adesso passo ai ringraziamenti per coloro che hanno commentato lo scorso capitolo:
frangilois, Martins, salieri, totta1412, zapotec, Yume98 e ciccia98!!!!

(Tutte preoccupate che rallentavo gli aggiornamenti.. ci siete cascate ;P)
Ripeto che senza i vostri commenti a questo punto della storia non ci saremmo arrivati... quindi GRAZIE DAVVERO.

 
Grazie anche a chi legge soltanto, un bacione.
Tonia
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