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Autore: Ayumi Yoshida    03/04/2012    5 recensioni
Paure, ansie e risoluzioni dopo la morte di Cell.
“Sapeva che, se Goku aveva deciso di lasciarla da sola con quel peso, era perché era certo che ce l’avrebbe fatta benissimo da sola, ma non aveva tenuto conto del fatto che Gohan stava crescendo, e non gli sarebbe bastata più solo una madre che si sentiva sempre più sfatta e isterica.”
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Gohan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Intro: Paure, ansie e risoluzioni dopo la morte di Cell.
“Sapeva che, se Goku aveva deciso di lasciarla da sola con quel peso, era perché era certo che ce l’avrebbe fatta benissimo da sola, ma non aveva tenuto conto del fatto che Gohan stava crescendo, e non gli sarebbe bastata più solo una madre che si sentiva sempre più sfatta e isterica.”

 

Una madre

 

“Un altro giorno senza Goku.” pensò Chichi sollevandosi lentamente nel letto. Quanti ne erano passati? Tanti; così tanti che aveva perso il conto. Mesi, mesi che aveva trascorso a piangersi addosso in ogni momento in cui Gohan non l’avesse vista, perché il suo umore era balzato improvvisamente su una stupida altalena che la faceva prima sentire la donna più fiduciosa e forte del mondo, poi quella più debole e stupida.
E con il passare del tempo la situazione stava peggiorando: ogni secondo del suo tempo si sentiva prima in cielo, poi all’inferno e non c’era mai una via di mezzo. O bianco o nero, ma non poteva permetterselo: suo figlio aveva ancora dieci anni, non poteva cavarsela da solo anche se aveva salvato il mondo. Era come suo padre, superbo nella lotta, ma terribilmente ingenuo e incapace nella vita reale e lei doveva tirarlo su da solo proprio nel periodo più difficile.
Sapeva che, se Goku aveva deciso di lasciarla da sola con quel peso, era perché era certo che ce l’avrebbe fatta benissimo da sola, ma non aveva tenuto conto del fatto che Gohan stava crescendo, e non gli sarebbe bastata più solo una madre che si sentiva sempre più sfatta e isterica.
“E’ proprio questa la parola giusta” pensò amaramente alzandosi in piedi con fatica dopo che ebbe sentito una fitta allo stomaco; solo così poteva definire i suoi improvvisi scatti di umore. Si sentiva talmente a terra che avrebbe potuto raggiungere la cucina strisciando.
 
Senza i gorgoglii dello stomaco di Goku e le montagne di piatti da lavare già alle prime ore del mattino la cucina era così vuota da farla sentire abbandonata a se stessa, anche se con lei c’era Gohan.
A volte arrivava a pensare che in realtà era sempre stata da sola, perché Goku era sempre stato un marito soltanto di nome e mai di fatto, ma cercava sempre di scacciare quel pensiero, perché le faceva troppo male per essere soltanto sua immaginazione. Se si guardava indietro vedeva che quello non era soltanto un pensiero, era realtà, e tratteneva le lacrime mentre svolgeva i lavori domestici per non farsi notare da Gohan, anche se sapeva che lui aveva già capito tutto: per alcune cose era così intelligente.
Aveva cercato di non piangere quando, vedendoselo davanti con i vestiti tutti strappati da solo dopo ore di angosciosa attesa, aveva capito tutto senza bisogno che lui le dicesse nulla e ce l’aveva fatta, ma la sera, a letto, piangendo aveva imprecato con tutta la forza che aveva in corpo contro di lui, che ricordava di avere una moglie soltanto quando tutto stava per svanire. Aveva disprezzato le parole che lui le aveva detto durante l’ultima notte che avevano trascorso insieme prima che Goku fosse andato a battersi con Cell e in cui le aveva mostrato così tanta tenerezza da sembrare irreale. Era stato forse perché aveva la coscienza sporca?
“Mamma?” la raggiunse una voce ben nota, allarmata. Chichi guardò suo figlio con orrore, rendendosi conto di avere le guance tutte bagnate di lacrime. Tentò di salvare la situazione abbozzando un sorriso e mormorando: “Buongiorno caro, cosa vuoi per colazione?”, ma Gohan non si rassicurò. In silenzio le si avvicinò e con quel fare spontaneo che lo accomunava tanto a Goku le chiese, preoccupato: “Che c’è, mamma? Non ti senti bene?”
“Un pochino.” ammise la donna sentendosi messa alle strette, ed era vero. Quelle fastidiose fitte allo stomaco che la accompagnavano da qualche giorno non accennavano a diminuire e la sfiancavano così tanto da renderle difficoltoso stare in piedi. “Però non preoccuparti, non è niente. Cosa vuoi per colazione?”
Si asciugò le lacrime con le mani e si voltò per cominciare a cucinare. Sentiva lo sguardo di Gohan sulla schiena, così simile e così diverso da quello di Goku: doveva essere forte, suo figlio era ancora un bambino e aveva bisogno di lei più di chiunque altro.
 
Una mattina aprì gli occhi già stanca, nonostante si fosse appena svegliata. Era madida di sudore e si era voltata nel letto durante il sonno per tutta la notte, incapace di trovare una posizione comoda: il ventre le doleva terribilmente, pulsava.
Sentendosi più appesantita del solito, si sollevò sui gomiti con un sospiro e si alzò con difficoltà dal letto: le girava la testa e aveva la nausea. Ricacciò la saliva in gola e cercò di non pensare a nulla, mentre si vestiva prima di andare a preparare la colazione per Gohan: c’era un pensiero particolare che si stava facendo largo nella sua testa, ma sentì che non era ancora pronta per trasformarlo in parole.
Doveva essere per forza così, non c’era alcun dubbio. Era successo così anche l’ultima volta, tutto corrispondeva. Giunta in cucina, prese la pentola più piccola che aveva, la riempì di acqua e la posò sul fuoco. Mille pensieri le vorticavano in testa, magnifici e orrendi, mille sensazioni la stavano scuotendo.
Se era davvero così, come avrebbe fatto? Era da sola, aveva già un bambino a cui badare, Goku era lontano…
Gohan entrò nella stanza sbadigliando e prima ancora di salutarla la scrutò come se avesse dovuto scoprire qualcosa di segreto nel suo comportamento.
“Ben svegliato, caro. Cosa vuoi per colazione?”
Chichi avrebbe voluto sorridere, ma senza quasi accorgersene si ritrovò di nuovo a piangere in silenzio.
“Mamma!”
Gohan corse verso di lei, allarmato, e la scrutò nuovamente, in silenzio. Stava cercando di trovare quel coraggio di parlare di suo padre che davanti a lei gli era sempre mancato da quando lui se ne era andato. Si era accorta che sua madre non era più la stessa da quando erano rimasti solo in due e sapeva che dipendeva tutto dal gesto che suo padre aveva compiuto per salvarli. La donna, però, lo precedette: lo guardò con gli occhi bagnati e balbettò: “Credo di aspettare un bambino.”
Doveva essere per forza così; era stato così anche l’ultima volta. Se l’ultima volta, però, si era sentita felice, in quel momento non ci riusciva: Goku era riuscito a lasciarle un’altra cosa da gestire.
Gohan la guardò sbattendo le palpebre, lontano, incredulo, come se quella notizia non lo avesse raggiunto, poi, chiaramente emozionato, le sorrise.
“Questo significa… significa che avrò un fratellino?” le chiese senza riuscire a trattenersi. La donna annuì in silenzio e abbassò la testa. Un altro bambino, proprio dopo quello che stava succedendo. Goku era riuscito a lasciare un altro segno di sé prima di andarsene: era così, lasciava segni di sé dappertutto, a casa, nel letto, dentro di lei, ma non c’era mai. Provò la voglia di malmenarlo con tutta se stessa, ma era come se avesse potuto sentirne il corpo e la voce e qualcosa la fermò. Era certa che se avesse potuto parlare con lui, Goku le avrebbe detto: “So che puoi farcela, ce la farai.” con il suo solito sorriso, ma lui non c’era. Le aveva lasciato una lista di cose da fare, una vita da vivere, ed era scomparso per sempre.
“Quando nascerà?” le chiese Gohan, entusiasta.
“Tra qualche mese. Dopo una visita all’ospedale, comunque, potrò saperlo con più precisione.”
“Non vedo l’ora! Posso venire anch’io?”
Chichi abbozzò un sorriso stanco e annuì. Non poteva più piangersi addosso, doveva tirare su due figli da sola, doveva dimenticare suo marito e la sua vita: ormai non era più una moglie, era soltanto una madre.





***

 


 

N/a: salve a tutti, Ayumi a rapporto! :) Tristemente, sono ben tre anni che non metto piede in questa sezione come autrice, ma sono contenta di poter pubblicare di nuovo qualcosa su questa serie. Dragon Ball è il primo amore e non si scorda ma, si sa. :)

In realtà avrei voluto scrivere qualcosa che terminasse se non con un happy ending, con qualcosa di simile, ma non ci sono riuscita. Mi affascina molto il personaggio di Chichi, la trovo una donna davvero fortissima, perché riesce sempre  a rialzarsi dopo ogni colpo che le viene inferto. Dato che nel manga è sempre dipinta più che altro dal punto di vista comico, desideravo darle un po’ di spessore da un altro punto di vista. Mi sono mossa secondo una linea tutta mia e spero che il personaggio non risulti inverosimile. Inoltre era da un po’ che desideravo scrivere qualcosa del rapporto tra lei e Gohan dopo la morte di Cell: so che l’ambientazione di questa saga è strausata, ma spero davvero che la mia fic non sia così cliché.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, ho tantissima paura! Ritornare in una sezione in cui non pubblico da un po’ mi fa sempre questo effetto.
Con la speranza che vi sia piaciuta, vi saluto.
:)

Alla prossima (speriamo presto!),

Ayumi





Dragon Ball e i suoi personaggi non mi appartengono, ahimè.


   
 
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