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Autore: RainyG    03/04/2012    4 recensioni
Severus è ancora vivo dopo la seconda guerra. Ma la sua vita cambia quando uno dei figli di Harry Potter, diventa un suo abituale ospite.
Genere: Commedia, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Titolo: Una sospettosa visita
Personaggi: Albus Severus Potter, Severus Snape, Harry Potter
Ambientazione: Post guerra, molti anni dopo.
Genere: Commedia, generale (e anche un po' di mistero?)
Rating: Verdissimo
Avvertimenti: What if?, one-shot, estremamente OOC.


“Cosa pensi che dirà papà?”
Albus Severus si strinse di più nella coperta e avvicinò alle labbra la tazza con la cioccolata calda. Era seduto sul divano davanti al fuoco del camino, mentre fuori diluviava.
 
Attese una risposta dall’altra persona nella stanza.
 
Severus era seduto sulla sua poltrona, con in mano un the caldo, a differenza di Albus, non si era messo una coperta addosso e stava bene davanti al fuocherello del caminetto.
“Non lo so”
 
Severus non amava tanto la compagnia ma quella di Albus Severus era l’unica gradita. Aveva fatto promettere al figlio di Potter di non dare indicazioni di dove andasse ogni sabato.
I sabato, a Severus, andavano bene tutto sommato. Giorni limitati e compagnia gradita; la vita cominciava a dar piccole soddisfazioni ed il Karma non lo derideva più. Sembrava quasi si fosse alleato a lui.
 
“Pensi che sia arrabbiato?” chiese nuovamente il giovane mago. Era intimorito, suo padre scoprì che il piccolo Al si recava a fare delle visite sospette a qualcuno di segreto, e gli garantì che lo avrebbe rintracciato una volta terminato il lavoro.
 
Il bussare della porta riscosse Al dai pensieri e Severus si voltò verso il giovane.
Era come se entrambi stessero attendendo quel momento.
 
“Non. Muoverti.” gli intimò il Pozionista, si alzò e si avviò alla porta.
Il mago aveva smesso di portare quei vestiti da lutto, ed aveva optato, per la nuova vita, a delle semplici camice bianche e dei pantaloni jeans neri – forse l’ultimo indumento era dovuto, per una questione d’abitudine. Aveva anche imparato a mascherare la ferita di Nagini con un piccolo foulard – verde – che lo stesso Albus gli regalò quando cominciarono a frequentarsi.
Apprezzò quel gesto, anche perché aiuto la loro “relazione”, siccome il piccolo Albus si sentiva ancora insicuro.
Il piccolo omaggio, che piacque a Severus, aveva risollevato l’animo del giovane mago.
 
Non seppe esattamente come quel giovane Gryffindor lo conquistò, ma gli occhi di Lily che si era ritrovato davanti alla porta, la prima volta, non lo abbandonarono più. Come quelli di Harry.
Dedusse che fosse appunto il figlio di Potter – si domandò anche, come un ragazzo così stupido fosse riuscito a procreare – da quello sguardo e quegli occhi. La cosa inizialmente non lo allietava, ma il giovane aveva insistito affinché il “temuto insegnante di Hogwarts” gli raccontasse la storia della prima e della seconda guerra del Mondo Magico, visto che il Pozionista stesso, vi aveva assistito in prima persona.
 
Si scoprì ancora più compiaciuto di come Al difendesse il suo nome a scuola quando veniva menzionato, ma lo colpì maggiormente il fatto che si impegnasse in Pozioni e che anche se non andava bene, provava e riprovava finché le cose non miglioravano. Per Al, notò Severus, anche un lievissimo progresso, poteva dargli soddisfazioni e non si arrendeva mai, proprio come un Gryffindor.
 
Severus aprì la porta e si ritrovò davanti a degli occhi uguali a quelli del suo ospite.
 
Harry lo guardò perplesso, la bacchetta ancora in una mano e l’ombrello chiuso e gocciolante nell’altra.
 
“Professore?”
 
“Ho smesso di insegnare, Potter” fece spazio al giovane e lo fece entrare in casa.
 
L’Auror sembrava stupito di trovarsi faccia a faccia con il Pozionista, sapeva che era morto e che non lo avrebbe più rivisto.
Snape, invece non era stupito, ancor meno constatando lo shock nel volto dell’ex studente.
 
“Non sono un fantasma” interpretò i pensieri di Harry. Si stava anche innervosendo perché lui non era ancora entrato in casa e rischiava di bagnargli tutta l’entrata.
 
Il giovane non fece altro che fissare il mago più anziano. Lo fissò senza spiccare una parola per almeno 2 minuti. Finalmente si decise ad entrare.
 
Il silenzio regnava in quella stanza, prima che Severus schiarisse la gola.
 
Al, intanto attese in sala e non si mosse, tranne che per appoggiare il bicchiere sul tavolo. Rimase a contemplare le fiamme del camino che scoppiettavano. Doveva trovare il modo di rilassarsi prima di poter parlare col padre, che, dedusse dal silenzio, era ancora sotto shock.
 
Harry si era riscosso e cominciò a parlare “Professor Snape, come-come sta?”. Nervosamente ritentò e corresse la domanda “voglio dire, è vivo! Ma lei- e la ferita? E Nagini?”
 
Troppe domande, mal formulate tra l’altro.
 
Severus alzò il sopracciglio e d’istinto si portò la mano al foulard di Al e lo slegò. Una cicatrice quasi invisibile, bianca quanto il colore della pelle dell’uomo, apparve.
Il giovane spalancò gli occhi, ora sapeva che era veramente vivo e che non era un fantasma od un imbroglione, quello davanti.
 
Il Pozionista si rimise il foulard, silenziosamente, e poi si diresse in sala, dal figlio dell’ex studente.
Harry lo seguì senza proferire una parola, ed improvvisamente si sentì nuovamente uno studente di Hogwarts che inseguiva il professore per la punizione nei sotterranei. Con l’unica differenza che non c’era un sotterraneo, stavolta.
 
“Papà?” Il giovane, che fino a quel momento era rimasto fermo e meditava sulla situazione, vide il padre entrare dopo Severus.
 
“Al!” esclamò sorpreso Harry.
 
Severus si sedette ed attese l’evolversi della situazione tra il suo ex studente e il figlio.
 
Harry si avvicinò al figlio e gli si sedette accanto, mise una mano sulla fronte. “Stai bene Al? Perché sei avvolto da questa coperta?”
 
“Sì papà…sto bene.” Rispose scostando delicatamente la mano del padre che ancora stava ferma sulla sua fronte. “Scusami se ti ho fatto preoccupare” disse subito.
 
“Non-no. Non avrei mai potuto immaginare” ma Harry non sapeva cosa dire. I pensieri nella sua testa si appesantivano, troppe informazioni in poco tempo tra il lavoro e l’attuale situazione.
“Potevi dirmelo” disse più tranquillamente, una volta trovato il modo di parlare.
 
“Gliel’ho fatto promettere io” la voce quasi udibile di Severus, diretta e sicura.
 
Harry si voltò verso il Pozionista. “Ah”
 
“Potter, tuo figlio ha insistito e così in cambio gli ho chiesto il silenzio” spiegò con l’espressione neutrale, la solita espressione.
 
“Sì papà, io volevo conoscerlo, volevo-“
Il padre lo interruppe con un gesto della mano, “no, hai fatto bene. Professore, perché non-“ si rivolse a Severus, che lo interruppe.
L’anziano mago sospirò e prese a parlare “perché mi piace la solitudine e mostrarmi alla gente non farebbe altro che incrementare le speculazioni”.
 
Era tutto molto comprensibile, visto l’accanimento del Mondo Magico sulle notizie di varie scoperte dopo la Seconda Guerra.
 
Snape continuò “Penso che sarai d’accordo di non spifferare questo segreto” sorseggiò il the, concluse “non voglio ritrovarmi la casa circondata da giornalisti”.
 
“Papà ti prego, non dirlo” la supplica di Al non venne ignorata ed Harry tornando con l’attenzione al figlio gli accarezzò la testa.
 
“Io-Grazie professore. Per non averlo cacciato” si alzò, “andiamo Al, ora lasciamo in pace il Professor-“
 
Al però non si alzò e rimase a fissarlo “posso rimanere? Per favore” la domanda era rivolta ad entrambi, anche se il ragazzo continuava a guardare il padre.
 
“Non so se lui vuole” il tono insicuro di Harry. Era meglio non rischiare, voleva lasciare il professore alla sua pace.
 
Severus annuì guardando il figlio di Potter. “inventa una scusa, Harry. Tuo figlio farà ripetizioni di Pozioni”
 
Harry annuì al professore e poi sorrise “Sono felice di saperlo vivo, professore”
 

*

“Quindi quando tu e nonna Lily eravate a Hogwarts eravate ancora amici?”
 
“Certo, agli inizi” disse Snape.
 
Dopo qualche ora, il temporale s’era intensificato ed Harry aveva optato per la smaterializzazione, piuttosto che tornare a casa bagnato fradicio. Il tempo non era clemente in quei giorni, all’arrivo dell’inverno.
 
I giorni di sole avevano lasciato spazio al venticello autunnale e a quella malinconica sensazione di pace che Severus contemplava ogni anno, ed ora era arrivato il turno del freddo e gelido inverno.
 
“Ma perché non hai cambiato compagnia?” chiese Albus, guardandolo concentrato.
 
Quegli occhi, Snape ogni volta che guardava quegli occhi, ne rimaneva incantato. Erano gli occhi di lei, che ancora si tramandavano di generazione in generazione. Lui non assomigliava al nonno, lui aveva i lineamenti del viso diversi.
 
“E’ una risposta che non ti posso dare.”
 
Al lo guardò stranito “e come mai?” chiese subito dopo un po’ incupito.
 
“Non è che non voglio dartela, è che semplicemente non mi sono nemmeno mai dato una risposta” rispose prima di alzarsi dalla sua poltrona. Si sedette accanto al giovane e  lo avvolse meglio nella coperta.
 
 
Il ragazzo purtroppo si sentì privo di una risposta, forse fondamentale, ma non lo accusò. Quando Snape gli si avvicinò per sistemarlo, pensò che lo avrebbe cacciato.
 
La loro serata proseguiva bene, e tra non molto il mago lo avrebbe rimandato a casa.
 
Un’ultima domanda però gliela doveva fare.
“Severus, quando hai messo la tua vita nelle mani di Albus Dumbledore, hai sentito un po’ di sollievo? Voglio dire, dovevi proteggere papà ed era il massimo che tu potessi fare per nonna Lily” era un po’ imbarazzato “…voglio dire…” e non seppe come concludere.
Estrapolare alcune informazioni al Pozionista, ancora adesso, ogni tanto, gli risultava difficile. Soprattutto se erano ricordi inerenti gli anni in cui ebbe Harry come studente.
Certo, gli raccontava alcuni aneddoti su come riusciva ad ottenere le punizioni e di quanto fosse capace di mettersi nei guai ogni volta che iniziava l’anno scolastico. Ed Albus Severus rideva, si divertiva ed alcune volte, quella coperta che tuttora stringeva, era l’unico metodo per sentirsi sicuro quando gli parlava di come il Signore Oscuro, aveva tentato di ritornare in vita e di come, alla fine ci riuscì.
 
L’uomo, d’altra parte lo comprese e spiccò un piccolo sorriso. Un sorriso sincero e non il solito ghigno che gli mostrava ogni volta che sbagliava un ingrediente della pozione, quando lo aiutava.
Non riusciva ad essere ostile con Albus Severus, e non solo perché portava il suo nome, ma anche perché il ragazzo stesso gli trasmetteva quietezza e non sapeva spiegarsene il motivo. Non voleva indagare sul perché, era stanco d’indagare, quindi si meritava di vivere un po’ alla “Gryffindor” andando ad istinto e stavolta non c’erano pericoli ad impedirglielo.
 
Albus si sentì rassicurato da quel misterioso sorriso. Forse sarebbe arrivata una risposta.
 
“Vedi, tua nonna è il motivo per cui ancora adesso sono in vita…lei mi ha anche insegnato a vivere. Prima del nostro litigio, intendo dire” ed avvicinò a sé Albus. Appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo.
 
Albus Severus percepì il calore della mano dell’insegnante che gli trasmetteva, a cui si abituò.
 
Erano ormai mesi che i due si vedevano e trascorrevano del tempo insieme e a Severus andava bene, nonostante il rifiuto iniziale.
Per lui, la prole di Potter, come la sua famiglia, erano il premessa di una catastrofe per l’intero Mondo Magico, nonché per Hogwarts.
I figli dell’Eroe del mondo magico sarebbero presto stati al centro dell’attenzione, avrebbero festeggiato l’ennesimo anniversario in cui il loro coraggioso padre, sconfisse il Signore Oscuro.
 
Severus non smetteva mai di pensare a quante cose sarebbero potute andare diversamente, ma per lui il tempo di smettere di pensare si presentava quando era l’ora di andare a letto.
 
“Al-“ guardò la testa del ragazzo e vide che era appoggiata sulla sua spalla.
 
Non lo voleva mandare a casa a dormire, non ora. Provò a staccarsi dal ragazzo, senza riuscirci; il giovane Albus strinse la presa sulla manica della camicia.
 
Decise, con un piccolo scatto della bacchetta, di utilizzare ancora una volta, dopo più di 10 anni, il metodo per contattare segretamente un altro mago: il Patronus. Evocò la cerva e la fece andar via.
Fece apparire un’altra coperta per sé e rimase accanto al ragazzo e s’addormentò insieme a lui, tenendolo stretto a sé con un abbraccio.
 

*

 
Harry, ancora seduto in sala, guardò l’orologio e vide che si era fatto tardi. Aveva mandato a dormire tutti dicendo di non preoccuparsi per Albus e che sarebbe tornato presto.
Guardò fuori dalla finestra, un’ultima volta, ma non vide altro che gocce di pioggia e vento.
Sospirò e fece apparire una mantellina per sé e per il figlio.
Nel momento in cui le evocò, l’attenzione venne attirata da una strana luce tra le gocce di pioggia.
Buttò sul divano le mantelline e guardò bene; una cerva d’argento.
 
Il suo cuore mancò un battito. Poteva essere successo qualsiasi cosa, anche se si fidava del Pozionista, nessuno proteggeva come lo faceva Severus Snape.
La cerva si avvicinò ed entro dalla finestra, per un istante Harry ricordò il calore che emanò la stessa cerva anni prima in quella fredda foresta, “Dorme da me, sta bene” disse la voce di Snape.
 
Il colorito che aveva perso, riapparve e si tranquillizzò. Accarezzò la cerva, che scomparve tra le sue dita.
Sorrise sereno, prima di spegnere l’ultima candela e dirigersi a letto, pure lui.

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Stanza della paziente di Arkham (Ah, lol): che dire? A me questa oneshot è venuta quasi di getto ieri. 
Non ho dato il massimo lo so, ma siate clementi, non sono una scrittrice accanita.
La verità è che mi piaceva l'idea di provare qualcosa di Severus che "si affeziona" (parola azzardata siccome nel vocabolario di Snape non esiste) al piccolo Albus Severus Potter.
E' solo un esperimento che dubito si ripeterà in futuro, ma almeno mi sono tolta uno dei 100 sassolini dalla scarpa.
  
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