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Autore: Mabelle    03/04/2012    5 recensioni
Gli astrofisici le definiscono "stelle gemelle".
Le stelle gemelle sono fisicamente legate tra loro, non si possono separare con nessuno strumento. La stella più luminosa della coppia è chiamata Primaria, mentre la più debole, Secondaria. Queste due stelle si girano intorno in un movimento orbitale, la loro luce è 70 volte superiore a quella del Sole. Si illuminano a vicenda, ma la stella più forte tenderà piano piano a prendersi la luce dell'altra stella, portandola così a "morire".
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2. Capitolo due.

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 - This is the part of me that you’re never gonna ever take away from me, no.
But you’re not gonna break my soul -
{Part of me - Katy Perry.


 

Le dita si muovevano svelte tra gli scompartimenti di quella - forse troppo grande - borsa, che ormai conosceva a memoria, cercando quel pacchetto di sigarette che la stava facendo disperare. Maledizione, l’aveva lasciato nell’armadietto. Respirò profondamente e attraversò il corridoio, arrivando finalmente a destinazione. Doveva solo ricordarsi la combinazione e il pacchetto sarebbe stato fra le sue mani; dopo numerosi tentativi riuscì ad aprirlo. Spostò diversi libri e finalmente lo trovò: in un angolo appartato, sotterrato da fogli inutili. Lo prese, stringendolo fra le sue esili dita e si sentì più tranquilla. 

Sussultò, dopo aver chiuso l’armadietto. Un paio di occhi scuri la stavano osservando.

«Jason.» sussurrò a denti stretti, pronunciare il suo nome la irritava, forse di più del perdere le sigarette.

«Amélie.» rispose lui, sorridendo. La bionda si appoggiò al freddo metallo che le provocò dei brividi, mentre il ragazzo rimase immobile a scrutarla.

 

Le dava fastidio, tanto.

 

«Stasera darò una festa a casa mia, e tu naturalmente sei invitata.» Jason interruppe il silenzio, riportando la ragazza alla realtà, non disse niente, ma si limitò ad annuire.

Sapeva che voleva farla nuovamente cadere in quel mondo, ma non ce l’avrebbe fatta, non questa volta, non domani, né mai. 

La campanella suonò e si avviò verso l’aula.

 

 

 

 

 

 

«Styles, sei tra noi?» Liam gli sventolò una mano davanti agli occhi, scosse velocemente la testa scacciando i pensieri.

 

Lei.

 

La lezione di chimica si era rivelata più noiosa del previsto, non che le altre materie fossero più interessanti, ma almeno riuscivano a catturare la sua attenzione e a tenerlo sveglio.

«Stasera vieni alla festa di Jason?» l’amico lo riprese nuovamente con una domanda.

«Va bene.» rispose velocemente, e solo dopo si accorse che quel Jason, che era stato nominato, era l’ex ragazzo di Amélie. Sorrise. Gli piaceva collegarla a tutto ciò che sentiva, vedeva. Era una situazione così patetica, per lui. Non capiva, non ci riusciva, o forse non si sforzava abbastanza. Non comprendeva il motivo per il quale aveva quegli occhi in mente e quel nome si ripeteva, a mo’ di eco, nella sua testa. 

«Jason, che tipo è?» domandò a Liam, il quale era intento a prendere appunti per la verifica.

«Jason, chi?» domandò senza voltarsi.

«L’ex ragazzo di Amélie.» rispose. Aveva pronunciato ancora una volta il suo nome.

«Non lo conosco, ma non girano buone voci su di lui, forse è per questo che si trovava bene insieme ad Amélie.» Harry gli diede una gomitata, l’amico trattenne un gemito e si massaggiò il punto in cui l’aveva colpito.

«Che cosa ti salta in mente?» mormorò tra una smorfia di dolore e l’altra. Non rispose, ma continuò a pensare.

 

Lei.

 

«Styles, dato che la vedo molto interessato, mi dica qual’è la formula molecolare del glucosio.» la richiesta del professore lo prese alla sprovvista, sbirciò sul quaderno di Liam, ma non trovò la risposta al quesito e l’unica cosa che poté fare fu rimanere in silenzio.

«Vada fuori. Ora.» il professore fu chiaro e coinciso, il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, prese lo zaino e sbatté violentemente la porta.

Si accasciò pesantemente sul pavimento, appoggiando la schiena contro gli armadietti. Sospirò annoiato. E poi la vide, si stava avvicinando, a lui. Pochi passi li separavano, ma la ragazza sembrava non accorgersi dello sguardo insistente del ragazzo. Eccola, di fronte a lui. I capelli sempre arruffati, ma le davano comunque un’aria intrigante.

«Harry, potresti spostarti? Dovrei prendere il mio libro di filosofia.» si era ricordata del suo nome, annuì immediatamente, alzandosi.

«Ti hanno buttato fuori?» domandò Amélie mentre prendeva il libro.

«Sì, non sto molto simpatico al professore di chimica.» ammise dopo poco, la bionda gli rivolse un lieve sorriso e chiuse l’armadietto.

«Be’, ormai dato che sei qua, che ne dici se andiamo a farci un giro?» chiese la ragazza.

Non l’avrebbe mai definita una ragazza estroversa e sfacciata, soprattutto dopo averla vista piangere, ma non si faceva tanti scrupoli, a quanto pare. Annuì divertito e si avviarono verso l’uscita, mentre la bionda stringeva al petto il suo libro di filosofia.

 

 

 

Accese una sigaretta, finalmente. Se la portò alla bocca ed aspirò profondamente, infine espirò formando una nuvola di fumo grigia. Harry tossì.

«Ti dà fastidio?» domandò rivolgendogli un’occhiata.

«No, tranquilla.» la ragazza rise, buttò la sigaretta sull’asfalto e la pestò con una scarpa.

«Stasera andrai alla festa di Jason?» il ragazzo interruppe il silenzio, attirando l’attenzione della ragazza.

«Credo di sì, tu?» Harry annuì un po’ incerto. Era lì a pochi centimetri da lui e non sapeva che fare; era piacevole stare in sua compagnia anche se la maggior parte del tempo era occupato da interminabili silenzi.

La ragazza iniziò a mordersi un labbro, probabilmente l’astinenza dalla sigaretta non era stata colmata, ma per Harry avrebbe fatto un’eccezione. Eppure si conoscevano da così poco tempo, troppo poco. 

«Amélie, sei molto logorroica.» disse il ragazzo. Che affermazione idiota aveva appena fatto, ma adorava sentire il suono della sua risata.

«Styles, tu non sei da meno. Comunque è meglio che ora vada. Ci vediamo stasera, se verrai.» la salutò con un cenno della mano, mentre una scia di fumo lo pervase.

Sospirò. Una. Due. Tre volte. 

Avrebbe potuto chiederle un sacco di cose, in particolare c’era una domanda che lo attanagliava dall’inizio della mattinata “Perchè aveva pianto?”. Poi però si ricordò del suo sorriso, e uno scappò anche a lui. Perchè, in fondo, lui sorrideva quando lei sorrideva. E tutto questo era così assurdo. Per lui. Per lei. Per loro. Anche se piacevole e divertente. Per lui. Per lei. Per loro.










Hey. c:
Eccomi qua con il secondo capitolo che, se devo essere sincera, non mi piace affatto, mi sembra troppo monotono, voglio comunque aggiungere che è un capitolo di passaggio perchè nel prossimo succederà qualcosa. Siccome sono buona vi dico anche a chi succederà... Ad Amélie. YEEEAH. (?)
Grazie mille per le 6 recensioni al capitolo precedente. CAVOLO, IO VI AMO, PUNTO. <3
Sono così felice che vi sia piaciuta già dall'inizio, kerjbgrejk. *-*
Inoltre, ringrazio anche tutte quelle persone che hanno inserito la storia fra le SEGUITE/PREFERITE/RICORDATE; e un grazie a chi leggerà, recensirà, seguirà, ricorderà, preferirà. (?)
Vi chiedo di lasciare una recensione in modo che io possa sapere cosa ne pensiate e vedere se continuare o meno.
Un bacio. xxx



 
  
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