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Autore: LaVal    04/04/2012    0 recensioni
Credete al destino? bhè, prima io non ci credevo assolutamente, credevo che fossero delle semplici coincidenze, un pò troppo legate fra di loro ma pur sempre coincidenze. Ma lui mi ha fatto ricredere perchè non era assolutamente normale che lo incontrassi anche contro la mia volontà, io mi rifutavo di crederlo, fino a quel giorno fatidico... quando la mia vita cambiò prendendo tutta un'altra piega!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci posso credere

Quando mi svegliai oltre, oltre a vedere la sua faccia, la prima cosa che pensai fu “Fantastico! Sembrerebbe che le solite abitudini persistano!”.  Io e le figuracce in sua presenza me le sono sempre fatte e a quanto pare continuerò a farle. Non appena riuscì a parlare mi scusai per l’incidente e curiosa come pochi, ed anche un po’ sfacciata, gli feci una domanda a  bruciapelo < Ma ti ricordi di me?! > all’inizio mi guardò un po’ stranito ma poi capì, anche perché la sua faccia passò dal perplesso allo stupito < Ma certo! Crival, la secchiona della classe! > disse sorridendomi; sembrava strano che non si fosse ricordato di quel particolare delle elementari, spero solo che non si ricordi anche del fatto che ho avuto una cotta con i fiocchi e contra fiocchi per lui anche al liceo. Fortunatamente per quel giorno non si poteva più trattenere e così rimandammo la chiacchierata ad un altro giorno, tanto avremmo vissuto sotto lo stesso tetto. Nei giorni seguenti ho continuato normalmente la mia vita casa-lavoro e lavoro-casa sentendo poco e niente la mia amica che in questo modo non sapeva niente del nuovo inquilino. L’unica a saperlo era mia madre, quando glielo dissi inizialmente se ne era uscita con frasi del tipo “ Non sai chi potrebbe essere!” “ E se  è un maniaco!?” la storia cambiò quando le dissi che lo sconosciuto in fondo non era poi così sconosciuto si tranquillizzò, ma ero certa che mi sarei dovuta aspettare un’incursione improvvisa, cosa da aspettarsi senza sorprendersi da mia madre.
Così facendo arrivò il temuto – da parte mia-  giorno del trasloco. Mi ero presa una giornata di riposo in modo da poter aiutare, ma avevo deciso che dopo il trasferimento sarei andata a trovare Ludo per raccontarle il cambiamento nella casa. La giornata non iniziò nel migliore dei modi visto che i miei vicini avevano avuto la splendida idea di fare i lavori e di conseguenza mi sono svegliata a causa di un trapano che per poco non forava anche la mia testa. Verso le due e mezza sento il campanello suonare e, con il cuore di una ragazzina alla sua prima cotta, vado ad aprire.
< Ciao! >
< Ciao Cassandra! > mi saluta con uno di quei sorrisi così belli da rimanere imbambolati.
< Chiamami Cassie, Cassandra lo trovo troppo formale >
< Va bene, allora tu chiamami pure Alex >
< Ok, Alex > e sorrido ma ho paura che sia venuto qualcosa più simile a una smorfia che imitava un sorriso.
Poco dopo avevamo già portato tutte le scatole in casa e stavamo sistemando i mobili un po’ meglio.
< Ti va se accendo la radio? > chiedo, ascoltarla mi rilassa e quando sono sola mi tiene compagnia.
< Certo, che tipo di musica ti piace? > risponde, così facendo incominciammo a parlare di cosa ci piaceva o meno, argomenti banali giusto per far conversazione.
A proposito di conversazioni mi venne in mente che erano dei giorni che non mi sentivo con Andrew, il ragazzo americano. Probabilmente non avrebbe potuto funzionare nemmeno col binocolo, per fortuna non si è dovuto subire l’interrogatorio della temutissima Ludo, la quale quando vuole sa essere come e peggio di una madre e padre insieme.
Parlammo anche dell’università e del liceo, stavo pregando che non se ne uscisse con qualche
domanda strana del tipo “ Sbaglio o hai avuto una cotta per me?” perché anche se avessi negato la mia faccia avrebbe smentito clamorosamente. Le mie preghiere furono accolte dato che suonarono al campanello ed andai ad aprire. Sulla soglia di casa c’era Ludo che dopo avermi salutato stava già parlando di duemila cose, cercavo di stopparla in qualche modo, ma non trovavo il botte dello spegnimento, quella donna era proprio una forza della natura.
< Ma se stasera facessimo una cena insieme? Su dai è da un po’ che non stiamo insieme! Una cena fra donne! > disse certa che avrei accettato volente o nolente, solo che quella volta non potevo proprio,  non potevo certo buttare fuori di casa il mio ospite per una cena.
< Ehm.. Ludo, ti dovrei dire una cosa.. > inizio a dire.
< Dimmi >
< Sai che volevo affittare la terza stanza no? Ecco vedi ho trovato un coinquilino e… > non riuscii a finire la frase che entrò Alex in cucina.
< Cassie scusami il disturbo ma hai una bottiglietta d’acqua? > chiese. Risposi e quando feci per alzarmi mi girai verso Ludovica che era praticamente sconvolta dalla sorpresa, ma presto quell’ espressione si trasformo in un sorriso di chi la sapeva lunga, forse anche un po’ troppo.
<  Ciao sono Ludovica, tu devi essere il nuovo coinquilino di Cassie vero? > chiese.
< Già. Piacere Alexander > rispose e se ne andò nell’altra stanza.
il tempo di essere sicura che non ci stesse sentendo e si gira nella mia direzione con una faccia che aveva un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
< Ma.. ma è lui!! Ed è qui!!! Se non ce la fai adesso buttati da una finestra, è più semplice > non ebbi neanche il tempo di dirle una frase per obbiettare che continuò dicendo < Stasera, venite entrambi da me. > non era di certo una domanda, era una costatazione. Si alzò e si diresse verso la stanza in fondo al corridoio, la seguì e per fortuna la riuscì a sorpassare in modo da chiedere personalmente– almeno questo- ad Alex. * toc toc *. Quando si apre la porta rimpiansi di non essere arrivata un po’ dopo, era lì con solo un asciugamano in vita. Chi riusciva più a parlare? Io sicuramente no. < Ops. Scusami, non sapevo ti stessi vestendo. Vengo dopo. >
ci mancava solo il sorriso. Ero ufficialmente bordeaux.
< Ti volevo chiedere se ti andava di venire a cena con me da Ludo. Così conoscerai anche le persona che troverai spesso in casa > dissi.
< Con piacere, la tua amica deve essere molto simpatica >
< Lo è… beh vado. A dopo e se hai bisogno di qualcosa no hai che da chiedere > e mi congedai.
Tornata in cucina do conferma alla mia amica, che coglie l’occasione per uscire e andare a fare shopping. Io non ne avevo assoluto bisogno ma lei irremovibile aveva detto che doveva fare buona impressione da subito, e così mi porto in giro per il centro alla ricerca di un vestito “ bello e sexy” citando le sue parole. Peccato che io non volevo sentirmi sexy, anche perché non mi ci ero neanche mai sentita. Per la maggior parte del tempo ho fatto la parte del suo manichino personale fin quando, all’ultimo negozio, non ne trovammo uno che era veramente grazioso e  non esagerato. A furia dei progetti di conquista che faceva e che mi esponeva io stavo veramente prendendo in considerazione quello che diceva. Il mio sogno di quando ero ragazzina diciamo che era per metà realizzato, vivere sotto lo stesso tetto, ma mancava la parte principale e chissà cosa sarebbe potuto succedere. un oretta prima di cena Ludo mi lasciò sotto cosa e dopo averla salutata, mentre uscivo dalla macchina sentii < Non ci posso ancora credere.. > e la vidi scuotere la testa. Figuriamoci non ci potevo credere neanche io!

Ciao =) rieccomi qui a rompervi! Ma la storia non vi piace neanche un pochino? poco poco...
fatemi sapere. ciaoo =D
  
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