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Autore: Ariel Winchester    04/04/2012    9 recensioni
[Dal capitolo 16° "The End Of The Affair"]
“Tu lo sai che per me sei solo tu la giustizia, no?” gli disse e tornò a guardarlo.
Gli occhi neri di Elle erano rimasti fissi sul volto di lei e lo stavano studiando a lungo e con attenzione. “Me lo hai detto spesso.” disse, stava per aggiungere dell'altro ma la ragazza glielo impedì.
“Beh la giustizia non muore mai e non viene certamente imprigionata in una cella. Alla fine di questa storia, sono certa che il destino di Kira terminerà in uno di questi due modi.” disse con voce ferma e sicura, ignorando quella parte di lei che le ricordava quanto avesse desiderato vedere morto il suo carnefice. Una parte che comunque Elle vedeva, ma che non voleva farle notare perché Alyssa stava in tutti i modi cercando di fronteggiarla. “Quindi...non parlarmi come se Kira fosse capace di confondermi su questo, perché io so qual'è la giustizia che vorrei.”
Calò un profondo silenzio, i due rimasero di nuovo a guardarsi nell'oscurità mentre sprazzi di luce giocavano sulle loro pelli.
Elle distolse lo sguardo per primo, avverti però ancora la pressione che quello di Alyssa esercitava su di lui. “Allora preparati.” le disse. “Perché spetta a me, a noi scrivere il finale di questa storia e lo faremo nel migliore dei modi.”
Alyssa ascoltò quelle ultime parole con attenzione, come sempre ne rimase colpita. Il detective era capace di mettere insieme parole semplici e far provare grandi emozioni a chi lo ascoltava.
Però uno strano senso di terrore la attanagliò, perché per la prima volta sentiva che quel caso avrebbe davvero cambiato tutto. Più pensava alla fine di esso, più non lo riusciva a disegnare.
Ma scacciò quel pensiero e abbozzò un sorriso: tutto sarebbe finito al più presto e nel migliore dei modi.
Perché Elle era la giustizia.
[Fic revisionata fino al 2° capitolo]
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Misa Amane, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Watch Over You-

And who's gonna save you when i'm gone?

Quel suono.

Ruppe il silenzio, pervase l'aria gelida di quella sera e si unì alla magnificenza di quei fiocchi di neve che cadevano dal cielo attraverso la sua soave melodia.

Alzò gli occhi verso il cielo scuro, lasciando che quei fiocchi gli baciassero la pelle e tendendo l'orecchio verso quella musica che continuava a suonare attorno a lui e che sembrava rendere sempre più profondo quell'abisso in cui si sentiva risucchiare sempre più.

Per cosa suonavano?

Un funerale.

Pensò subito a quella ricorrenza.

Non era la prima volta che le aveva sentite, ogni loro rintocco aveva accompagnato l'ultimo saluto che gli era stato concesso dare ai suoi genitori tempo prima.

Fine.

Era stato quello il loro significato allora e non poteva che esserlo anche in quel momento.

Abbassò lo sguardo sul cancello di fronte a sé e non lasciò mai quella mano che avvolgeva la sua. Quegli occhi azzurri continuarono ad osservarlo sotto la visiera del cappello scuro, solcando i tratti di quel giovanissimo viso che aveva conosciuto troppo presto i dolori che la vita era solita regalare.

Il cancello si aprì lentamente, il suo rumore cigolante si unì a quello del vento, che accompagnava la melodia di quelle campane attraverso il suo respiro freddo.

Vieni, non temere.” gli disse quel signore dagli occhi azzurri, tirandolo delicatamente verso di sé in modo che lo seguisse verso l'edificio di fronte a loro. Ma il bambino era troppo intento ad ascoltare le campane, attendendo che smettessero di rompere il silenzio con la loro voce e di insinuarsi in ogni suo singolo pensiero.

Trovava già difficile elaborarli con quella confusione che pervadeva la sua mente ma, se ci riusciva, quelle campane glielo demolivano con il loro diabolico suono.

Diabolico, non trovava nulla di divino in esse.

Elle?”

Guardò l'uomo che si era spostato di fronte a sé, il suo cappotto nero venne leggermente mosso dal vento tagliente e un sorriso confortante si allargò sotto i suoi spessi baffi bianchi.

Su, vieni.” disse ancora, indicando con un cenno della testa l'istituto alle sue spalle.

Ma quel suono non si arrestava.

Lo strappava dalle braccia della realtà e lo buttava in un vortice di ricordi e dolori che avrebbe tanto voluto cancellare dalla sua mente.

Guardò Wammy, chiedendosi come fosse possibile che lui sopportasse quel suono così troppo assordante e per un attimo si convinse che solo lui le udisse, che la chiesa accanto a quell'edificio fosse in realtà silenziosa.

Lo seguì dentro l'istituto e quelle continuarono imperterrite a suonare. Appena la porta d'entrata si spalancò, vide un oscuro corridoio di fronte a sé: in fondo alla parete era visibile il cielo grigio fuori dalla finestra che si stagliava sopra le loro teste. Una scalinata sembrava immergersi nell'oscurità, come se il buio avvolgesse tutto ciò che si trovava oltre quei gradini.

Wammy si chiuse la porta alle spalle e il bambino si sentì pervadere da un intenso calore.

Nascose di più il viso sotto il colletto della sua giacca beige e affondò le mani dentro le tasche, per allontanare gli ultimi brividi gelidi che avevano deciso di correre sul suo corpo.

Le campane continuarono a suonare, la loro musica venne attenuata dalle pareti che lo circondavano ma la loro voce giungeva ancora troppo penetrante alle sue orecchie.

Wammy gli disse qualcosa, posandogli una mano tra i capelli con delicatezza e sorridendogli dolcemente, come solo un padre nei confronti del proprio figlio saprebbe fare.

Poi il bambino la vide.

E le campane tacquero.

Una piccola ombra si allungò sul pavimento, unicamente illuminato dalla luce della luna, ottenebrata dalle spesse nuvole che la coprivano e che lasciavano cadere le loro lacrime di ghiaccio sul terreno.

Quell'ombra prese forma, in una minuta bambina che stava timidamente avanzando verso di loro, con un orsacchiotto stretto al petto e lo sguardo timido rivolto verso il bambino.

Wammy giunse da lei, mentre il piccolo continuava a guardarla intensamente, perdendosi in quei teneri occhi verdi che lo stavano studiando con attenzione.

Le campane avevano taciuto da interminabili secondi.

Il loro suono aveva abbandonato anche la sua mente, ricolma di pensieri che erano rivolti unicamente a quella piccola figura che aveva sfidato e sconfitto quel canto di sirena, senza nemmeno saperlo.

Sentì Wammy pronunciare il suo nome, era un nome strano ma che aveva un qualcosa che trovava davvero tenero, proprio come gli occhi di quella piccola che stava tornando a guardarlo.

Quelle campane erano fine, ma la loro fine era il loro inizio.

E il suo inizio era lei.

* * * *

And who'll watch over you when i'm gone?


Riaprì gli occhi.

Gocce di pioggia attraversavano i vetri della sua stanza, il vento le faceva schiantare contro di esso con la sua forza, disegnando delle scie invisibili che Elle si ritrovò a seguire con lo sguardo. Venne colpito da una delle più piccole, scese lungo il vetro seguendo un movimento non rettilineo e si schiantò sulla fine di esso.

Chissà perché le stava fissando così.

Chissà perché le sentiva di nuovo suonare.

Caffè?”

Una voce melodiosa ruppe il silenzio. Elle si voltò verso il viso sorridente di Alyssa che fece capolino dalla stanza con in mano un vassoio. Lo teneva con poco equilibrio e rischiando di far cadere le due piccole tazze adagiate sulla sua superficie. Si chiuse la porta alle spalle con una leggera pedata, cercò di accendere le luci ma con quella pioggia sembrava che diverse stanze fossero destinate a rimanere nell'oscurità.

Però riuscivano a vedersi lo stesso, illuminati dalla luce dei pochi lampioni che lasciavano penetrare il loro chiarore dentro la stanza.

Elle la guardò attentamente. Alyssa sorrideva radiosa.

I suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo, gli occhi color smeraldo sorridevano insieme alle labbra e un colorito roseo apparve sulle sue gote mentre lo guardava.

Ma quelle continuavano a fare da sottofondo alla sua bellissima immagine.

Alyssa sorrideva, loro suonavano.

Da quando hai la mania di preparare caffè?” le chiese, guardandola adagiare il vassoio su un tavolino di fronte al letto.

Da quando le tue occhiaie sono diventate grandi quando l'oceano pacifico.” rispose lei, portandosi le mani sui fianchi e guardandolo con un sorriso sulle labbra. “Poi..è ora che il povero Watari si prenda una pausa. Faccio io la cameriera.”

Elle allargò le labbra in un sorrisetto, Alyssa si avvicinò lentamente a lui e glielo spense con un leggero bacio.

Dolce e delicato, come lo era lei.

Elle si abbandonò ad esso, per quanto breve e intenso fosse stato, non poteva fare a meno di assaporare secondo per secondo quelle labbra che si erano posate sulle sue. La ragazza lo strinse a sé, facendo salire una mano tra i suoi capelli e stringendoglieli come se fossero erba di un prato in cui voleva immergersi.

Lo fece un po' dondolare, portando poi le labbra alla sua guancia sinistra e riempendogliela di baci.

Elle ricambiò l'abbraccio, fissando un punto fisso davanti a sé mentre la sua mano accarezzava la schiena della ragazza.

Ma lei non le sentiva?

Qualcosa non va?” Alyssa tornò a guardarlo preoccupata, continuando però a circondare il collo di Elle con le braccia. I suoi occhi scorsero lungo la sua pelle pallida, cercando di tradurre le emozioni che lo attraversavano in quel momento.

Non ne colse nessuna, ma ciò che vedeva le faceva crescere dentro uno strano senso di inquietudine.

Elle scosse la testa, preoccuparla in quel giorno di pioggia non era sua intenzione.

Mai come in quel momento, desiderò vederla sempre sorridente.

Pensavo alla faccenda Kira.” rispose, alzando le spalle mentre le mani scendevano sui fianchi stretti di lei. “Al fatto che le morti di criminali hanno ripreso così rapidamente.”

Alyssa abbassò lo sguardo e, con le mani dietro la testa di Elle, iniziò a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli scuri. “Manca poco, Ryu.” disse, anche se un brivido di tensione corse anche sulla sua schiena. “Beccheremo quest'altro Kira e il suo maledetto quaderno e lo sbatteremo dentro.”

Un sorriso si allargò sulle sue labbra, nello stesso istante in cui un boato ruppe il silenzio.

Il rumore della pioggia si fece più assordante e insieme ad essa il loro suono.

La risata di Alyssa venne occultata da quel fastidioso frastuono che aveva interrotto il loro momento.

Poi andiamo in vacanza in un paese più caldo...non so, tipo Bahamas o le Hawaii!” disse entusiasta, affilando lo sguardo e sorridendo furbamente come una bambina.

Elle le regalò un sorriso sghembo, nato da quella sua affermazione.

Sorridere gli risultava difficile con quella pioggia, che sembrava stesse lasciando cadere le sue gocce anche sulla sua anima, ma con Alyssa gli sembrava di poter fare qualsiasi cosa, anche con le intemperie più violente. “Andiamo, mi ci vedi con una camicia a fiori?” le chiese.

Lei rise. “Ti ci vedo anche super abbronzato, su una tavola da surf...” disse divertita. “No, non è vero. Non saresti poi il cervellone pallidone che piace a me!”

Lo baciò sul mento, continuando a guardarlo come se ci fosse solo lui.

Quella stanza, quella pioggia che batteva sui vetri della finestra per lei non c'erano.

Nemmeno loro esistevano per lei.

Oh andiamo...ma si può sapere che hai oggi?” Alyssa si separò da lui e batté i piedi sul pavimento come una bambina che voleva più attenzioni.

Elle tornò a guardarla più intensamente, quasi tentato dall'idea di rivelarle ciò che gli stava succedendo.

Ma non voleva turbarla, quindi optò per un diverso argomento. “Non è strano che questi omicidi siano ricominciati...proprio ora che Misa Amane è libera?” le domandò, scostandole un ciuffo ribelle dalla fronte.

Ryuzaki, Misa è innocente...quella regola sul quaderno lo prova.”

E se fosse un falso?”

Alyssa piegò la testa da un lato, guardando a fondo gli occhi neri del ragazzo. “Tu sei ancora convinto che Light sia stato Kira, non è così?” gli chiese.

Dirmi convinto è ben poco. Ma senza prove, non posso fare proprio nulla purtroppo...” rispose lui.

Dai, non posso credere che pensi ancora una cosa simile! Insomma...perché continuare a prendere parte a delle indagini che ricondurrebbero a lui, allora?” Alyssa abbassò le braccia dal collo di lui e le spalancò con aria interrogativa.

Il tuo problema Alyssa, è che non riesci mai a comprendere quanto certe persone siano brave a mentire.” le rispose Elle, si andò a sedere sulla poltrona alle sue spalle e volse lo sguardo verso le nuvole che oscuravano il cielo oltre quella finestra. “C'è gente che, nella propria vita, non ha mai detto una sola volta la verità.”

Alyssa non rispose, il pensiero che Light fosse un bugiardo l'aveva avuto anche lei.

Anche in quei giorni, quando la sua presenza non era sempre così costante al quartier generale, lei aveva sempre notato quella maschera che tanto la spaventava. Ma non era lui che turbava Elle e nemmeno Misa o Kira.

C'era qualcos'altro che lo inquietava.

o guardò a lungo e con attenzione e si accorse che lui sembrava essere preso da altro in quel momento, da qualcosa che solo lui poteva percepire. Come una presenza che per lei era invisibile.

Sicuro che sia questo il problema? Guarda che con me puoi parlarne.” gli disse, avvicinandosi lentamente a lui ma restando a pochi passi di distanza.

Elle si rivolse di nuovo verso di lei, un forte lampo illuminò il suo viso di una luce bianchissima che lo nascose alla sua vista per qualche secondo.

La luce gliel'aveva portata via, anche se per un solo secondo.

E non ti pare abbastanza, Aly?” le chiese.

Lei lo guardò poco convinta, cercò di trovare risposte alle sua domande guardando quegli occhi scuri ma si arrese. Quella freddezza celava bene i suoi sentimenti e le sue emozioni e lei voleva scioglierla.

Hai bisogno di distrarti.” gli fece notare, avvicinandosi a lui con un sorriso suadente sulle labbra.

Non ci vado alle Hawaii, Alyssa. Nemmeno se ci dovesse essere un caso importantissimo da risolvere, te lo scordi.” rispose lui, ma si bloccò quando lei si fece più vicina.

Gli posò le mani sulle ginocchia, spingendogliele ad abbassarle sul pavimento e si sedette sopra il suo bacino posando le mani sopra le spalle di lui. Elle trattenne una vampata di calore, non doveva essere visibile agli occhi di Alyssa ma lui la percepì indistintamente corrergli sotto pelle.

Posò le mani dietro la schiena di lei, mentre la ragazza lo guardava in una maniera che lui definì innocentemente sensuale.

Accostò il viso al suo, sfiorò la punta del naso con la sua e soffiò sulle sue labbra.

Dovremmo andare a lavorare sul caso, Aly.” gli ricordò lui, mostrando però un ombra di arrendevolezza nella sua voce. Una cosa che fece sorridere di più Alyssa, la ragazza posò le labbra sulle sue e le lasciò premute per un po'. “Si lavora meglio, dopo essersi distratti un po'.” sospirò poi, continuando a respirare sulla pelle ai lati della bocca di lui.

Lo baciò di nuovo, prima dolcemente poi con più passione.

Elle la strinse più forte a sé, cingendole i fianchi con entrambe le braccia mentre le mani della ragazza salivano ai suoi capelli. Lei inarcò la schiena, circondando il collo del ragazzo con le braccia per avvertirlo ancora più vicino al suo corpo. I loro petti si unirono, Alyssa temette che Elle potesse sentire il suo cuore battere troppo forte sul suo.

Loro intanto continuavano imperterrite, per ricordargli che quel momento si sarebbe tramutato solo in ricordo.

Quando le mani di Alyssa giunsero ad esplorare la pelle sotto la maglietta di Elle, qualcuno bussò alla porta.

Ryuzaki? Sono Matsuda, ci sei?” chiese una voce, proveniente dal corridoio.

Elle gettò la testa all'indietro in un gesto di fastidio, mentre Alyssa si ritrasse, restando però seduta in ginocchio sulle sue gambe.

Idiota di un Matsuda...” disse il ragazzo.

Ti cercano, eroe. Dobbiamo rimandare la ballata degli ormoni ad un'altra volta.” disse Alyssa alzandosi in piedi e avvicinandosi alla porta lentamente.

Elle si sistemò la maglietta ancora alzata e si alzò in piedi, guardando le spalle di Alyssa che si allontanava da lui.

Non seppe perché, ma quella immagine di lei che si faceva sempre più lontana, lo fece rabbrividire.

Sentì il bisogno di dirle una cosa, ma non seppe definire se quello era il momento giusto o meno.

Alyssa?” la chiamò, restando a pochi passi da lei. Due tuoni seguirono la sua voce, creando un boato che sembrò risuonare anche tra le pareti di quella stanza.

Alyssa si voltò verso di lui, mentre Matsuda continuava a chiamare il nome di Ryuzaki. “Sì?” rispose.

Elle la guardò a lungo e in silenzio, la ragazza rimase in attesa di una risposta nella penombra della stanza.

Se io dovessi mai lasciare questo lavoro, voglio che tu smetta con me.” disse con un filo di voce.

Quella richiesta la sorprese.

Non era da Elle dire una cosa simile, non era da lui pensare all'abbandono della sua attività di detective nemmeno per scherzo. Cosa era insito in quelle parole che l'avevano fatta rabbrividire?

Pensò che forse lui stava pensando ad un lontano futuro, dove una volta invecchiati avrebbero dovuto smettere di dare la caccia ai criminali e godersi una meritata pensione.

Quel futuro insieme non la spaventava.

Se tu vai, allora andrò anche io.” gli disse con un sorriso.

Elle lo guardò allungarsi sulle labbra della ragazza, cercò di imprimere a lungo l'immagine di quella meraviglia nella sua mente.

E loro suonarono più forti.

Quando Alyssa aprì la porta e iniziò a prendere in giro il povero Matsuda, Elle guardò la sua figura sotto la luce al neon del corridoio mentre lui restava nell'oscurità.

La luce e l'ombra li avrebbe separati.

E intanto loro continuavano a suonare.

* * * *

And when i'm gone who will break you fall and fan your flame?

Lasciò scorrere le dita lungo la superficie scura.

Aveva letto e riletto quelle regole una miriade di volte e ogni volta che il suo sguardo si soffermava su quelle parole, le sembrava quasi di sentire una voce leggergliele nella mente.

L'uomo aveva inventato molte armi, Caino fu il primo a brandirne una per uccidere il proprio fratello e molte altre ne seguirono nei secoli avvenire. Se anche le divinità permettevano loro di usare armi del genere per uccidere il prossimo, voleva dire che non era solo l'umanità ad odiare sé stessa.

Anche qualcosa di ben superiore a loro doveva odiarli.

Hai un bellissimo nome.”

Alyssa alzò lo sguardo su Rem: le sembrava così realistica la sua figura, che le parve di vederla in piedi sul pavimento. Un brivido le corse lungo la schiena, continuando a sfiorare il quaderno con le dita e girando attorno al tavolino in modo da poterla guardare in volto.

Le faceva ancora paura, non si era ancora abituata all'esistenza di creature simili nell'universo. “Alyssa è un nome legato all'acqua, forse ti piace perché nel tuo mondo non c'è né.” rispose, si sedette al tavolo e sfogliò il quaderno.

Guardò uno dei fogli il cui angolo in alto era strappato, Elle gliene aveva parlato e le aveva detto di aver domandato allo shinigami se era possibile uccidere con un pezzo di carta così piccolo.

Ma lei non lo sapeva.

Le aveva chiesto anche se mangiavano solo mele come Kira gli aveva fatto intendere in uno dei suoi giochetti o se era possibile falsificare le regole all'inizio del quaderno.

Ma lei non lo sapeva.

Intendevo il tuo vero nome.” precisò lei, Alyssa alzò lo sguardo lentamente su di lei e un brivido le corse lungo la schiena. “Rispecchia il colore della tua anima pura.”

Alyssa tremò visibilmente. Se quell'essere conosceva il suo nome, poteva ucciderla da un momento all'altro?

Cercò di non pensarci, la consolò il pensiero che, se Rem avesse voluto ucciderli, lo avrebbe fatto subito dopo la cattura di Higuchi.

Perché hai lasciato che un umano usasse quest'arma? Cosa ci guadagni?” le chiese, mostrandole il quaderno.

L'ho perduto nel mio mondo, è finito nel vostro per puro caso e sono stata così vincolata a colui che lo ha trovato.” rispose lo shinigami, continuando a fissare intensamente la ragazza.

Lei restò in silenzio, posò il quaderno sulla superficie e si avvicinò al dio della morte. Restò a pochi passi di distanza però, la sua presenza le arrecava ancora molto timore e i brividi non la smettevano di attraversarle il corpo. “Abbiamo già creato troppe armi per ammazzarci tra noi. Voi non potete stare attenti alle vostre lassù?”

Non costringiamo mai nessuno ad usare il quaderno, siete voi che avete il libero arbitrio e prendere le vostre decisioni.” rispose Rem.

Alyssa non seppe cosa rispondere, lanciò un'occhiata indietro verso il quaderno e prese un lungo respiro. “Hai mai sentito parlare di...Prometeo?”

Rem parve non capire. “Vi osservo da molto tempo e ho sentito parlare di quel mito. Perché me lo chiedi?” domandò.

Alyssa la guardò attentamente, si portò le mani ai fianchi e prese un lungo respiro. “Lui e Kira non sono molto diversi, cambia solo il principio che risiede alla base delle loro scelte.” rispose. “Prometeo scelse di stare dalla parte degli umani, rubò per loro il fuoco sacro dall'Olimpo, scatenando così l'ira degli dei. Il fuoco è luce, eppure gli uomini lo usano da secoli per distruggere e uccidere.”

Kira ha fatto lo stesso, non ha rubato il fuoco a voi dei ma lo ha voluto donare lo stesso agli uomini..attraverso morte e dolore, proprio ciò che il fuoco può causare. Il fuoco brucia, in questo caso gli animi di molte persone sono stati ridotti in cenere perché hanno accettato che queste fiamme bruciassero la giustizia in cui ognuno di noi dovrebbe credere.”

Rem parve ascoltarla attentamente. “Continuo a non capire dove tu voglia arrivare.” disse.

Zeus punì atrocemente Prometeo, costringendolo a rimanere incatenato sul monte Caucaso mentre un'aquila gli dilaniava il suo fegato per l'eternità. Voi dovreste punire Kira per una cosa simile, eppure non lo fate. E sottolineo che Prometeo era amico del genere umano, Kira invece ne è nemico.” rispose Alyssa, parlando con una durezza nella propria voce che non riconobbe nemmeno lei stessa di avere.

Rem non rispose subito, rimase a fissarla a lungo e colpita da quelle parole. “Le divinità sono molto diverse tra loro. Noi moriremmo se dovessimo mai scrivere il nome di un essere umano su quel quaderno. Come voi tenete alla vostra vita, noi teniamo alla nostra.” rispose.

Permettereste a Kira di mandare avanti questa catena d'odio che ha creato nel mondo? Non sapete che la vera giustizia nasce dall'amore?”

Alyssa spalancò le braccia, quel discorso la stava facendo scaldare e non poco, senza che lei potesse farci nulla.

Il dio della morte distolse lo sguardo, come se non riuscisse a sostenere quello dell'umana perché la sua mente era stata invasa da troppi pensieri, difficili da contenere.

L'amore è stata la prima vera arma che ha ucciso voi uomini, non noi dei.” rispose, ma mostrò comunque di essere stata confusa da quel discorso. Non assumeva tratti sul suo viso che potessero evidenziare quello stato d'animo, ma negli occhi assunse la stessa luce che avrebbe avuto lo sguardo di un essere umano in preda a mille pensieri.

Io non la vedo così. L'amore non è un'arma, uccide solo coloro che cercano di trasformarla in qualcosa di tale.” rispose Alyssa, stringendosi le braccia al petto.

Calò un profondo silenzio, Alyssa e Rem si guardarono come farebbero due persone che vivevano la stessa realtà, con le stesse regole e le stesse emozioni.

Alyssa?” La ragazza si voltò di colpo, quando riconobbe la voce di Light alle sue spalle. Per poco sobbalzò, era stato così furtivo nei movimenti che non le fece accorgere nulla, oppure si era persa troppo nel suo discorso con Rem?

Il ragazzo restò nell'oscurità, con le mani nascoste nei pantaloni dei jeans e lo sguardo fisso sul volto della ragazza. “Stavo cercando Ryuzaki, lo hai visto?”

Fece un passo verso di lei, i suoi occhi salirono poi alla figura di Rem che rimase di fronte ad Alyssa e che stava ricambiando il suo sguardo.

Non è nella sala monitor?” chiese la ragazza, confusa.

No, non lo trovo da nessuna parte.”

Alyssa sospirò, pensò al comportamento di Elle di quella mattina e sentì di nuovo quella strana sensazione di inquietudine che l'aveva stretta in una morsa. Come sempre, associò quelle sensazioni al suo innato pessimismo.

Ti aiuto a cercarlo.” disse, lanciò una lunga occhiata allo shinigami e poi si voltò verso Light, fermandosi al suo fianco.

Ragazza?” Rem la chiamò con quell'appellativo, Alyssa tornò a guardarla e smise di camminare, mentre Light si fermò vicino a lei e seguì la linea che univa gli occhi della giovane a quelli del dio della morte.

La fine che spetta a Kira non è molto diversa da quella che spettò a Prometeo,anzi forse è peggio. Chi usa quel quaderno per uccidere, non conoscerà né paradiso, né inferno. La sua anima non gioirà, né soffrirà e il che è terribile...perché se non si conosce gioia e dolore, non si è nulla giusto?” disse Rem, prendendosi alcune pause mentre pronunciava quelle parole.

Alyssa e Light restarono l'uno accanto all'altra, la ragazza pensò all'anima di Kira e, per la prima volta, provò quasi compassione per lui: l'anima viveva dopo la morte, in gioia o dolore ma viveva, almeno per ciò che diceva la religione.

Invece a lui spettava solo un eterno vuoto.

Questo un po' mi consola.” disse la ragazza, guardò poi Light che stava intensamente fissando il dio della morte e gli toccò il braccio per incitarlo a muoversi.

Mentre si allontanava, Alyssa sentì lo sguardo dello shinigami su di loro.

* * * *

I can't go on let you loose it all

it's more than i can take

Who'll ease you pain

ease your pain?


Lo trovò sul tetto del palazzo.

Notò indistintamente la sua figura sotto la pioggia, il suo viso rivolto verso il cielo come a raccogliere quelle gocce che cadevano su di lui e gli occhi che sembravano cercare qualcosa oltre quelle nuvole scure.

I capelli corvini gli circondavano il viso pallido e aderivano perfettamente alla sua pelle, la t-shirt bianca e i jeans completamente bagnati dalle impetuose lacrime del cielo che attraversavano il vento e giungevano a lui.

Alyssa restò sulla soglia della porta, la pioggia raggiungeva anche lei attraverso il vento freddo che le scompigliava i capelli. Si strinse le braccia al petto per fermare i brividi e guardò a lungo l'immagine di Elle.

Quando era piccola, qualcuno le aveva detto che le gocce di pioggia non erano altro che le lacrime del cielo che piangeva di dolore.

Quel giorno perché stava piangendo il cielo?

Ryuzaki?!” gridò, ma lui non la sentì.

Forse il vento soffiava troppo forte, oppure il ragazzo era troppo intento ad ascoltare altro, magari i fischi del vento stesso oppure il dolore che il cielo stava esternando insieme alle sue lacrime.

Lo raggiunse, combattendo contro la forza del vento che trasportava su di lei quelle gocce simili a lame brandite dal cielo stesso. Quando lo raggiunse, si ritrovò completamente fradicia: i lunghi capelli corvini si muovevano nel vento, per poi fermarsi ogni tanto quando aderivano alla pelle del suo viso e il freddo delle gocce di pioggia attraversava i tessuti dei suoi abiti. Elle si accorse della sua presenza, solo quando la vide pararsi di fronte a lui.

Batté più volte le palpebre, come se dovesse mettere a fuoco la sua immagine.

Sembrava quasi che il viso di Alyssa non fosse reale, che appartenesse a qualche sogno troppo lontano e inarrivabile a cui il risveglio avrebbe posto bruscamente fine.

Vuoi farti prendere un colpo? Che ci fai qui fuori?” gridò Alyssa, facendo sì che la sua voce sconfiggesse il rumore del vento che soffiava troppo forte. Affilò lo sguardo quando lo sentì colpirle gli occhi, ma lo tenne comunque rivolto verso Elle, come a cogliere le emozioni che potevano celarsi dietro la sua espressione fredda.

Non è niente, Aly. Torna dentro o ti prenderai un accidenti.” replicò lui, non parlo in un grido ma con voce abbastanza alta che la ragazza riuscì comunque a sentire, malgrado la bufera che sembrava essere scoppiata sul tetto dell'edificio.

Alyssa lo guardò confusa. Guardava quegli occhi scuri e scorgeva in loro una strana luce, una di quelle luci che si offuscavano lentamente per poi spegnersi e catapultare nel buio più tetro e oscuro della notte. Era tutto il giorno che notava qualcosa di strano nel suo comportamento, non poteva ignorare quella strana sensazione che sembrava bruciarle dentro.

Torniamo dentro insieme, Ryu. È troppo freddo.” Alyssa gli prese la mano, la strinse con forza e intrecciò le dita con le sue.

Proprio come il loro primo incontro.

Quando l'unione di quelle mani aveva portato all'inizio della vita che solo insieme erano stati capaci di costruire.

In quel momento, Elle sentì di nuovo quella sensazione: di una fine che aveva portato solo un buon inizio.

Ma che inizio spettava loro?

Ma tu non le senti?” le chiese, restando immobile malgrado la ragazza stesse cercando di tirarlo via, verso la porta che li avrebbe condotti all'interno.

Alyssa si voltò verso di lui, il ballo che univa il vento e la pioggia non servì a separare le loro mani unite. “Sentire cosa?” gli chiese, facendosi di nuovo vicina a lui.

Elle distolse lo sguardo, allora solo lui le sentiva? Colse quel suono assordante e melodico che rimbombò nella sua mente, lo sentì superare la forza del vento, della pioggia ma non quello della voce di Alyssa.

Quella era l'unica melodia che riusciva a sconfiggerle.

Le campane. Sono tutto il giorno che suonano, forse c'è un matrimonio nei dintorni o...”

Ryuzaki, senza offesa, ma....non ci sono chiese nei paraggi, sai?” lo bloccò Alyssa, regalando un sorriso divertito alle sue labbra, mentre fissava il volto serio di Elle.

La buttò sullo scherzo, ma percepiva chiaramente che Elle era davvero turbato da quel suono che solo lui pareva sentire. Perse subito il sorriso, quando vide il ragazzo volgere di nuovo lo sguardo al cielo, facendo scorrere gli occhi lungo quelle nuvole scure.

Ehi?” Alyssa abbandonò la sua mano, gli prese il viso tra le mani e fece in modo che lei avesse i suoi occhi, che fosse lei quella che Elle stesse guardando e non quelle nuvole scure. “Che cos'hai? Dimmelo.”

La sua voce si ridusse ad un sussurro, che Elle però riuscì indistintamente a sentire. Posò la mano su quella di lei e ne accarezzò il dorso freddo e levigato con grazia e gentilezza.

È solo che....” si bloccò per qualche secondo, quando un tuono in lontananza soffocò il suono della sua voce. Guardò gli occhi verdi di Alyssa, fissarsi nei suoi come se volesse leggere in loro i pensieri che il ragazzo aveva in mente in quell'istante. “Aly, voglio che tu rinunci a Kira.”

La ragazza corrugò la fronte confusa, il vento portò diversi ciuffi dei suoi capelli a coprirle il viso ed Elle li scostò con la mano, per poterla guardare negli occhi. “Ma che..stai dicendo? Siamo ad un passo da catturarlo.”

Se qualcosa dovesse andare storto, non voglio che tu gli dia più la caccia. Ti ha portato via tutti questi mesi di vita, non voglio che te ne porti via altri ancora.” continuò lui.

Alyssa ripeté quelle parole nella sua mente, non erano così difficili da capire eppure lei sentiva che qualcosa si nascondeva dietro di esse. Qualcosa di troppo difficile e pesante da tollerare, qualcosa che nemmeno lei sapeva definire.

Perché mi parli così oggi?” gli chiese, trattenendo un singhiozzo dovuto ad un'inspiegabile paura che le stava crescendo dentro. I suoi occhi piansero insieme al cielo, Elle scorse le sue lacrime mischiarsi alla pioggia sulla sua pelle. Le riconobbe facilmente, le vedeva attraversare lentamente la pelle di lei e schivare le gocce furiose che la pioggia stava trasportando a loro.

Non sopportava vederla in quello stato, le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi: lei tremava, forse per il freddo o forse perché lui la stava davvero spaventando.

Ma cosa poteva dirle al riguardo? Non aveva nemmeno lui una spiegazione logica a quello che sentiva in quel momento, non voleva basarsi sulle sue sensazioni e spaventarla in quel modo.

Avvicinò il viso a quello di lei e posò delicatamente le labbra sulle sue. Restarono immobili in quelle posizioni, ascoltando il flusso di sensazioni che scorrevano in di loro, come pioggia sulla pelle, per poi giungere ai loro cuori.

Alyssa non avrebbe mai pensato che un bacio potesse causare tanta sofferenza, lui la era vicino e le stava donando il suo respiro eppure lo sentiva lentamente scivolare via, sempre di più.

Era una sensazione che non sapeva spiegare, ma che la stava comunque distruggendo nel profondo.

Quando le loro labbra si separarono, Alyssa sbatté più le palpebre e guardò la figura di Elle davanti a lei.

Il ragazzo teneva ancora gli occhi bassi sulle labbra di lei, come per imprimere per sempre il loro ricordo nella sua mente. La ragazza non sopportava quello sguardo, le ricordava quello che aveva il bambino di sedici anni prima, quello che non vedeva il mondo che lo circondava ma solo la forma che il proprio dolore assumeva uniformandosi ai colori della realtà. Lei voleva cancellare quel dolore insito nei suoi occhi, gli prese di nuovo il volto tra le mani e gli sfiorò i capelli bagnati mentre un sorriso forzato, ma che voleva trasmettere serenità, apparve sulle sue labbra.

Il miglior ricordo che Elle potesse avere di loro.

Te l'ho detto, Elle.” disse lei, chiamandolo con quel nome e non con la maschera che aveva adottato in quei mesi per fronteggiare quel caso. Erano soli, con il vento e la pioggia ad ascoltarli e loro non potevano portarle via il suo Elle, quel bambino che le aveva dato tutto con una semplice stretta di mano. “Io andrò ovunque andrai tu, non m'importa del resto. Quando Kira verrà fermato, affronteremo insieme quello che ci capiterà.”

Elle la guardò in silenzio, la ragazza non si era nemmeno accorta di aver attraversato diverse e contrastanti emozioni in una semplice frase: le prima parole erano fuse alla disperazione, le ultime alla speranza.

Era come se il cuore avvertisse qualcosa, ma la sua mente lo spingesse a rigettare quella sensazione.

Elle le accarezzò la guancia, la sua mano scorse sulla sua pelle fredda e ricoperta di lacrime e pioggia e la lasciò in quella posizione per diversi istanti, per sentire il calore che quel gesto causava sul suo palmo, malgrado il gelo li circondasse. Una figura al dì fuori di loro due attirò la sua attenzione: vide Light, se ne stava in piedi sulla soglia della porta del tetto e li guardava con aria interrogativa e confusa.

Rendendosi conto di quell'altra presenza, Alyssa volse lo sguardo verso di lui.

Un lampo ruppe il silenzio calato su di loro e scacciò le loro figure con il suo bagliore.

Come se la luce avrebbe portato via tutti loro.

Che ci fate qui fuori?” gridò loro il ragazzo, portandosi le mani ai lati della bocca in modo da amplificare il suono della sua voce. Le sue parole giunsero a loro come un eco lontano, sfidato dalla furia del temporale che sembrava non volersi placare.

Elle lo guardò freddo, lasciando le mani sul viso di Alyssa. “Vai da Watari, Aly. Chiedigli se può prepararti della cioccolata calda per riscaldarti.” disse, con voce bassa ma che lei udì impercettibilmente.

La ragazza lo guardò sorpresa, le sembrava come se lui le stesse chiedendo di lasciarlo solo con Light.

Perché non voleva che lei restasse troppo vicina a quella luce.

Annuì e si allontanò a passo lento sotto la pioggia, nello stesso momento in cui Light si stava dirigendo verso di loro. Gli passò accanto e notò che il suo sguardo era fisso sul detective, era davvero curiosa di sapere cosa si sarebbero detti.

Ma preferì seguire il volere di Elle, quel giorno sentiva davvero il bisogno di farlo.

* * * *

Era stata davvero poche volte nella stanza monitor in cui lavorava Watari.

Era stretta, piccola e apparentemente soffocante, nell'oscurità che sempre sembrava circondarla. Alyssa però ignorò tutti quegli aspetti che la portavano a detestare quella piccola stanza, rimase seduta in un angolo con le ginocchia al petto: i capelli erano raccolti in un elastico e lasciati leggermente umidi, indosso aveva deciso di indossare un normale pantalone scuro e una maglietta a maniche lunghe altrettanto scura.

Non sapeva perché avesse scelto quei colori.

E nemmeno perché sentisse che il freddo la stesse circondando con le sue dolorose braccia, malgrado là dentro fosse caldo.

Va tutto bene, Aly?”

Watari si voltò verso di lei, girando sulla sedia su cui sedeva e rivolgendole un caloroso sorriso rimasto nascosto sotto i suoi spessi baffi bianchi. Malgrado il buio, la ragazza scorse gli occhi azzurri dell'uomo luccicare in esso, come piccole stelle pronte a portare solo la luce.

Sui monitor si vedeva la figura di Elle, aveva deciso di provare se la regola dei tredici giorni fosse reale: un detenuto nel braccio della morte avrebbe scritto un nome e, se tredici giorni dopo non fosse morto, avrebbe avuto uno lievissimo sconto della pena.

Se fosse stata falsa quella regola, Light e Misa potevano davvero essere il primo e il secondo Kira.

Sì, tutto bene.” rispose la ragazza, sforzandosi di sorridere mentre restava nascosta in quell'angolo a pochi passi da lui. “È solo che...Ryuzaki si comporta in modo strano oggi. O forse, sono io che lo vedo comportarsi in maniera strana...non so che dire al riguardo.”

Watari restò in silenzio, osservò la giovane fissare il vuoto davanti a sé e passarsi una mano sulla fronte. Lei non capiva perché si sentisse in quel modo, come se una mano le stesse stringendo il petto da quella mattina e fosse pronto a strapparglielo da un momento all'altro.

Sai, lui è venuto da me stamani.” disse Watari, rompendo il gelo in cui si era rinchiusa Alyssa, incatenata da quelle sensazioni e da quei pensieri negativi.

Lo guardò, il volto dell'uomo si era fatto improvvisamente serio mentre la guardava nel buio.

E cosa ti ha detto?” gli chiese, un po' titubante. Come se la risposta che avrebbe ottenuto la spaventava.

Calò di nuovo il silenzio, Alyssa e Watari si guardarono nel buio fino a quando un verso di dolore pose fine a quell'atmosfera priva di voci: l'uomo si portò rapidamente una mano al petto, si piegò su sé stesso, come se stesse combattendo un nemico che lo stesso colpendo dall'interno.

Alyssa ci mise qualche secondo per comprendere che quello che stava accadendo era reale, balzò in piedi con uno scatto e si avvicinò all'uomo. “W-Watari?” si avvicinò a lui, ma l'uomo continuò a stringersi il petto,come per fermare quella mano che gli stava stringendo il cuore.

Oh dio, Watari?!” esclamò di nuovo la ragazza, giunse al suo fianco quando lo vide cadere a terra, un braccio allungato verso la superficie della scrivania come a raggiungere la tastiera del computer. La ragazza gli prese il viso tra le mani, in preda alla disperazione cercò di dare un senso ai suoi pensieri irrazionali di quel momento e afferrò in cellulare, per chiamare i soccorsi medici.

C-cancellali.”Watari gemette quella parola, afferrando con la mano tremante il polso di Alyssa e far sì che lei lo guardasse. Gli occhi della ragazza si erano velati di lacrime, ma la mente riuscì a concentrarsi su quell'unica parola che l'uomo sembrava riuscire a rivolgerle.

Le stava chiedendo di cancellare tutti i dati riguardanti il caso Kira.

Era ciò che Elle doveva avergli chiesto quella mattina.

Armata di tutta la forza d'animo che riuscì a raccogliere in quel momento, adagiò la testa di Watari sul pavimento e si avvicinò al computer. Premette il pulsante rosso sul retro della tastiera e l'immagine di Elle sul monitor sembrò volgere lo sguardo verso di loro, sugli altri schermi apparvero scritte di arresto, che segnalavano la cancellazione di tutti i file dal sistema.

Watari? Watari cosa suc...?”

Anche la voce di Elle venne cancellata, si arrestò improvvisamente appena i monitor si spensero. Una luce rossa lampeggiante iniziò ad illuminare la stanza e Alyssa si gettò rapidamente su Watari: lui la stava guardando, gli occhi socchiusi su quella che era stata una figlia per lui e a cui voleva un'ultima volta donare un segno di affetto: avvicinò la mano tremante a quella di lei e la strinse più forte che poté.

C-chiamo un'ambulanza. Non temere, resisti Wammy.” stava dicendo la ragazza, con voce soffocata dal dolore e le lacrime che scendevano copiose sul suo viso. Stava lottando in tutti i modi, malgrado sapesse che la morte era ormai giunta a prendere il respiro dell'uomo che era stato come un padre per lei.

Padre.

Lo sentì perdersi tra le sue braccia, mentre digitava con mano tremante il numero dell'ambulanza. I suoi muscoli contratti dal dolore si rilassarono sempre di più, il respiro si ridusse ad un soffio fino ad arrestarsi e gli occhi si chiusero per sempre sulla figura di Alyssa.

La ragazza continuò a guardare il cellulare, decidendo di non arrendersi all'evidenza che Wammy avesse appena smesso di vivere tra le sue braccia. Trattenne i singhiozzi che stavano nascendole in gola, le lacrime non smisero di attraversarle le guance nemmeno per un istante e il dolore assunse un'espressione sul suo viso.

Padre.

Maestro di vita.

Amico.

Aveva appena perso tre soggetti in un unica vita, strinse la mano che teneva dietro la testa di Wammy e raccolse i suoi capelli tra le dita, come se volesse trattenerlo a sé il più possibile, anche se non c'era più respiro in quel corpo.

Lasciò cadere il cellulare a terra e si portò la mano alle labbra, quando sentì il dolore prendere il sopravvento su di lei. La disperazione sussurrò parole di morte al suo orecchio, ricordandole quanto avesse perso in quell'unico secondo in cui qualcosa aveva preso il cuore di quell'uomo che aveva creato ciò che Alyssa chiamava famiglia.

Lui.

Lei.

Elle.

Chi si prenderà cura di te quando me ne sarò andato?

Alyssa scacciò la voce della disperazione, ripensò a quelle parole lette nelle iridi del ragazzo, parole che la pioggia, il vento e la luce non avevano taciuto e capì che doveva combattere quel dolore, se voleva evitare la morte.

Elle...” adagiò il corpo senza vita di Wammy sul pavimento e corse fuori dal corridoio.

* * * *

I suoi passi riecheggiarono tra le pareti scure, unito al suono delle sirene d'allarme che illuminavano quei lunghi corridoi.

Rosse come il sangue ballavano con il nero della morte.

Non c'erano lacrime, non c'era disperazione, non c'era dolore che le potesse impedire di correre.

Solo il tempo, che parve arrestarsi attorno a lei e impedirle di andare più veloce, sempre di più per raggiungere la stanza in cui si doveva trovare lui. Tutti i suoi pensieri si annullarono, quelle voci che ogni tanto affollavano la sua mente e la spingeva a compiere azioni si ridussero ad un solo sussurro che le diceva: salvalo. Perché se non ci fosse riuscita, se non lo avesse salvato, quelle voci si sarebbero spente tutte insieme, fino a portarle alla morte.

Ascoltate, lo shiniga...”

Alyssa sentì la sua voce, mentre si faceva sempre più vicina alla soglia della porta. Il fatto che la sentì arrestarsi all'improvviso, senza giungere alla sua conclusione, le strinse il cuore in una morsa.

Lawliet.

Raggiunse finalmente la stanza, fermandosi però sulla soglia quando vide un angelo cadere.

Non vide le altre persone che si trovavano all'interno, erano solo immagini irreali a cui il suo sguardo non riuscì a dare forma. Le luci rosse colorarono quell'immagine di un corpo che, lentamente, stava raggiungendo il pavimento.

Il tempo si arrestò di nuovo, un grido si liberò dal suo corpo mentre correva verso di lui, mentre il cucchiaino che lui teneva in mano librava nell'aria per poi cadere con lui a terra. Le braccia lo presero al volo, gli occhi cercarono subito il suo viso e le lacrime di Alyssa corsero a bagnare i visi di entrambi.

No, no, no....” La ragazza sentiva la sua voce pronunciare solo quelle parole, mentre faceva salire le mani al volto di Elle. Gli occhi neri di lui erano sbarrati su di lei, come attraversati da una miriade di ricordi di una vita che lo stava abbandonando.

Loro suonarono più forte, insieme alla voce di Alyssa e al suono che le sue lacrime provocavano mentre cadevano su di lui.

Chi ti darà forza quando non ne avrai?

Elle, Elle...non te ne andare. Non lasciarmi, non lasciarmi...” Alyssa ripeté quelle parole, le sentì rompere il silenzio glaciale che li circondava, mentre gli occhi dei presenti erano puntati su di loro. Il ragazzo aprì le labbra, come per pronunciare un nome, una parola che volesse lei sentisse prima che la fine giungesse.

Ma il suo sguardo si posò su un punto dietro di lei, dove altri occhi sembravano stessero assistendo a quella scena il cui finale tragico era già stato scritto.

Un ghigno nel buio fu il suo ultimo saluto.

Poi lentamente, mentre il suono di quelle campane sembrava spegnersi sempre di più, chiuse le palpebre dopo aver guardato un'ultima volta Alyssa, la bambina che gli aveva dato la mano per siglare l'inizio di una nuova vita con lei, la ragazza che gli aveva sorriso per dirgli che credeva in lui.

La donna che gli aveva donato il suo cuore per farlo sentire amato.

Alyssa sbarrò lo sguardo, quando vide il volto pallido di Elle rilassarsi sempre di più, le labbra socchiuse in un ultimo respiro e il petto troppo silenzioso e immobile per contenere un cuore vivo. Il silenzio nella stanza calò soffocante, per poi essere rotto da un urlo disperato di Alyssa, che risuonò tra le sue pareti come un lamento di morte.

Sembrò che la sua voce non fosse abbastanza forte per poter esternare il dolore che lentamente le stava crescendo dentro, scosse il corpo di Elle e chiamò più volte il suo nome, come se volesse destarlo da un sonno in cui era troppo presto caduto. Gridò di nuovo, si portò il corpo del ragazzo stretto a sé e pianse tra i suoi capelli, sentendosi improvvisamente vuota e priva di respiro. Dietro di sé si scatenò il panico: Light gridò disperato, quasi isterico, e affermò che loro sarebbero stati i prossimi a venir uccisi da Kira e gli altri poliziotti si lasciarono prendere dalla paura.

Magari lui fosse giunto a prenderla.

Alyssa lo stava aspettando.

Sperava di sentire quella presa invisibile che le strappava il cuore dal petto, sperava di sentire la sua voce gemere di dolore prima di spegnersi del tutto, sperava di sentire l'ultimo respiro soffiare in lei prima di andarsene e raggiungere la sua famiglia.

Wammy, suo padre.

Elle, l'uomo che amava e che le aveva insegnato a vivere davvero.

Sperava di cadere al suo fianco e di addormentarsi con lui nel sonno della morte.

Quando me ne andrò, chi arresterà la tua caduta?

Nessuno.

Alyssa si sentì cadere in un vortice di dolore sempre di più, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo il suo viso senza che potesse arrestarle.

Perché Kira non la uccideva?

Perché viveva ancora?

Passarono diversi minuti, in cui era rimasta a piangere sul cadavere di Elle, sola in quella stanza buia e senza luce che era stata la sua tomba.

Alyssa?” sentì una voce alle sue spalle e lentamente si voltò a guardare il volto di Light dietro di lei, il viso avvolto in una maschera di dolore che però sembrava celare ben altro.

La disperazione lasciò posto alla follia.

No, non..non è morto. È solo...chiama l'ambulanza, siamo ancora in tempo.” disse con voce tremante, scuotendo la testa ripetutamente mentre continuava a guardare il volto immobile di Elle.

Sembrava stesse dormendo, aveva un espressione serena e tranquilla sul volto che nessuno avrebbe potuto associare alla morte.

Un'espressione innocente, così come lo era lui.

La giustizia non poteva essere morta.

Light le posò le mani sulle spalle, in un gesto che le fece scoppiare il petto di nuovo nel dolore. Se sentiva quelle mani sulla sua pelle, voleva dire che anche quel corpo freddo tra le sue braccia era reale.

Riprese a piangere, singhiozzi e lacrime erano più forti di lei e non riuscì ad arrestarli.

Aveva perso tutto nel giro di pochissimi minuti.

Un intera vita cancellata nell'attimo di un battito di ciglia.

Ma lei era ancora là.

Perché Kira non la prendeva?

Abbassò la testa sui capelli di Elle, inalò il suo ultimo profumo, quell'odore inconfondibile che solo lui sapeva emanare.

Perché io sono la giustizia.

Risentì quella voce nella sua mente. Fu così reale che le parve non appartenere ad un ricordo, ma che avesse rotto il silenzio in quel momento.

Perché tu eri la mia vita.

Quella era la sua voce, quella che nella sua mente piangeva ancora più forte che nella realtà, quella che aveva davvero preso consapevolezza di essere rimasta sola. Perché il corpo di Alyssa rifiutava di riconoscere quel pensiero, non avrebbe di certo retto un dolore simile.

Guardò il viso di Elle, ignorando le voci che li circondavano in quel momento e lasciò che le lacrime gli baciassero le labbra un unica, ultima volta.

Tu continui a sentire la mia voce, ma io sono lontano.

You long to hear my voice, but i'm long gone.


Ciao a tutti :)

Mi sento in colpa ad aver pubblicato questo capitolo, poiché io per prima avrei tanto voluto saper elaborare un finale diverso.

Ma era così che avevo inteso la storia e se avessi cambiato all'ultimo, probabilmente avrei creato qualcosa di deludente.

Spero comunque vi sia piaciuto e che continuiate a leggere gli ultimi capitoli della mia storia.

Siamo quasi al termine infatti (sono certa che molti di voi saranno felici xD): mancano pochissimi capitoli (quattro o cinque escluso il prossimo, li dovrei selezionare in base alla lunghezza) e Elle sarà comunque presente in tutti essi attraverso dei flashback poiché, malgrado la sua dipartita, tutti questi ultimi capitoli ruoteranno sempre attorno a lui.

La canzone che fa da titolo al capitolo e le cui frasi sono presenti all'interno di esso è la stupenda “Watch Over You” degli Alter Bridge, di cui ho adattato frasi del testo per renderlo adatto al capitolo.

Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, sia in silenzio e sia chi recensisce.

Un grazie anche a tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ricordate!

Siete tutti fantastici!

Spero di ritrovarvi al prossimo capitolo e vi auguro una buona serata!

Ciao ^^




  
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