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Autore: The Princess of Stars    04/04/2012    1 recensioni
Se vostro figlio non riesce ad ammettere che sta con la donna sbagliata, è ora di assumere Annabeth Chase... la Truffacuori.
"Non è facile" brontolai.
"No, non è facile" mi fece eco Luke.
"Non è facile, sarà difficilissimo"
"Difficilissimo..."
"Un rompi-palle! Ma vero!"
"Un rompicoglioni"
"Ma di che ti lamenti, tu! Erano mesi che trovavi il tuo lavoro troppo facile, dai!" disse Talia seccata.
"Stasera facciamo il numero dell'aria condizionata. Vediamo se il grande atleta, Percy Jackson, continua a sfottermi" dissi con decisione. Vuole la guerra? E allora l'avrà!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Narratore-

Annabeth accetò la missione per 50.000$ per saldare il debito e non fallire. Percy sarebbe rimasto a New York fino al matrimonio e per sistemare delle ultime cose, mentre Rachel sarebbe stata a Ponza per un servizio fotografico e sarebbe rientrata solo Venerdì, la vigilia del matrimonio. La giovane donna aveva solo 5 giorni, ormai. Aveva già fatto un piano per presentarsi. ‘Con una buona strategia nessun uomo mi resiste’ pensava lei. Si vestì di tutto punto, mettendosi un tallieur nero con una camicia bianca e una cravatta nera come uniforme, si mise i capelli in una coda bassa, lasciando fuori la frangia, prese l’auricolare, pronta ad accenderla in caso di necessità, e si mise all’opera. Si era appostata vicino ad un negozio di articoli sportivi, ad aspettare. Percy arrivò con la macchina, poco dopo. Quando uscì, Annabeth vide che indossava dei jeans blu, e una t-shirt nera aderente, che metteva ben in risalto i suoi muscoli. Gli occhi verdi brillavano come stelle. Fu difficile, ma la ragazza ammise a sè stessa che era davvero un bel ragazzo, ma non aveva tempo per pensare a queste sciocchezze. Percy entrò nel negozio, ma Luke era già dentro. L’uomo riuscì a prendere la borsa sportiva che il giovane atleta aveva con sè, e la portò ad Annabeth per fare la sua entrata in scena. Nel frattempo, Percy aveva provato un paio di scarpe da corsa, ma quando fu pronto per pagare non trovava più la borsa sportiva dove teneva dentro anche il portafoglio. Non appena se ne accorse, il giovane corse verso la macchina per vedere se l’aveva dimenticata lì dentro.
“Non dovrebbe lasciare in giro le sue cose. Una bella borsa sportiva firmata come questa, può far venire cattive idee” disse Annabeth avvicinandosi con la borsa sportiva in mano. Percy subito la prese e la mise in spalla.

“Lei chi è?” chiese il ragazzo, sospettoso.

“Mi ha assunta sua madre. Sono la sua guardia del corpo” disse la ragazza.

Guardia del corpo?!” disse l’atleta con un tono ironico, e subito prese i cellulare per chiamare la madre “Non per offenderla, è una donna e sembra un grissino”

“L’efficacia non si misura dalla stazza” Lui le fece cenno di aspettare e parlò al telefono.

“Pronto? Sono io”

“Ah, che bello sentirti, figliolo” disse Sally dall’altro capo del telefono.

“Finiscila. Chi è questa tizia che hai ingaggiato?”

“Resta in linea” Sally mise una mano sul telefono. La donna si trovava nel suo ufficio, insieme a Frederick. “La sua ragazza si è bruciata. Chi è questa mentecatta?” chiese Sally.

“Si assicuri che sia mia figlia” disse Frederick. Sally mise l’altoparlante, prima di ritornare a parlare col figlio.

“Com’è fatta?” chiese.

“25 anni, capelli lisci castano scuro, occhi azzurri...1,75m, denti sbiancati, giacca da cafona, scarpe da cafona, continuo?”

“E’ lei” disse Frederick.

“Come ‘è lei’?” chiese Sally incredula.

“Non mi serve una bodyguard appiccicata! Sono grande e grosso, posso cavarmela benissimo da solo! Se proprio volevi rifilarmi una guardia del corpo, potevi almeno prendere un buttafuori, non Silver di 90210” protestò il giovane. Annabeth gli lanciò un’occhiataccia.

“Passamela” disse Sally. Percy le passò il telefono.

“Mi dica?” disse Annabeth.

Guardia del corpo?”

“Sì, signora” disse la giovane donna, mentre spingeva Percy più contro la macchina per evitare che venisse investito da una che passava.

“Ma lei è geniale!” complimentò Sally.

“Per l’appunto”

“Buona fortuna, ragazza. Mi passi mio figlio” Annabeth gli passò il telefono.

“La ragazza è più che qualificata per farti da guardia del corpo. Le apparenze ingannano” disse Sally.

“Non è il fatto che sia una ragazza! Sono un’atleta e posso badare a me stesso! Ho 25 anni! Non sono più un bambino!”

“Senti, figlio mio, mi hanno riferito che ad alcuni atleti son state fatte delle minacce per il campionato che ci sarà tra breve, e alcuni li hanno pure picchiati, quindi, finchè non vai in viaggio di nozze, Annabeth ti rimarrà incollata come un francobollo, e questo non è negoziabile!” Percy attaccò il telefono. Diede un’occhiata alla ragazza e se ne andò con Annabeth che lo seguiva.

Annabeth’s POV:

“Scarpe da cafona, giacca da cafona, denti sbiancati” Iniziamo bene! Prima di tutto, è un tallieur! Che sarebbe giacca e cravatta femminili! Secondo, non ho i denti sbiancati! Sono naturali. Odio il dentista, quindi li curo molto i miei denti. Comunque, stavo affianco a Percy, il quale stava pagando per le sue scarpe nuove. A un tratto mi guardò in modo strano.

“Raddoppio quello che le dà mia madre e lei mi lascia in pace. Le giuro che non lo saprà nessuno. Allora, quando vuole?” disse Percy con un sorrisetto.

“La prego, mi imbarazza, così” Percy pagò la commessa e poi mi riguardò seccato.

“Dicono tutti così. Crede di avere dei principi? Lei è come gli altri... una tirapiedi che ha paura di mia madre” lui prese la borsa e se ne andò. Io guardai la commessa che mi guardava strana.

“Non pensi male. Sono una bodyguard” dissi e seguiì Percy.
Non appena arivammo in albergo, Percy andò alla reception, mentre io mi precipitai in camera di Luke e Talia. Mi avvicinai al computer con tutta l’attrezzatura da hacker di Luke e accesi il computer che era collegato alle videocamere. Infatti, apparve la faccia di Luke che stava sistemando l’ultima videocamera. Subito, andai verso la stanza di Percy che era affianco alla mia, che si trovava tra la sua e quella dei miei complici. Appena entrai, vidi Luke che stava cercando di sistemare la grata per nascondere la videocamera.

“Sbrigati che sta arrivando!” gli dissi.

“Okay, è l’ultima. Passami il cacciavite” Io glielo passai e Luke si mise ad avvitare i bulloni. “Non riesco mai a installare le mie telecamere con calma, che palle!” brontolò lui. In quel momento sentì la porta aprirsi. Mi andò il cuore in gola, ma mi calmai quando vidi che era Talia.

“Che ci fate qui? Quello è in ascensore!” disse lei allarmata.

“Dai, Luke! Muoviti!” dissi io. Luke fece appena in tempo ad avvitare l’ultimo bullone e scese dalla sedia. Io lo aiutai a prendere le cose a andammo nella sua stanza, con Talia che ci seguiva. Facemmo appena in tempo a chiudere la porta che univa le stanze, che udimmo l’altra porta aprirsi.
Qualche ora dopo, quella sera, decisi di fare un’altro tentativo per la mia commedia di bodyguard. Andai in pigiama verso la porta comunicante e bussai un paio di volte(Sì, in pigiama! Mica avevo qualcosa di sconcio, addosso! E poi, che c’è di vergognoso nel presentarsi per mezzo minuto in pigiama). Percy mi aprì, mentre si stava spazzolando i denti. Quando mi vide rimase per un momento sorpreso, ma non disse niente.

“Volevo solo informarla che io sono qui. In caso abbia bisogno di me- Voglio dire, in caso in cui ci fosse-” Ma lui mi sbattè la porta in faccia a mezza frase. Mi voltai verso i miei complici che sghignazzavano. Così mi accorsi quanto era sembrato brutto quello che avevo detto “Ha travisato tutto. Bene...mi detesta” dissi con sarcasmo.

“Certo, a parte come ti è uscita la frase, è impossibile travisare!” disse Talia con sarcasmo.

“Perchè?” chiesi confusa.

“Annabeth, ultimamente ti sei guardata allo specchio?” disse Luke. Io andai a guardarmi nello specchio dell’armadio. E che avevo da far pensare a Percy che ci stessi provando? Ero atletica, una bella faccia di cui mi vanto...e il mio pigiama non era sconcio! Canottiera e shorts da notte...Una sconosciuta che si presenta: di sera + in pigiama + fisico atletico + bella faccia + frase uscita in modo compromettente= pensava che ci stessi provando... ho capito... sono un’imbecille.

La mattina dopo, mentre Percy stava a colazione, io riguardavo insieme a Talia le cose che avevamo scoperto su Percy e Rachel, per vedere se ci era sfuggito qualcosa. Guardammo foto, documenti, riviste, ma non c’era mai niente di nuovo.


Ehi, Capo” disse Talia.

“Si?” risposi.

“Sai, quanto siamo distanti dal Tennessee?”

“No, Talia”

“Poco...rispetto a San Francisco. Qualche ora di aereo, e quando si scende... pronti per fare grandi cavalcate nelle praterie!” La mia amica si avvicinò ad un armadio e tirò fuori un completo da cowboy e da cowgirl. “Guarda, qua! Luke, ha detto che per il nostro anniversario, ce ne andremo in Tennessee a cavalcare tra le grandi praterie! Un fischio, e i nostri cavalli arriveranno per farci vivere una emozionante avventura a cavallo nel vecchio West!”

“Bella mia, se un giorno seducessimo il pro-nipote di Calamity Jane studierò la cosa. Nel frattempo, calmati, torna al computer del tuo caro maritino e riattacchiamo” dissi mettendo via il vestito e spingendola verso il computer. Talia si sedette in silenzio, mentre io continuavo a vedere documenti. A un tratto sentì Talia borbottare qualcosa tipo:“Bravo, figaccione mio!...Guarda che bella tartaruga!” e altro, ma in quel momento entrò Luke, e senza cha Talia se ne accorgesse, le spense lo schermo del PC.

“E poi sono io il porcone...” disse Luke con sarcasmo. In quell’istante notai il post-it con i difetti di Jackson.

“Sono questi i suoi difetti? E’ un fan di Taylor Swift, da quando le figlie della cugina gli hanno fatto vedere ‘Another Cinderella Story’ conosce il film a memoria  e... non ha più sensibilità alla scapola destra, è uno scherzo?” dissi, incredula.

“Hai dimenticato che mette del colorante blu nella colazione?” disse Luke con sarcasmo.

“Wow! Il pazzo colora di blu la colazione!” risposi con altrettanto sarcasmo.

“No, c’è anche questo, Annabeth. Ascolta” disse Luke tirando fuori un foglietto “Nel ’93, all’età di 17 anni, viene ammesso alla migliore scuola di Buisness di New York. Poi, senza una spiegazione scompare senza dare notizie a nessuno. Ricompare un anno dopo, dimentica la scuola, e comincia a studiare Biologia Marina”

“Questo è interessante! Che cosa ha fatto in quell’anno?”

“Nessuno ne sa niente, neanche sua madre”

“Nessuno ne sa niente...” ripetè tra me e me. Avevo bisogno di pensare a una strategia. Allora me ne tornai in camera. Mi stesi sul letto per pensare, e mi venne in mente un’idea...lui conosce a memoria ‘Another Cinderella Story’. In fretta, cercai il film che Talia aveva già comprato, mi tolsi la camicia (tanto avevo la canottiera) e misi il disco nel lettore DVD. Saltai il film, e andai direttamente al tango. Guardai tutta la coreografia per circa quattro volte di seguito, poi cominciai a provarlo. All’inizio feci molto casino. Era difficile ballare un tango da sola!

“Luke!” chiamai. Il mio amico arrivò in camera chiedendomi che cosa c’era con lo sguardo. “Aiutami. Tu basta che sposti i piedi, il resto faccio io”

“Non conosco il tango!” disse lui

“Non importa! Mi serve un ballerino! Non riesco a fare dei passi da sola!” Riavvolsi fino all’inizio del tango, poi io e Luke ci mettemmo in posizione, e iniziammo a ballare. Già andava meglio, anche se Luke continuava a guardare lo schermo. Stava andando tutto bene per il momento, e già cominciavo a ballare meglio. Dopo l’ennesima volta che provavo il ballo, insieme a Luke, stavamo facendo il passo dove Mary con una gamba si aggancia alla gamba di Joey e fa un developpé con l’altra. In quel momento Talia entrò di botto. Disse qualcosa, ma ma non l’avevo sentita per la musica. Luke mi rimise giù e continuammo la coreografia.

“Annabeth!”

“Che c’è?!” dissi seccata.

“Se l’è filata!”

“Cavolo!” In fretta spostai Luke e agguantai la camicia, abbottonandola in fretta. “La giacca! La giacca!” dissi cercandola, ma ci rinunciai e mi affrettai ad uscire.

“L’auricolare!” disse Talia. Subito mi fiondai verso il cassetto, presi l’auricolare e mi precipitai fuori. Corsi per il corridoio, fino all’ascensore, che fortunatamente era già lì. Subito scesi all’ingresso e corsi fuori. Cercai un ragazzo
con capelli ebano e occhi verdi, ma niente.

“Dov’è il signor Jackson?” chiesi con urgenza al primo facchino che vidi.

“E io che ne so?” disse lui e se ne andò. A un tratto, vidi una macchina andarsene, e vidi un paio di familiari occhi verdi dentro che mi salutarono. Misi l’auricolare e contattai Luke.

“Punta a Sud, Mercedes, grigio scuro, trovalo!” dissi nell’auricolare.

“Che marca?” chiese il mio complice.

“Boh, arrangiati” In quel momento vidi due ragazzini, che avranno avuto, 15 anni. Vidi che il ragazzo aveva una bicicletta. Subito corsi verso di loro.

“Ehi, non è tua madre lassù?” chiesi al ragazzo che non appena si girò gli fregai la bici e sfrecciai nella direzione dove era andata l’auto.

“Bella la bici! Eccellente!” disse Luke.

“Niente commenti. Trovamelo!” Continuai a pedalare, in cerca della macchina, ma Luke ancora non mi disse niente.

“Eccolo! Verso la sopraelevata, vai!” disse. Io mi precipitai verso il luogo indicato, ma non vidi l’auto che cercavo. Continuai a pedalare e a cercare con lo sguardo, ma niente. Sapevo che Luke a quest’ora era riuscito a pentetrare nel sistema delle telecamere in città, ma perchè ci mette tanto a dirmi il posto esatto?

“Bhè? Allora dov’è? Qui non c’è” dissi attraverso l’auricolare.

“Ah, eccoti ti vedo!”

“Luke! Lui dov’è?!”

“Aspetta sto cercando...eccolo! Ce l’ho! Vai al porto! Sbrigati!” Io non ci pensai due volte. Subito pedalai ancora più in fretta, se è possibile.  Presto arrivai al porto, dove vidi una figura alta dai capelli ebano che mi dave le spalle, salire su una barca. Arrivai all’entrata e dopo esser saltata giù dalla bici, corsi sulla piatta forma, e con un salto, mi aggrappai appena in tempo sulla barca che si stava allontanando (prendendo una gran facciata su una sbarra, vorrei sottolineare). I passeggieri mi guardavano straniti, ma nonostante ciò, saliì sulla barca e mi avvicinai al tizio dai capelli ebano.

“Non ci si sbarazza di me così” dissi con un sorrisetto e punzecchiandogli la spalla. Il ragazzo si voltò per rivelare un uomo russo, sui 40 anni, con due baffoni e gli occhiali, che visti da dietro non si notavano. “Dobredién” gli dissi in Russo, guardando altrove. Il mio sguardo si soffermò su una barca vicina...lì c’era Percy Jackson che mi fece il saluto a due dita.
 
Un’ora dopo... l’incidente... se vogliamo chiamarlo così, dopo aver restituito la bici, e messo la mia uniforme da guardia del corpo, ero già davanti al solito negozio di articoli sportivi che frequientava Jackson. Lui uscì dopo circa dieci minuti da quando ero arrivata.

“Lei è ancora qui?” disse lui ironico.

“Signor Jackson, sua madre mi paga per garantire la sua sicurezza, quindi che lo voglia o no, sono la sua guardia del corpo. Sono 7 anni che faccio questo lavoro! Non mi hanno mai trattata così!” dissi arrabbiata “Perciò se non vuole i miei servigi... sono 50.000$”

“Scusi?” chiese lui incredulo.

“15 giorni a 2.000$ fanno 30.000$ + 20.000$ per rottura di contratto fanno 50.000$” Lui sorrise e tirò fuori il libretto degli assegni dalla borsa soportiva, fece l’assegno e me lo diede.

“Ero certo, che l’acqua le avrebbe fatto cambiare idea. Con me funziona”

“Forse perchè lei è una Testa d’Alghe”

“Attenata a come parla”

“Non lavoro più per lei, Testa d’Alghe, mi ha appena congedata”

“Va bene, Sapientona, come la mettiamo per mia madre?”

“Le dirò che la sorveglio” Lui mi fece un sorrisetto, ed entrò in macchina. “Auguri di felicità” dissi prima che partisse.

“Grazie” rispose, e partì...se solo sapesse che sorpresina lo aspettava. Subito mi nascosi dietro un’angolo per osservare la scena. Un uomo giaceva per terra vicino a un motorino, ben imbacuccato per non farsi riconoscere. Percy fermò la macchina, ma quello subito si alzò e con la catena gli ruppe il vetro del finestrino e lo tirò fuori. Percy cercò di reagire, tendando di dargli un pugno, ma l’uomo si abbassò e lo colpì bene sulla faccia. Nonostante ciò, Percy tentò un’altro colpo, ma l’uomo lo bloccò. Poi gli diede un paio di pugni nello stomaco e lo buttò a terra rifilandogli un calcio sull’addome, e subito entrò in macchina. Appena vidi che Percy non era in grado di fare più nulla, mi precipitai di corsa. Anche se dolorante per le botte, alzò lo sguardo e mi vide. Io tirai dritto, e quando l’auto sgommò per voltarsi dalla mia parte, mi lanciai sul cofano, mentre il veicolo continuava ad andare avanti. Appena la macchina sterzò in una posizione invisibile da dove avevo lasciato Percy, si fermò e io scesi dal cofano.

“Belle mosse, ma il calcio potevi risparmiartelo” dissi al mio complice.

“Era per renderlo più indifeso”

“Luke, la borsa” dissi stendendo la mano in modo che mi restituisse la borsa sportiva del ragazzo.

“E dai, è Adidas! Gli dici che non sei riuscita a recuperarla”

“Luke, la borsa!”

“E che palle!” disse lui ridandomi la borsa. Io la misi in macchina, ma appena stavo per salire.

“Ehi!” fece Luke, mettendosi in posizione.

“Oh, no...” borbottai, ma mi feci avanti.

“Bene, evita il na-” BOOM! Luke mi diede un pugno in pieno su naso. Lo massaggiai un attimo, dolorante, ma mi usci il sangue lo stesso. Era quello lo scopo, rendere la cosa più credibile. Poi mi prese la mano. “No, ti prego! Il polso, no!” dissi, ma Luke mi girò il polso con forza e lo lasciò quando sentì un piccolo crack. Mi fece un gran male, come il naso, ma non era rotto, solo storto, si sarebbe gonfiato, ma entro domani con un po’ di chiaccio sarebbe tornato apposto. Era una tecnica che ci eravamo studiati tuti e tre. Comunque, subito dopo entrai in macchina e tornai da Percy, che nel frattempo si era rialzato e si stava massaggiando l’addome per i pugni.

“Tutto bene?” chiesi con preoccupazione (in parte vera), mentre gli restituiì le chiavi e la borsa.

“Sì, grazie per la macchina, e la borsa” disse lui, poi mi vide “Ma stai sanguinando! E hai il polso è gonfio!” disse preoccupato.

“Non è niente-”

“No, che non è niente! Lascia che ti aiuti” disse Percy. Subito mi diede un fazzoletto per pulire il naso dall’epistassi, e dopo delicatamente mi prese il polso controllandolo un attimo, poi mi portò fino alla macchina e aperto il bagagliaio, vidi un mini frigorifero. Capì che si portava del ghiaccio dietro in caso di bisogno...... Delicatamente lo prese, e me lo mise sul polso.

“Grazie” dissi. In effetti ero grata. Già mi faceva meno male...dobbiamo cambiare tecnica di infortuni.

“No, io ti ringrazio. Dicevo che riuscivo a cavarmela da solo, e invece quando potevo dimostrarlo, mi soccorre-”

“Silver di 90210?” lui rise.

“Già” Percy sollevò lo sguardo e ci guardammo un momento negli occhi. Aveva deglio occhi bellissimi. Sembrava che al loro interno ci fossero tutte le tonalità di verde. Sembravano due oceani che mi invitavano a perdermi- NO! Annbeth! Resta lucida! Niente smancerie! Non pensare che abbia degli occhi bellissimi, o un bel fisico- ALT! NO! Pensa alla missione! Non pensare a quanto sia fico lui! Percy mi risvegliò dal mio trance quando, prese l’assegno che avevo nella tasca della giacca e lo strappò.


“A quanto pare ti sei qualificata come guardia del corpo... ma non finisce qui” disse lui con un sorrisetto

“Puoi starne certo, Testa d’Alghe” gli risposi salendo in macchina con lui.

“Ora ti ho riassunta, attenta a come parli, potrei licenziarti”

“Non lo farai, e da quando ti ho detto che potevi darmi del ‘tu’?”

“Da quando tu mi hai chiamato ‘Testa d’Alghe’”

“Ti si addice molto...Testa d’Alghe

 “Non la finirai mai, vero?”

“No”

“D’accordo Sapientona,  starò al gioco”

“A proposito...uhm... scusa per ieri sera, non volevo dire niente di compromettente, mi è uscita male la frase!”

“Tranquilla, non fa niente... bel pigiama, comunque, non mi è  dispiaciuta la vista” Sgranai gli occhi incredula.

“Dimmi che non l’hai appena detto” dissi con tono minaccioso

“Scherzavo! Se ci stessi provando con te, Rachel mi ucciderebbe”

“...magari...” borbottai

“Come?”

“La strada, Testa d’Alghe!” dissi anche se lui già guardava la strada. Ci fu un momento di silenzio.

“Comunque, fingerò di non aver sentito” disse Percy non staccando lo sguardo dalla strada. Lui guidava e io mi tenevo il giaccio sul polso. A quanto pare le cose saranno molto più facili ora... e invece...NO!  Potevo stargli vicino...ma avevo ancora molto da fare...  
 

  
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