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Autore: _Luna_    04/04/2012    4 recensioni
Ho deciso di scavare un po' nel passato di Irene Adler e di Sherlock Holmes, così ecco una fanfiction sul loro primo incontro.
Dalla storia: "Apparentemente sembrava una solita nottata londinese, ma le ombre che attraversavano la città si erano fatte più cupe e inquietanti, rendendo l’atmosfera serale maggiormente buia e tenebrosa. Negli angoli delle strade, solo gli assassini e i contrabbandieri più subdoli si attardavano ancora per proseguire i loro loschi affari, sfruttando quell’agitazione e quell’ansia momentanea. "
P.s. Il titolo è reso da "Uno scandalo in Boemia", il primo romanzo in cui appare Irene Adler.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock si accese la pipa, aspirando il tabacco con compiacimento. Ripeté il gesto per un paio di volte, poi si degnò di parlare, infastidendo ancora di più l’ispettore « Bhè, pare che qui sia tutto inutile, non è vero, Lestrade? »
Egli alzò gli occhi al cielo: da qualche tempo i suoi superiori vedevano di buon occhio la collaborazione di quell’eccentrico detective che si accontentava di risolvere i casi più spinosi. L’avevano conosciuto durante un indagine vicino a Baker Street e da allora l’avevano sempre ritrovato davanti al cadavere, alcune volte anche prima del loro arrivo. Era un giovane vispo che provocava spesso i poliziotti e dimostrava uno spiccato senso dell’umorismo. Aveva gli occhietti arguti e attenti ad ogni dettaglio, i capelli di un nero intenso come il carbone e un sorriso furbo sulle labbra che si dipingeva sul volto pallido e magro ogni qual volta riusciva a trovare il colpevole. Fin da subito, aveva iniziato a trattare con molta confidenza tutti i poliziotti, specialmente Lestrade. Il povero ispettore doveva subire troppe volte per la sua sopportazione e per la sua pressione « Non capisco cosa voglia dire, mister Holmes… » lo guardò mestamente e notò il suo abbigliamento trasandato: indossava un gilet logoro, una giacca schiarita e pantaloni lunghi, forse troppo. I capelli erano ribelli e spettinati, solo alcuni stavano dietro le orecchie, tutti gli altri scendevano disordinatamente verso il collo. Poteva avere trenta o trentacinque anni al massimo, anche se, secondo Lestrade, il suo sarcasmo dimostrava un lungo e maturo allenamento.
« Non lo metto in dubbio, Lestrade, non lo metto in dubbio » inarcò le labbra in un sorriso beffardo e si allontanò dagli altri poliziotti, doveva riflettere da solo.
Il cadavere di un uomo sconosciuto era stato trovato in una strada ad ovest da una signora di mezza età che abitava lì vicino. Non era stato trovato nessun documento nelle sue tasche, anzi, a di la verità, non era stato trovato proprio nulla, né soldi, né orologi né chiavi. I vestiti erano strappati, chiaro segno di lotta ma anche i dilettanti di Scotland Yard erano stati in grado di capirlo. Eppure, sapeva che qualcosa gli sfuggiva, stranamente. Ripensò all’espressione straziata e sorpresa dell’uomo e si grattò la testa, come se tentasse di trattenere le idee. Dall’analisi, si supponeva che fosse anche un uomo povero, o almeno che non navigasse dell’oro, grazie ai vestiti di scarsa qualità. Ritrornò a grandi passi verso l’angolo e disse « Voglio parlare con la signora che l’ha trovato » 
Lestrade fece un cenno ad un poliziotto alto e baffuto « Porta il signor Holmes da miss Hopkins » quello abbassò la testa e guidò il detective per i vicoli, svoltando due volte a sinistra. Arrivarono in una via squallida e sudicia, illuminata dalla pallida luce del sole, dove una donna sui cinquant’anni stava parlando con un altro collega di Lestrade. Appena vide i due arrivare, balbettò « Questo è tutto! Non c’entro niente con questa storia, non voglio avere rogne » strinse convulsamente il grembiule grigiastro che indossava e stava quasi per rientrare in casa quando Holmes la fermò per un braccio, mentre i poliziotti si allontanavano, sapendo che Holmes voleva agire da solo.
« Voglio solo sapere quello che è successo, nulla di più » incrociò le braccia, lievemente irritato « Non mi sembra che richieda troppo sforzo, non credete? »
La signora, in risposta, si liberò dalla presa di Holmes e replicò, acidamente « E va bene, signor ispettore, va bene. Io stavo là, stavo andando a lavorare e ho visto quel uomo a terra, buttato così. Non l’ho toccato e sono andata subito a chiamare la polizia »
« Non l’ha toccato, eh? » ripeté Holmes con sarcasmo.
La signora Hopkins replicò, Non mi credete, ispettore? »
« Certo… e mi scusi per i miei metodi… faccia una cosa, vada alla taverna “Delle tre fiere” e si faccia una pinta, dica che la manda l’ispettore, la metta sul mio conto… è quella in Parkinton Street »
« Si, la conosco » A Mildred Hopkins si illuminarono gli occhi e si avviò subito verso la locanda. Holmes aveva capito che la cara signora aveva mancato di dirgli qualcosa e si rivolse subito al poliziotto più vicino « E’ tutto, grazie » egli, timoroso, raggiunse gli altri colleghi sulla scena del delitto. Il detective ammiccò e arricciò le labbra, infilò il cappello e se ne andò, fischiettando per la strada acciottolata. Aveva una mezza idea sul da farsi, ma nulla di sicuro.

N.d.A. Questa volta vediamo Sherlock Holmes alle prime armi, su questo caso apparentemente semplice! Come conoscerà la bella Irene? E Watson? Spero vogliate scoprirlo presto. Intanto, buona Pasqua :D
Lasciatemi una piccola recensione :3
Luna

   
 
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