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Autore: Stregatta    05/04/2012    3 recensioni
In soggiorno, ad esempio, c'era una massiccia sedia in legno finemente intagliato, con un paio di braccioli a forma di leone ed una patina di lacca scrostata a ricoprirne l'intera superficie; nessuno poteva utilizzarla. Qualunque angolo della stanza, qualunque oggetto era a completa disposizione di inquilini ed ospiti della casa tranne quella sedia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho scritto ciò che state per leggere a scopo di lucro o per calunniare Matthew Bellamy, Dominic Howard e Kate Hudson e niente di tutto ciò è accaduto, presumibilmente.

[/parte noiosa]

[parte delirante]

Ciao, incauto/a visitatore/visitatrice! Ti va di leggere un po' di making of? No? Allora scrolla in basso fino al titolone in Georgia rosa confetto e buona lettura. :3

Tempo fa, pubblicai una raccolta di drabbline (Pointless *si pubblicizza senza vergogna*), di cui una si intitolava No I in threesome: una "proposta indecente" da parte di Kate a Dom che comportava la "condivisione" del nostro sorcio panzoso preferito.
Ora, cento parole sono pochine per spiegare quel che c'è dietro una proposta del genere - probabilmente anche milleduecentotrentadue lo sono, ma è pur sempre meglio di niente, no? E poi mica è finita qui, in un futuro che spero sia il più prossimo possibile vi propinerò pure i POV di Kate e Matt... Che non si dica che lascio le cose a met- *ripensa ad Exogenesis* *si vergogna assai*

(seriamente, scusatemi - sono una chiavica. ç_ç)

Eniuei, la fic prende il titolo da questa canzone e la casa di cui parlo è ritratta in queste foto.

E mò... Eh, enjoy if you can. XD


There's no I in threesome



Now what is there to allow?


Quella casa poteva davvero cominciare a piacergli, nel tempo: era lussuosamente arredata – l'antica credenza proveniente da un convento portoghese, il parquet in ogni stanza, le tende di seta e mussola... - ma al tempo stesso vivibile, luminosa, con un lieve tocco formale dato dal singolo pezzo puramente decorativo che Kate aveva deciso di inserire nell'arredamento di ogni stanza.
In soggiorno, ad esempio, c'era una massiccia sedia in legno finemente intagliato, con un paio di braccioli a forma di leone ed una patina di lacca scrostata a ricoprirne l'intera superficie; nessuno poteva utilizzarla. Qualunque angolo della stanza, qualunque oggetto era a completa disposizione di inquilini ed ospiti della casa tranne quella sedia.
Oziosamente, Dominic ripassò il contorno della criniera di uno dei due leoni con l'indice e considerò l'idea di violare il garbato divieto imposto dalla padrona di casa; in quel momento le tavole del parquet scricchiolarono sotto il peso di un passo altrimenti silenzioso.
- Ti piace, quindi?
Il vento gonfiò le tende bianche ai lati della porta-finestra come vele, ma sfiorò appena i capelli di Kate.
Un effetto molto hollywoodiano, pensò Dominic.
- Non è esattamente il mio genere...
La donna si strinse nel suo caftano leggero, entrando in casa - piedi nudi e capelli sciolti sulle spalle, un'interpretazione piuttosto convincente di spirito libero ed anticonvenzionale.
- Vuoi qualcosa da mangiare?
- No, grazie.
- Ma non hai pranzato...
- Non ho fame.
Kate gli girava lentamente attorno e lo guardava da sotto in su, attenta e sospettosa: improvvisamente sorrise, chiedendo: - Diresti di no anche a las enchiladas, amigo?
Distogliendo lo sguardo, Dom disse: - Perché, tu sai fare le enchiladas?
- Non mi permetterei mai di togliere lavoro agli onesti ristoratori messicani di Los Angeles.
- Che donna magnanima.
Kate spalancò la bocca in una delle sue tipiche risate sgraziate che non risparmiava neanche durante i suoi photoshoot ufficiali e che Matt gli aveva confessato tempo addietro di adorare alla follia.
Quando ride non riesco a smettere di guardarla... Sembra una leonessa bionda e un po' scema.
Dom non riuscì a trattenere un breve scoppio di risa a sua volta, e Kate lo interpretò come un segnale di resa: - Allora? Chiamo Paco e ordino per stasera? Oppure vuoi qualcosa adesso?


***


Dopo aver finito due tacos ed altrettante enchiladas con carne accompagnate da fagioli e riso, Dominic decise che la cucina messicana era il suo unico, vero amore segreto – ma non l'avrebbe mai confessato a sua madre.
Si pulì la bocca con il tovagliolo e reclinò la testa all'indietro, sospirando: - … non ne posso più.
Seduta di fronte a lui, Kate annuì e si leccò il pollice sporco di guacamole. Subito dopo disse: - Quindi niente dessert? -
Dominic strabuzzò gli occhi, tenendosi lo stomaco: - Sei pazza? Sto scoppiando!
Il divanetto era così invitante, incassato strategicamente in un angolo del patio adiacente alla piscina coperta, blu e bianco e morbido...
- Dove vaaai? - strascicò Kate, alzandosi in piedi per seguirlo.
- Voglio morire dolcemente su quel divano, se non ti spiace.
Penetrando attraverso le pareti a vetro, la luce aranciata del sole basso all'orizzonte lo accecò momentaneamente facendolo quasi barcollare: si sentì prendere per mano, si lasciò condurre sul sofa.
Kate mantenne una certa distanza, pur sedendosi accanto a lui - la testa abbandonata sullo schienale del sofa, i capelli disordinati e chiarissimi contro il blu del tessuto che lo rivestiva, le gambe lievemente rannicchiate, le mani in grembo, ferme.
- Cosa ne pensi? - sussurrò, e non aveva certo bisogno di specificare cosa.
Dom la guardò di sottecchi, per poi voltarsi su un fianco e fronteggiarla.
- Il mio organismo è troppo impegnato a digerire tacos e compagnia bella, non riesco a pensare.
- Dai, scemo.
Scema sei tu, pensò Dominic. Una leonessa scema.
- Non lo so.
- Ma ti è piaciuto, almeno?
- A livello fisico, intendi?
- Anche.
Dominic sospirò. - Sì.
- E allora perché lo dici con quella faccia, scusa?
Il sole era definitivamente tramontato: Kate mormorò: - Aspetta. - e andò ad accendere le luci del patio.
Restò accanto all'interruttore per un attimo con un'aria pensierosa, prima di chiedere maliziosamente: Preferisci le luci spente, tesoro?
Dominic scosse il capo, ribattendo a tono: - Mi piace guardare, cara.
- Lo immaginavo. - disse lei, sedendosi di nuovo - stavolta più vicina.
- … ti aiuterebbe sapere qualcosa in più su di me?
- Come?
- Non so, magari non ti fidi di me.
- Credimi, Kate, mi fido più di te che dello scellerato che ti sei scelto come fidanzato.
Lo sguardo di entrambi cadde sull'anello che scintillava al dito della donna, ingombrante e vistoso.
Non lo toglieva neanche in casa, tranne quando andava a nuotare – e per il momento questo valeva più delle mille, impietose speculazioni sull'ipotetica durata del suo rapporto con Matt elaborate da chi commentava sul sito di Perez Hilton.
- Ma io sono il nemico, no?
- Di chi? Delle quattordicenni che credono che Matt sia un romantico vampiro sbrilluccicoso in attesa che compiano diciott'anni per sposarle?
- No, il tuo.
Dom sollevò un sopracciglio: - Dopo quello che c'è stato ieri sera...?
- Sicuro, perché basta quello a spazzar via ogni ostilità e dubbio, giusto?
Kate si alzò in ginocchio sul divano, sedendosi poi sui talloni.
- Chiariamo subito che non hai firmato un patto di sangue, ok? Se ho parlato a Matt della possibilità di fare questa cosa è perché mi rendo conto che tu appartieni a lui da molto prima di me. Si può quasi dire che io non gli appartenga affatto, anzi.
Dom annuì.
Sapeva dell'insicurezza di Kate, la intuiva dal modo in cui lo seguiva in ogni suo spostamento anche transcontinentale, da come monitorava i tweets di Matt, dalle telefonate che gli faceva ogni giorno quando per forza di cose erano distanti... E continuava a considerarla infondata, stupida, quasi irritante.
Ci voleva il raziocinio ottenebrato dagli ormoni di una donna innamorata per credere che Matt gli appartenesse o che appartenesse a chicchessia, per quel che ne sapeva... E poi non bastava l'anello, la casa che stavano per acquistare a Londra e la seconda casa a Beverly Hills?
Il problema era che lei non conosceva Matt quanto lui, altrimenti si sarebbe considerata fortunata anche solo ad essere l'amore ufficiale di Matthew Bellamy.
Era più di quanto sarebbe mai toccato a Dominic, in ultima analisi.
- Quindi, puoi andare via quando vuoi. Nessuna pressione o ricatto....
Kate si riavviò i capelli dietro le orecchie in un gesto nervoso e goffo.
- … e non dobbiamo fare l'amore per forza, se non ti piaccio.
Cosa spingeva una donna bella, ricca, famosa e navigata a dire qualcosa del genere? Come faceva Matt ad instillare nella testa delle persone il timore di non essere desiderate? In quale dannato modo le spingeva a compiere certe scelte solo ed esclusivamente per lui, per tenerselo stretto?

le persone, poi. Ne conosceva solo due, ed entrambe erano stravaccate su quel divano con la pancia piena di cibo messicano e la testa palesemente in subbuglio.
Seguendo l'impulso del momento Dom accarezzò il viso di Kate, le sistemò i capelli passandoci le dita dentro, la baciò sulle labbra non essendo sicuro se fosse proibito o meno - ma non era così importante: pian piano avrebbero imparato a muoversi, come ospiti in una casa che nascondesse qualcosa di intoccabile.

   
 
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