Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: albalau    05/04/2012    1 recensioni
Ho provato ad immaginare una storia con i nostri beniamini trasportati un'altra epoca. Ho un po stravolto tutto, ma come sempre Maya e Masumi dovranno combattere contro tutto e tutti per il loro amore. Ci riusciranno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo   37

 

Maya aveva gli occhi sbarrati. Non poteva credere che Yuu potesse farle una cosa simile, non davanti a Masumi. Il suo odio era talmente grande da fargli dimenticare il suo essere umano? Probabilmente si. Le azione spregevoli che aveva commesso in quei mesi erano la prova della sua completa mancanza di umanità. Lo guardava mentre si dirigeva verso di lei, sentiva gli occhi di Masumi pieni di rabbia e sofferenza. Doveva fare qualcosa, ma cosa, senza correre il rischio di mettere in pericolo la vita degli amici?

Yuu le bloccò i polsi, lei cercò di divincolarsi, ma era troppo forte. Si ritrovò inchiodata al letto, con quel corpo sopra di lei, quel corpo che non voleva. Ma ormai era tutto perduto…

 

-Ayumi!- l’urlo di Hamil squarciò l’aria.

La giovane, infatti, era accerchiata da cinque soldati e sembrava che stesse per soccombere. Lui era distante qualche metro e non poteva raggiungerla. Molti corpi giacevano ai loro piedi. Guerriere, soldati del Faraone, ma nessuno dava ancora segni di cedimento. La fanciulla era affaticata, ma ancora si batteva come un leone. Spinto da una forza che nemmeno l’uomo credeva di possedere, riuscì a liberarsi dai suoi avversari e raggiunse la sua donna. Con un poderoso fendente, abbatté due soldati, ma anche lui era stato raggiunto da un colpo al fianco. Resistette al dolore, l’incolumità della bionda guerriera veniva prima di tutto.

Ayumi, nel frattempo, teneva egregiamente a bada i “nemici”. Affondava, colpiva, si difendeva con maestria, come se non avesse mai abbandonato il campo di battaglia. Ma commise un errore. Vide Hamil giungere verso di lei, vide come abbatteva i due soldati, vide la sua profonda ferita. Per un attimo il suo cuore vacillò. Il suo uomo era a terra, ma si rialzò nel tentativo di arrivare a lei.

Per fortuna avvertì uno spostamento d’aria alle sue spalle, così riuscì a bloccare il colpo che stava arrivando, ma era stanca e la spada cominciava a pesare. Si piegò su un ginocchio, cercando di resistere.

-Ayumi!-

Ancora la sua voce, quella voce tanto amata. Doveva farcela, per lui, per i suoi amici, per Utako che tanto credeva in lei. Con le sue ultime energie sollevò il braccio, colpendo l’avversario e facendolo cadere. Si voltò giusto in tempo per vedere il prossimo avversario, ma quando stava per colpire qualcosa la trattenne. Il soldato appena abbattuto era riuscito e fermarle il braccio e lei non riusciva a liberarsi. Strattonò più forte, ma era inutile. Vide la spada avversaria avvicinarsi sempre di più, come al rallentatore, lei inerme ad attendere la fine. Guardò negli occhi, fiera, il nemico. Che nessuno avesse avuto il coraggio di dire che le guerriere di Atene fossero delle vigliacche.

Mentre pensava a questo, mentre stava per soccombere, un altro grido ruppe l’aria. Ma questo era molto diverso. Era un grido di guerra, uno che lei conosceva molto bene.

Il soldato che stava per colpirla si fermò, trafitto in pieno petto da una freccia. L’altro alle sue spalle, cadde a terra con un colpo di spada.

Con sguardo sorpreso, Ayumi si alzò da terra, specchiandosi negli occhi di Utako.

-Siamo arrivate. Adesso occupati del tuo uomo.- disse con voce dolce.

Poi il suo sguardo si indurì.

-A questi vermi pensiamo noi. Lunga vita alle guerriere di Atena! E morte ai nostri nemici!-

Nel rimbombante fragore della battaglia, Ayumi riuscì a raggiungere Hamil. Lo prese tra le braccia, stringendolo a se.

-Non ci abbatteranno, adesso siamo in salvo.- gli sussurrò.

L’uomo alzò lentamente una mano, passandola nei capelli della ragazza.

-Ti amo.- disse soltanto.

 

Era pronta, gli uomini, per quanto fossero criminali, le avevano dato la loro completa fiducia. Lei poteva cambiare le sorti di quella battaglia, doveva.

Volse lo sguardo verso il palazzo che ora le appariva limpido. Il momento del riscatto era giunto e lei, Shiori, non si sarebbe tirata indietro. Qualunque ne fosse stato l’esito.

 

Maya non ne poteva più. A stento riusciva a trattenere i conati che provenivano dal suo stomaco ogni volta che quel viscido essere posava le labbra sul suo corpo. Ormai parte del suo abito era stato lacerato e lui vagava su di lei come meglio credeva. Ma doveva reagire, assolutamente. Con una rapidità che non credeva di avere, riuscì a liberare una mano dalla presa di Yuu e portarla dietro la schiena. Il giovane Faraone non comprese appieno il suo gesto, fino a che non si ritrovò con una lama puntata alla gola.

-Ora alzati e ordina ai tuoi uomini di lasciarli liberi.- gli intimò con voce ferma.

Per un momento il giovane rimase spiazzato, ma poi cominciò a ridere sommessamente.

-E spiegami, come credi di uscire da qui, illesa e con tutti loro? –

-Un modo lo troveremo.- ribatte decisa.

-Maya, Maya. Non poserai nemmeno un piede a terra, perché appena lo farai, il tuo caro Masumi verrà ucciso. Questa feccia ha ordine di eliminarlo se non otterrò da te quello che voglio.-

Il corpo della ragazza venne percorso da un brivido. La vita del suo uomo era nelle sue mani e sapeva perfettamente che Yuu non bleffava. Chiuse gli occhi, ripensando a quello che era accaduto non molto tempo prima e la decisione fu presa in un momento.

Con sguardo deciso puntò gli occhi in quelli di lui.

-Meglio morire nel tentativo di fermarti, che vivere sotto il tuo dominio.-

Con questa frase se lo scrollò di dosso mettendosi a cavalcioni su di lui, portando le mani in alto, pronta a colpire.

Tutto si svolse rapidamente, nessuno se ne accorse. Solo un grido e un corpo rivolto a terra. Maya si voltò, come raggelata. La sua amica, la sua cara Rei, le aveva fatto da scudo con il suo corpo. Infatti era stata l’unica che era riuscita a scorgere il movimento dell’uomo che si trovava più vicino alla sacerdotessa e, senza pensarci troppo, era riuscita a liberarsi e a gettarsi tra loro per salvarla.

Il pugnale le cadde di mano, raggiungendo il freddo pavimento. Hijiri aveva sbarrato gli occhi nel vedere il suo amore stesa a terra, immobile. Gridò il suo dolore e cominciò a dimenarsi per correre da lei. Anche i suoi amici fecero altrettanto.

-Idioti! Teneteli!- urlò Yuu.

I suoi seguaci cominciarono a colpirli con bastoni, spade e lance, ma niente sembrava arrestarli, ma alla fine ebbero la meglio. Hijiri fu fermato a pochi passi da Rei. Nemmeno gli avevano dato la possibilità di sfiorarla.

Yuu, cogliendo l’attimo, prese Maya per un braccio e la condusse al limitare della stanza. Guardò i suoi nemici ormai resi inoffensivi e comunicò i suoi ordini.

-Portateli nelle prigioni e assicuratevi che non possano muoversi per qualche tempo.- poi si rivolse verso Maya.- Tu avrai un’altra destinazione, ma non temere. Porterò a termine quello che avevo cominciato.-

 

Finalmente era finita, tutti erano stati abbattuti. Utako, con passo lento, si avvicinò ad Ayumi, che ancora teneva tra le braccia Hamil.

-Come state?-

-Tutto bene. La ferita è profonda, ma non grave. Gli serve solo un po’ di riposo.- rispose la ragazza.

-Allora è meglio che rimanga qui e ben nascosto, non credo…- ma venne interrotta dall’uomo.

-Non pensateci nemmeno. Non potrei mai stare qui, inerme, mentre le persone a me care rischiano la vita. È mio compito stare con voi, aiutarvi.-

-Hamil, ragiona. Sei ferito e il tuo braccio non può esserti utile.- disse Ayumi con una nota di angoscia nella voce.

Le sorrise.

-E tu mi conosci, sai che non lo farò. Inoltre so usare il braccio sinistro tanto bene quanto il destro. On sono così semplice da battere.-

-Il solito testone.- brontolò.

-Allora se siamo d’accordo, corriamo in aiuto degli altri. Non so perché, ma ho un brutto presentimento.- disse Utako.

Con molta circospezione giunsero alla stanza del Faraone, ma si stupirono quando trovarono la porta spalancata.

-Non capisco.- mormorò Ayumi.

-Facciamo attenzione.- sussurrò Utako.

Entrarono dentro e subito notarono il disordine che regnava. Vasi rotti, tavolini rovesciati e, cosa ancora più sconvolgente, macchie di sangue a terra.

-Ma cosa…- Ayumi era sconcertata.

Hamil mosse qualche passo in direzione del letto, ma si immobilizzò all’istante. La bionda ragazza notò la sua reazione e subito andò da lui, ma all’improvviso venne arrestata proprio dalle sue braccia.

-No, non guardare.-

-Ma Hamil, cosa non…- non terminò la frase.

I suoi occhi caddero su un lembo di vestito a lei molto noto. Era lo stesso che indossava la sua amica quella stessa mattina.

-No.- sussurrò.-No! Rei!-

Corse verso il corpo dell’amica, girandola e scuotendola.

-Ti prego, dimmi che stai bene. Rispondimi! Rispondimi!-

Hamil, inginocchiato al suo fianco, cercava di scostarla, senza successo. Anche Utako e le sue guerriere si ammutolirono nel vedere la disperazione della loro compagna, sentire il dolore che traspariva dalla sua voce.

-Non scotermi così, mi fai male.- una voce flebile fermò quello sfogo.

Ayumi sbarrò gli occhi, così come gli altri.

-R…Rei…- balbettò incredula.

-Non credere…che sia così…facile farmi…fuori.- rispose con fatica.

Hamil, molto accuratamente, riuscì a sollevarla per stenderla sul letto. La fece girare su un fianco ed esaminò la sua ferita. Ma niente. Si vedeva solo un grosso livido sulla schiena sotto la protezione che indossava.

-Ora spiegami come mai non hai perso nemmeno una goccia di sangue. Con quel foro dovevi essere morta.- le chiese con incredulità.

Rei rise sommessamente.

-Ho imparato qualche trucco da Hijiri e lui ha recitato alla perfezione. Abbiamo rinforzato la mia armatura, proprio per evitare questo.-

-E immagino che invece gli altri ti credano morta.- constatò l’uomo.

-Era nei nostri piani. Perdonatemi se non ve ne ho parlato prima, ma era necessario, in caso avremmo dovuto improvvisare.- disse, sentendosi in colpa per il dolore che sapeva aver arrecato agli amici.

-Sei perdonata solo perché sei viva.- la voce di Ayumi non nascondeva una nota di rabbia.

-Felice di vedere che sei sana e salva, ma ora ci spieghi che cosa è accaduto?- chiese Utako, visibilmente sollevata, ma anche preoccupata.

-Ci aspettavano. Siamo stati subito circondati e Yuu ha tentato di abusare di Maya, di fronte a tutti.-

-Quel verme!- disse Ayumi.

-Bastardo!- le fece eco Hamil.

-Comunque non ci è riuscito. Maya l’ha minacciato con un pugnale, ma quando lo stava per colpire, uno del suoi uomini ha cercato di ucciderla. Io, sapendo che non avrei riportato grandi traumi, mi sono lanciata in mezzo, ma lo avrei fatto anche se ci avessi rimesso la vita. Mi hanno creduta morta e hanno agito di conseguenza. Dopo averli resi innocui, sono stati condotti nelle prigioni, mentre Maya non so dove sia, ma probabilmente non molto distante.-

Utako, che aveva ascoltato in silenzio, si accigliò.

-Come poteva essere a conoscenza del nostro piano?- chiese.

Hamil la guardò dritta negli occhi.

-Ce lo siamo chiesti anche io e Ayumi, quando siamo stati attaccati. L’unica spiegazione è che ci sia una spia tra noi.-

Il silenzio calò tra loro. Utako osservò le sue guerriere, ma nessuna di loro poteva compiere una simile azione. Hamil non era stato e su Satomi non aveva dubbi. Voleva morto il Faraone. Che diamine stava accadendo?

-In ogni caso, adesso la priorità sta nel salvare sia Maya che Masumi. Ayumi, tu insieme ad Hamil e Mina, andrete alla ricerca di Maya. Noi ci dirigeremo alle prigioni e libereremo gli altri, ma fate attenzione. Non voglio perdere nessuno.- poi guardò Rei.- Se te la senti verrai con me.-

A fatica la ragazza si alzò in piedi.

-Non sarò di ostacolo.-

-Bene, andiamo.-

Stavano per uscire, quando Ayumi richiamò l’attenzione del suo comandante.

-Dov’è Mina?-

Si guardarono intorno, ma della ragazza nessuna traccia.

 

Maya era in quella stanza buia ormai da troppo tempo. Doveva far qualcosa, altrimenti sarebbe uscita di senno. Il dolore per la perdita dell’amica, il pensiero di Masumi in prigione, quello che Yuu le avrebbe fatto quando sarebbe tornato. No, non poteva farsi abbattere. Per lei e per tutti coloro che amava.

Con fatica si alzò dal pavimento e cominciò a guardarsi attorno. Non c’era nessuna via d’uscita. Solo mura attorno a lei e l’unica porta era sbarrata dall’esterno. Iniziò a tastare i muri, con la speranza di poter trovare un passaggio segreto come c’era nella sua stanza, ma la ricerca non dava i suoi frutti. Le lacrime che aveva cercato di trattenere, iniziarono a scorrere sul suo viso. Non era possibile che dovesse restare li, inerme, senza poter far nulla. Stava cedendo, ma proprio in quel momento, udì un rumore provenire dal fondo della stanza. Con cautela mosse qualche passo in quella direzione, ma all’improvviso si arrestò. Due figure, avvolte in lunghi mantelli neri, entrarono.

Rimasero qualche attimo a studiarsi, poi il più alto dei due parlò.

-Non temete, mia sacerdotessa. Siamo qui per aiutarvi.-

Maya spalancò gli occhi. Quella voce, non poteva sbagliarsi.

Ma…come poteva essere?

  
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