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Autore: Lady Winter    05/04/2012    7 recensioni
Bella ed Edward, migliori amici da sempre, vengono separati : lei viene portata via dagli assistenti sociali e lui rimane da solo. ma quella notte, vede una stella cadente ed esprime un desiderio.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Per prima cosa, vi avviso che è la prima vota che mi cimento in questo genere di storie, quindi spero che non sia un disastro. Secondo, spero che la storia vi incuriosisca e che, una volta letto il prologo non vi ricrediate. Per il resto, spero mi farete sapere se vi è piaciuto ;)

PROLOGO


<< Edward! Edward >> gridò la bambina, con il volto coperto di lacrime, mentre si sbracciava verso il ragazzo.
<< Bella! Ti supplico, Bella, non mi lasciare! Non abbandonarmi qui! >> urlò lui, mentre inseguiva l’uomo che gli stava portando via la sua migliore amica. Cominciò a correre lungo il corridoi ma, all’improvviso una porta si aprì e venne afferrato per un braccio.
<< Smettila di urlare, ragazzino. Ora torna dentro e fregatene di quella puttana. >> gli disse suo padre, se poteva definirlo tale.
<< Non osare parlare di lei così! Non pronunciare nemmeno il suo nome, in mia presenza! >> gridò lui di rimando; per poi liberarsi dalla stretta e precipitarsi giù dalle scale, facendo i gradini due alla volta. In lontananza sentiva ancora le urla della piccola. Non potevano, non potevano portargliela via! Appena arrivò nell’atrio, vide che la stavano caricando, quasi di forza, in una macchina e lei, la sua Bella, continuava a piangere e dimenarsi. Forse, se si sbrigava, faceva ancora in tempo per tirarle fuori di lì ma, mente correva verso il cancello, inciampò in una mattonella rotta e cadde a terra, battendo la testa e perdendo i sensi per qualche istante. Quando riuscì a rimettere a fuoco, la vettura non c’era più, ma non riusciva ad arrendersi, non poteva arrendersi. Le sue gambe si mossero da sole ma, purtroppo, quando arrivò in strada, la trovò deserta.
Era arrivato troppo tardi.
A fatica, si trascinò di nuovo all’interno e poi fino all’ultimo piano di quell’enorme e orrendo casermone, dove vivevano entrambi. Quando arrivò alloro corridoio, vide che la porta della casa della bambina era ancora, il televisore acceso, con i volume al massimo; i suoi genitori non si erano nemmeno accorti che gli assistenti sociali l’avevano portata via.
Arrivò fino all’”appartamento” dopo, il suo, e spalancò l’uscio con un calcio. Mentre si dirigeva in camera sua, sentì delle urla provenire da una stanza; probabilmente l’animale stava di nuovo picchiando sua madre, ma quel giorno non aveva la forza d’intervenire, non ce la faceva proprio. Una volta nella sua stanza, chiuse la porta a chiave ed andò a rifugiarsi nel loro angolino, quello in cui, lui e Bella, si rannicchiavano abbracciati per cercare di sfuggire alla realtà che li circondava. Erano riusciti ad aprire un varco nella parete, che li era di cartongesso, e a collegare le loro stanze, così da essere sempre assieme. Ma, quella sera, non riusciva a trovare pace nemmeno lì. Alzò gli occhi al cielo: era offuscato dalla luce dei lampioni e non si riusciva a vedere nemmeno la luna. ad un tratto, una stella cadente attraversò la volta celeste e non resistette all’impulso di esprimere un desiderio. Chiese che gli restituissero il suo cuore, che lo riportassero dalla sua Isabella. Si accasciò esausto contro il muro e cominciò a piangere in silenzio.
Aveva dodici anni e non aveva più voglia di vivere.
  
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