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Autore: Seripa    01/11/2006    3 recensioni
Un viaggio nel tempo, un passato misterioso, una storia avvincente fra piramidi e faraoni della gloriosa XII Dinastia e lei, la principessa Khnumit protagonista di una splendida avventura a cavallo fra sogno e realtà...
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
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HAURIEL

Autrice: Seripa
Titolo Storia: Una ragazza alla corte di Amenemhat II
Tipologia: Storia a capitoli
Personaggi Principali: Khnumit, Rahotep

Personaggi Secondari: Neferuptah e Ita
Ambientazione: Egitto antico, XII Dinastia, Regno di Amenemhat II (1929-1898 a.C.)
Nota: Questa Fan Fiction è stata creata da "Seripa", senza alcuno scopo di lucro. I personaggi, le loro caratteristiche base e le ambientazioni sono di mia proprietà.


Una ragazza alla corte di Amenemhat II

 

Un viaggio nel tempo, un passato misterioso, una storia avvincente fra piramidi e faraoni della gloriosa XII Dinastia e lei, la principessa Khnumit protagonista di una splendida avventura a cavallo fra sogno e realtà...


1.

Era un’afosa nottata d’agosto ed io, nonostante fossero le tre passate, non riuscivo ancora a prendere sonno. Mi giravo, mi rivoltavo, cercavo di trovare la posizione che più di tutte mi avrebbe donato un po’ di refrigerio, invano. Anzi, ottenevo l’effetto opposto: piccole gocce di sudore sgorgavano dalla mia fronte e correvano lungo la mia testa, lungo le mie guance e continuavano così la loro corsa per poi morire sul mio collo.

Mi diressi verso la finestra e uscì nel balcone… che veduta meravigliosa che c’era. L’intera città era muta, silenziosa, l’unica cosa che si poteva udire era l’allegro cantare delle cicale… Il mio sguardo si perse nell’infinità di quello splendido cielo stellato. Avevo sempre odiato abitare in periferia, ma mai fino a quel momento, avevo compreso quanto fossi realmente fortunata. Un cielo stellato… se abitavo nel cuore della città mi sarebbe stata preclusa l’opportunità di tale bellezza.

Decisi di passare il tempo cercando di individuare qualche costellazione, ma dovetti ammettere che l’unica che conoscevo era Orione. Respirai a pieni polmoni e avvertì uno strano brivido di freddo. Anzi no, non era un brivido. Un brivido ti raggiunge all’improvviso, ti sfiora la pelle con la sua mano gelata e scompare improvvisamente così com’è arrivato. No, più che brivido sembrava… come spiegare… si, credo che sensazione di freddo rappresenti meglio l’idea. Incrociai le braccia al petto e presi a frizionarmele con forza, cercando di riscaldarmi. Assurdo… prima morivo di caldo e ora stavo quasi gelando! Rientrai nella mia camera chiudendo le imposte alle mie spalle ed ebbi una strana sensazione. Il mio sesto senso mi diceva che non ero sola, che c’era qualcuno lì con me. Il mio sguardo vagava velocemente da un lato all’altro della mia stanza e dovetti ammettere che in realtà non vi era nessuno, a parte me, ovvio! Eppure continuavo ad avvertire la presenza di qualcosa o meglio di qualcuno! Mi stesi sul letto abbracciandomi a quel peluche che, da bambina, aveva fatto compagnia ai miei sogni. Su questo non ero cambiata, di notte avevo bisogno di attaccarmi a qualcosa, non perché avessi paura, ma perché così facendo mi sentivo protetta, coccolata, così mi sentivo ancora un po’ bambina, padrona assoluta del mio mondo fantastico fatto di sogni e desideri irrealizzabili. Chiusi gli occhi cercando di ignorare quella strana presenza ma, all’improvviso, un rumore tonfo mi fece spalancare gli occhi. Ai piedi del mio letto vi era una donna magnifica, di inaudita bellezza. Aveva i capelli neri così come i suoi occhi. Già, i suoi occhi che, puntati su di me, m’infondevano pace, serenità, amore. Tuttavia la sua presenza mi inquietava. Non avevo paura, questo no di certo, piuttosto mi sentivo a disagio! Voglio dire, era lì ai piedi del mio letto che mi scrutava senza proferire una parola, che voleva da me? Ad un tratto mi si avvicinò. Camminava talmente leggiadra sul pavimento che sembrava quasi aleggiasse. Io mi sentivo totalmente inerme, invulnerabile non sapevo che fare e quella donna che continuava ad avvicinarsi, ad osservarmi…

Non appena s’avvicinò abbastanza, mi sfiorò la fronte dicendomi solo:

“E ora di liberare il tuo spirito!”

Liberare il mio spirito!? E che significa? Basta, mi convinsi che fosse solo un sogno ma ben presto cambiai idea. La donna pronunciò una frase in una lingua a me incomprensibile. Strano: incomprensibile ma conosciuta. Sapevo che quello fosse egiziano antico, una lingua che non si parlava più da migliaia di anni eppure non capivo un fico secco di ciò che mi stava dicendo. Improvvisamente la sua mano, proiettò una luce rosastra che m’investì in pieno e una sorta di ordine:

“Khnumit ritorna, è Iside che te lo chiede!”

“Cosa? Iside?!” è l’unica cosa che riuscì a dirmi prima di provare una sensazione assurda, mai provata… Mi sentivo il corpo legato, fasciato, anche la mia faccia era stata bendata. Le bende mi stringevano il volto e m’impedivano di respirare. Alzai un braccio, l’unico libero e mi liberai il volto ero… si, insomma… ero mummificata! Cioè mi spiego meglio o almeno ci provo. La persona mummificata non ero esattamente io. Credo più che fosse il mio spirito, la mia anima… Oddio non ci stavo capendo nulla e quella donna continuava a fissarmi con quei imperscrutabili occhi color ebano.

Ad un certo punto mi sorrise

“Quello che cerchi non è qui, devi ritornare nella tua epoca per capire quello che vuoi sapere, per trovare quello che stai cercando da troppo tempo, e ora vai: il destino è nelle tue mani!” e detto questo sparì. Mi guardai attorno bhe, se non altro ora ero libera da quelle bende o qualsiasi cosa fossero. Avvertì una leggera sonnolenza investirmi in pieno così chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quello strano torpore… 

 

 

La luce del sole mi colpì direttamente gli occhi. E che diamine, pensai non appena cercai di sollevare leggermente il busto. Il collo mi faceva terribilmente male… me lo sfiorai con le mani e presi a massaggiarlo lentamente ma con scarsi risultati. Era un dolore lancinante, ma dove cavolo avevo dormito? Allungai un braccio verso la destra per cercare d’afferrare la sveglia sul mio comodino e focalizzare l’orario. La mia mano si muoveva nel nulla più assoluto, mi sporsi ancora di più ma caddi dal letto. Se il buon giorno si vede dal mattino, quella non doveva essere una delle mie giornate migliori! mi dissi cercando di alzarmi (sempre con gli occhi chiusi). Qualcosa però ostacolava i miei movimenti giusto all’altezza delle gambe. Aprì gli occhi lentamente per permettere di abituarmi a quella luce accecante e mi guardai in basso. Che? Dissi non appena notai che ad impedire i mie movimenti era una camicia da notte o qualcosa di vagamente simile. Io odio le camicie da notte, preferisco di gran lunga i pantaloncini, comodi, pratici, freschi e… e dove cavolo sono? Time, tempo… analizziamo la situazione: questa non è la mia stanza. Dunque, che fare? Ipotesi uno, trovo un rubinetto metto la testa sotto l’acqua gelata e mi sveglio da questa specie di incubo, ipotesi due, apro quella porta così scopro che mio fratello mi ha organizzato uno dei suoi stupidi scherzi del cavolo, ipotesi terza comincio ad urlare come una forsennata. La prima cosa che individuo è la causa del mio mal di collo: un poggiatesta di legno! Ok, sarà anche di pregevole fattura, con la base in oro e con delle splendide incisioni ma è pur sempre un dannato strumento di tortura. Finalmente mi decido ad alzarmi dal pavimento, sempre se posso definirlo tale, ovvio, e apro la porta, quando all’improvviso mi vedo attorniata da una schiera di giovani donne vestite in maniera ancora più assurda di tutta quella situazione, che mi buttano direttamente nella stanza e cominciano a lavarmi, vestirmi e truccarmi! Mi sento veramente come una scema, insomma, credo che a 16 anni sia in grado di fare queste cose da sola, in più c’è una ragazza che mi pettina con un aggeggio infernale che mi strappa i miei poveri capelli l’uno dopo l’altro. Vedo qualcosa che suppongo essere uno specchio anche se a me sembra essere più una splendida padella lucidata alla perfezione da mia madre dopo centinaia di passate con l’ultimo prodotto in circolazione! Va bhe specchio o padella che sia, l’importante che riesce a riflette qualcosa!

“Ok sto sognando!” dico con un filo di voce. Perché i miei capelli sono neri? Io ho sempre avuto i capelli biondi non neri e poi… queste ragazze mi hanno truccata in una maniera assurda! Non sono abituata ad andare in giro truccata a quel modo. Per non parlare di tutti quei monili d’oro che ora ho alle braccia! Mi hanno scambiato per un albero di Natale, non ci sono dubbi!

Dopo circa una mezz’oretta le donne vanno via lasciandomi, finalmente, sola ad analizzare quella situazione assurda. Mi avvicino ad una specie di finestra per darci un’occhiata e resto a bocca aperta per qualche minuto in uno stato di semi-choc, direi. Non so ne il perché, ne il come, ma ero finita in Egitto. Anzi no. Per essere più precisa ero finita nell’Antico Egitto, nella terra dei faraoni, nell’Egitto di migliaia di anni fa. Indietreggiai di qualche passo intimorita e confusa. Solo una domanda assillava la mia testa: che diamine ci facevo in Egitto?

 

Fine del primo capitolo

Questo primo capitolo ha solo la funzione di introdurre la protagonista della vicenda ma, a partire dai prossimi capitoli, la storia sarà molto più "tecnica" ossia cercherò di descrivere modi di vivere e usanze dell'Antico Egitto. Ovviamente cercherò anche di inserire misteri e leggende che mi hanno da sempre affascinata e i colpi di scena non mancheranno. Per cui, se l'Egitto ti affascina, non ti resta che seguire la mia storia. Alla prox!

Note: Khnumit, assieme alle principesse Neferuptah e Ita, era la figlia del faraone Amenemhat II.

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