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Autore: Doomsday_    05/04/2012    1 recensioni
Melanie, una ragazza di soli 15 anni, scappa di casa con le sue tre migliori amiche perchè rimasta incinta. Si rifugiano a Los Angeles, città di infinite oppurtunità e successi. Cinque anni dopo Melanie viene ingaggiata come costumista nel film di New Moon. Nascerà da subito un rapporto di "amicizia" fra lei e Robert Pattinson, ma questo sarà intercettato dal sexy Kellan Lutz
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kellan Lutz, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La verità,
è quello che cerchi
quando ancora non sai cosa sia
ma sai che c'è.

Il giorno seguente mi svegliai di buon'ora, lasciai Adam che ancora sonnecchiava nel letto, mi vestii e scesi per le fredde strade di Vancouver. Entrai in un bar non molto lontano. Per la verità ero in cerca di quello in cui ero stata la prima volta con Kellan, ma non avevo proprio un gran senso dell'orientamento e se ci univamo anche la scarsa memoria era facile immaginare che mi potessi anche perdere seduta stante.
Presi un caffé e un croissant e una cioccolata calda per Adam, e tornai di corsa all'albergo per paura che lui si fosse già svegliato.
Sapevo che ad Anne, Amy e Susan piaceva ordinare la colazione in camera, quindi non mi preoccupai e decisi ad aspettare io una loro telefonata.
Lo scatto della serratura della porta della mia stanza fece svegliare Adam che mi lanciò un'occhiata assonnata per poi ributtarsi fra i cuscini.
Sorrisi, mettendo in bocca l'ultimo pezzo di croissant. Poggiai le due tazze di carta, ancora colme e fumanti, sul comodino e mi sdraiai accanto ad Adam che con una certa fatica provava a svegliarsi del tutto.
Lasciai che Adam poltrisse ancora quanto voleva nel letto, rigirandosi fra le lenzuola, finché finalmente Anne mi chiamò: si stavano vestendo, ci saremmo incontrate nella hole fra mezz'ora.
Quindi feci alzare e vestire Adam che ubbidì, sebbene contro voglia e prendemmo l'ascensore in perfetto orario.
Avevamo percorso il corridoio in fretta e in furia per paura che Kellan, sentendoci, ci apparisse davanti.
Provavo una strana ed inquietante ansia al pensiero della possibilità di vederlo.
La hole era ancora deserta, con solo un ragazzo a tenerla d'occhio, appoggiato stancamente dietro alla reception.
Accarezzai distrattamente i capelli di Adam, mentre lui si guardava intorno con aria assonnata, finché un breve suono squillante annunciò l'arrivo dell'ascensore.
Sospirai sollevata, non solo dal fatto di vederle per due giorni di seguito dopo tutti quelli di lontananza, ma anche per il fatto che oggi saremmo stata il più lontano possibile da Kellan e Robert; distanti perfino dal solo pensiero di doverli affrontare.
Il sospiro mi si bloccò in gola e sobbalzai letteralmente alla figura di un uomo robusto che usciva dalle porte appena aperte.
Nonostante il viso fosse nascosto dal berretto e dagli occhiali da sole per non farsi riconoscere dai fan, il fisico non poteva nascondere che si trattava proprio di Kellan.
Senza neanche accorgermene affondai le unghie sulle spalle di Adam, che si divincolò attirando la sua attenzione.
Ma, al contrario di quel che pensavo, ci rivolse solo una breve occhiata prima di proseguire dritto ed uscire dall'hotel.
Il suono dell'ascensore annunciò nuovamente l'apertura delle porte e questa volta ne uscirono Amy, Anne e Susan.

Era ormai un'oretta che passeggiavamo per Stanley Park, affiancate dall'azzurro brillante del Lost Lagoon, su cui Adam si sporgeva ad intervalli regolari per infastidire qualche anatra.
Il sole seguiva i nostri passi, facendosi di un rosso sempre più spento ed infuocato.
La mattina era passata fra negozi del centro storico, ma dopo un lungo pranzo le grosse querce e gli alti cedri del parco ci avevano chiamato e per un bel po' eravamo rimaste sdraiate sul prato all'ombra di quegli antichi alberi, con un occhio sempre vigile su Adam che intratteneva conversazioni con persone su cui non avresti neppure osato posare lo sguardo.
E ora camminavamo tranquille, con uno stato d'animo beato ma malinconico. Sapevamo tutte che la giornata stava per concludersi e l'indomani loro sarebbero tornate a Los Angeles.
E io sarei rimasta di nuovo da sola. Sola con il mio dilemma da Robert o Kellan; sola quando sarei tornata a casa dopo una giornata di lavoro.
Mi ero quasi abituata a quella solitudine, ma dopo aver assaggiato di nuovo com'era vivere la mia normalità era del tutto inconcepibile doverla abbandonare di nuovo.
Amavo il mio lavoro, non volevo abbandonarlo. Avevo dato ogni pomeriggio di quegli ultimi cinque anni per ottenere una cosa del genere e non ero disposta a lasciarla tanto presto e senza rifletterci adeguatamente.
< Ragazze >, proruppi. Loro si voltarono e solo dopo un lungo respiro, mi costrinsi a continuare, < vedete... ieri ho pensato che Adam potrebbe rimanere qui con me >.
I loro volti sorpresi mi fecero subito predire il peggio, così mi affrettai a dire, < ma solo per poco... >.
Abbassi gli occhi mortificata. Sapevo cosa stavano pensando.
Amy guardò Anne e Savy che a loro volta fissavano me.
< Tesoro >, tentò subito Anne, < Non credo che sia la cosa migliore per lui >.
La frase rimase in sospeso per qualche istante prima che riuscissi a rispondere, < Perché no? Potrebbe frequentare una scuola qui, in fondo fa ancora all'asilo e il pomeriggio potrebbe stare con me sul set >, ancora non riuscivo a sollevare lo sguardo.
Anne sospirò, < Non lo so, Melanie... è così arrischiato >.
Amy le diede una gomitata, < In fondo è suo figlio, Anne. È a lei che tocca decidere >.
< So perfettamente che è suo figlio >, ribatté immediatamente, indispettita, < ma l'abbiamo cresciuto tutte insieme e penso che valga la opinione di ognuna per decidere ciò che è meglio per lui > concluse con uno sbuffo, per poi rivolgersi di nuovo a me, < Il tuo piano sarebbe sballottarlo ovunque tu vada fino a tardi? Melanie, ragiona è solo un bambino. Senza contare che dovrà lasciare la scuola... >,
< La scuola non è un problema, Anne >, si intromise Susan, < In questi giorni non sei riuscita nemmeno a farcelo entrare >.
< E invece quando ci hai provato te non siete neppure usciti dalla porta di casa! >, esclamò rossa in viso. Respirò con calma, cercando di calmarsi per rivolgersi nuovamente a me. Io intanto avrei voluto scomparire o diventare minuscola.
< Melanie non sto cercando di oppormi alla tua decisione. So che hai bisogno di Adam e che ti manca, ma cerco di farti ragionare! Sei sempre così impulsiva... perché non ne parliamo con più calma pensando effettivamente ai pro e ai contro. E a come tu potresti organizzarti per far venire a vivere qui anche lui? >, il suo volto si addolcì mentre i suoi occhi mi pregavano di ascoltarla.
Amy aveva le mani puntate sui fianchi e lo sguardo indeciso sconfitta dalle buone ragioni di Anne e dal mio diritto di reclamare Adam, mentre Savy se ne stava a braccia incrociate con l'espressione da chi già si aspettava una conversazione del genere e mi lanciò un'occhiata di solidarietà.
Ma capii subito che la ragione, come sempre, la aveva Anne. Non che avessi mai preteso di avercela io; volevo solo Adam. Del resto non mi importava. Annuii immediatamente alla richiesta di Anne e, dopo qualche passo con timidezza chiesi solo un'ultima richiesta.
< Ragazze, ho capito. In questo momento non c'è una situazione tale per trovare soluzioni e a questo punto preferisco che Adam continui a stare con voi... ma >, loro tre mi guardarono con curiosità, < posso tenerlo almeno solo una settimana? >.
Anne si aprì in un sorriso timido e mi abbracciò di getto, < Tesoro ma questo neppure dovresti chiedercelo >.
Mi abbandonai ad un lungo sospiro mentre guardavo, oltre la spalla di Anne, Adam lanciare sassolini alle papere, < Vorrei che questo lavoro finisse domani >.

Era ormai sera e non da molto eravamo tornati all'albergo. Così mentre Adam si cambiava per poi scendere a mangiare nel ristorante dell'hotel, io ne approfittai per sistemare nei cassetti la roba che stava nella piccola valigia, e mi accorsi che chi doveva averla fatta conosceva già i miei desideri, visto che all'interno c'erano molti più vestiti di quanti ne servissero per soli tre giorni.
Qualcuno bussò alla porta e sperai che fosse Susan, salita per farci sbrigare e trascinarci giù al ristorante: stavo letteralmente morendo di fame.
Ma quando aprii la porta, mi sorprese una figura ben più alta e con qualche accenno di barba per niente curata.
< Robert >, lo salutai sorpresa, con una voce gracchiante.
Prima di rivolgersi a me, guardò con attenzione la stanza alle mie spalle, poi titubante chiese, < Posso entrare? >.
< Si, certo! >, esclamai liberando l'entrata. Quando lui varcò la soglia richiusi velocemente la porta < Veramente, sai, non è un buon momento. Di là in bagno c'è Adam, e poi Susan, Anne ed Amy mi stanno aspettando per mangiare, quindi... >.
Lui senza neanche ascoltarmi si sedette sul mio letto. Era arrabbiato, si vedeva da lontano un miglio e questo non faceva che agitarmi ancora di più e confondermi le idee. Probabilmente non sarei riuscita neanche a dire un'altra frase coerente.
Ma anche il suo sguardo tradì una nota di nervosismo e, torturandosi le mani, iniziò a parlare < Lo so che sei occupata con la tua famiglia in questi giorni. Ma stavo impazzendo. Io... Melanie io sono confuso. Il nostro rapporto è confuso, e anche questo maledetto triangolo che si è creato con Kellan >.
Rimasi impietrita di fianco alla porta incapace di emettere neanche un suono. Probabilmente questa era proprio la resa dei conti. Quella che avevo temuto per tutto questo tempo.
Sicuramente con Kellan sarebbe stato più semplice discuterne, fra di noi era un continuo litigare e punzecchiarci, ma con Robert... la possibilità di litigarci davvero mi spaventava.
Non si fece demoralizzare dalla mia reazione muta e continuò con il suo sproloquio che forse da giorni gli ronzava in testa.
< Vorrei delle risposte vere, sincere. Melanie lo so che tu ed io adesso stiamo insieme, ma a me questa non sembra una vera relazione. Voglio conoscere i tuoi sentimenti, quelli veri >.
Mentre mi parlava i suoi occhi non tradirono nessuna emozione né indecisione. Sicuro, come lo era dei miei infedeli sentimenti, pretendeva ciò che purtroppo gli spettava. Quella verità che non conoscevo neppure io.

Angolo Autrice:

Salve a tutti, genteee!! Arrivo da due settimane... o tre? di fuoco! Anzi, ripensando a quest'ultima facciamo anche di pura lava bollente! Fra giorni in cui non facevo altro che correre fra i negozi per trovare il regalo dei 18 anni di una mi amica (auguri Laura <3) e il regalo per la festa dei 50 anni di mia madre che poi ne fa 52 (niente domande per favore u.u") che poi erano anche lo stesso giorno già non ci capivo più niente, poi sono arrivati mille e mille compiti in classe, verifiche e interrogazioni (ripensandoci forse sono anche più di 3 settimane è.é) e per ultimo ma non ultimo la partenza per il viaggio d'istruzione a Madrid, da cui sono tornata a un passo dalla fossa e con 39 e mezzo di febbre. Felicità! No dai, a parte tutto mi sono molto divertita, peccato che mangiare il loro cibo mi è costato un'influenza intestinale! E io che volevo solo mangiare la paella, che ne potevo sapere che invece era tipica solo di Barcellona? Dettagli! u.ù Detto questo, dopo tre giorni dove ho rischiato letteralmente di restarci secca mi sono precipitata a scrivere questo capitolo, che spero vi piacerà a tutti! :3

Ringrazio chi ha aggiunto la storia fra le preferite, le seguite e quelle da ricordare, e ringrazio specialmente itsasiaJ per la sua recensione!

itsasiaJ: sono così felce che ti piaccia così tanto questa storia! Davvero, mi scuso ancora per averla abbandonata in quel modo, ma adesso che sono tornata giuro che non vi libererete di me finché non l'avrò conclusa! Arg io la scelta definitiva la vedo ancora lontana! E conoscendo Melanie forse neanche ci sarà una scelta definitiva haha dai scherzo! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Nel prossimo la resa dei conti con Rob! ;) Un bacione <3
   
 
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