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Autore: Kanginak    05/04/2012    1 recensioni
Jak è tornato nel passato per realizzare il suo destino, combattere le Teste di Metallo per divenire il fondatore di Heaven City e in onore del mitico Daxter ho voluto cominciare il racconto alla sua maniera... Commentate!
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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2 - La Battaglia Ha Inizio La creatura alata aveva sfoderato i suoi grigi artigli simili al lungo becco seghettato che portava fra gli occhi mascherati dal metallo del suo viso ed era pronta ad afferrare Mar per farne suo personale fantoccio, così, approfittò delle braccia distese per afferrarlo prima che scomparisse sotto lo sguardo concentrato dei suoi luminosissimi occhi bianchi e quelli degli arceri i quali esitarono un po' prima di decidersi a scoccare le loro sottili e fragili armi che però nulla avevano da invidiare a quelle più possenti delle schiere di soldati in corsa.
Le dita abituate a tendere le corde più resistenti dell'impero di Mar lasciarono che l'aria diventasse il nuovo proprietario delle loro dentate freccie le quali venivano seguite una dopo l'altra, da altre di nuove.
La Testa di Metallo era ormai a portata degli arceri e solo la distanza di appena 4 metri divideva l'animale dal nostro sovrano, la pelle della bestia era resistente come ferro, ma alcune poche freccie non si rifiutarono di penetrare quella resistente corazza bluastra, il mmostro però non sembrava dare loro peso, il dolore non era prevenuto nella breve vita delle Teste di Metallo, mai ne provarono e mai ne avrebbero provato.
Gli artigli a sciabola della creatura circondarono gli avanbracci di Mar assicurandolo in una morsa che sembrava davvero dolorosa, tanto straziante da costingerlo a serrare entrambe le mani più che poteva, ma mai quanto il dolore che l'avrebbe atteso nel caso fosse rimasto fermo con la terra sotto i suoi piedi a spezzargli la schiena a causa del peso del mostro che sarebbe atterrato con tutta sicurezza sopra di lui.
In questo modo, il volo della Testa di Metallo continuò senza freno dirigendosi assieme al re proprio verso l'esercito che era ormai a distanza di secondi dal fatidico contatto con il nemico dando così inizio alla battaglia per Heaven City.
La polvere alzata dalla corsa dell'esercito di Mar si innalzava per una decina di metri e si disperdeva verso Nord assieme al vento del deserto meridionale il quale portava sabbia e cose oscure ad ogni suo passaggio.
Le freccie correvano e passavano accanto a Mar e il piccolo Daxter, ma la coda pinnata della Testa di Metallo creava una modesta barriera di difesa contro le stesse freccie che ordinò agli arceri di scoccare, sfrecciavano con una velocità incredibile e anche se in volo nella stessa direzione, a fatica i 2 compagni riuscivano a distinguerle, solo i Lurker in corsa verso Ovest avevano l'opportunità di ammirare uno spettacolo unico e forse l'ultimo della loro vita: una miriade di minuscoli punti luminosi nel cielo, una pioggia di luci e scintille che stavano passando sopra le loro teste andando ad incappare con i combattenti pelosi nascosti dietro i canyon a Est.
La bestia continuava il suo viaggio verso oriente, Daxter era appeso con difficoltà alla spalla di Mar che intanto fissava il terreno sottostante a più di 10 metri d'altezza, ammirava il suo esercito senza preoccupazioni per la sua incolumità in attesa di avvicinarsi il più possibile tra le 2 fazioni in contrasto, non sapeva chi l'avrebbe finita, ma senza dubbio, come nella maggior parte dei casi, sarebbe stato lui a cominciarla.
"Dex!" Fece Mar al suo secondo, il quale comprendendo il desiderio del sovrano fece:
"Stò andando!"
Così tentò di salire in groppa alla creatura cercando di fuorviare il mostro dalla volontà di innalzarsi ulteriormente in volo, perciò eccolo ritrovare l'equilibrio mancato, si aggrappò alle zampe del volatile e in una manciata di secondi si trovava sulla sua schiena a tentare di colpire e scalciare il dorso della Testa di Metallo con cautela e facendo attenzione a non urtare contro la pinna dorsale sottile come una lama, provò comunque ad istigare la belva in ogni maniera per far lei cambiare rotta.
Afferrò le metalliche corna terribilmente appuntite poste ai lati della testa, cercò di girarla e voltarla in qualunque direzione, lasciò perdere provando ora a saltare pestando i piedi sulla superfice della sua pelle per poi scalciare la resistentissima nuca la quale non fece una piega, lo stesso non si poteva dire di Daxter che imprecò contro sè stesso e i suoi simili a causa del dolore e tenendosi la zampa dolorante saltellando sul posto.
"Dex! Tutto OK?" Chiese Mar dal basso sempre più straziato da quell'incredibile presa.
"Certo, tutto a posto qui, ninete che non vada!" Sbraitò il Precursore sbucando da un lato della bestia.
"Bhè, cerca di fare più in fretta!" Si espresse il re riferendosi all'andamento della battaglia ormai alle porte, ma Daxter replicò:
"Ci stò lavorando!"
Si diresse nuovamente verso la nuca della Testa di Metallo continuando:
"Ma sentitelo, io faccio il valoro sporco e lui si lamenta, ma tu guarda... "
E giungendo nuovamente sul posto concluse in una posa riflessiva:
"Allora..."
L'armata però sembrava sparire poco a poco, la sabbia che li colpiva di lato si stava facendo più resistente e compatta e per un istante il piccolo animaletto peloso, interrotto in un momento di meditazione, perse l'equilibrio, stava per lasciare il dorso della creatura, ma cercò di reggersi poggiando una zampa sulla superfice posteriore dell'uovo d'oro posto sulla fronte di ogni Testa di Metallo e che le accompagnava fin dalla nascita per l'intero corso della loro vita, nessuno sapeva cosa effettivamente fossero quelle lucenti sfere ingiallite, la definizione di "uovo" andava attribuita semplicemente alla loro forma ovale, ma riguardo il loro scopo, anche i saggi non sapevano dare una spiegazione, l'unica cosa certa era che senza di esse, non potevano avere vita.
Al contatto con "l'uovo", la bestia emise un grido stridente fermandosi successivamente a mezz'aria portando coda e ali davanti a sè per spingere contro il vento proprio come se si trovasse sott'acqua, alzò la testa portando il lungo becco che ricordava una spada dentata verso il cielo facendo perdere nuovamente l'equilibrio a Daxter, il quale però, in preda al panico, tentò di aggrapparsi sulla cima dell'uovo con l'altra zampa e così facendo, il mostro si ripiegò dalla parte opposta, ora avvolto su sè stesso e nascondendo quasi completamente il corpo di Mar fra i suoi arti.
Il re premeva il viso disgustato contro lo stomaco del mostro, ma riuscì comunque a lasciarsi sfuggire un:
"Dex, come stà andando amico?"
Il Precursore non diede peso alle parole del suo sovrano, il livello della sua incredulità lo costrinse a liberare gli occhi dai visori che portava per permettere lui di fissare le proprie zampe con cui frenò la volante creatura metallica.
Lui e Mar, nei loro viaggi nel fututro, sconfissero molte Teste di Metallo in passato, forse più di quante potessero sconfiggerne gli uomini dell'esercito sotto di loro, ma mai avrebbero pensato di poterne controllare qualcuno con la semplice pressione del loro uovo frontale, un potere che poteva forzare i piatti della bilancia del loro destino, un potere che avrebbe segnato profondamente la differenza tra la vittoria e la sconfitta e ora potevano approfittare di una creatura volante veloce, agile e soprattutto assolutamente letale.
Daxter stampò sul suo soffice muso un sorriso concitato a denti stretti e un'espressione fissa e ferma, uno sguardo pronto e concentrato verso l'orizzonte a oriente che poco lasciava immaginare quali fossero le sue intenzioni per i prossimi minuti.
Il piccolo animale alzò una zampa sopra gli occhi per calzare nuovamente i suoi visori sugli occhi, si posizionò seduto sul collo del mostro e con la semplicità di cui solo lui era capace, ordinò alla bestia di lanciare ad una modesta altezza Mar per poi recuperarlo in una posizione più comoda per lui e opposta alla precedente permettendo così al re di osservare il volo da un'angolazione parallela a quella dell'animale, ma sfortunatamente, nell'afferrare il comandante, oltre al panno sul suo viso che si abbassò lasciando la parte bassa del volto esposta alla luce, la mano in cui brandiva la sua arma, precipitò inesorabilmente.
"Dex, la lancia!" Urlò Mar, al quale Daxter rispose:
"Tranquillo amico, ci penso io!"
Mancavano ancora più di 20 metri prima di arrivare a terra, ora il corpo del sovrano, così come il suo sguardo, era rivolto verso Est, diretto contro il nemico.
Successivamente le zampe dell'animale arancione fecero in modo di far scendere la Testa di Metallo in picchiata subito dopo aver compiuto un giro sulla schiena come farebbe un falco Mùt prima di catturare la sua preda per aquisire maggior velocità.
Ora le ali della Testa di Metallo erano poste lungo il resto del corpo, erano lievemente richiuse e dalla distanza sembrava che 2 sottili aghi si stessero per conficcare nel terreno proprio al confine fra i 2 popoli in conflitto.
Lo scontro era inevitabile, ormai mancava poco, le oscure anime concitate delle Teste di Metallo limitate dalle funi che circondavano il loro collo e in possesso dei Lurker non poterono attendere uteriormente, la tensione era massima, d'un tratto la resistenza dei Lurker venne a mancare e le creature metalliche si liberarono dalla morsa dei violacei bestioni facendone inciampare uno.
Il grande volatile pilotato da Daxter stava frenando lentamente la sua caduta libera, erano alla giusta altezza dalla lancia perduta, ora i 2 compagni viaggiavano veloci ma in una direzione leggermente più trasfersale.
"Non fermarti" Ordinò Mar deciso a dare inizio personalmente alla grande guerra con la sua arma a quanto pare più importante per lui di quanto sembrasse.
Puntava a tutti i costi verso la lancia ramata che viaggiava lacerando il vento ad una velocità sempre maggiore e diretta verso il confine massimo che divideva il suo popolo dalle Teste di Metallo, la tempesta nel frattempo si era fatta ancor più evidente, ormai il raggio visivo era limitato a pochi metri, ma le speranze di Mar di riprendersi ciò che gli apparteneva, erano costanti.
Le oscure creature portatrici di morte erano pronte a balzare frementi sui corpi dei guerriglieri, l'arma del re si trovava a pochi metri dalla testa dei soldati, Daxter stringeva i denti più di quanto non avesse fatto negli ultimi anni, l'irrequietezza si faceva sempre più evidente, anche il re non la nascondeva nella sua smorfia concentrata anch'esso a denti stretti, i quali si spalancarono per lasciar uscire le ultime parole prima della battaglia:
"La vedo! Lanciami Dex!"
"Non ancora!" Replicò la piccola creatura tesa come corde di archi Precursor, probabilmente non si trovavano ancora alla giusta distanza dall'arma.
"Daxter, ti ho detto di lanciarmi adesso!" Continuò Mar verso il compagno, ma abbandonando il suo tono di amicizia, concluse:
"Te lo ordina il tuo re!"
Alchè, decidendosi ad obbedire, Daxter fece:
"OK!"
Mar si trovava ad appena 1 metro sopra le teste dei suoi soldati, Daxter, con un movimento di 2 dita sulla superfice frontale della Testa di Metallo, fece caricare il re per poi lanciarlo facendolo roteare una volta all'indietro ad appena 2 metri d'altezza in più rispetto la sua posizione precedente, la lama si stava per conficcare a terra rischiando di sfaldarsi sotto i suoi occhi e attraverso i visori ricoperti di polvere d'orata, la lancia era a portata di mano e sfiorando l'asta, Mar riuscì a stringerla come fece precedentemente in una stretta ferrea, ora a 2 mani.
Il condottiero stava ricadendo a terra, 4 Teste di Metallo intanto balzarono sul sovrano tentando di colpirlo prima che poggiasse i piedi sulla pietra, ma diretto verso quei mostri, Mar girò su sè stesso colpendo quelle bestie prima che potessero attaccarlo, i mostri scomparvero nel nulla in un continuo scintillare di luci argentate e viola come il riflesso dell'Eco Oscuro al chiaro di luna.
Mar concluse il suo colpo atterrando proprio in testa al suo esercito, il quale si fermò davanti a lui in silenzio, Daxter passò oltre portando una leggera ombra di sollievo sopra la testa del re e successivamente tornando su nel cielo e sparendo nella tempesta seguito da un più mansueto ruggito della creatura volante che ora dominava.
Il re dava le spalle agli uomini armati e aveva le gambe ripiegate per la spossatezza dopo quella tensione, il respiro era affannoso e profondo, la sua lancia, che procedeva fin dietro la sua schiena e ora tenuta da una sola mano, si conficcò profonda nella roccia aiutando così il sovrano a rialzarsi.
Passarono pochi secondi prima che ritornasse in forze e si concedesse di guardare negli occhi i suoi uomini sbarazzandosi nuovamente dei visori e posizionandoli sulla sua fronte, fissò attraverso gli elmi di ogni uomo davanti a lui, tutti i 40.000 uomini erano fermi in attesa del volere del loro sovrano, lo avrebbero seguito ciecamente ovunque e comunque a costo della loro stessa vita, anche se forte era la paura nei loro occhi, una paura che solo il loro re ora poteva scacciare, i canti avevano fatto il loro compito, ora toccava allo stesso Mar incoraggiarli.
Mar sospirò un'ultima volta profondamente prima di avvicinarsi al suo popolo per prepararlo ulteriormente un'ultima volta alla battaglia, lasciò la lancia conficcata nella sabbia com'era con la sua personale pergamena che ondeggiava agitata dal vento e per metà avvolta attorno all'asta, gli uomini erano fermi, anche se oscillavano sforzandosi di non inciampare a causa della tempesta di sabbia nel quale erano immersi.
"Ci siamo..." Cominciò.
"... giorni sono passati da quando vedemmo per l'ultima volta l'erba e la terra su cui siamo cresciuti lasciando così spazio alla desolazione del deserto, settimane da quando abbandonammo le nostre case e le nostre famiglie."
Mise una mano sulla spalla di un soldato e guardando gli altri negli occhi non si interruppe:
"Sono passati mesi dall'ultima volta che combattemmo assieme e anni da quando le nostre vite si sono incrociate."
Procedette abbandonando la spalliera del combattente per continuare a percorrere l'esercito di traverso fissando gli uomini uno a uno mentre passava.
"Amici, compagni, dietro queste colline non troverete nemici da sconfiggere..."
Ora il re era fermo e fissava negli occhi nuovi uomini.
"... non troverete morte e distruzione, non ci saranno desolazione o sconfitta o vittoria ad aspettarvi, no.".
Mar si voltò dirigendosi verso la sua arma diritta in piedi e abbandonata al vento.
"Dietro queste colline non scoprirete se i Lurker hanno davvero al loro servizio mostri e creature che esistono solo nei nostri incubi e non ci sarà alcun buio a vietare a noi uomini di rivedere la luce del giorno domani."
Mar estrasse la lancia, mise il suo corpo di profilo e indicando a Est aiutato dalla lancia olivastra rivelando mentre fissava i suoi uomini furenti gridando:
"Dietro queste colline, c'è casa vostra!"
L'esercito si lasciò andare alzando le armi e liberando un grido penetrante ed euforico diretto al loro re, il quale concluse definitivamente voltando il viso verso oriente e ordinando:
"Prendetevela!"
Gli uomini ora tornarono a procedere nuovamente in corsa verso Est contro il nemico, Mar rimase in posizione in attesa che i suoi soldati si unissero a lui, attese, attese finchè la terra non cominciò a tremare sotto i suoi piedi, finchè non si sarebbe perso in quel mare di lamiere arancioni, in mezzo a quell'immensa distesa di rame lucente.
Gli uomini passarono oltre, lasciarono il re indietro nella sua riflessione, aveva serrato per un momento i suoi occhi preparandosi psicologicamente alla disfatta finale, c'erano possibilità di vittoria, ma anche una minima percentuale di sconfitta non era assolutamente da scartare.
Il primo battaglione che procedette incurante dei pensieri del sovrano si avvicinava ai resti indifesi dei Lurker disarmati, i 4 scimmioni non ebbero altra scelta che ritirarsi, fuggirono scivolando sulla sabbia, un'allegra e stimolante scena per l'esercito che avanzava inperterrito sulle dune che ormai si erano formate nella tempesta, la battaglia sembrava volgere per il meglio ancor prima di iniziare, anche se la polvere riuscì a fare del quartetto di Lurker un nascondiglio lievemente modesto, ora gli uomini correvano, ma brancolavano nel vuoto, si lanciavano all'assalto, ma nessuno sembrava intento ad attaccarli, o almeno era ciò che sembrava, gli ordini del re erano legge, perciò la massa continuò ad avanzare in corsa senza sapere a cosa effettivamente andavano in contro.
Mar rimaneva lì immobile con la lancia e il suo braccio all'altezza della spalla, il suo sguardo sembrava sognante, come se vivesse un incubo, il suo sguardo, anche se a palpebre serrate, sembrava concentrato, pensieroso, come se riflettesse a quali sarebbero state le prossime mosse dei Lurker o delle Teste di Metallo.
Dalla coltre di sabbia, dei suoni, dei piccoli ma profondi ruggiti si udirono in lontananza e delle fievili luci si avvertirono nel banco di sabbia, luci viola, le luci della morte e le scintille del trapasso, il trapasso dei Lurker, gli stessi mostri cui si stavano lanciando contro per attaccare, ma qualcosa sembrava averli raggiunti prima degli uomini di Mar.
I guerrieri non si fermarono, stavano giungendo sul luogo di quella misteriosa scena, non c'erano impronte, il vento era tanto forte da cancellare ogni tipo di traccia all'istante e le poche luci violacee rimaste scomparvero nel cielo coperto dalla sabbia.
Mar sembrava sempre più assorto nei suoi pensieri, ma anche sembre più angosciato, la sabbia si insinuava nei suoi stivali e lo colpiva su un lato del viso incastrandosi fra la peluria dei suoi capelli e della sua modesta barba, alcuni pochi uomini urtavano leggermente contro di lui senza però distrarlo.
Davanti gli occhi delle prime file, delle sottili dune sembravano crearsi e fuggire dall'esercito, 2 piccole protuberanze che si allungavano verso Est scomparendo in poco tempo, ma dando solo il tempo a Mar di spalancare gli occhi scioccati che sembravano aver scoperto e compreso la prossima mossa nemica, una sorta di viaggio nel tempo mentale, un trucco che sviluppò con i suoi misteriosi poteri invidiati da tutto il suo popolo compresi saggi e passati re, purtroppo però, non sempre era lui a controllare tale facoltà.
Le 2 piccole dune scomparvero quasi 10 secondi prima, ma in questo piccolo lasso di tempo, altre 6 si materializzarono ed erano dirette verso l'esercito a gran velocità, Mar tentò di raggiungere le prime file con un'aria sconcertata sul viso, spingeva e sbaritava ordini correndo più veloce di quanto potessero fare i soldati anche se le loro armature erano più che agevoli, teneva la lancia alta liberando urla su urla, ma era ancora distante dall'inevitabile scontro ormai pronto.
Ad appena 3 metri dai guerrieri, dai sottili rilievi di sabbia sbucarono delle piccole creature grandi quanto una testa, 6 minuscoli occhi luminosi, 6 appuntatissime zampe e una sola grande coda svelta e ricoperta di punte velenose pronte ad ignettare Eco Oscuro in chiunque ne entri in contatto, esseri piccoli ma agili, fragili e altrettanto mortalmente pericolosi.
Gli Scoripioni di Metallo, essi erano la specie più comune di quei mostri orribili, prolificavano a decine e da decine nascevano ogni settimana nuove decine, capaci di vivere giorni se non addirittura settimane senza l'ausilio di un bagno di Eco Oscuro, se non portavano morte, portavano di certo un grande dolore e un'immensa ed immediata sofferenza, ferite lancinanti le quali ci avrebbero messo intere giornate prima di appropriarsi della vita del povero sventurato incappato nella loro mira.
Saltarono fuori dalla sabbia senza pensarci neppure una volta come probabilmente fecero poco prima con i corpi ormai scomparsi dei 4 Lurker cui davano la caccia, erano decisi a colpire al volto chiunque gli si pareva di fronte, i soldati tentarono di fendere quelle creature con le loro rinomate armi Precursor, ma quando Mar avvertì i sibilii che ancora oggi facevano ricordare lui i combattimenti a fianco delle Guardie Kremizi per difendere la sua città, Heaven City, perciò il re dovette accettare il pensiero che già molti uomini avrebbero perso la propria vita solo nei prossimi minuti, ancor prima di incrociare l'intero esercito Lurker.
Anche se la tempesta non permettava di vigilare al meglio sul proprio esercito, Mar riuscì a scorgere le appuntite code degli Scorpioni di Metallo all'attacco e purtroppo anche gli scintilli dei corpi sconfitti del suo esercito, ma allo stesso modo, molti uomini riuscivano a colpire dalla distanza quei mostri con le loro lance, non preoccupava minimamente loro il pensiero che creature oscure avrebbero potuto strapparli alla vita in qualunque momento, lo stesso contava per il sovrano, il quale raggiunse il margine dell'esercito intento a difendersi dai colpi mortali di quelle scattanti code, una in particolare, era diretta verso un soldato indaffarato ad infilzare uno scorpione distraendosi però così dalla possibilità di essere in pericolo, il re intervenne appena in tempo sciabolando dall'alto verso il basso quella creatura mentre essa era a mezz'aria, il soldato se ne accorse immediatamente, ma Mar non aveva il tempo di accettare ringraziamenti o perdoni, così proseguì senza fermarsi.
Indifeso ma motivato continuò ad attaccare a attaccare facendo roteare la sua arma in cielo e attorno la sua vita affondandola appena avvertiva il minimo accenno di attacchi contro di lui, quelle creature, da appena una decina, divennero dozzine su dozzine, i combattenti al suo fianco vennero incitati dalla foga del loro comandante, così procedettero senza paura.
Attaccavano e avanzavano, la difesa non sembrava far parte del loro addestramento, la tempesta si faceva più leggera, ma anche più compatta, il vento calava, ma la sabbia si alzava pesante a ricopriva il terreno sempre più evidentemente, le dune avevano cominciato a formarsi tutte intorno e i passi si facevano continuamente più difficoltosi nell'avanzare affondando profondi nella sabbia.
Adesso il cielo ricominciò a farsi vedere, il sole contiunava a tramontare alle loro spalle e il buio a Est avanzava costantemente così come altre Teste di Metallo: Giaguari, Scorpioni e altre creature dal cranio luminoso stavano in testa, i Lurker rimanevano indietro in attesa di colpire al minimo cenno di debolezza.
Mar faceva danzare la sua arma come si muove una Batteria Precursor a piena energia, le Teste di Metallo avevano il vizio di balzare sulla preda sempre e comunque abbassando le loro difese e dando così la possibilità di attaccare con un solo, preciso e calcolato colpo al ventre.
I nemici si facevano sempre più numerosi sbucando da dietro le alte dune nate nel giro di pochi minuti, una sola arma non bastava più per tutto l'esercito, erano ormai più di 2 migliaia i caduti che si facevano, come i mostri, sempre più evidenti, perciò Mar adottò tecniche che non usava più da diverso tempo, quando la sua sola lancia non bastava, erano piedi e mani ad aiutarlo e con l'aiuto della resistente asta che teneva in mano, i calci rivolti verso l'alto erano molto più semplici e potenti.
Sembrava posseduto dall'idea di vincere ad ogni costo o di essere ricordato da onore e gloria, ma in realtà, la sua mente vagava nei ricordi e nelle riflessioni passate, non si concesse di ricordare vecchie battaglie e combattimenti, di quelle ne aveva vissute fin troppe, non pensò neppure ai lunghi viaggi che lo vedevano protagonista da giovane, no, la sua mente era rivolta specialmente ad una persona, un Saggio, la figura che più di ogni altra fece in modo che lui fosse lì a combattere quel giorno, la figura senza la quale non avrebbe mai affrontato nessuna avventura, senza la quale mai avrebbe scoperto chi è, chi era e chi sarebbe stato e per concludere, il Saggio più avvenente che sia mai esistito, Keira Hagai.
Sposa di Mar e futura Regina di Heaven City, Keira si è dimostrata più che all'altezza delle aspettative del padre Samos, il Saggio dell'Eco Verde, Samos è stato una maestro importante per Mar e soprattutto per Daxter fù una guida, un padre.
Keira si è dimostrata subito molto dotata in fatto di Eco e artefatti Precursor e con l'aiuto di Mar, divenne la più grande inventrice e scenziata del mondo, assieme a Mar riuscì a costruire molte attrezzature e oggetti utili i quali in futuro avrebbero certamente favorito una vita più agiata per il loro popolo.
Mar ripensava a lei in ogni suo particolare: i corti capelli bluastri come le più estreme profondità del mare, i grandi occhi verdi sempre evidenziati da una scintilla di passione e spensieratezza, il suo piccolo sorriso innocente, la sua corporatura snella e atletica e la sua aria sempre così sicura, ripensò ai momenti che passarono assieme, le folli corse per la città su mezzi volanti, i pericoli che affrontarono intenti a far diventare la ragazza che era, il Saggio più grande del mondo, ripensò a quando si persero per svariati giorni o mesi ogni volta che viaggiarono nel tempo, ma alla fine, il loro legame era tanto forte da farli reincontrare in un modo o nell'altro.
Ripensava in particolare al giorno in cui lasciò la sua amata prima di partire settimane addietro, quella sera passò in fretta, Keira indossava una veste tutt'altro che signorile, come il sovrano Mar, anche lei era sempre stata uno spirito libero, portava una ridottissima veste color acqua marina che copriva appena il suo torace e la quale si concludeva appena sopra l'ombelico e le spalle coperte da piccoli spallacci rotondi e argentati di cui uno era posto su di un piccolo e corto velo roseo che le copriva delicatamente l'avanbraccio destro, calzava dei pantaloni maschili viola da un lato e violetto dall'altro simili a quelli che usava indossare fin da piccola, sorretti da una cintura di cuoio e che finivano col nascondere le sue esili caviglie e i suoi sandali, l'unico indumento effettivamente femminile che indossava, dei fragili sandali d'orati decorati da piccole perle bianche e rosa, al fianco destro portava una sorta di portafortuna, 2 penne bluastre e dalle venature gialle dorate, un ricordo del suo fido compagno di viaggi, un magnifico esemplare di Flut-Flut che l'accompagno in molti viaggi nella radura delle foreste a Est di Sandover o sulle immense e sconfinate spiagge a Ovest.
Keira diede in dono a Mar la pergamena la quale annodò attorno l'arma del suo amato ripetendo a voce bassa e affranta l'intera iscrizione nella lingua Precursor:
"Non abbandonare mai questo pensiero, tu sei luce, tu sei ombra, senza l'una, l'altra non esiste, che tu abbia portato morte o dato la vita, il passato è un ricordo, un sogno, un incubo, non ha più importanza ora, decidi chi sei, adesso."
Il suo viso, mentre pronunciava queste parole, era basso, quasi volesse che quell'iscrizione fosse sbagliata, errata, erano soli nella stanza, la stanza più alta della torre della città di Sandover, il villaggio dove sono cresciuti, ora irriconoscibile, popolato da migliaia e migliaia di persone e cresiuto prospero in libertà.
La stanza non aveva mura, solo colonne per sorreggere il tetto sotto il quale si poteva ammirare un panorama da togliere il fiato, il mare si apriva senza confini a Sud mentre a Nord si ammirava il profilo delle montagne in lontananza e le foreste ai loro piedi, il luogo era ben illuminato da decine di torce tutte attorno, il pavimento in mattoni era coperto da 5 immensi tappeti differenti per colori e dimensioni, sembrava un luogo di raduno per il popolo, cuscini e calici d'acqua erano posti ovunque a terra e il trono di Mar si levava alto e imponente su 3 gradini di pietra di fronte al quale si ergeva un grande ascensore di legno e corde appese per favorirne il movimento verticale attraverso i vari macchinari composti da ingranaggi appesi al soffitto.
Mar teneva con una mano la lancia, mentre con l'altra sollevò delicatamente il viso della sua sposa triste, una lacrima scendeva sulla sua guancia fino ad entrare in contatto con il pollice del re il quale sfrego sulla pelle per asciugarla.
"Jak..." Fece Keira desiderosa di rivedere negli occhi il ragazzo di cui si era innamorata, ma la severità che ne uscì, provocò in lei un profondo senso di nostalgia.
Mar sospirò distogliendo lo sguardo da quello della donna forse per vergogna per ciò che era diventato, ma anche quello che era destinato ad essere, il sovrano di Heaven City.
"Ti ho detto di non chiamarmi così." Disse offeso il re che si voltò diretto sul suo trono, Keira tornò a fissare il pavimento con una tristezza che la pervadeva in tutto il suo Eco, poi ella chiese:
"Quindi hai deciso chi sei?"
Mar salì i 3 gradini di pietra e poggiò l'arma al fianco del trono in legno d'orato che stava al bordo della stanza, fissò la pergamena con occhio fermò e riflessuoso, poi rispose:
"Non l'ho deciso io."
Keira a questo punto decise di alzare il suo sguardo per domandare alzando il tono della sua voce:
"Chi allora? I Precursori? Il destino?" Continuò avanzando sul primo gradino oscillando a destra e sinistra indicando nel vuoto a braccia aperte.
La Regina tentò di incorciare il suo sguardo con quello del Re, ma non ricevendo alcuna risposta concluse con voce tremolante:
"Il destino ci mette solo davanti a delle scelte Jak, ma siamo noi a dover decidere."
Il Re non volle dar alcun cenno di collaborazione, Keira continuò a dar lui nuove occasioni di dialogo, ma comprendendo che non ce ne sarebbero state in quel momento, sospirò, poi pensierosa fece:
"Che ti è successo? Mio padre ha dato la vita per te, ogni goccia del suo Eco, ogni suo insegnamento tu l'hai gettato via come se davvero non ne avessi bisogno!"
"Questo non è vero!" Affermò il sovrano senza dare cenno di alzare lo sguardo.
"Ah, no? No?! Guardati "MAR", ossessionato dalla conquista, ossessionato dal potere!"
"Io lo faccio per il mio popolo!" Si giustificò Mar ad alta voce voltandosi verso la sua Regina, la quale replicò:
"Il NOSTRO popolo è contento così, non ha bisogno di piangere la perdità di altri uomini!"
"Ne perderemo ancora se non facciamo nulla!" Spiegò il Re, ma Keira non voleva sentire ragioni, diede le spalle al suo sovrano e si diresse verso il montacarichi in legno al centro del salone sperando:
"Spero solo tu comprenda il senso di quella pergamena quando sarai lì fuori."
Mar tentò di raggiungerla e continuò:
"Che cosa dovrei fare?! Restarmene qui senza far niente?! Mentre quei mostri crescono sempre più forti e numerosi? Ricordi il male di cui sono capaci!"
Allora Keira, raggiunta dal Re, si voltò bruscamente gridando a pieni polmoni:
"Io non posso perderti di nuovo!"
I 2 si zittirono, entrambi si guardavano negli occhi, Mar vide in quelli della sua amata, seguito da una forte rabbia, un immenso dolore il quale aprì un cratere nel suo stomaco e nel suo cuore difficili da colmare in quel momento.
"Non posso, non voglio... vederti partire ancora." Concluse la Regina abbassando la testa per nascondere gli occhi lucidi pronti a scoppiare in lacrime.
Mar allora, afferrando dolcemente le spalle di Keira, decise di dare ragione alla sua musa e compagna di letto affermando:
"Questa è una mia scelta Keira, lo faccio per il nostro popolo, per la nostra terra..."
Con la mano sotto il mento di lei, ora Mar alzava nuovamente l'indifeso viso della sua sposa concludendo poi:
"Lo faccio per noi."
Abbassando in fine il braccio per accarezzarle il ventre.
  
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