Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: The Princess of Stars    05/04/2012    1 recensioni
Se vostro figlio non riesce ad ammettere che sta con la donna sbagliata, è ora di assumere Annabeth Chase... la Truffacuori.
"Non è facile" brontolai.
"No, non è facile" mi fece eco Luke.
"Non è facile, sarà difficilissimo"
"Difficilissimo..."
"Un rompi-palle! Ma vero!"
"Un rompicoglioni"
"Ma di che ti lamenti, tu! Erano mesi che trovavi il tuo lavoro troppo facile, dai!" disse Talia seccata.
"Stasera facciamo il numero dell'aria condizionata. Vediamo se il grande atleta, Percy Jackson, continua a sfottermi" dissi con decisione. Vuole la guerra? E allora l'avrà!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Annabeth’s POV:
 
La mattina dopo, avevo preparato tutto per la mattinata. Avevo ordinato la colazione con del colorante blu, e la portai in stanza. Percy ancora dormiva, allora io ne approfittai per mettermi la tuta per fare jogging. Quando uscì dal bagno, vidi che Percy si stava svegliando.
 
“Buongiorno, Testa d’Alghe! Dormito bene?” chiesi mettendo del colorante nel mio caffè.
 
“Che cosè?” chiese Percy vedendo quello che stavo facendo.
 
“Colorante. A molti fa senso, ma io adoro colorare di blu la colazione” dissi bevendo il caffè blu. Percymi sorrise e anche lui colorò la colazione di blu. Quando finì il caffè, Percy mi guradò e sghignazzò. “Che c’è?” chiesi confusa.
 
“Hai un baffo blu” disse Percy sghignazzando. Sentì le guance diventare fuxia dall’imbarazzo.
 
“Dove?!”
 
“Aspetta faccio io” Percy prese un fazzoletto e mi tolse il baffo blu dalla faccia. Poi lui bevve il caffè e fu il mio momento di ridere. Lui aveva una mustache blu sopra la bocca. “Che c’è?” chiese.
 
“Bella la mustache blu” dissi ridendo, lui subito prese un fazzoletto e si pulì la bocca. Dopo la colazione, anche lui andò in bagno e usci in tuta da jogging.
 
“Andiamo?” disse sorridendo. Io sorrisi e uscimmo dalla stanza, chiusi la porta e ci avviamo verso il parco facendo jogging. Io lo facevo tutti i giorni e sarei potuta andare più veloce, ma  mi tenni molto indietro rispetto a Percy. “Dai, non essere ridicola! Vieni vicino a me. Mi sembra di essere Brad Pitt”
 
“Di norma devo tenere una distanza di sicurezza” dissi io. Percy però, rallentò, mi afferrò la mano e ritornò alla velocità di prima tirandomi con sè, poi mi lasciò la mano e corremmo vicini. Dopo un po’ di corsa, quando vidi che ci stavamo avvicinando al punto stabilito, accelleari il passo e raggiunsi il punto segnato con una X bianca su una ringhiera. Da lì c’era una bellissima visuale del porto. Percy mi raggiunse poco dopo, fermandosi affianco a me.
 
“Hai già controllato il perimetro, Sapientona?” disse scherzando.
 
“Che bella vista che c’è qui! Si vede la Statua della Libertà” dissi guardando il mare. In effetti era davvero bella.
 
“Già... in quella zona intorno al porto c’era un buon ristorante”
 
“Sì, ‘I Tre Pezzi Grossi’”
 
“Esattamente! ‘I Tre Pezzi Grossi’!Come lo conosci?”
 
“Da piccola ci andavo tutti gli anni con mia madre, per il suo compleanno. Mio nonno Zeus è uno dei proprietari insieme a i suoi due amici Ade e Poseidone, ovviamente sono soprannomi”
 
“Mio padre si chiamava veramente Poseidone” disse Percy “Quindi tu ci andavi tutti gli anni?”
 
“Già... però...non ci andiamo più...lei se ne è andata” Percy mi guardò sorpreso, e poi guardò verso il pavimento. Io voltai e strizzai gli occhi per piangere. Nonostante fossi avvantaggiata dal fatto che, davvero mia madre non c’era più e che mi mancava, e nonno Zeus non lo vedevo da molto, riuscì a piangere. Ma non mi voltai. Percy se ne accorse comunque e mi abbracciò.
 
“Mi dispiace, scusa, non volevo spingerti a continuare il racconto se ti fa male” disse stringrndomi a lui.
 
“No, scusami tu. Mi dispiace, scusami tanto” dissi staccandomi da lui. “Non vedo più il ristorante, comunque”
 
“Guarda” disse Percy indicandolo “La vedi quella punta lì?”
 
“No” lui si avvicinò di più. Avevamo la faccia talmente vicina che  sentivo il suo fiato sulla guancia...e odore di colorante...
 
“Guarda segui il mio dito” disse indicando il ristorante. Ci fu un momento di silenzio. “Anche io ci andavo con mio padre” disse, ma poi non resisteti più e mi allontanai.
 
“Dai andiamo, hai un appuntamento più tardi” dissi e continuammo a correre. “Sei mai stato già sposato?” chiesi rompendo il silenzio.
 
“Sarò celibe ancora per poco” rispose Percy
 
“Lo immaginavo”
 
“Perchè, si vede?”
 
“Si sente, piuttosto! Se fossi già stato sposato, la tua ex-moglie ti avrebbe detto che dopo qualcosa con del colorante, bisogna lavarsi  nuovamente i denti, perchè il colorante, se messo quando la bevanda o il cibo è pronto, lascia un po’ un odore di roba chimica. Ah,  a proposito, Testa d’Alghe, tu russi”
 
“Anche tu, Sapientona” Ci guardammo sorridendo e continuammo a correre.
 
Dopo la corsa,  eravamo nuovamente davanti al nostro albergo, ‘Hotel Mezzosangue’. Percy stava arrivando alla macchina quando un ragazzo sui 23 anni con capelli e occhi neri arrivò di corsa verso di noi. Aveva addosso abiti solo neri, sembrava emo, o goth o...boh.
 
“PEERCYYYY!!!!” strillò lui correndo, ma io lo agguantai sbattendolo sul fianco della macchina e tenendolo bloccato. “C-ciao, Perce” disse lui con la faccia contro l’auto.
 
“Nico?” disse Percy sorpreso “A posto, è mio cugino, il fratello di Bianca, lascialo andare” disse, e io mollai la presa. I due ragazzi si salutarono con una stretta di mano tra uomini, Percy mi presentò, e rientrammo in albergo per far prendere ai ragazzi le chiavi della stanza. Io andai da Talia che , travestita da donna delle pulizie, stava pulendo il pavimento della sala d’ingresso.
 
“Chi è quel ragazzo?” chiese.
 
“Il cugino più piccolo sono 7 anni che non lo vede, come mai non lo sapevi? Bel casino, Talia! Siamo alla frutta. Niente Marine, troppo rischioso” risposi
 
“Peccato, avevamo insegnato a dire i vostri nomi ai delfini... e il Caffè”
 
“Lo teniamo” dissi e tornai verso Nico e Percy che stavano parlando. Percy lo guardava con aria un po’ preoccupata, mentre il ragazzo era totalmente euforico.
 
“E allora mi sono detto: ‘Nico, devi fare una scelta: o ti continua a massacrare i neuroni tutte le sere in discoteca, oppure la smetti di cazzeggiare e raggiungi il tuo cuginone e migliore amico prima del matrimonio! Indovina che ho scelto!” diceva lui sorridendo da un orecchio all’altro. Percy tentò di fargli notare qualcosa, ma lui non capì. “Che c’è?” chiese stranito.
 
“La cerniera” indicò Percy. Nico subito si aggiustò ridendo per l’mbarazzo. “Bello, non so come farai, l’albergo è al completo”
 
“Lei ha la camera 514, accanto al signor Jackson” disse il tizio alla reception. Nico prese la schedina per aprire la camera e se la mise in tasca. Poi saltò addosso a Percy scompigliandogli i capelli con energia.
 
“Come sono contento di vederti!” disse Nico euforico.
 
Subito dopo, eravamo tutti e tre in macchina. Nico all’inizio era tranquillo, ma poi cominciò a muoversi sul posto. Ogni volta che controllavo lo specchietto retrovisore, vedevo che Nico mi stava fissando come un puma che guarda un capriolo.
 
“Nico, stai bene?” gli chiese Percy, seduto affianco a lui
 
“Mica tanto...non rimorchio da tre giorni e ho le formiche” rispose il cugino guardandomi come se fossi un pezzo di carne in una gabbia di leoni. Deglutiì sonoramente...AIUTO. “Annabeth, lei mangia con noi?” chiese Nico.
 
“NO, non mangia con noi” disse subito Percy venendomi in soccorso “Annabeth deve lavorare e io ho un matrimonio da finire di organizzare”
 
Una volta arrivati, parcheggiai l’auto e scesi con Percy e Nico, che non fece altro che fissarmi... L’ho detto e lo ripeto: AIUTO. Quando entrammo nel ristorante, Percy e Nico si sederono ad un tavolo per provare dei vini, io con una scusa, andai in cucina. Appena passò una cameriera la fermai e le dissi come e quando doveva versarmi del caffè o thè bollente sulla gamba destra, poi le diedi 100$ per questo favore. Subito dopo andai in bagno, chiudendomici dentro. Tirai fuori dalla giacca la protezione che mi aveva dato Luke e me la misi sulla gamba.
 
“Luke, sicuro che protegge bene?” chiesi attraverso l’auricolare.
 
“Ma scherzi?! E’ roba da vulcanologi! Sicuro al 100%” disse il mio amico. Allora, dopo aver sistemato la protezione, andai da Percy che stava parlando con Nico.
 
“Sposto la macchina, disturba. Torno tra dieci minuti” dissi a Percy, lui annuì. Io allora mi voltai, e dopo aver fatto due passi, la cameriera che avevo pagato, si voltò e mi cadde del caffè bollente sulla coscia.
 
“Mi scusi, signorina! Sono spiacentissima!” disse la ragazza cercando di asciugarmi la gamba con un fazzoletto
 
“Non è niente, si asciuga” dissi io.
 
“Annabeth, tutto a posto?” chiese Percy alzatosi dal posto e venendo da me preoccupato.
 
“Tranquilli, a posto” dissi io.
 
“Sicura? Ti sei scottata?” Percy prese una sedia e mi fece sedere.
 
“Signorina, sono mortificata!” disse la cameriera.
 
“Sto bene, non si preoccupi”
 
“Benissimo” disse la ragazza e se ne andò.
 
“Sicura di star bene?” chiese Percy sedendosi affianco a me.
 
“Sì, a posto, non ho sentito niente” risposi con un sorriso “Mentre andavo a scuola, mi ha investita una moto, 10 anni fa. Niente di che ma non ho più sensibilità alla coscia destra”
 
“Non ci credo! Ho la stessa cosa alla scapola! Una caduta dal surf su uno scoglio”
 
“No! Mi prendi in giro!”
 
“No, te l’assicuro! E’ incredibile!”
 
“Vuoi dire che se ti pianto una forchetta nella coscia non senti niente?” chiese Nico. Un brivido mi percosse la shiena e deglutiì silenziosamente.
 
“In teoria no. L’ultima volta che ho provato l’abito per la cerimonia c’era una spilla nella camicia, non ho sentito niente” disse Percy, Nico non perse tempo, prese la forchetta e prima che Percy potesse fermarlo, la piantò nella mia coscia sinistra.
 
“AAAHHH!!! Bastardo...hai sbagliato coscia!” strillai.
 
“Scusa!” disse Nico, la tirò fuori e la piantò in quella destra.
 
“Aaumf!” fu il suono che emmettei strozzando un urlo.
 
“Ma qui non senti niente” disse Nico.
 
“Niente di niente...” dissi, sforzandomi a non urlare di dolore. Mi sentivo la faccia contorta. Non voglio sapere che epressione avevo in quel momento.
 
“E’ pazzesco il corpo umano!” disse Nico bevendo un sorso di vino. Percy, per fortuna, prese la forchetta e me la tolse dalla gamba mandando mi una occhiata come se mi stesse dicendo ‘scusa’. Una cosa sola stavo pensando: AIUTOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: The Princess of Stars