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Autore: Ari_92    05/04/2012    26 recensioni
Ultimo anno al liceo McKinley, ma le cose sono andate un po’ diversamente da come le conosciamo.
Blaine si è appena trasferito, ma non ha mai conosciuto Kurt.
Cosa succederebbe se, tra nuovi Club e nuovi amici, Blaine perdesse la testa per un ragazzo che sembra detestarlo? Cosa succederebbe, se questo ragazzo nascondesse un segreto?
- “...Mercedes? Chi è quel ragazzo?”
La ragazza si voltò verso Blaine di scatto, quasi avesse dimenticato di non essere sola.
“Si chiama Kurt. Kurt Hummel.” Il ragazzo esitò un attimo, prima di chiederle ciò che lo tormentava dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su quel giovane dagli occhi di ghiaccio.
“Cosa gli è successo?” -
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon giovedì, e buona Pasqua :)
Prima di tutto, ci tengo a scusarmi per non aver ancora finito di rispondere alle recensioni dello scorso capitolo e dell’allucinante ritardo a pubblicare ç___ç (tra stasera e domani prevedo di rispondere a tutti quelli che mancano comunque :D)!!
In realtà immaginavo di terminare oggi, ma il mio appuntamento dalla parrucchiera si è rivelato più lungo del previsto (...Sì, mi sono fatta la permanente XD Oh Santo Panino... dopo una vita che sono abituata a vedermi totalmente e completamente liscia, questi ricci mi inquietano O___O).
Anyway! Per una volta non vi rubo troppo tempo, e passo subito a dirvi due cose sul nuovo capitolo :D Vi avviso che sarà un po’ di passaggio (e la cosa è inquietante visto che è il 33esimo XD) ma diciamo che farà un po’ da spartiacque verso gli ultimi due. ...Ebbene sì: questa storia avrà ufficialmente 35 capitoli :) (...più il sequel, che arriverà più avanti ed è comunque secondario).
Orbene (?), prima di lasciarvi alla lettura vorrei ringraziare con tutto il mio aMMore (sì, siete autorizzati a spaventarvi ù.ù) tutti coloro che hanno aggiunto questa storia a seguite, preferite o ricordate: dopotutto è il mio unico modo per sapere se questa FF è abbastanza decente da meritare di essere continuata, e vedere che le persone che leggono aumentano di volta in volta non può che rendermi felicissima *-*
Inoltre, un abbraccio speciale va a chi mi fa sapere cosa ne pensa tramite un commento, o un MP: fa sempre piacere leggere le vostre opinioni :) In particolare grazie a P e r l a, Chris_91, CrissColferIsOnBitches, YouArePerfectToMe, sakuraelisa, Me_Mi, aleka_80, _Breakable, AcheleBellamy, anastasianapp, JulesCullenMeyer, Fiby AndersonBass_, saechan, elisabethy92, Evy78, CalliopeVittoria, GiNeVrA_21, missdarcy24, Tallutina, KIAsia, Meg___Gleek, Alessandranna, LUcy__, BlackLittleMole, _marti, Guzzy_12, LexyDC__, nem e Oceanic 6 che hanno recensito lo scorso capitolo :’) *salta loro in braccio con slancio, spappolandoli*
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lunedì mattina, Kurt passò più tempo davanti allo specchio di quanto non avesse mai fatto in vita sua.
E non era una questione di vanità, semplicemente non riusciva a capacitarsi della propria immagine riflessa.
Portava un paio di jeans neri, una camicetta chiara e un cardigan lungo, intonato agli stivali.
 
Il punto però non era quello.
Il punto era che, per la prima volta da dove la sua mente osasse spingersi, la tuta sformata che era solito mettersi a scuola giaceva piegata in fondo all’armadio.
 
Sospirò un’ultima volta, prima di distogliere lo sguardo.
 
Sarebbe stato inutile negarlo: aveva paura.
E non si trattava di un sopportabile pizzicorino alla base della schiena, ma qualcosa di più forte, che dallo stomaco gli risaliva fino al petto, attanagliandogli la gola. Si aggrappava dall’interno, e non sembrava avere la minima intenzione di lasciarlo andare. Kurt si augurò che non piantasse le unghie in vecchie ferite, perché a quel punto non era certo di quanto sarebbe potuto accadere.
 
“Sei pronto?” Il ragazzo sussultò, talmente preso dai propri pensieri da non accorgersi di Finn, appoggiato allo stipite della porta.
Annuì senza troppa convinzione, afferrando la borsa abbandonata sul letto. Fece per uscire dalla porta, ma il suo fratellastro non sembrava intenzionato a spostarsi.
 
“Finn? Arriveremo in ritardo...”
“Andrà tutto bene, Kurt. Lo so che adesso sei preoccupato, ma vedrai che io, Rachel, Santana e gli altri ti faremo stare tranquillo... Oh, e anche Blaine, ovviamente.” Kurt gli sorrise, rimpiangendo un po’ di aver sottovalutato quanto il supporto di Finn potesse essere rivelarsi importante, fondamentale per lui.
E gli dispiaceva, per tutti quei mesi prima di incontrare Blaine, quando erano stati praticamente due estranei sotto lo stesso tetto.
Proprio per questo Kurt sorrise, lo fece per dirgli che sì, confidava in lui, in Blaine e negli altri ragazzi del Glee Club, e che sarebbe andato tutto bene.
 
Glielo fece capire, anche se non era la verità.
Non era colpa sua, perché in fondo Kurt non dubitava degli altri, più di tutti, dubitava di se stesso, e di come avrebbe reagito a sentirsi buttare giù, di nuovo.
 
Non lo sapeva, e questo, più di qualsiasi altra cosa, lo spaventava a morte.
 
“Grazie.” E in quello, almeno, fu sincero del tutto.
“Non c’è problema. Piuttosto, come sta Lily?” Chiese Finn, dirigendosi a grandi passi verso il giardino dov’era parcheggiata la macchina. Kurt cercò di stargli dietro, per quanto la sua inesistente voglia di uscire di casa glielo permettesse.
“...Cosa?” Raggiunsero l’auto, e si guadagnò un’occhiata indignata.
“Ma come? Ti sei già dimenticato di lei? ...Un attimo! Non dirmi che Blaine l’ha regalata a qualcuno! Non l’ha fatto, vero?” Kurt impiegò qualche istante a cogliere cosa stesse esattamente blaterando il suo fratellastro e, quando la cosa gli parve chiara, fu un’impresa non scoppiargli a ridere in faccia.
 
“Oh! Lily... Sta meravigliosamente! Mai stata meglio.”  Finn sembrava sinceramente sollevato mentre metteva in moto l’auto, che dal canto suo emise qualche borbottio di protesta.
“Adoro i gatti... Lei com’è?”
“Beh... Ha questi... adorabili baffetti. E le orecchie. Ha due orecchie pelose...”
“Quelle cose le hanno tutti i gatti, Kurt. Anche Lord Tubbington. Anche se non giurerei che quella... quella cosa sia un gatto.”
 
Kurt guardò l’altro ragazzo, e per un lungo istante si domandò per quale strano motivo lui e Brittany non facessero coppia fissa già da tempo.
 
“...Già. Mmh... Lily ha il pelo nocciola scuro. Chiaro. Nocciola chiaro, e qualche macchiolina marrone sulla schiena.” Finn assunse un’aria sognante.
“Un giorno devo andare assolutamente da Blaine a vederla.”
No!” Il quarterback gli lanciò un’occhiata profondamente ferita.
“V-Volevo dire, certo, certo che puoi andarla a trovare. Solo, aspetta qualche mese: è ancora troppo piccola e rischieresti di attaccarle qualche malattia. E non guardarmi così, sta’ attento alla strada piuttosto!” Si augurò che come scusa fosse passabile, poi si ricordò con chi aveva a che fare, e decise di essersi sforzato fin troppo.
 
Kurt sprofondò un po’ più a fondo nel sedile e, vedendo che il fratellastro sembrava in procinto di porgli qualche altra domanda su Lily – come ad esempio se riusciva a vedere al buio, o quanto di frequente faceva i suoi bisogni – optò per accendere la radio, cambiando stazione fino a quando Finn si mise a canticchiare sulla canzone in sottofondo.
 
Appoggiò un gomito di fianco al finestrino, reggendosi la testa sul palmo della mano.
Doveva assolutamente pensare a qualcosa, qualsiasi cosa in grado di tenergli la mente occupata e distante da ciò a cui stava andando in contro.
 
In fondo c’era stato un periodo in cui estraniarsi aveva funzionato.
 
Semplicemente, continuava a ripetersi che quelle parole, quelle spinte e quelle occhiate non fossero rivolte a lui, non davvero.
Per un po’ aveva funzionato, fino a quando non aveva finito per schermirsi da qualunque cosa, e di ciò che era davvero non era rimasto che un’immagine sfocata, fragile ed irraggiungibile.
Gli erano servite settimane, mesi per riscoprire quel se stesso che tanto aveva penato per mettere a tacere.
 
Ma ora?
Avrebbe dovuto rispolverare la sua maschera impassibile, per tirare avanti in quella scuola?
Sospirò, percorrendo pigramente con la punta delle dita la cucitura esterna della sua borsa.
 
Era così stanco di mentire.
 
Prima che Kurt potesse valutare le opzioni che aveva a disposizione, fu distratto dal suo cellulare che, sepolto nella tasca dei jeans, aveva appena vibrato.
Inaspettatamente, gli bastò leggere il mittente per sentirsi più leggero.
 
 – Buongiorno :) Sono davanti all’ingresso principale, ti aspetto qui. Una domanda bruciapelo: pollo al cherry o al pomodoro? –
 
Kurt alzò un sopracciglio, e non poté trattenere un sorriso.
“Chi ti scrive?” Chiese distrattamente Finn, regolando il volume dell’autoradio. Lui si strinse nelle spalle.
“Blaine. Mi chiede come preferisco mangiare il pollo.” Il quarterback sembrava confuso, e per una volta non poteva biasimarlo.
“...È una domanda trabocchetto? Tipo quelle dei test di matematica?”
Kurt sorrise, mentre digitava la risposta.
“Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea.”
 
 

***

 
 
“Blaine! Gliel’hai chiesto??”
Il ragazzo sbuffò, lanciando l’ennesima occhiata all’orologio.
 
“Per la centesima volta: , ho chiesto!”
“E lui? Cosa ha risposto?”
“Se magari mi lasci riattaccare posso controllare se mi è arrivato un messaggio!”
“Blaine, tesoro, quante volte ti ho detto che volevo organizzarmi per tempo? Da quant’è che pianifichiamo questa cena? Quanto?”
“Lo so, mamma...”
 
“Ecco, appunto! Allora perché hai fatto preoccupare me e tuo padre tutto questo tempo? Ti rendi conto? Quando ce ne siamo andati sembravi sul punto di spararti un colpo in testa, torniamo a casa ieri sera e ti troviamo felice come una pasqua... Non è che hai dato una festa, Blaine, con quei pazzoidi dei tuoi amici? E io che pensavo che la Dalton fosse frequentata solo da ragazzi per bene... L’anno scorso ho trovato schifezze nei luoghi più impensabili per mesi, Blaine, mesi! E sospetto che ce ne siano ancora, a distanza di un anno! Possibile che- ”
“Mamma!! Calmati...”
“Calmarmi? Come diavolo faccio a calmarmi quando tutto quello che ti ho chiesto è di sapere entro la prossima era zoologica se Kurt preferisce il pollo al cherry o al pomodoro, e tu non ce l’hai ancora fatta a dirmelo?! La cena è il quattordici, Blaine, oggi è il sei, è ti sarei grata se ti dessi una mossa!”
 
Il fatto che sua madre non sospettasse minimamente che lui, tecnicamente, non aveva ancora invitato Kurt, era qualcosa che avrebbe di certo fatto bene a tenere per sé, se voleva evitare lo scoppio della terza guerra mondiale.
Mentre Meredith continuava bellamente a urlargli nell’orecchio, Blaine scorse un orrendo catorcio in avvicinamento, che non poteva essere altro se non l’auto di Finn.
 
Sentì il cuore fargli una capriola nel petto.
 
“...Senti mamma, ti mando un messaggio quando leggo la risposta di Kurt, ok?”
“Cos- ...Farai meglio a muoverti, Blaine Anderson! Dio! Perché non sei fisicamente in grado di essere puntuale e preciso?? Sei proprio il figlio di tuo padre- ”
Ciao mamma!” Uno sbuffò deciso dall’altra parte del telefono.
“...E va bene! Mi raccomando però! Ti voglio bene.”
“Sì! Tranquilla. Anch’io ti voglio bene.”
 
Blaine interruppe la chiamata, e infilò il cellulare nella tasca dei pantaloni.
 
La macchina aveva appena parcheggiato, facendosi largo tra diversi gruppetti di studenti che si trascinavano svogliatamente verso l’ingresso.
Prese un profondo respiro.
Sapeva che quel giorno avrebbe rappresentato una svolta per entrambi, sapeva che sarebbe stato difficile, e non aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito Kurt a una situazione del genere.
 
Probabilmente non era pronto, ma si può davvero essere pronti ad affrontare la propria paura più inconfessabile?
A volte non resta che accettare il fatto di esserne talmente oppressi da non riuscire a respirare, e poi correre. Correre a testa bassa, passarci in mezzo e provare a sfondarla, senza essere preparati, convinti o decisi. Semplicemente è l’unica alternativa possibile: per Kurt era esattamente di questo che si trattava e, dopotutto, per lui valeva la stessa cosa.
 
Da quella mattina, nel momento in cui lo sportello del passeggero dell’auto di Finn si fosse aperto, sarebbero rimasti solo loro.
 
Niente più maschere, sotterfugi o scappatoie: solo Kurt, il suo coraggio, la sua voglia di riscatto e quei sentimenti che ormai non aveva più senso sforzarsi di nascondere.
E poi c’era lui, con le proprie paure, le incertezze e il desiderio incondizionato di tenere al sicuro la persona che amava, in tutti i modi in cui era capace.
 
Avrebbe fatto di tutto per non farlo pentire di niente, qualunque cosa, perché un giorno potesse camminare al suo fianco per i corridoi con lo stesso sorriso di quando erano soli.
 
Blaine strinse più forte la tracolla della borsa che gli pendeva lungo a un fianco e, quando la portiera scattò, non poté fare a meno di avere paura.
 
 

***

 
 
Quando i suoi piedi toccarono il parcheggio polveroso del liceo McKinley, Kurt non poté fare a meno di avere paura.
 
Perché a un tratto era reale: si trovava davvero lì, in quel preciso momento, e stava mettendo in gioco tutto se stesso.
In realtà non aveva solo paura, era completamente terrorizzato, tanto che se Finn non l’avesse scosso delicatamente per una spalla sarebbe rimasto esattamente lì, immobile.
 
“Kurt... Stai tremando.” Lui scosse piano la testa, quasi stesse valutando se davvero servisse ancora a qualcosa mentire in quel modo. Probabilmente no. Prese un respiro profondo, abbassando lo sguardo sull’asfalto. A che scopo, in fondo, fingere che andasse tutto bene?
 
“...Ho paura, Finn.”
 
Lo sentì sospirare, e qualche attimo dopo nel suo campo visivo, proprio davanti alle proprie, apparvero le scarpe del suo fratellastro.
Le braccia del ragazzo lo avvolsero goffamente, e d’istinto appoggiò la testa sul suo petto, con gli occhi chiusi.
Lasciò che quel contatto lo tranquillizzasse un po’, per quanto possibile, e si sentì un po’ più al sicuro quando lui gli appoggiò il mento sulla sommità del capo, tenendolo stretto a sé.
 
“Lo so che non ci credi, ma sei forte. Molto più di quanto non lo siano quelli che se la sono presi con te per tutto questo tempo.”
 
Kurt non sapeva quanto ci fosse di vero in quelle parole.
Tuttavia, sapeva che al momento l’unica cosa che poteva fare era concedersi di rifugiarsi in quella piccola consolazione, e sperare di non perdere il controllo, qualunque cosa fosse accaduto.
 
“...Kurt?” Riaprì velocemente gli occhi, staccandosi dal fratellastro, un po’ impacciato.
“Scusa. Solo... grazie.” Finn lo guardò confuso, per poi scuotere con decisione la testa.
“Ma no! No Kurt, puoi... se vuoi un abbraccio basta chiederlo...” Si grattò il retro del collo con aria imbarazzata.
“...intendevo dire che Blaine è lì, se vuoi andare da lui.”
 
A quelle parole, il cuore di Kurt fece una capriola nel petto.
 
Si voltò di scatto verso le scalinate della scuola e, tra uno sciame di studenti e l’altro, scorse una familiare massa di capelli neri e due occhi color ambra che guardavano proprio nella sua direzione.
 
Fu proprio in quel momento che il mondo riprese a girare sul proprio asse.
 
Fu in quel momento, che ogni singolo dubbio che gli arrovellava il cervello si sciolse, finendo in niente.
 
Perché a un tratto la ragione per cui stava facendo tutto quello riprese prepotentemente il sopravvento, confinando tutto il resto in una parte remota del suo cervello.
Perché lo stava facendo per amore. E si dice che niente di ciò che si fa per amore sia sbagliato, non davvero.
 
Prima di poter valutare anche un solo pensiero coerente, le sue gambe si erano già mosse verso la gradinata d’ingresso.
E il suo cervello era ancora scollegato, quando senza nemmeno salutarlo gli strinse le braccia al collo.
Ed era strano, assurdo, in assoluto contrasto con tutto ciò che temeva e che nella sua testa aveva programmato di fare, eppure, dal momento in cui l’aveva visto, tutto ciò a cui era riuscito a pensare era il suo corpo contro il proprio, in quel loro modo perfettamente naturale di combaciare.
 
Lo strinse per un lungo istante e, prima che Blaine potesse registrare quanto stesse succedendo, la sua parte razionale aveva di nuovo preso il sopravvento, facendolo allontanare di un passo.
 
“Scusa. E buongiorno anche a te.” Blaine sbatté più volte le palpebre, man mano che sul suo volto si formava un sorriso un po’ teso.
“Ciao Kurt! Hai... Hai letto il messaggio?”
“Sì. E ti ho anche risposto a dire il vero...”
“Oh! Ero al telefono con mia madre, per cui- ”
“Pollo al cherry. Decisamente al cherry, anche se non capisco che razza di domanda sia alle sette e mezza di mattina.”
 
Il ragazzo strinse le mani intorno alla tracolla della propria borsa, come era solito fare quando era nervoso per qualcosa.
 
“...Blaine?”
“Senti, so di coglierti un po’ alla sprovvista e che non è assolutamente il momento, ma ti ricordi quella cena di cui parlavamo la scorsa settimana?” Kurt annuì confusamente.
“Vorrei chiederti se ti andrebbe di venire a mangiare a casa mia, la sera di San Valentino.”  
 
Spalancò gli occhi, del tutto spiazzato da quel discorso.
 
Un attimo prima era del tutto preso dall’esito di quella giornata, ed ora si ritrovava a considerare l’idea di incontrare i genitori di Blaine, e il solo pensiero lo mandava in iperventilazione. Gli sarebbe piaciuto? Cosa avrebbero pensato di lui, in particolare suo padre che, da quanto Blaine gli aveva detto, non aveva mai preso una vera e propria posizione sulla sua omosessualità?
Il cuore iniziò a tamburellargli furiosamente nel petto, agitato da quel pensiero, e dalle occhiate che buona parte dei ragazzi stavano lanciando loro, prima di sparire in corridoio.
Era sopraffatto, completamente.
 
“...Kurt? Se- Se non vuoi venire posso benissimo dire a mia madre che- ”
“Blaine. Voglio venire, naturalmente. È solo... sono un po’ frastornato, a dire il vero.” Blaine annuì, allungando una mano verso la sua.
 
Kurt la evitò istintivamente, come al loro fianco passarono tre cheerleader, intente a ridacchiare tra loro.
 
Non fece nemmeno in tempo a registrare il proprio stesso gesto, che la sua bocca stava già parlando.
“Oddio. Io... mi dispiace. Mi dispiace tanto, non riesco nemmeno- non- ”
“Kurt.”  Fece per avvicinarsi, ma lui lo trattenne leggermente per le spalle.
“Non è colpa tua. Lo so che è difficile, e averti messo in testa anche questa cosa della cena di sicuro non ha aiutato, perciò... Davvero, non devi preoccuparti. Adesso andiamo in classe, insieme, e vediamo di arrivare in fondo a questa giornata. Vedrai che una superato questo scoglio sarà tutto il discesa.”
E
Kurt non poté fare a meno di augurarselo, che le cose sarebbero state in discesa. Dopotutto era piuttosto certo di non essere abbastanza forte, né abbastanza coraggioso per affrontare qualcosa di diverso.
 
“...Blaine?” Lui lo guardò dritto negli occhi, con aria preoccupata. Kurt voleva solo che sapesse.
“Sia come sono fatto. Non ho idea di come reagirò se dovessero... insultarmi, o altro. Ma prima di entrare voglio che tu sappia che qualunque cosa succeda non mi pentirò di quello che ho fatto. Non mi pento di niente.”
 
Gli occhi di Blaine si ingrandirono, illuminandosi di quell’incantevole luce che Kurt amava particolarmente, perché brillava solo quando si posavano su di lui.
 
Distolse istintivamente lo sguardo: certo, erano a debita distanza l’uno dall’altro e non stavano facendo niente di compromettente, eppure Kurt era fermamente convinto che fosse fin troppo facile intuire che erano proprio loro i ragazzi su cui era girato l’ultimo pettegolezzo.
Era ovvio, palese.
Sarebbe bastato passare loro di fianco per accorgersi di una particolare tensione nell’aria, quel qualcosa in grado di esplicitare candidamente che tra lui e Blaine c’era qualcosa di molto più forte di una semplice amicizia.
 
Percepì che si stava avvicinando a lui, e no, non era pronto per baciarlo di fronte alla scuola, non mentre gli ultimi studenti si affrettavano in classe.
 
Non alla luce di ciò che era successo l’ultima volta che si erano concessi quel lusso.
 
Si voltò preventivamente e, dandogli le spalle, stava per avviarsi a sua volta verso la propria classe della prima ora, quando si sentì trattenere per la tracolla della borsa.
“Blaine...” Lui sussurrò direttamente nel suo orecchio.
“Ti aspetto davanti ai nostri armadietti all’intervallo. E giusto per la cronaca sei bellissimo stamattina.”
 
Uh.
Ok, a quanto pareva Blaine non aveva nessuna intenzione di rendergli le cose più semplici.
Dovette farsi  violenza per contenere l’impulso di voltarsi, ma per via di qualche strana forza cosmica riuscì a trattenersi.
 
“...A presto allora.” Blaine lo superò, diretto a sua volta verso la sua classe della prima ora.
Kurt gli fu mentalmente grato di avergli permesso di affrontare quei primi passi a scuola per conto suo. Era qualcosa che doveva e voleva fare da solo, e non poteva che essere felice che il suo ragazzo l’avesse intuito senza bisogno che lo esplicitasse.
 
Tirò un profondo respiro, gli occhi incollati alla porta.
La paura era ancora lì, saldamente ancorata alle sue ossa, ma non si sarebbe tirato indietro.
 
Non stavolta.
 
 

***

 
 
Kurt non si concesse di tirare un sospiro di sollievo fino a quando non rimase che l’eco dell’ultima campanella.
Era tardi, era stanco, e quella sembrava essere stata la giornata più dannatamente lunga della sua vita.
 
In realtà era andata decisamente meglio degli scenari apocalittici che aveva in mente: dopotutto non era passato minuto che uno o più membri del Glee Club non l’avessero casualmente incontrato per i corridoi e, sempre casualmente, accompagnato da una classe all’altra.
Non poteva che essergli grato di quella forma di protezione, nonostante non avessero potuto fare niente per nascondere le occhiate strane, curiose o divertite che lo raggiungevano, ma in fondo non poteva certo lamentarsi.
 
Certo, non era realistico pensare che sarebbe andata sempre così bene, tuttavia , per una volta, Kurt aveva intenzione di guardare il bicchiere mezzo pieno
 
– A pranzo con Puck e Mike. Riesci a farti dare un passaggio o ti porto le chiavi della macchina? –
 
Lesse il messaggio di Finn con aria stranita, e si sentì un po’ in imbarazzo, dato che al momento si trovava appoggiato allo sportello dell’auto di Blaine, nella parte più appartata del parcheggio.
In parole povere, aveva bellamente scordato che in teoria sarebbe dovuto tornare a casa con il suo fratellastro.
Digitò velocemente la risposta, rassicurandolo di aver già trovato qualcuno che gli desse un passaggio, e l’icona dell’sms in fase di invio lampeggiava ancora sul display quando Kurt si accorse di non essere più solo.
 
“Kurt! Allora sei qui! Santana ha detto di averti perso di vista più di un’ora fa...” Il ragazzo spalancò gli occhi, incontrando lo sguardo seriamente preoccupato di Blaine. Cercò di rimanere più serio possibile, mentre gli puntava un dito contro.
“Allora sei stato tu a farmi pedinare!” Lui rimase leggermente spiazzato, stringendosi goffamente nelle spalle.
“Io... io volevo solo accertarmi che stessi bene, e che non facessi incontri spiacevoli- ”
 
“Mi dai un passaggio a casa?”
 
Blaine sembrò rimanere un tantino disorientato da quella domanda, anche perché in tutta probabilità si aspettava qualche altra battutina sul tallonamento che aveva allestito, ma al momento Kurt aveva ben altro per la testa.
 
“...Sì. Sì, certo.” Il giovane Hummel lanciò un’occhiata furtiva al parcheggio, che iniziava inesorabilmente a svuotarsi, prima di infilarsi in macchina.
Blaine entrò un attimo dopo, e fece a malapena in tempo a chiudersi la portiera alle spalle che le loro labbra erano già incollate.
 
Semplicemente, vederselo passare davanti per tutto il giorno senza avere il coraggio di sfiorarlo nemmeno con un dito si era rivelata una tortura sufficiente, che non aveva la minima intenzione di far durare un minuto di più.
 
Non gli diede nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo che lo stava già baciando con trasporto, stringendolo abbastanza vicino da arpionarsi al retro del suo giubbotto.
Qualche decimo di secondo più tardi Blaine sembrava già essersi ripreso da quell’attimo di smarrimento, perché gli aveva passato una mano dietro la nuca, tirandolo ancora più vicino, e aveva iniziato a sondargli la bocca con la lingua.
Kurt sentì l’altra mano del suo ragazzo scivolargli su un fianco e tirarlo leggermente per i passanti dei pantaloni, facendolo sospirare nella sua bocca.
 
Era talmente preso che quasi non si rese conto di quando, pochi istanti più tardi Blaine lo sollevò di peso, riuscendo in qualche modo a fargli scavalcare il sedile e a metterlo a cavalcioni sulle sue ginocchia.
 
Una parte remota del suo cervello fu addirittura pervasa dalla lucidità di domandarsi come diavolo avesse fatto, ma al momento la risposta non gli interessava particolarmente.
Così come non gli importava di come fosse riuscito a slacciargli bottoni del cappotto a sufficienza per infilarci dentro le mani, né se fosse davvero fisicamente possibile avvicinarsi a lui ancora di più, come Blaine era in effetti appena riuscito a fare, facendogli scorrere le mani sulla stoffa sottile della camicia e provocandogli un prolungato brivido lungo la spina dorsale.
 
A un tratto tutto il resto sembrava aver perso di consistenza.
A un tratto sembravano esserci solo le mani del suo ragazzo, il modo in cui scivolavano lungo la sua schiena indugiando sul bordo dei jeans, e c’era quella bocca che non pareva neanche vagamente dell’avviso di staccarsi dalla sua.
 
Kurt inarcò la schiena quel tanto che bastava a far passare una mano tra i loro corpi, alla ricerca della zip della giacca del suo ragazzo, che abbassò velocemente.
Raggiunse l’orlo della sua maglietta, e la sollevò a sufficienza per stringergli direttamente i fianchi, senza nessun vestito di mezzo.
 
Blaine gli mordicchiò il labbro inferiore e lui strinse istintivamente le ginocchia contro le sue anche, mentre lui gli percorreva le cuciture laterali dei jeans, stringendogli le cosce.
Kurt soffocò un gemito in fondo alla gola, mentre senza pensare si scrollava il cappotto di dosso, facendo per sollevare ancora un po’ la maglietta del suo ragazzo.
 
Aveva il cervello completamente scollegato, tanto che ci impiegò qualche lungo istante a rendersi conto che volente o nolente aveva bisogno d’aria, così interruppe il bacio, con il fiato corto e gli occhi lucidi.
 
 

***

 
 
Blaine tirò una profonda boccata di ossigeno, spalancando gli occhi e immergendoli nei due pozzi chiari davanti a lui, inconsuetamente di un azzurro più intenso del normale, abbastanza da stordirlo ancora di più di quanto già non facesse la consapevolezza di avere Kurt a cavalcioni sulle sue gambe, intento a provare a levargli la maglietta.
 
E fu proprio perché era tutto fin troppo fantastico, che Blaine giudicò ciò che stava per fare tra le più immonde idiozie della sua vita.
 
“K-Kurt...?”
“Blaine.”
 
Stava per riavventarsi sulla sua bocca, ma lui sollevò le mani dalle sue gambe, posandogliele morbidamente sulle spalle.
 
Kurt gli lanciò un’occhiata tra il confuso e lo spaurito, e avrebbe fatto bene a spiegarsi in fretta, se non voleva che il suo ragazzo fraintendesse completamente le sue intenzioni.
“Ho- Ho fatto qualcosa di sbagliato- ”
 
Appunto.
 
No! No no assolutamente no! Solo... Siamo in un parcheggio, e- ”
“Oddio.”
“...Cos- ”
“Parcheggio. Siamo in un parcheggio... e io... oddio.”
 
In un qualche strano modo riuscì a rotolare giù dalle sue gambe, arrancando fino al sedile del passeggero.
 
“Kurt- ”
“Mi dispiace! Non so cosa mi è preso, è solo che tu eri così... così, e io volevo parlarti di una cosa, davvero, ci ho pensato tutta la mattina, ma poi siamo entrati qui e io... non volevo! Cioè, volevo, ma non era il caso, non è il caso, e mi dispiace, e ora mi prenderai per un maniaco e non riesco neanche a smettere di parlare perché- ”
“Kurt. Calmati.” Lui balbettò qualche altra parola priva di senso, fissandosi le punte delle scarpe.
“Non devi essere imbarazzato, e non vedo perché dovresti considerarti un maniaco!”
“Mi dispiace, davvero! Io non volevo- ”
“Beh, io invece volevo. Eccome. Ma avevo paura che qualcuno ci vedesse. Ne abbiamo avuto già abbastanza di ricatti montati, non ci tengo a doverne affrontare uno vero.”
 
Kurt rimase in silenzio qualche istante, annuendo leggermente.
 
“...Hai ragione.” Blaine gli sorrise dolcemente, cercando il suo sguardo.
Era ancora in imbarazzo, così pensò che fosse più saggio non calcarci ulteriormente sopra e cambiare del tutto argomento.
 
“...Comunque, di cos’era che volevi parlarmi?” Lui alzò timidamente gli occhi, e prese un profondo respiro prima di parlare.
 
“Di tuo padre.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Eccoci qua ^_^
...Sì. Siete ufficialmente autorizzati a insultare Blaine ù.ù
A parte ciò, lasciatemi fere un enorme let me love you a Meredith Anderson, e anche a Finn Hudson. Ecco ù.ù
Anyway, il prossimo miei cari sarà il capitolo di S. Valentino, ovvero quello della fatidica cena a casa Anderso ;)
In particolare, come avrete intuito dalla fine di questo aggiornamento, ci saranno delle novità tra Blaine e suo padre :)
A lunedì <3
  
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