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Autore: _Renesmee Cullen_    06/04/2012    8 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ragazze!! Buon giorno a tutte!!
Innanzi tutto, Buona Pasqua in anticipo xD
Non mi scuso per il ritardo con cui posto non per insolenza (xD) ma per il fatto che ho voluto postare oggi perchè, se ci fate caso, oggi la mia fan fiction compie un anno.
Non avrei mai creduto di riuscire ad arrivare al punto dove sono ora, e quindi per tutto questo posso ringraziare solo voi, care lettrici. Mi avete dato il sostegno giusto per mandare avanti questa storia e ve ne sono davvero grata *___*
Per premiare tutte voi, alla fine di questo capitolo ho messo uno Spoiler del prossimo, uno Spoiler mooolto interessante xDxD
Sarò sincera: non so quando posterò. Sapete, in questo ultimo periodo sono successe tante cose, e diciamo che queste ultime settimane non sono state molto... facili, ecco.
Per cui non uccidetemi se poseterò un po' in ritardo xDxD
Molte di voi mi avevano chiesto un riassunto della mia ff, e in fatti l'ho postato, ecco il link ------>
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=999219&i=1
se potete recensite anche questo, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Bene, finiti tutti i miei monologhi, ringrazio particolarmente Cleppy_Ds  e _lory_ che oltre a recensire puntualmente la mia ff, mi aiutano moltissimo, soprattutto adesso che ne ho più bisogno
Detto questo, vi lascio al capitolo e spero che vi piaccia
Recensite in molte!!
kiss kiss


Capitolo 31 Sotterfugi?

Pov Diletta

Pentita? Neanche un po’. Scocciata? Estremamente. Con la voglia di distruggere tutto quello che mi passava davanti? Fino alla fine. Con la voglia straziante di rivedere Matteo e farci pace? Bhe si, forse un po’ c’era anche quel sentimento nella mia testa che brulicava di emozioni, contrastanti e non. La professoressa aveva appena finito di dirci che durante le vacanze estive avremmo dovuto studiare, e non lasciare che la mente perdesse l’esercizio. Ciò che diceva mi entrava da un orecchio e mi usciva dall’altro. Quell’estate avrei poltrito e basta. Ero così frustrata da tutto, che penso sarei stata capace di bruciare i libri.
La campanella di mezzogiorno suonò. Aspettai che arrivasse la professoressa, dato che quel giorno avevo cinque ore a scuola, ma dopo dieci minuti non se ne vedeva l’ombra. Sperai davvero che non ci fosse…
Dopo poco arrivò una bidella ad avvisarci: la professoressa di scienze non c’era. Euforica come non mai, e sprizzando felicità da tutti i pori, andai da Francesca, ed insieme decidemmo di andare a fare una passeggiata per i corridoi, per sgranchirci un po’ le gambe.
-Dile…- iniziò Fra lasciando la frase in sospeso. Sapevo già cosa volesse dire, o meglio, lo immaginavo, per cui, insolente più che mai, non la lasciai terminare e quasi le urlai contro
-No Fra, non metterti a farmi la predica su ciò che ho fatto, io penso che sia stata la cosa giusta, e scusa se lo dico, ma penso che l’importante sia questo. Matteo aveva torto, non mi importa quello che pensano gli altri.- sbottai, troppo piccata e su di giri per cercare di parlare civilmente. Si, lo so, ero stata davvero troppo presuntuosa a dire quelle cose, ma in quel momento, era solo ciò che pensavo.
Fra scoppiò a ridere, allora la guardai sconcertata
-Dì non mi permetterei mai di sindacare su ciò che hai fatto a Matteo…- continuò a ridere, senza che io capissi quello che volesse dire –Ci tengo alla mia vita…- rise ancora, ma poi si ricompose, vedendo che non la capivo
-Ludovico mi ha fatto un messaggio…- cominciò. Ehi, da quando Francy aveva il numero dell’amico di Matteo? Prima di tempestarla di domande la lasciai concludere –E mi ha chiesto se mi andava di andare in classe da lui perchè loro adesso hanno assemblea di classe, ma siccome l’hanno chiesta solo per perdere tempo, e non sanno cosa fare… allora… ma io mi vergogno ad andarci da sola… ti prego mi puoi accompagnare?- chiese supplichevole. Ecco cosa stava cercando di dirmi prima!
Quasi quasi avrei preferito che si fosse messa a farmi la predica su me e Matteo… ci pensai su un bel po’: se fossi andata in classe di Ludovico, avrei automaticamente incontrato Matteo, e questo lo volevo evitare. Mi preparai a rifiutare la sua richiesta, ma poi pensai che Francy mi aveva aiutata più di una volta, e spesso mi era stata vicina in momenti difficili, così ci ripensai
-Mh… solo se prima mi dici come hai fatto ad avere il suo numero di telefono- chiesi maliziosa alzando le sopracciglia in modo molto eloquente. Lei sorrise
-Sai… su face book mi ha mandato da poco la richiesta da amicizia (che io ho ovviamente accettato) allora abbiamo iniziato a parlare e… tra una cosa e l’altra…- ammiccò arrossendo.
Fui davvero felice per lei, la vedevo così contenta! Peccato che Ludovico, da quanto sapevamo sia io che lei, non era una ragazzo molto raccomandabile… (Era amico di Matteo) Ma in fondo, Francesca era un persona prudente e razionale, era una delle poche persone di cui mi fidassi ciecamente, ed ero sicura che qualunque cosa avesse fatto, sarebbe stata quella giusta.
Pensando a questo, non mi resi conto che, andando in classe di Matteo, ovvero nella tana del lupo, mi stavo dando la zappa sui piedi da sola.

Pov Matteo

Dopo il grande dispiacere arrivò la rabbia. Perchè in fondo, io non avevo fatto nulla a Diletta per farmi odiare in quel modo, e quindi se lei si comportava così, era perchè di me non le fregava un emerito cazzo. Avevo capito la sua strategia: dato che non le piacevo, lei FINGEVA di avercela con me, così non avrebbe dovuto dirmi in faccia che non le interessavo e che con me non voleva averci nulla a che fare. Bene, l’avevo capito da solo, se era questo che voleva! E con questo, avevo compreso che lei era come le altre, esattamente come tutte le altre ragazze che si vedono in giro ogni giorno, e io ero caduto nella sua trappola proprio come un idiota. Più di tutto il resto mi dava fastidio il fatto che non aveva avuto il coraggio di dirmelo in faccia! E quella dell’intervallo poi? Mi aveva umiliato davanti a tutta la scuola, mi aveva reso ridicolo davanti al mondo intero, mi aveva insultato senza farsi alcun problema! Ma perchè? Se non le piacevo, non bastava rimanere arrabbiata con me? Perchè inventarsi che io avevo detto che stavamo insieme? Se mi avesse conosciuto davvero, non avrebbe mai pensato una cosa del genere. Ma era certamente meglio mettersi l’anima in pace: tra me e lei non ci sarebbe stato mai nulla, io non le piacevo, e di certo, avrei dovuto farmi passare tutto quello che provavo per lei. Non avrei mai voluto conoscerla, era meglio se quel maledetto giorno al concerto di primavera noi non ci fossimo mai visti.(nda: vedi cap 1) Ma tanto, se una cosa deve accadere, purtroppo bisogna stare certi che accadrà. Dovevo dimenticare Diletta Rossi, per il mio bene, e anche per il suo.
Dopo essere andato in bagno, ed esserci rimasto per quasi un quarto d’ora, dato che c’era assemblea, rientrai in classe. Appena arrivai sulla soglia della porta, però, mi si gelò il sangue nelle vene, e rimasi lì impalato senza muovermi: cosa ci faceva Diletta nella mia classe?

Pov Diletta

Mi sembrava troppo bello per essere vero: quando ero entrata nella classe di Matteo, lui non c’era! Non so come, ma non c’era! Forse glie era preso un mal di pancia lancinante e sarebbe rimasto in bagno finchè non me ne fossi andata!? Me lo auguravo tanto, ma sarebbe stato davvero troppo bello per essere vero.
Mentre Francy parlava animatamente con Ludovico, che sembrava non avere occhi che per lei, tutte le mie speranze vennero infrante quando lui varcò la soglia dell’aula. Matteo si bloccò appena mi vide, e automaticamente lo feci anche io. I nostri sguardi si incrociarono per lunghissimi istanti. C’era tanto odio nel suo sguardo, si vedeva, e di certo anche molto risentimento. Ma cosa pretendeva? Dopo che era andato a dire al mondo intero che stavamo insieme quando non era vero, come pensava che avessi reagito? Non potevo di certo fare finta di nulla. Ricambiai con lo stesso sguardo pieno di astio e il tempo rallentò finchè non vidi una sagoma familiare dietro le spalle di Matteo: era Gabriele che era venuto a salvarmi la vita.
-Ciao Dile!- mi salutò. Matteo si voltò a guardarlo con astio, e in quello stesso istante io lo superai con nonchalance senza degnarlo di uno sguardo, sebbene il mio cuore stesse battendo fortissimo.
-Gabriele!- dissi, con la voce che mi era salita di un’ottava per il nervosismo. Lui mi sorrise, e non curante delle occhiate che gli lanciava Matteo, mi diede un bacio sulla guancia e mi prese per mano, trascinandomi lontano dal suo sguardo, senza darmi spiegazioni. Io arrossii.
-Ti stavo cercando.- mi sorrise Gabriele –Ero venuto a cercarti in classe, ma ho visto che non c’eri, e ho immaginato subito che tu fossi qui…- iniziò. Pensava che fossi andata da Matteo per riconciliarci, chiarirci o cose del genere? Non era affatto così.
-Guarda che non sono venuta per Matteo, è che una mai amica mi ha chiesto…- ma non mi fece finire, che sorrise e controbattè
-Lo immaginavo che non eri venuta qui per lui… non dopo quello che gli hai detto almeno…-  fece, alzando le sopracciglia. Rimasi oltremodo sbalordita
-Come fai a sapere quello che…- ma quasi mi risposi da sola
-Ehm.. all’intervallo ero li e vi ho visti…- sussurrò. Io mi coprii il viso con le mani: non volevo guardare Gabriele in faccia.
-Ti prego, non farmi la predica anche tu, per favore…- dissi, con la voce quasi rotta dal pianto. Gabriele mi abbracciò calorosamente e io mi strinsi forte al suo petto.
-Non voglio farti la predica, so che hai tutte le ragioni del mondo per fare ciò che hai fatto, e non ti giudico, però…- cosa stava cercando di dirmi? Non riuscivo a capirlo.
-Dile… basta fingere, io ti conosco… tu ami Matteo, e facendo così stai solo peggiorando la situazione, stai male tu e sta male lui. Cosa te ne viene a comportarti così?- fece una pausa, in cui lo guardai diritto in faccia e vidi un sorriso dolce dipinto sul suo volto da foto modello.
-Parlaci… e vedrai che tutto si risolverà. Non ha senso continuare a fare tutto questo solo per non ammettere a te stessa che lui è importante per te. Lasciate cadere ogni maschera, e vedrete che rimarrete sorpresi l’uno dall’altra. Anche Matteo ti ama, perchè vi negate la felicità?- concluse. In quel momento mi venne da piangere: nessuno aveva mai detto delle parole così confortanti per me, e sebbene non lo capii subito, il discorso di Gabriele mise le sue radici nella mia mente. Non sapevo che presto avrebbe dato i suoi frutti. Rimasi ancora più sbalordita del fatto che, sebbene io piacessi a Gabriele, lui non stava cercando di allontanarmi da Matteo, ma pur di vedermi felice, si stava facendo del male da solo. In questo ambito era molto bravo anche lui… lo pensai, ma per rispetto non lo dissi.
-Grazie Gabb… grazie di tutto…- dissi, e stavo per scoppiare a piangere. Lui era l’unica persona davanti alla quale avrei avuto il coraggio di piangere.
-Dile… non posso vederti triste, farei qualsiasi cosa per vederti felice…- ma non riuscì a finire la frase che arrivò Lia, una bidella davvero molto stronza e insensibile, che vigilava sul terzo piano
-Cosa ci fate qui?- chiese aggressiva. Cercai di rispondere, asciugandomi una lacrima che mi era accidentalmente uscita,ma quella vecchia zitellona non me ne diede l’occasione
-Andate in classe, subito! Volete che chiami il preside?- sbraitò ancora. Io e Gabriele, senza proferire parola e in tacito accordo, ci recammo nella classe di Matteo. All’improvviso mi ero ricordata  che avevo lasciato Francy da sola con Ludovico …ops! Sperai che non fosse arrabbiata con me… Quando entrammo, però, rimasi più basita di prima: Athena, Francesco, Matteo, Ludovico e Francesca, erano seduti tutti insieme intorno a dei banchi, mentre ridevano e scherzavano. All’improvviso mi sentii estremamente fuori luogo, guardai Gabriele negli occhi e gli sussurrai
-Ce ne andiamo?- il mio tono di voce era supplichevole. In fondo, Francesca aveva trovato altra compagnia, e non aveva più bisogno di me. Lui mi sorrise furbo
-Ricordi cosa ti ho detto prima? Dai, andiamo da loro!- esclamò, e quasi mi tirò per un polso. Sembrava una di quelle scenette dei cartoni animati.
L’atmosfera si fece elettrizzata, dato che ne io ne Gabriele eravamo in buoni rapporti non solo con Matteo. Francesco cercò di alleggerire l’atmosfera
-Ragazzi! Come va, vi unite a noi?- chiese calorosamente. Non sapevo se saltargli addosso per ucciderlo per quella proposta, o per abbraccialo per aver cercato di levarmi dagli impicci. Non feci nulla, ma guardai Gabriele.
-Certo, perchè no?- disse, e prendemmo due sedie. Io mi misi tra Gabb e Francesca, giusto per non correre pericoli.
-Che facciamo ragazzi? Sto iniziando ad annoiarmi- Iniziò Athena. Avevo un brutto presentimento… quando Athena apriva la bocca la maggior parte delle volte portava guai…
Francesco la guardò in modo (oserei dire) ambiguo e propose:
-Perchè non giochiamo ad obblig0 o verità?- propose, con aria innocente. Entrai in panico: cosa volevano farmi confessare facendomi giocare? Quali domande aveva in serbo per me? Decisi che me ne sarei andata, non volevo partecipare a quel gioco bimba minchioso, così feci per andarmene.
-Io devo andare a… a…- ok non potevo dire a ripassare, perchè tra pochi giorni la scuola sarebbe finita, e in pratica in questo ultimo periodo si cazzeggiava e basta a scuola, quindi… - a fare una cosa.- e mi alzai.
-Non vuoi giocare perchè hai qualcosa da nascondere?- mi disse Athena con voce tagliente. Alzai un sopracciglio. Mi dispiace, ma non potevo non rispondere alla provocazione
-No cara. Adesso che mi ci fai pensare, posso rimandare a dopo quello che devo fare…- e mi rimisi seduta vicino a Gabriele. Athena sorrise sotto i baffi, ed iniziammo il gioco.
Le domande di apertura furono le solite cavolate: come ti chiami, hai il ragazzo, cosa vorresti fare da grande, chi è la persona che odi di più al mondo… tutte domande idiote a cui nessuno ebbe difficoltà a rispondere. Poi, però, Athena iniziò con le domande antipatiche, proprio rivolte verso Matteo.
-Di un po’, Mattè, ti piace Diletta? Obbligo o verità?- gli chiese come se nulla fosse. Mai come in quel momento mi venne voglia di strozzare Athena. Ma non per scherzo, per davvero. La guardai male: perchè mi stava facendo questo? E’ vero, avevamo litigato tanto, ma non pensavo che sotto covasse tutto quell’odio nei miei confronti. Matteo si immobilizzò sul posto e io mi misi a tossire in modo convulso, dato che mi era andata per traverso la saliva. Guardai Matteo intensamente, aspettando e temendo la sua risposta.

Pov Matteo.

Mi pietrificai, incapace di fare altro. Tutti gli altri mi guardarono intensamente, in attesa della mia risposta. Ragionai: non potevo alzarmi ed andarmene, sarebbe stata troppo palese la risposta. Non potevo nemmeno dire “verità” e poi mentire (come facevo spesso) perchè Francesco e Athena sapevano la verità, e di certo non me l’avrebbero fatta passare liscia in quel modo, e avrebbero fatto di tutto affinché io confessassi, per cui…
-Obbligo- dissi piano. So anche io che non era stata la cosa giusta da dire ma che scelta avevo? Almeno in quel modo, Diletta avrebbe potuto pensare che non volevo rispondere “no” per non essere scortese. Ma perchè pensavo che non ci sarebbe cascata?
Athena mi guardò in modo ambiguo, con la faccia del tipo “ehi, ti sto aiutando”, anche se mi sembrava che stesse solo complicando la situazione.
-Ohoho, obbligo eh?- chiese Francesco dandomi una gomitata sulla spalla.
-Cosa ti passa per la testa Matteuccio?- quasi non lo sentii, perchè mi colpì profondamente il viso di Diletta, che diventò paonazzo: non capivo perchè, ma si stava arrabbiando. Ormai mi bastava guardarla in faccia per capire cosa provasse. Io annuii distrattamente all’esclamazione di Francesco, e continuai a guardare Diletta in faccia, sperando di capire il perchè della sua rabbia muta. Lei cercò ripetutamente lo sguardo di Athena, e quando quest’ultima le fece un sorrisetto, capii anche io che mi ero appena dato la zappa sui piedi da solo.
-Obbligo obbligo…- iniziò Athena, perchè dato che era stata lei a porre la domanda, doveva anche sceglierla mia penitenza–Direi che devi… mh… devi dare un bacio a Diletta.- concluse. Tutti sapevamo che genere di bacio.

Pov Diletta

What!? Forse non avevo capito bene. Guardai Matteo, furente. Come diavolo gli era venuto in mente di dire obbligo? Non poteva dire semplicemente la verità e dire di no? Perchè era la verità, vero!? Scossi la testa, e mi alzai dalla sedia
-Dove stai andando Diletta?- mi chiese Athena, con tono autoritario
-Bacialo tu Matteo Sister perchè io non ne ho proprio voglia.- dissi in tono tagliente ed accusatorio. Athena si alzò a sua volta dalla sedia
-Tu non andrai proprio da nessuna parte e rispetterai le regole del gioco.- iniziò a sbraitare. Mi voleva dare un ordine per caso?
-Gabriele, ce ne andiamo?- gli chiesi. Lui mi guardò terrorizzato, e fece passare lo sguardo da me ad Athena, entrambe in “assetto da combattimento” Aveva paura di me? Si alzò titubante anche lui.
-Non lo farai!- esclamò Athena
-Questo lo dici tu- ribattei io, e mi voltai. Non feci in tempo a girare la testa, che Athena fece un gemito e si accasciò al suolo. Mi precipitai da lei senza perdere tempo: in fondo, rimaneva sempre una mia amica…
-Athè, Athèè che ti succede?- le chiesi. Lei aprì appena gli occhi.
-I miei poveri nervi… - biascicò. –Lo sai che quando mi agito mi succede così…- continuò. No, in realtà non lo sapevo, mi sembrava nuova questa… E non sapevo perchè ma mi puzzava tutto di bruciato…
Francesco, premuroso, la prese in braccio. Non sembrava tanto preoccupato, e il mio sesto senso continuava a dirmi che in tutto questo ce’era qualcosa di sbagliato.
-Portiamola in infermeria- proposi incerta. Francesco annuì tranquillo. Fece cenno agli altri di rimanere in classe, altrimenti l’infermiera si sarebbe arrabbiata se ci fossimo presentati in massa, dato che avrebbe creduto che ci eravamo andati solo per saltare la lezione.
-Tesoro come ti senti?- le chiese allora dolcemente, mentre lei si accoccolava sul suo petto come un orsetto.
-Male- disse Athena, con voce nasale. Da dove le usciva la voce nasale adesso? Non era mica raffreddata!
-Matteo, aiutami a portare Athena.- se ne uscì Fra ad un certo punto. La faccenda mi puzzò ancora di più: Francesco era perfettamente in grado di portare Athena da solo, dato che lei era piccolina e magrolina. E lui alto e muscoloso
Tuttavia Matteo lo aiutò senza fare storie, e tutti e quattro andammo in infermeria.
L’infermiera ci fece entrare incerta, sentendo che nell’aria c’era qualcosa che non andava, ma quando vide Athena in “quelle condizioni” la fece stendere su un lettino e le mise sulla fronte una pezzuola bagnata, cominciandole a chiedere come stesse
-Cosa ti è successo cara?- La diretta interessata biascicò qualcosa, ma nessuno comprese propriamente cosa, così parlò Francesco per lei
-Ehm… vede Signora, la ragazza si è agitata molto, e quindi penso abbia avuto un calo di zuccheri o qualcosa del genere.- spiegò in modo convincente.
-Ma ti succede spesso cara?- indagò ancora la donna, ben pasciuta e piuttosto bassina. Athena scosse la testa, assente.
-Penso proprio che andrò a prenderti un ricostituente.- fece. Athena strabuzzò di colpo gli occhi: l’infermiera della nostra scuola era famosa per i suoi “ricostituenti” che non erano altro che erbe mescolate a degli strani sciroppi. Indubbiamente efficienti, ma andava per nomea per quanto fossero vomitevoli. A volte avevo dubitato che il loro commercio fosse del tutto legale.
E Athena lo sapeva.
Si guardò intorno, ma non disse nulla, e se si impaurì di certo non lo diede a vedere. Dopo un po’, però, sbiancò davvero, e chiuse gli occhi. Mi preoccupai seriamente, pensando che forse lei non aveva fatto nessuna messa in scena, e me la presi con chi di dovere.
-E’ tutta colpa tua!- esclamai rivolta a Matteo.
-Mia?- chiese sconvolto, battendosi una mano sul petto.
-Si tua, chiaro? Tanto ci stai sempre tu in mezzo in qualche modo- sbuffai. Si, questa era una frecciatina va bene?
-E cosa avrei fatto io, di grazia!?- sbuffò a sua volta. Sinceramente come aveva anche solo il coraggio di rivolgermi la parola, non lo sapevo! Doveva avere una bella faccia tosta!
-Se tu avessi semplicemente detto la verità non sarebbe accaduto tutto ciò. Cos’è, hai paura che io mi offenda?- chiesi, alzando di poco il tono di voce.
-Ragazzi per favore… biascicò Athena- ma nessuno le diede retta
-E quale sarebbe la verità secondo te?- controbattè Matteo, questa volta in tono più sommesso. Io non esitai a rispondere
-So che non ti piaccio,anche se non capisco per quale motivo vai a dire in giro che stiamo insieme quando NON E’ VERO e soprattutto quando NON TI PIACCIO, ma…- e qui non mi fece finire
-Io non ho fatto niente, come te lo faccio capire? O forse sei tu che ti sei inventata tutto perchè non hai il coraggio di dire ciò che pensi?- alzò la voce, ma non mi guardò.
-Io non ho paura di niente, meno che mai di te! E poi non è colpa mia se tu vai in giro a sparare cazzate! Io so cosa tu pensi di me!- esclamai concitatamente.
-Cosa ne sai tu di quello che provo io? Tu non hai mai capito niente…- continuò. Questa affermazione mi lasciò basita. Cosa non avevo mai capito? Non sapendo cosa rispondere, dissi la prima cavolata che mi passò per la testa
-Bhe, me lo dice il mio sesto senso.- sussurrai. Lui mi fissò negli occhi e le guance gli divennero rosse.
-Questa volta il tuo sesto senso sbaglia.- e con questo se ne andò, senza lasciarmi il tempo di dire altro.

SPOILER Cap 32

Pov Diletta

Mi abbracciò affettuosamente, e allora io mi strinsi al suo petto
-Puoi piangere se vuoi- mi sussurrò all’orecchio. Ormai sull’orlo di cedere alle lacrime feci
-Così mi prenderai in giro a vita.- Sentii che sorrise
-Sai che non lo farei mai.- mi disse. E dal suo tono di voce, non avrei mai potuto dubitare delle sue parole.
E allora piansi, piansi disperatamente, come solo una volta avevo fatto in vita mia.

  
  
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