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Autore: Nientenomistupidi_    06/04/2012    4 recensioni
«Mi ricordo benissimo dei miei undici anni: a quell'età si è del tutto impotenti. Ma i bambini hanno un mondo segreto che per gli adulti sarà sempre impenetrabile.» J.K. Rowling
E' la prima fanfiction che scrivo, quindi uhm.. Spero vi piaccia, non siate troppo cattivi! [Si inchina]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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‘’Che noia, che noia, che noia!’’ pensavo, seduto sull’erba del mio giardino, guardando un pigro bombo che si posava su una margherita. Era una lenta, calda, noiosa giornata di luglio ed ero lì seduto da circa mezz’ora, lontano da qualsiasi fonte d’acqua che non fosse il sistema d’irrigazione del giardino; avevo sete. Però ero troppo pigro per alzarmi, quindi continuavo a fissare il bombo con aria persa e annoiata, meditando su quanto sarebbe stato bello poter fare apparire un bicchiere d’acqua con la magia. Fui riscosso dai rimproveri di mia madre, preoccupata che io prendessi un colpo di sole, che mi venne a recuperare quando ormai assomigliavo a un pezzo di carne essiccata, trascinandomi in casa di peso. Non avendo niente da fare andai a lavarmi la faccia in bagno, poi presi un pacchetto di patatine e salii in camera mia a sgranocchiarle seduto sul letto, leggendo One Piece. Dopo pochi minuti un urlo assordante, da spaccare i timpani, mi fece saltare in aria.
«Ma cosa…» Uscii dalla mia stanza e scesi di corsa le scale, inciampando sui miei stessi piedi e rotolando giù, confuso. Mi sollevai sui gomiti, dolorante, e mi guardai attorno, cercando di capire da dove provenissero gli strilli che continuavano a perforarmi le orecchie. Mi alzai in piedi e mi diressi verso la cucina, spaventatissimo. Decisi di prendere in mano il pesante vaso cinese della dinastia Ming che mia madre teneva su uno scaffale in alto, circondato da faretti. Finalmente sarebbe stato utile! Mi nascosi dietro un angolo e poi saltai dentro la cucina urlando e brandendo il vaso come una mazza ferrata.
«Noooooooo!» L’urlo risuonò acutissimo, crepando  un paio di bicchieri e stordendomi. Quello che successe dopo non lo ricordo bene, ma andò più o meno così: mi vidi arrivare addosso mia madre, che mi strappò il vaso di mano, posandolo sul tavolo, poi una cosa rumorosa e spennacchiata mi andò a sbattere contro il naso, rendendomi confuso e dolorante; andai a sbattere contro il tavolo e poi mi lasciai cadere su una sedia, cercando di capire cosa fosse successo. Mi guardai intorno; mia madre, dopo aver messo il vaso sul tavolo, si era rannicchiata in un angolo, tremante. Sopra la sua testa c’era quella cosa spennacchiata che mi aveva quasi accecato e che sembrava essere il motivo delle sue urla. Mi avvicinai e gliela tolsi dalla testa, guardandola bene… Era un gufo, un piccolo gufetto bianco, con una lettera legata alla zampa. Scoppiai a ridere.
«Mamma, è solo un uccellino!»
Lei si tranquillizzò un po’, alzandosi in piedi e avvicinandosi. «Un.. uccellino? È un gufo! Non dovrebbe essere sveglio di giorno! È anomalo.» Annuì, convinta. Nel frattempo il gufetto, una specie di pallina dalle piume bianche che nascondevano quasi del tutto occhi, zampe e becco, mi si stava arrampicando allegramente su per il braccio, tendendo la zampetta e porgendomi l lettera. Gli accarezzai la testolina con un dito e presi la lettera, posandola sul tavolo.
«Che carino!» Presi una bacinella, la imbottii di scottex e cotone, sperando che assomigliasse abbastanza a un nido caldo e confortevole, e vi posai il gufetto, che sembrò gradire e che cominciò ad affondare i piccoli artigli nei batuffoli di cotone. Lo guardai sorridendo e presi la lettera, sul retro della quale era scritto, in inchiostro verde smeraldo:

Signor Nicholas Cox
Stanza al primo piano
394, Campbell Square
Twickenham
Londra


Non c’era francobollo. Girai la busta e vidi un sigillo di ceralacca rosso con uno stemma impresso sopra: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grande ‘H’. Confuso, aprii la lettera, estraendo un foglio di spessa pergamena scritto nello stesso inchiostro verde, che diceva:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttrice: Minerva McGranitt


(Ordine di Merlino, Seconda Classe; Strega Superiore;  Animagus; Trasfiguratrice di Primo Grado; Confed. Internaz. dei Maghi)

 

Caro signor Cox,
   siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, in quanto possessore di poteri magici. Giungerà a breve uno dei nostri migliori Stregoni per informare Lei e la Sua famiglia di tutti i dettagli riguardanti il Mondo Magico. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie, che potrà trovare a Londra (Diagon Alley, Notturn Alley) o a Hogsmeade.
   I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.


                                                                                                                                                                                                                                                     Con ossequi,
                                                                                                                                                                                                                                                     Grezzildo Schröder
                                                                                                                                                                                                                                                     Vicedirettore



Mi portai una mano alla nuca, stranito. Poteri magici? In che senso, poteri magici? Era forse una strana pubblicità per un corso di illusionismo? Sì, doveva essere per forza così. Ma come facevano a sapere dove abitavo? Ero sempre stato ben attento a non dare i miei dati a quegli strani uomini che spesso passavano dalla mia scuola per fare pubblicità ai loro prodotti e che mi inquietavano con frasi del tipo ‘’Ma sei proprio un bel bambino, saresti un modello perfetto per la nostra marca di abiti da marinaretto!’’ oppure ‘’Caro, la vuoi una caramellina? È fatta con latte di struzzo, molto nutriente, sai?’’; che poi io non ero neanche sicuro che gli struzzi facessero davvero il latte. Comunque, porsi la lettera a mia madre che la lesse inarcando le sopracciglia.
«Nick, cos’è questa roba? Ti ho sempre detto di non dare confidenza agli sconosciuti, lo sai. Cos’è questa, una scuola di illusionismo? E poi che nomi strani: Animagus, Grezzildo… Cosa hai combinato?»
«Non ho fatto niente! Non so di cosa parlino. Si saranno confusi.» Dissi, cercando di non pensare all’indirizzo scritto sulla busta, che era proprio il mio. Presi la lettera e la riposi in un cassetto, insieme alla busta. Mia madre mi guardò.
«E cosa ne facciamo dell’uccello?»
«Che domande… Lo teniamo, no? Più tardi vado a comprare una gabbietta e del mangime. Ora salgo in camera, ché ancora non ho finito l’ultimo One Piece.» Sorrisi e mi girai verso il ‘’nido’’ che avevo costruito per il gufo, prendendolo in mano e salendo in camera mia. Guardai il grazioso uccellino, che mi fissava sgranando gli occhietti vispi. «Ti chiamerai… Uhm… Rufy!» decisi.
   
 
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