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Autore: MissDiggory    06/04/2012    2 recensioni
L’ultima persona che John Watson si sarebbe aspettato di vedere al funerale del suo migliore amico era proprio Sherlock Holmes. Eppure anche se John non lo vide, lui c’era: era nascosto in fondo, dietro ad un albero, divertito dalla commozione e dai sentimentalisti dei suoi amici. Se ne andò prima della fine della cerimonia, era diventato troppo noioso. Ma nemmeno Sherlock si accorse che non era l’unico a guardare da lontano.
- Più avanti la storia passerà al rating rosso ;)
[Post The Reichenbach Fall] [Sherlock\Altro Personaggio][Sherlock\John] [leggermente OOC]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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VI - New Sherlock

Sherlock si sporse sulla poltrona e versò il tea per John e per se, aggiungendo il cucchiaio e mezzo di zucchero di John e il latte con un cucchiaino di zucchero per se, prese la tazzina e la portò alle labbra, senza bere.

<< Perché è uscita così rapidamente? >> chiese John, allontanando la tazzina dalle labbra. << Non è che è avvelenato? >>

Sherlock alzò un sopracciglio, infastidito e bevve un sorso << No, sto bevendo le stesse cose che stai bevendo tu, non c’è nessun rischio >>

John non disse nulla e bevve un sorso di tea.

<< Perché, Sherlock? >> chiese dopo un po’, incapace di attendere oltre: sapeva che gli era dovuta una spiegazione più seria.

<< Mi dispiace, John. Mi dispiace davvero >> sospirò Sherlock, appoggiando la tazza di tea sul tavolino, dopo averne bevuto solo un sorso. << È stato un gesto imperdonabile anche nei miei confronti, ma doppiamente nei confronti di un amico. Non so come chiederti scusa* >>

John l’osservò con tanto d’occhi: ad una prima occhiata sembrava esser sempre lo stesso Sherlock – effettivamente era un po’ più smunto – ma non era mai capitato che avesse questi slanci di affettuosità, sommati anche al bacio scambiato prima con Eliza, lo preoccupavano e non poco.

<< Sherlock ti senti bene? >> chiese John, che iniziava seriamente a preoccuparsi.

Sherlock rimase in silenzio ad osservare John, controllando mentalmente le proprie facoltà, poi annuì << Sì, certo, sono perfettamente in salute >>

John scosse la testa, << Non intendevo malattia fisica.. intendevo.. se tu stavi bene.. psicologicamente.. >>

Il consulente annuì di nuovo << Sì >>

<< Sicuro? >>

Sulla fronte di Sherlock passò rapida una leggera ruga, che John interpretò con una smorfia di fastidio. << Sto benissimo >>

<< Lo Sherlock che conosco io non si sarebbe mai lasciato andare ai sentimenti >> rise John, agitando una mano. << Ti sei appena scusato con me, in maniera a dir poco sentimentale.. e prima hai baciato Eliza.. non mi dirai che… >>

<< John è… complicato >> sospirò Sherlock.

<< È umano >> disse John, intenerito.

Sherlock alzò lo sguardo e rimase per diversi secondi a fissarlo in silenzio, milioni di parole passarono per la sua testa, cercando quelle giuste per esprimere quello che sentiva:

<< Lo scontro con Moriarty non è stato del tutto controproducente, almeno visto sotto il vostro punto di vista, per me non ha fatto altro che menomarmi ma.. adesso i miei sentimenti.. le mie preoccupazioni.. si sono.. ampliate.. >> spiegò Sherlock.

<< Che significa? >> sbuffò il dottore << Anche prima avevi dei sentimenti! >> disse John.

<< Certo, è nella natura di un essere umano, sfortunatamente; il punto è che, quando prima riuscivo ad escludere dalla mia testa la preoccupazione per un’altra vita, una qualsiasi vita, inclusa la mia, ora mi.. preoccupo >> esclamò Sherlock torcendosi involontariamente le mani. << Per riuscire ad intrappolare lo scagnozzo di Moriarty, il suo secondo, avrei potuto cavarmela da solo, o al massimo con piccolo l’aiuto di Mycroft, ma.. non sono riuscito ad impedirmi di tornare qui a controllare come stavate a.. vedervi e.. sapervi al sicuro.. >>

<< Wow >> esclamò John, sgranando gli occhi. << Tu stai.. ti sei.. preoccupato >>

<< Volevo che voi foste al sicuro.. ho rischiato la mia vita per voi, preferirei non averlo fatto per niente >> rispose Sherlock.

<< Ah ecco la tua vera natura >> sospirò John. << Per un attimo ho pensato che Moriarty ti avesse.. che ne so.. manomesso >> aggiunse, incapace di trattenere un sorriso.

Sherlock rise di gusto per l’espressione scelta dall’amico << Manomesso? >>

Ridacchiò per un po’ Sherlock mentre John cercava di non crogiolarsi troppo nel suono ritrovato della rara risata di Sherlock.

Dopodiché il moro si alzò ed entrò nella sua camera da letto. << Bene, tutte le mie cose sono ancora qui.. Lizzy dove dorme? Il mio letto è in disuso da un mucchio di tempo. >>

<< Come diamine fai a dirlo? >> sbuffò John restando sulla sua poltrona.

<< C’è il piumone. Oggi è il 31 agosto >> esclamò indicando il letto << E c’è un mucchio di polvere ovunque, ma non spolveri mai? >>

<< Quella è camera tua >> disse John, dopo un attimo di esitazione, Sherlock sorrise alla propria vecchia stanza. << E poi non l’hai mai spolverata tu quando eri vi.. quando eri qui! >>

<< Touchè >> borbottò Sherlock.

<< E comunque lei sembra preferir dormire sul divano >> borbottò << Quindi.. chi è lo scagnozzo di Moriarty? >> domandò il dottore.

<< si chiama Sebastian Moran >> disse Sherlock, uscendo dalla sua stanza e tornando in sala, accarezzò il suo violino. << Questo però è pulito >>

<< È stata Eliza.. penso >> rispose Watson, distogliendo lo sguardo, conscio che se Sherlock avesse incontrato il suo sguardo avrebbe capito che negli ultimi tre anni era stata l’unica cosa che aveva pulito con una cura quasi maniacale. << Che cosa può fare questo Moran? >> aggiunse subito per distrarre l’amico dall’argomento violino.

<< Sta cercando di mantenere le redini, con un cervello come il suo: minuscolo se paragonato a quello di Moriarty, infinitesimale se paragonato al mio >> sbuffò Sherlock. << Penso che non mi servirà ancora molto per incastrarlo, appena saprà che sono vivo verrà a cercarmi >>

Prese in mano il violino e lo appoggiò al mento, respirando a fondo, poi lo riappoggiò allo scaffale e prese in mano l’asta e la pulì con lentezza calibrata.

John si rilassò e sorrise, sapeva che Sherlock stava per mettersi a suonare e voleva godersi quel momento: non aveva mai sopportato la vista del suo strumento lasciato sul mobile a logorarsi nel silenzio, e sentire finalmente il suo proprietario che con gesti delicati e quasi affettuosi di nuovo lo accordava e pizzicava le corde era incredibilmente.. bello.

Mandò rapidamente un messaggio e appoggiò il suo telefono sul mobiletto prima di rimettersi il violino sotto il mento e iniziare a suonare; John avrebbe voluto chiudere gli occhi e abbandonarsi alla musica, ma prima di farlo indugiò per un secondo di troppo a fissare il marmoreo profilo dell’amico così pieno di sfaccettature, un meraviglioso gioco di ombre e luci. Il dottore si rese conto di dove lo stava portando la sua mente e, per distrarre la propria testa, negandosi i pensieri, chiuse gli occhi rilassandosi sulla poltrona: era talmente preso dalla musica che non aveva nemmeno sentito Eliza rientrare, la notò solo quando Sherlock smise di suonare e riaprì gli occhi, la notò seduta sul divano ad osservare il consulente con gli occhi lucidi, entrambi applaudirono e Sherlock fece un sorriso vero accompagnato da un leggero inchino.

Sia Eliza che John rimasero ad osservare incantati Sherlock pulire nuovamente il violino e rimetterlo nella sua custodia, poi Eliza si alzò in piedi di scatto:

<< Ehi! Ehm.. preparo la cena, che ne dite? Nessuno di noi ha pranzato.. quindi.. quindi sì… preparo la cena >> e sparì in cucina.

<< Che le prende? >> chiese Sherlock, << Non è mai stata così… nervosa >>

John sorrise, “Guardatelo.. il grande Sherlock Holmes che non capisce che è imbarazzata per il bacio di prima” pensò il dottore, ma alla fine disse solo: << Sarà agitata per il tuo ritorno >> di certo non voleva metterla ancora più in imbarazzo e si godette lo sguardo incuriosito del consulente che passò da lui alla ragazza che si muoveva nervosa per la cucina.

<< Che diavolo avete da fissare? >> chiese, voltandosi di scatto ad osservare i ragazzi.

<< Nulla >> disse John, << Che cucini? Pasta? >>

Lei annuì. << Mi innervosite.. tornate di là.. vi chiamo quanto è pronto >> esclamò lei, facendogli diversi gesti per convincerli ad allontanarsi. << Sciò! >>

Si voltò di scatto prima che i ragazzi notassero che era arrossita e salò l’acqua per buttare la pasta, si passò nervosamente le mani tra i capelli: non avrebbe dovuto fare niente, infondo a Sherlock l’idea di stare insieme non gli sarebbe mai andata bene.. lui era pura ragione, infondo; nessun sentimento, niente emozioni o relazioni.

Bah! Che poi che razza di scemenze gli passavano per la testa? Lei e Sherlock? Insieme? Ha! Che sciocchezza! Lei sapeva perfettamente che Sherlock non solo non sarebbe mai stato interessato a lei, anzi, la ragazza aveva già capito come sarebbe andata a finire.. il punto era che da soli avrebbero impiegato decenni.. doveva darsi da fare: doveva trovare un modo per far capire a Sherlock l’unica cosa che un uomo come lui non avrebbe mai visto.

L’amore.

Aspettò in silenzio che la pasta fosse pronta e tentò di ascoltare i discorsi di Sherlock e John, ma stavano parlando di alcuni vecchi casi, li ricordava anche lei perché li aveva tenuti sott’occhio nel caso fossero finiti in mezzo alcuni dei suoi ragazzi: Eliza stava sempre attenta che tutti i suoi ragazzi fossero sempre protetti, soprattutto i più giovani.

Preparò rapidamente del sugo e allestì la tavola richiamando i ragazzi.

<< E tu mangerai tutto >> disse Eliza indicando Sherlock, che le sorrise sornione, sedendosi a tavola, apparentemente obbediente, e in effetti mangiò tutto quello che era nel piatto senza spiaccicare parola.

<< Immagino dovrete parlare >> disse John, dopo cena, mentre Sherlock si chiudeva in bagno. << Cercherò di ritirarmi presto >>

<< Oh, tranquillo, io adesso esco.. ho un paio di ragazzi che si sono messi nei casini e devo aiutarli.. tornerò a notte fonda o non potrei proprio tornare.. >> sorrise Eliza, sparecchiando senza guardarlo in viso. << Ma è carino da parte tua, anche se sappiamo entrambi che non arriveremo a nulla >>

<< Sarà >> aggiunse, fiducioso. << Ma a me sembra che sia leggermente cambiato.. >>

Lei osservò John a fondo. << Io esco, dillo tu al sociopatico >> sbuffò prendendo il telefono e uscendo dall’appartamento.

John scosse la testa, se l’era sempre cavata con le donne, sarà stato il suo lato dolce e paterno ad attirarle e riusciva a capire abbastanza bene anche Eliza: lei era forte e indipendente, ma continuava a restare fedele e incredibilmente sottomessa a Sherlock, sembrava che quella presa di posizione da parte sua sul consulente con quel bacio l’avesse disorientata; il dottore era tornato a sedersi sulla sua poltrona con il computer sulle gambe a fissare il suo blog: i commenti all’ultimo post erano andati aumentando nel giro di pochi giorni: dagli scettici, agli incazzati, a quelli che credevano che John scrivesse solo perché fosse in mancanza di attenzioni, ai pochi che ci credevano davvero, il dottore avrebbe solo voluto fare una foto al suo coinquilino in quel momento e postarlo sul blog, accompagnato da una scritta enorme: “È vivo. Moriarty era reale. Avevamo ragione!” ma si trattenne, un po’ perché gli sembrava esageratamente egocentrico da parte sua e un po’ perché in quel momento in consulente investigativo era sotto la doccia a giudicare dal tempo che il getto dell’acqua era stato aperto; John trasalì e scosse rapidamente la testa e tornando a scrivere cos’era successo quel giorno.

Sherlock uscì dal bagno con il suo solito pigiama e la vestaglia in raso blu con un bel sorriso soddisfatto si lasciò cadere sul divano con un mugolio soddisfatto.

Il dottore trattenne un sospiro di sollievo quando notò che non era uscito nudo o con l’asciugamano.

<< Puoi scrivere tutto quello che è successo oggi sul blog >> disse dopo avergli lanciato un’occhiata inquisitrice. << Ma se troverò anche solo una persona qui fuori a ficcanasare o a disturbarmi, me la prenderò con te >>

John annuì, continuando a scrivere. << non avevi detto che te la saresti presa con Lestrade? >> domandò, senza alzare gli occhi e oltretutto senza ottenere risposta.

<< Lizzy? >> chiese Sherlock, dopo aver passato un paio di minuti a fissare assente il soffitto.

<< È uscita quand’eri in bagno.. ha detto che doveva occuparsi di un paio di ragazzi che si erano messi nei casini >> disse John.

Sherlock fece un suono gutturale con la gola e si alzò di scatto, andando in camera sua e uscendo con un paio di scatoloni impilati, riavvicinandosi al solito tavolo degli esperimenti, rimettendosi a tirare fuori tutte le sue cose, che ovviamente lasciò sparse per terra.

<< Quando Eliza tornerà a casa e voi parlerete, cerca di essere… delicato, ok? >> disse John, prima che Sherlock iniziasse a riutilizzare i suoi strumenti e si chiudesse nel suo palazzo mentale.

Sherlock l’osservò per un secondo, per poi riportare la sua attenzione al microscopio. << So perfettamente come trattarla >>

<< Quindi.. ti aspettavi il bacio di prima? >> chiese John, riponendo il portatile.

<< C’era una buona probabilità che lo facesse, sì >> disse Sherlock, fermandosi di nuovo e osservando John, intuendo dove il cervello del dottore stava andando a parare..

<< E.. >> iniziò il dottore.

<< Sì >> disse Sherlock, distogliendo lo sguardo.

Appunto.

John lo fissò intensamente, quindi era vero quello che aveva detto Mycroft: quello era stato davvero il suo primo bacio, ecco perché Eliza era così agitata.

<< Sii cauto con lei >> disse John, alzandosi e augurandogli la buona notte, nonostante sapesse perfettamente che era altamente improbabile che Sherlock andasse a dormire, ma molto dolcemente lui sorrise e rispose, tornando poi a prestare tutta la sua attenzione al microscopio, almeno fino a quando non fu sicuro che John era andato a letto, si stropicciò le mani e si buttò sul divano aprendo il portatile di John e, al secondo tentativo, indovinò la password, si connetté ad internet e lesse i commenti al posto di John in cui parlava dei messaggi, ma il nuovo post non era ancora stato postato, lo trovò tra le bozze e lo lesse, sbuffando: era così sentimentale.

Spense il computer e si mise a catalogare alcuni dei suoi appunti relativi a diversi casi che aveva affrontato, fino al mattino successivo quando John tornò al piano di sotto.

<< Non hai dormito, eh? >> chiese John sbadigliando e trascinandosi in cucina a prepararsi un caffè. << Vuoi un caffè? >>

<< Solo un tea per me, grazie >> disse Sherlock dalla sala, bevvero il caffè e il tea in silenzio, dopodiché John prese il bastone e uscì rapidamente.

<< Perché usi il bastone? >> chiese Sherlock.

<< Perché mi fa male la gamba >> sbuffò John, scontroso uscendo e sbattendo la porta.

Un altro brutto sogno.

Aveva contato almeno tre volte in cui si era svegliato, gridando o semplicemente alzandosi e camminando attorno al letto.

Sherlock si lasciò scivolare sul divano: forse avrebbe dovuto fare qualcosa di carino per lui, non aveva nessun caso e di certo avrebbe atteso un bel pezzo prima che qualcuno gliene sottoponesse uno, quindi doveva trovare qualcosa di semplice, come piaceva a lui, avrebbe potuto fare la spesa, sì ecco, John sarebbe stato contento se avesse trovato la spesa fatta: si alzò di scatto e si avviò verso il frigo aprendolo, fiducioso, e rimase leggermente sorpreso quando lo trovò pieno di cibo.

<< Cosa? Ti aspettavi di ritrovare ancora i pezzi di cadavere? >> chiese una voce alle sue spalle; Sherlock si voltò di scatto fronteggiando Eliza.

<< No, certo.. ma avevo quasi dimenticato.. >> borbottò, maledicendosi mentalmente: avrebbe dovuto capire subito che la presenza di Lizzy in quella casa avrebbe cambiato diverse cose, tra cui il contenuto del loro frigo.

<< Che anche io vivo qui, adesso.. >> disse lei. << Se vuoi posso.. >>

<< No. Non abbiamo mai avuto il frigo pieno. Non di cose commestibili. Devi restare >> disse Sherlock, prendendo una mela dal frigo e dandole un morso prima di lanciarla ad Eliza, che la prese al volo. << Mangia. >>

<< Che fai.. ti preoccupi? Ho vissuto la maggior parte della mia vita senza avere un luogo in cui dormire, una notte in bianco non mi ha mai fatto male >> esclamò lei, ma portò lo stesso la mela alla bocca dandole un morso.

<< Soprattutto visto che non dovevi aiutare nessun ragazzo >> disse Sherlock, aprendo varie ante, sorvolando il tono scontroso della ragazza, mentre lei si lasciava scivolare vicino la poltrona, raccogliendo i suoi fogli da terra e ignorando altamente il detective.

Sherlock la raggiunse, buttandosi sul divano. << Mi passi una sigaretta? >> chiese allungando un braccio verso di lei.

<< No >>

<< Non sono nascoste, sono sullo scafale vicino al violino. Le sigarette >> disse.

<< Le ho finite >> sbuffò lei.

<< Non è vero, come non era vero che questa notte hai aiutato dei tuoi ragazzi >> sospirò Sherlock calmo.

<< E tu come lo sai? >> 

<< Perché in tutti questi giorni ti ho tenuta d’occhio e so che sono tutti al sicuro >> continuò lui. << Le sigarette >>

Lei sorrise, senza riuscire ad evitarlo. << Allora sei proprio cambiato? Che è successo all’algido principe dei ghiacci? >>

Sherlock sbuffò passandosi le mani tra i capelli. << Non ne ho idea.. è successo e basta >>

<< Come.. >> iniziò lei, ma si zittì tornando a concentrarsi sui fogli.

<< Sì >> disse Sherlock. << Mantengo sempre le promesse, lo sai >>

Ancora una volta era riuscito a seguire il filo dei suoi pensieri arrivando a rispondere ad una domanda senza doverla dire ad alta voce: anche il bacio era successo e basta.

<< Però non mi è dispiaciuto >> aggiunse dopo un po’.

Eliza si drizzò di scatto. << Per un po’ ho creduto che tu fossi da quella donna >> sospirò lei.

Sherlock alzò lo sguardo, osservandola. << Sei gelosa? >>

La ragazza cercò di impedirsi di arrossire, ma lo fece invano, arrossendo fin alle radici dei capelli. << Sì >> sbuffò lei, << La tua promessa con me era solo riguardante un bacio, ci sono milioni di cose che si possono fare senza baciarsi.. e scommetto che lei le conosce tutte >> aveva rinunciato a far finta di controllare i disegni e lo guardava fisso, anche se di Sherlock riusciva a vedere solo il profilo ne rimase comunque incantata, ma non riuscì ad evitarsi di immaginare alcune di quelle cose… arrossì nuovamente voltando la testa, girandola altrove.

<< Non mi è mai interessato particolarmente il sesso >> disse Sherlock. << Lo sai bene >>

Eliza non fece che arrossire ancora di più cercando di nascondersi il viso, << Cambiamo discorso, ok? >> esclamò.

Sherlock rimase per un po’ in silenzio e nessuno dei due iniziò una nuova conversazione soprattutto perché le menti di entrambi erano ancora ancorati alla faccenda del sesso, Eliza cercò di distrarsi raccogliendo di nuovo i fogli e iniziando a scarabocchiare distrattamente il viso di profilo di Sherlock senza rendersene conto, il tutto senza nemmeno alzare lo sguardo ad osservarlo.

<< Perché dovresti essere gelosa? >> disse Sherlock << Non lo sei mai stata >>

Eliza si permise di roteare gli occhi prima di rispondere << Perché lei è così.. bella e.. sensuale.. provocante.. lei ti sapeva tenere testa.. invece io.. >> disse, ma si bloccò: lei cosa? Era solo una sciocca malridotta ragazza assoggettata dagli occhi di quell’uomo.

Sherlock rimase in silenzio, continuando nella mente la frase come era sicuro che lei l’avrebbe conclusa, sbuffò e si sedette. << Passami il violino >>

Lei sospirò, sperando di essersi tolta quel discorso di torno, lui non era interessato e lei non avrebbe mai dovuto nemmeno pensarlo, si alzò e agguantò la sua custodia e lo porse al riccioluto, che lo prese senza nemmeno alzare lo sguardo e prima che lei potesse tornare a sedersi Sherlock le bloccò il polso, tirandola e costringendola a sedersi vicino a lui.

<< Che fai? >> chiese Eliza, lasciandosi cadere di fianco a Sherlock; lui non rispose ed estrasse il violino dalla custodia, pizzicando leggermente le corde, producendo suoni a tratti dolci a tratti davvero spiacevoli, alla ragazza scappò un sorriso e si lasciò cadere sulla spalla del moro.

<< Io non conosco tante donne, né mi interessa conoscerne altre, però.. tu sei la donna migliore che conosca, sei sempre stata leale nei miei confronti e.. sei dalla parte degli.. angeli.. per quanto quella donna potesse essere provocante.. era abituata ad essere una dominatrice anche nella vita.. non era esattamente il mio tipo, sai come sono fatto >> sorrise Sherlock di punto in bianco. << E poi tu sei oggettivamente bella >>

Eliza si drizzò a sedere, e osservò Sherlock a sua volta. << E soggettivamente? >>

<< Anche >> aggiunse dopo un secondo, corrugando le sopracciglia e tornando poi a dare retta al violino.

Lei sorrise e allungò la mano, bloccandolo nell’atto di portare il violino al collo, e si sporse su di lui e volgendogli il viso verso di lei lo trasse a se, baciandolo sulla guancia, Sherlock sbuffò, allontanandola infastidito.

<< Oh sta buono, sociopatico >> sbuffò lei, accarezzandogli i capelli.

<< Io non.. >> disse Sherlock cercando ancora di allontanarla.

<< Non farò niente.. se tu non vorrai farlo >> sospirò lei, appoggiando la testa contro la sua spalla.

<< È.. non posso permettermi di distrarre la mente.. >> disse Sherlock, ma non ritrasse le mani che aveva appoggiate alla schiena di lei.

<< Sai Sherlock, a me va bene anche così >> sorrise Eliza, appoggiandogli una mano sulla gamba e sollevandosi a guardalo dritto in viso << Sei vivo, sei tornato, stai bene, mi hai baciata spontaneamente, hai detto che sono bella… ti sono grata per tutto questo >>

<< Ma..? >>

<< Ma come puoi non voler provare? Il sesso ti distrarrà, è vero, ma non vorresti davvero provare? Fare un piccolo… esperimento? >> sorrise lei baciandogli la fronte e i capelli.

Sherlock chiuse gli occhi e percepì il calore della ragazza sul suo corpo, analizzando involontariamente le diverse reazioni che stavano attraversando il corpo di Eliza: il battito accelerato, il respiro aumentato e il leggero tremore nella mano posata sulla sua coscia.

<< Lizzy.. >> iniziò, ma non continuò.

<< Non iniziare con le reazioni chimiche, per favore >> sbuffò lei, << Il mio cuore potrà essere accelerato, le pupille dilatate, tutto quello che vuoi.. ma anche io lo sento il tuo cuore, ed anche il tuo è bello forte >>

<< Non so cosa fare.. >> bisbigliò lui, imbarazzato.

<< Ma lo so io >> sorrise Eliza. << Non voglio chiederti di stare con me adesso, anzi, la cosa innervosisce molto anche me.. ma sappi che se vorrai fare questo… esperimento, preferirei, ecco che tu venissi da me >> le mani di Eliza passarono attorno al suo collo, accarezzandogli i capelli e si alzò dal divano, sorridendo, << potrei insegnarti qualcosina >>.

Sherlock prese il violino in mano e, alzandosi, iniziò a suonare qualcosa di improvvisato mentre Eliza ricominciava a disegnare, seduta sulla poltrona di Sherlock cercava di tornare a concentrarsi su quello che era il suo lavoro, mentre il consulente camminava per il salotto suonando; passarono diverse ore così, fino a quando Sherlock ripose il violino.

<< Devo andare a recuperare delle cose, tornerò il prima possibile >> disse, prima di uscire, Eliza annuì senza alzare gli occhi dai disegni.

Si permise di distrarsi solo quando il fischio di uno dei suoi ragazzi la costrinse a distogliere l’attenzione dai suoi disegni, alzandosi e sporgendosi dalla finestra, vide un paio di ragazzi, sembravano Denis e Jessie che la stavano osservando da una finestra dell’edificio di fronte e la salutavano, ridendo, lei sorrise e rispose al saluto, facendogli cenno di raggiungerla, ma loro scossero la testa e uscirono dall’edificio correndo e dileguandosi in pochissimo tempo, Eliza rimase a fissare l’edificio davanti al 221B, domandandosi perché avessero dovuto introdursi in un abitazione solo per salutarla, con il rischio di essere scoperti e arrestati, percorse con lo sguardo ogni finestra e, solo quando vide che solo un piano di quell’edificio era effettivamente abitato, ricordò che anni fa Moriarty l’aveva fatto saltare per iniziare Sherlock al suo sadico e psicotico gioco.

Stava per tornare a sedersi quando Sherlock rientrò nell’appartamento con un paio di borse che lasciò cadere sul divano. << Allora? >>

<< Allora cosa? >> disse Eliza, sedendosi.

<< Avevo lasciato dire ai tuoi ragazzi di cercare di introdursi nell’edificio qui davanti.. più precisamente nella stanza che da sulle nostre due del salotto >> specificò.

<< Oh. Ecco perché erano lì. Sì comunque hanno fatto cenno che andava tutto bene >> rispose lei, << Cos’hai lì dentro? >>

<< Cose, che ho raccolto in giro per il mondo in questi anni.. >> disse, vago, iniziando a tirare fuori dalle borse diversi libri che posizionò nei – pochi – spazi vuoti sullo scafale.

<< Vuoi una mano? >> chiese Eliza, ma Sherlock scosse la testa.

<< Ti ho preso un paio di cose >> disse, rigido, allungandole una sportina, lei sorrise, intimidita, ma si allungò incuriosita.

<< Un regalo? Perchè? >> domandò.

<< Un souvenir. Si fa così, no? >> rispose Sherlock, senza voltarsi e continuando a impilare libri e statuette strane su ogni superficie libera. << Sono stato in Italia e… ho pensato che potesse farti piacere un.. ricordo.. >>

<< Dove sei stato? >> chiese Eliza, elettrizzata, aprendo rapidamente la sportina ed estraendo una statuetta del David di Michelangelo e un libro del museo degli Uffizi. << Sei stato a Firenze? Com’era? >>

<< Bellissima >> sorrise Sherlock voltandosi per un secondo ad osservarla. << Un giorno ti ci porterò, ti va? >>

Eliza sorrise, entusiasta << Sarebbe davvero bello >> esclamò mettendosi a guardare il libro, appena ebbe finito di guardarlo si alzò e andò in cucina a prendere un’altra mela, << Hai portato qualcosa per John? >> chiese.

Sherlock annuì << Un libro e degli oggetti usati nell’antichità come attrezzi per le operazioni chirurgiche, dal Tibet >> estrasse il pacchetto che lasciò sul tavolo, e portò in camera sua il resto del contenuto delle borse, mentre sentii che qualcuno saliva le scale con un passo molto calibrato, Eliza diede un rapido sguardo al cassetto dov’era nascosta la pistola prima di tornare a fissare la porta da cui entrò Mycroft Holmes.

<< Salve >> sorrise cordiale.

<< Salve >> rispose Eliza, lanciandogli un’occhiata per poi guardare verso la camera di Sherlock.

<< Vedo che il mio adorato fratellino è tornato >>

Eliza annuì e gli indicò la porta della camera di Sherlock << Sherlock! >> esclamò << Hai visite! >>

<< Parlerò con te dopo, Mycroft >> urlò di rimando Sherlock << Ora ho da fare >>

<< Allora attenderò pazientemente >> sospirò Mycroft lasciandosi cadere sulla poltrona di John.

<< Lizzy… >> esclamò Sherlock.

<< Sì, va bene >> rispose lei, alzandosi e andando in cucina a preparare del tea sotto il ghigno di Mycroft.

Dopo aver portato il tea a Mycroft, mise la testa nella camera di Sherlock che era sdraiato sul proprio letto a sfogliare un libro. << Ma che…? >> borbottò a bassa voce.

Sherlock agitò una mano << Ti dispiacerebbe uscire per un paio di ore? >>

<< No.. va bene >> sbuffò e tornò in salotto. << Buona giornata >> disse, rivolta a Mycroft, prese il suo telefono e il libro sul museo di Firenze e uscì dall’appartamento.

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NdA: *citazione presa da "L'avventura del Piede del Diavolo" di Conan Doyle, ovviamente è una battuta di Sherlock xD

Ciao a tutti! Be' spero vi sia piaciuto il nuovo chap! tra l'altro, rileggendolo adesso prima di pubblicarlo ho notato che è uno dei capitoli che ho modificato più volte, eppure credo che il personaggio di Sherlock sia ancora un po' tanto OOC. Chiedo scusa, ma la cosa non potrà che peggiorare, visto che, come ho scritto nella descrizione, finirà come una slash :D Detto questo.. il prossimo capitolo è in correzione, quindi forse verso metà settimana potrei anche postare.. il punto è che sto provando a scrivere un finale alternativo, perchè quello della prima stesura mi entusiasma, ma forse non è quello giusto, sto un po' cercando di sistemarlo, quindi la pubblicazione potrebbe subire qualche piccolo slittamento!
Ah, volevo anche ringraziarvi per averla letta fino a questo punto! E se non vi è troppo disturbo, una qualche recensione in più non mi dispiacerebbe xD - no vabbè così sembro proprio disperata!

Non dovete recensirla per forza ;D
Un bacione a tutti!!

  
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