VI
- New Sherlock
Sherlock
si sporse sulla poltrona e versò il tea per John e per se,
aggiungendo il cucchiaio
e mezzo di zucchero di John e il latte con un cucchiaino di zucchero
per se,
prese la tazzina e la portò alle labbra, senza bere.
<<
Perché è uscita così rapidamente?
>> chiese John, allontanando la tazzina dalle labbra.
<< Non è che è avvelenato?
>>
Sherlock
alzò un sopracciglio, infastidito e bevve un sorso
<< No, sto bevendo le
stesse cose che stai bevendo tu, non c’è nessun
rischio >>
John
non
disse nulla e bevve un sorso di tea.
<<
Perché, Sherlock? >> chiese dopo un
po’, incapace di attendere oltre:
sapeva che gli era dovuta una spiegazione più seria.
<<
Mi dispiace, John. Mi dispiace davvero >>
sospirò Sherlock, appoggiando
la tazza di tea sul tavolino, dopo averne bevuto solo un sorso.
<< È
stato un gesto imperdonabile anche nei miei confronti, ma doppiamente
nei
confronti di un amico. Non so come chiederti scusa* >>
John
l’osservò con tanto d’occhi: ad una
prima occhiata sembrava esser sempre lo
stesso Sherlock – effettivamente era un po’
più smunto – ma non era mai
capitato che avesse questi slanci di affettuosità, sommati
anche al bacio
scambiato prima con Eliza, lo preoccupavano e non poco.
<<
Sherlock ti senti bene? >> chiese John, che iniziava
seriamente a
preoccuparsi.
Sherlock
rimase in silenzio ad osservare John, controllando mentalmente le
proprie
facoltà, poi annuì <<
Sì, certo, sono perfettamente in salute >>
John
scosse
la testa, << Non intendevo malattia fisica.. intendevo..
se tu stavi
bene.. psicologicamente.. >>
Il
consulente annuì di nuovo << Sì
>>
<<
Sicuro? >>
Sulla
fronte di Sherlock passò rapida una leggera ruga, che John
interpretò con una
smorfia di fastidio. << Sto benissimo >>
<<
Lo Sherlock che conosco io non si sarebbe mai lasciato andare ai
sentimenti
>> rise John, agitando una mano. << Ti sei
appena scusato con me,
in maniera a dir poco sentimentale.. e prima hai baciato Eliza.. non mi
dirai
che… >>
<<
John è… complicato >>
sospirò Sherlock.
<<
È umano >> disse John, intenerito.
Sherlock
alzò lo sguardo e rimase per diversi secondi a fissarlo in
silenzio, milioni di
parole passarono per la sua testa, cercando quelle giuste per esprimere
quello
che sentiva:
<<
Lo scontro con Moriarty non è stato del tutto
controproducente, almeno visto
sotto il vostro punto di vista, per me non ha fatto altro che menomarmi
ma.. adesso
i miei sentimenti.. le mie preoccupazioni.. si sono.. ampliate..
>>
spiegò Sherlock.
<<
Che significa? >> sbuffò il dottore
<< Anche prima avevi dei
sentimenti! >> disse John.
<<
Certo, è nella natura di un essere umano, sfortunatamente;
il punto è che,
quando prima riuscivo ad escludere dalla mia testa la preoccupazione
per
un’altra vita, una qualsiasi vita, inclusa la mia, ora mi..
preoccupo >>
esclamò Sherlock torcendosi involontariamente le mani.
<< Per riuscire ad
intrappolare lo scagnozzo di Moriarty, il suo secondo, avrei potuto
cavarmela
da solo, o al massimo con piccolo l’aiuto di Mycroft, ma..
non sono riuscito ad
impedirmi di tornare qui a controllare come stavate a.. vedervi e..
sapervi al
sicuro.. >>
<<
Wow >> esclamò John, sgranando gli occhi.
<< Tu stai.. ti sei..
preoccupato >>
<<
Volevo che voi foste al sicuro.. ho rischiato la mia vita per voi,
preferirei
non averlo fatto per niente >> rispose Sherlock.
<<
Ah ecco la tua vera natura >> sospirò John.
<< Per un attimo ho
pensato che Moriarty ti avesse.. che ne so.. manomesso >>
aggiunse,
incapace di trattenere un sorriso.
Sherlock
rise di gusto per l’espressione scelta dall’amico
<< Manomesso? >>
Ridacchiò
per un po’ Sherlock mentre John cercava di non crogiolarsi
troppo nel suono
ritrovato della rara risata di Sherlock.
Dopodiché
il moro si alzò ed entrò nella sua camera da
letto. << Bene, tutte le mie
cose sono ancora qui.. Lizzy dove dorme? Il mio letto è in
disuso da un mucchio
di tempo. >>
<<
Come diamine fai a dirlo? >> sbuffò John
restando sulla sua poltrona.
<<
C’è il piumone. Oggi è il 31 agosto
>> esclamò indicando il letto
<< E c’è un mucchio di polvere
ovunque, ma non spolveri mai? >>
<<
Quella è camera tua >> disse John, dopo un
attimo di esitazione, Sherlock
sorrise alla propria vecchia stanza. << E poi non
l’hai mai spolverata tu
quando eri vi.. quando eri qui! >>
<<
Touchè >> borbottò Sherlock.
<<
E comunque lei sembra preferir dormire sul divano >>
borbottò << Quindi..
chi è lo scagnozzo di Moriarty? >>
domandò il dottore.
<<
si chiama Sebastian Moran >> disse Sherlock, uscendo
dalla sua stanza e
tornando in sala, accarezzò il suo violino. <<
Questo però è pulito
>>
<<
È stata Eliza.. penso >> rispose Watson,
distogliendo lo sguardo, conscio
che se Sherlock avesse incontrato il suo sguardo avrebbe capito che
negli
ultimi tre anni era stata l’unica cosa che aveva pulito con
una cura quasi
maniacale. << Che cosa può fare questo Moran?
>> aggiunse subito
per distrarre l’amico dall’argomento violino.
<<
Sta cercando di mantenere le redini, con un cervello come il suo:
minuscolo se
paragonato a quello di Moriarty, infinitesimale se paragonato al mio
>>
sbuffò Sherlock. << Penso che non mi
servirà ancora molto per incastrarlo,
appena saprà che sono vivo verrà a cercarmi
>>
Prese
in
mano il violino e lo appoggiò al mento, respirando a fondo,
poi lo riappoggiò
allo scaffale e prese in mano l’asta e la pulì con
lentezza calibrata.
John
si
rilassò e sorrise, sapeva che Sherlock stava per mettersi a
suonare e voleva
godersi quel momento: non aveva mai sopportato la vista del suo
strumento
lasciato sul mobile a logorarsi nel silenzio, e sentire finalmente il
suo
proprietario che con gesti delicati e quasi affettuosi di nuovo lo
accordava e
pizzicava le corde era incredibilmente.. bello.
Mandò
rapidamente un messaggio e appoggiò il suo telefono sul
mobiletto prima di
rimettersi il violino sotto il mento e iniziare a suonare; John avrebbe
voluto
chiudere gli occhi e abbandonarsi alla musica, ma prima di farlo
indugiò per un
secondo di troppo a fissare il marmoreo profilo dell’amico
così pieno di
sfaccettature, un meraviglioso gioco di ombre e luci. Il dottore si
rese conto
di dove lo stava portando la sua mente e, per distrarre la propria
testa,
negandosi i pensieri, chiuse gli occhi rilassandosi sulla poltrona: era
talmente preso dalla musica che non aveva nemmeno sentito Eliza
rientrare, la
notò solo quando Sherlock smise di suonare e
riaprì gli occhi, la notò seduta
sul divano ad osservare il consulente con gli occhi lucidi, entrambi
applaudirono
e Sherlock fece un sorriso vero accompagnato da un leggero inchino.
Sia
Eliza che John rimasero ad osservare incantati Sherlock pulire
nuovamente il
violino e rimetterlo nella sua custodia, poi Eliza si alzò
in piedi di scatto:
<<
Ehi! Ehm.. preparo la cena, che ne dite? Nessuno di noi ha pranzato..
quindi..
quindi sì… preparo la cena >> e
sparì in cucina.
<<
Che le prende? >> chiese Sherlock, << Non
è mai stata così… nervosa
>>
John
sorrise, “Guardatelo.. il grande
Sherlock
Holmes che non capisce che è imbarazzata per il bacio di
prima” pensò il
dottore, ma alla fine disse solo: << Sarà
agitata per il tuo ritorno
>> di certo non voleva metterla ancora più in
imbarazzo e si godette lo
sguardo incuriosito del consulente che passò da lui alla
ragazza che si muoveva
nervosa per la cucina.
<<
Che diavolo avete da fissare? >> chiese, voltandosi di
scatto ad
osservare i ragazzi.
<<
Nulla >> disse John, << Che cucini? Pasta?
>>
Lei
annuì.
<< Mi innervosite.. tornate di là.. vi chiamo
quanto è pronto >>
esclamò lei, facendogli diversi gesti per convincerli ad
allontanarsi. <<
Sciò! >>
Si
voltò
di scatto prima che i ragazzi notassero che era arrossita e
salò l’acqua per
buttare la pasta, si passò nervosamente le mani tra i
capelli: non avrebbe
dovuto fare niente, infondo a Sherlock l’idea di stare
insieme non gli sarebbe
mai andata bene.. lui era pura ragione, infondo; nessun sentimento,
niente
emozioni o relazioni.
Bah!
Che
poi che razza di scemenze gli passavano per la testa? Lei e Sherlock?
Insieme?
Ha! Che sciocchezza! Lei sapeva perfettamente che Sherlock non solo non
sarebbe
mai stato interessato a lei, anzi, la ragazza aveva già
capito come sarebbe
andata a finire.. il punto era che da soli avrebbero impiegato
decenni.. doveva
darsi da fare: doveva trovare un modo per far capire a Sherlock
l’unica cosa
che un uomo come lui non avrebbe mai visto.
L’amore.
Aspettò
in silenzio che la pasta fosse pronta e tentò di ascoltare i
discorsi di
Sherlock e John, ma stavano parlando di alcuni vecchi casi, li
ricordava anche lei
perché li aveva tenuti sott’occhio nel caso
fossero finiti in mezzo alcuni dei
suoi ragazzi: Eliza stava sempre attenta che tutti i suoi ragazzi
fossero
sempre protetti, soprattutto i più giovani.
Preparò
rapidamente del sugo e allestì la tavola richiamando i
ragazzi.
<<
E tu mangerai tutto >> disse Eliza indicando Sherlock,
che le sorrise sornione,
sedendosi a tavola, apparentemente obbediente, e in effetti
mangiò tutto quello
che era nel piatto senza spiaccicare parola.
<<
Immagino dovrete parlare >> disse John, dopo cena, mentre
Sherlock si
chiudeva in bagno. << Cercherò di ritirarmi
presto >>
<<
Oh, tranquillo, io adesso esco.. ho un paio di ragazzi che si sono
messi nei
casini e devo aiutarli.. tornerò a notte fonda o non potrei
proprio tornare..
>> sorrise Eliza, sparecchiando senza guardarlo in viso.
<< Ma è
carino da parte tua, anche se sappiamo entrambi che non arriveremo a
nulla
>>
<<
Sarà >> aggiunse, fiducioso. <<
Ma a me sembra che sia leggermente
cambiato.. >>
Lei
osservò John a fondo. << Io esco, dillo tu al
sociopatico >> sbuffò
prendendo il telefono e uscendo dall’appartamento.
John
scosse la testa, se l’era sempre cavata con le donne,
sarà stato il suo lato
dolce e paterno ad attirarle e riusciva a capire abbastanza bene anche
Eliza:
lei era forte e indipendente, ma continuava a restare fedele e
incredibilmente
sottomessa a Sherlock, sembrava che quella presa di posizione da parte
sua sul
consulente con quel bacio l’avesse disorientata; il dottore
era tornato a
sedersi sulla sua poltrona con il computer sulle gambe a fissare il suo
blog: i
commenti all’ultimo post erano andati aumentando nel giro di
pochi giorni:
dagli scettici, agli incazzati, a quelli che credevano che John
scrivesse solo
perché fosse in mancanza di attenzioni, ai pochi che ci
credevano davvero, il
dottore avrebbe solo voluto fare una foto al suo coinquilino in quel
momento e
postarlo sul blog, accompagnato da una scritta enorme: “È vivo. Moriarty era reale. Avevamo
ragione!” ma si trattenne, un
po’ perché gli sembrava esageratamente egocentrico
da parte sua e un po’ perché
in quel momento in consulente investigativo era sotto la doccia a
giudicare dal
tempo che il getto dell’acqua era stato aperto; John
trasalì e scosse
rapidamente la testa e tornando a scrivere cos’era successo
quel giorno.
Sherlock
uscì dal bagno con il suo solito pigiama e la vestaglia in
raso blu con un bel
sorriso soddisfatto si lasciò cadere sul divano con un
mugolio soddisfatto.
Il
dottore trattenne un sospiro di sollievo quando notò che non
era uscito nudo o
con l’asciugamano.
<<
Puoi scrivere tutto quello che è successo oggi sul blog
>> disse dopo
avergli lanciato un’occhiata inquisitrice. <<
Ma se troverò anche solo
una persona qui fuori a ficcanasare o a disturbarmi, me la
prenderò con te
>>
John
annuì,
continuando a scrivere. << non avevi detto che te la
saresti presa con
Lestrade? >> domandò, senza alzare gli occhi e
oltretutto senza ottenere
risposta.
<<
Lizzy? >> chiese Sherlock, dopo aver passato un paio di
minuti a fissare
assente il soffitto.
<<
È uscita quand’eri in bagno.. ha detto che doveva
occuparsi di un paio di
ragazzi che si erano messi nei casini >> disse John.
Sherlock
fece un suono gutturale con la gola e si alzò di scatto,
andando in camera sua
e uscendo con un paio di scatoloni impilati, riavvicinandosi al solito
tavolo
degli esperimenti, rimettendosi a tirare fuori tutte le sue cose, che
ovviamente lasciò sparse per terra.
<<
Quando Eliza tornerà a casa e voi parlerete, cerca di
essere… delicato, ok?
>> disse John, prima che Sherlock iniziasse a
riutilizzare i suoi
strumenti e si chiudesse nel suo palazzo mentale.
Sherlock
l’osservò per un secondo, per poi riportare la sua
attenzione al microscopio.
<< So perfettamente come trattarla >>
<<
Quindi.. ti aspettavi il bacio di prima? >> chiese John,
riponendo il
portatile.
<<
C’era una buona probabilità che lo facesse,
sì >> disse Sherlock,
fermandosi di nuovo e osservando John, intuendo dove il cervello del
dottore
stava andando a parare..
<<
E.. >> iniziò il dottore.
<<
Sì >> disse Sherlock, distogliendo lo sguardo.
Appunto.
John
lo
fissò intensamente, quindi era vero quello che aveva detto
Mycroft: quello era
stato davvero il suo primo bacio, ecco perché Eliza era
così agitata.
<<
Sii cauto con lei >> disse John, alzandosi e augurandogli
la buona notte,
nonostante sapesse perfettamente che era altamente improbabile che
Sherlock
andasse a dormire, ma molto dolcemente lui sorrise e rispose, tornando
poi a
prestare tutta la sua attenzione al microscopio, almeno fino a quando
non fu sicuro
che John era andato a letto, si stropicciò le mani e si
buttò sul divano
aprendo il portatile di John e, al secondo tentativo,
indovinò la password, si
connetté ad internet e lesse i commenti al posto di John in
cui parlava dei
messaggi, ma il nuovo post non era ancora stato postato, lo
trovò tra le bozze
e lo lesse, sbuffando: era così sentimentale.
Spense
il computer e si mise a catalogare alcuni dei suoi appunti relativi a
diversi
casi che aveva affrontato, fino al mattino successivo quando John
tornò al
piano di sotto.
<<
Non hai dormito, eh? >> chiese John sbadigliando e
trascinandosi in
cucina a prepararsi un caffè. << Vuoi un
caffè? >>
<<
Solo un tea per me, grazie >> disse Sherlock dalla sala,
bevvero il caffè
e il tea in silenzio, dopodiché John prese il bastone e
uscì rapidamente.
<<
Perché usi il bastone? >> chiese Sherlock.
<<
Perché mi fa male la gamba >>
sbuffò John, scontroso uscendo e sbattendo
la porta.
Un
altro
brutto sogno.
Aveva
contato almeno tre volte in cui si era svegliato, gridando o
semplicemente
alzandosi e camminando attorno al letto.
Sherlock
si lasciò scivolare sul divano: forse avrebbe dovuto fare
qualcosa di carino
per lui, non aveva nessun caso e di certo avrebbe atteso un bel pezzo
prima che
qualcuno gliene sottoponesse uno, quindi doveva trovare qualcosa di
semplice,
come piaceva a lui, avrebbe potuto fare la spesa, sì ecco,
John sarebbe stato
contento se avesse trovato la spesa fatta: si alzò di scatto
e si avviò verso
il frigo aprendolo, fiducioso, e rimase leggermente sorpreso quando lo
trovò pieno di cibo.
<<
Cosa? Ti aspettavi di ritrovare ancora i pezzi di cadavere?
>> chiese una
voce alle sue spalle; Sherlock si voltò di scatto
fronteggiando Eliza.
<<
No, certo.. ma avevo quasi dimenticato.. >>
borbottò, maledicendosi mentalmente: avrebbe dovuto capire
subito che la presenza di Lizzy in quella casa avrebbe cambiato diverse
cose, tra cui il contenuto del loro frigo.
<<
Che anche io vivo qui, adesso.. >> disse lei.
<< Se vuoi posso..
>>
<<
No. Non abbiamo mai avuto il frigo pieno. Non di cose commestibili.
Devi
restare >> disse Sherlock, prendendo una mela dal frigo e
dandole un
morso prima di lanciarla ad Eliza, che la prese al volo.
<< Mangia.
>>
<<
Che fai.. ti preoccupi? Ho vissuto la maggior parte della mia vita
senza avere
un luogo in cui dormire, una notte in bianco non mi ha mai fatto male
>>
esclamò lei, ma portò lo stesso la mela alla
bocca dandole un morso.
<<
Soprattutto visto che non dovevi aiutare nessun ragazzo
>> disse
Sherlock, aprendo varie ante, sorvolando il tono scontroso della
ragazza,
mentre lei si lasciava scivolare vicino la poltrona, raccogliendo i
suoi fogli
da terra e ignorando altamente il detective.
Sherlock
la raggiunse, buttandosi sul divano. << Mi passi una
sigaretta? >>
chiese allungando un braccio verso di lei.
<<
No >>
<<
Non sono nascoste, sono sullo scafale vicino al violino. Le sigarette
>>
disse.
<<
Le ho finite >> sbuffò lei.
<<
Non è vero, come non era vero che questa notte hai aiutato
dei tuoi ragazzi
>> sospirò Sherlock calmo.
<<
E tu come lo sai? >>
<<
Perché in tutti questi giorni ti ho tenuta
d’occhio e so che sono tutti al
sicuro >> continuò lui. << Le
sigarette >>
Lei
sorrise, senza riuscire ad evitarlo. << Allora sei
proprio cambiato? Che
è successo all’algido principe dei ghiacci?
>>
Sherlock
sbuffò passandosi le mani tra i capelli. <<
Non ne ho idea.. è successo e
basta >>
<<
Come.. >> iniziò lei, ma si zittì
tornando a concentrarsi sui fogli.
<<
Sì >> disse Sherlock. <<
Mantengo sempre le promesse, lo sai
>>
Ancora
una volta era riuscito a seguire il filo dei suoi pensieri arrivando a
rispondere ad una domanda senza doverla dire ad alta voce: anche il
bacio era
successo e basta.
<<
Però non mi è dispiaciuto >>
aggiunse dopo un po’.
Eliza
si
drizzò di scatto. << Per un po’ ho
creduto che tu fossi da quella donna
>> sospirò lei.
Sherlock
alzò lo sguardo, osservandola. << Sei gelosa?
>>
La
ragazza cercò di impedirsi di arrossire, ma lo fece invano,
arrossendo fin alle
radici dei capelli. << Sì >>
sbuffò lei, << La tua promessa
con me era solo riguardante un bacio, ci sono milioni di cose che si
possono
fare senza baciarsi.. e scommetto che lei
le conosce tutte >> aveva rinunciato a far finta di
controllare i disegni
e lo guardava fisso, anche se di Sherlock riusciva a vedere solo il
profilo ne
rimase comunque incantata, ma non riuscì ad evitarsi di
immaginare alcune di
quelle cose…
arrossì nuovamente
voltando la testa, girandola altrove.
<<
Non mi è mai interessato particolarmente il sesso
>> disse Sherlock.
<< Lo sai bene >>
Eliza
non fece che arrossire ancora di più cercando di nascondersi
il viso, <<
Cambiamo discorso, ok? >> esclamò.
Sherlock
rimase per un po’ in silenzio e nessuno dei due
iniziò una nuova conversazione
soprattutto perché le menti di entrambi erano ancora
ancorati alla faccenda del
sesso, Eliza cercò di distrarsi raccogliendo di nuovo i
fogli e iniziando a scarabocchiare
distrattamente il viso di profilo di Sherlock senza rendersene conto,
il tutto
senza nemmeno alzare lo sguardo ad osservarlo.
<<
Perché dovresti essere gelosa? >> disse
Sherlock << Non lo sei mai
stata >>
Eliza
si
permise di roteare gli occhi prima di rispondere <<
Perché lei è così..
bella e.. sensuale.. provocante.. lei ti sapeva tenere testa.. invece
io..
>> disse, ma si bloccò: lei cosa? Era solo una
sciocca malridotta ragazza
assoggettata dagli occhi di quell’uomo.
Sherlock
rimase in silenzio, continuando nella mente la frase come era sicuro
che lei
l’avrebbe conclusa, sbuffò e si sedette.
<< Passami il violino >>
Lei
sospirò, sperando di essersi tolta quel discorso di torno,
lui non era
interessato e lei non avrebbe mai dovuto nemmeno pensarlo, si
alzò e agguantò
la sua custodia e lo porse al riccioluto, che lo prese senza nemmeno
alzare lo
sguardo e prima che lei potesse tornare a sedersi Sherlock le
bloccò il polso,
tirandola e costringendola a sedersi vicino a lui.
<<
Che fai? >> chiese Eliza, lasciandosi cadere di fianco a
Sherlock; lui
non rispose ed estrasse il violino dalla custodia, pizzicando
leggermente le
corde, producendo suoni a tratti dolci a tratti davvero spiacevoli,
alla ragazza scappò un sorriso e si lasciò cadere
sulla spalla del moro.
<<
Io non conosco tante donne, né mi interessa conoscerne
altre, però.. tu sei la
donna migliore che conosca, sei sempre stata leale nei miei confronti
e.. sei
dalla parte degli.. angeli.. per quanto quella donna potesse essere
provocante.. era abituata ad essere una dominatrice anche nella vita..
non era
esattamente il mio tipo, sai come sono fatto >> sorrise
Sherlock di punto
in bianco. << E poi tu sei oggettivamente bella
>>
Eliza
si
drizzò a sedere, e osservò Sherlock a sua volta.
<< E soggettivamente?
>>
<<
Anche >> aggiunse dopo un secondo, corrugando le
sopracciglia e tornando
poi a dare retta al violino.
Lei
sorrise e allungò la mano, bloccandolo nell’atto
di portare il violino al
collo, e si sporse su di lui e volgendogli il viso verso di lei lo
trasse a
se, baciandolo sulla guancia, Sherlock sbuffò,
allontanandola infastidito.
<<
Oh sta buono, sociopatico >> sbuffò lei,
accarezzandogli i capelli.
<<
Io non.. >> disse Sherlock cercando ancora di
allontanarla.
<<
Non farò niente.. se tu non vorrai farlo >>
sospirò lei, appoggiando la
testa contro la sua spalla.
<<
È.. non posso permettermi di distrarre la mente..
>> disse Sherlock, ma
non ritrasse le mani che aveva appoggiate alla schiena di lei.
<<
Sai Sherlock, a me va bene anche così >>
sorrise Eliza, appoggiandogli una mano sulla gamba e sollevandosi a
guardalo dritto in viso << Sei vivo,
sei tornato, stai bene, mi hai baciata spontaneamente, hai detto che
sono
bella… ti sono grata per tutto questo >>
<<
Ma..? >>
<<
Ma come puoi non voler provare? Il sesso ti distrarrà,
è vero, ma non vorresti
davvero provare? Fare un piccolo… esperimento?
>> sorrise lei baciandogli
la fronte e i capelli.
Sherlock
chiuse gli occhi e percepì il calore della ragazza sul suo
corpo, analizzando
involontariamente le diverse reazioni che stavano attraversando il
corpo di
Eliza: il battito accelerato, il respiro aumentato e il leggero tremore
nella mano posata sulla sua coscia.
<<
Lizzy.. >> iniziò, ma non continuò.
<<
Non iniziare con le reazioni chimiche, per favore >>
sbuffò lei, <<
Il mio cuore potrà essere accelerato, le pupille dilatate,
tutto quello che
vuoi.. ma anche io lo sento il tuo cuore, ed anche il tuo è
bello forte
>>
<<
Non so cosa fare.. >> bisbigliò lui,
imbarazzato.
<<
Ma lo so io >> sorrise Eliza. << Non voglio
chiederti di stare con
me adesso, anzi, la cosa innervosisce molto anche me.. ma sappi che se
vorrai
fare questo… esperimento, preferirei, ecco che tu venissi da
me >> le
mani di Eliza passarono attorno al suo collo, accarezzandogli i capelli
e si
alzò dal divano, sorridendo, << potrei
insegnarti qualcosina >>.
Sherlock
prese il violino in mano e, alzandosi, iniziò a suonare
qualcosa di
improvvisato mentre Eliza ricominciava a disegnare, seduta sulla
poltrona di
Sherlock cercava di tornare a concentrarsi su quello che era il suo
lavoro, mentre il
consulente camminava per il salotto suonando; passarono diverse ore
così, fino
a quando Sherlock ripose il violino.
<<
Devo andare a recuperare delle cose, tornerò il prima
possibile >> disse,
prima di uscire, Eliza annuì senza alzare gli occhi dai
disegni.
Si
permise
di distrarsi solo quando il fischio di uno dei suoi ragazzi la
costrinse a distogliere
l’attenzione dai suoi disegni, alzandosi e sporgendosi dalla
finestra, vide un
paio di ragazzi, sembravano Denis e Jessie che la stavano osservando da
una
finestra dell’edificio di fronte e la salutavano, ridendo,
lei sorrise e
rispose al saluto, facendogli cenno di raggiungerla, ma loro scossero
la testa
e uscirono dall’edificio correndo e dileguandosi in
pochissimo tempo, Eliza
rimase a fissare l’edificio davanti al 221B, domandandosi
perché avessero
dovuto introdursi in un abitazione solo per salutarla, con il rischio
di essere
scoperti e arrestati, percorse con lo sguardo ogni finestra e, solo
quando vide
che solo un piano di quell’edificio era effettivamente
abitato, ricordò che
anni fa Moriarty l’aveva fatto saltare per iniziare Sherlock
al suo sadico e
psicotico gioco.
Stava
per tornare a sedersi quando Sherlock rientrò
nell’appartamento con un paio di
borse che lasciò cadere sul divano. << Allora?
>>
<<
Allora cosa? >> disse Eliza, sedendosi.
<<
Avevo lasciato dire ai tuoi ragazzi di cercare di introdursi
nell’edificio qui
davanti.. più precisamente nella stanza che da sulle nostre
due del salotto
>> specificò.
<<
Oh. Ecco perché erano lì. Sì comunque
hanno fatto cenno che andava tutto bene
>> rispose lei, << Cos’hai
lì dentro? >>
<<
Cose, che ho raccolto in giro per il mondo in questi anni..
>> disse,
vago, iniziando a tirare fuori dalle borse diversi libri che
posizionò nei –
pochi – spazi vuoti sullo scafale.
<<
Vuoi una mano? >> chiese Eliza, ma Sherlock scosse la
testa.
<<
Ti ho preso un paio di cose >> disse, rigido,
allungandole una sportina,
lei sorrise, intimidita, ma si allungò incuriosita.
<<
Un regalo? Perchè? >> domandò.
<<
Un souvenir. Si fa così, no? >> rispose
Sherlock, senza voltarsi e
continuando a impilare libri e statuette strane su ogni superficie
libera.
<< Sono stato in Italia e… ho pensato che
potesse farti piacere un..
ricordo.. >>
<<
Dove sei stato? >> chiese Eliza, elettrizzata, aprendo
rapidamente la
sportina ed estraendo una statuetta del David di Michelangelo e un
libro del
museo degli Uffizi. << Sei stato a Firenze?
Com’era? >>
<<
Bellissima >> sorrise Sherlock voltandosi per un secondo
ad osservarla.
<< Un giorno ti ci porterò, ti va?
>>
Eliza
sorrise, entusiasta << Sarebbe davvero bello
>> esclamò mettendosi
a guardare il libro, appena ebbe finito di guardarlo si alzò
e andò in cucina a
prendere un’altra mela, << Hai portato qualcosa
per John? >>
chiese.
Sherlock
annuì << Un libro e degli oggetti usati
nell’antichità come attrezzi per
le operazioni chirurgiche, dal Tibet >> estrasse il
pacchetto che lasciò
sul tavolo, e portò in camera sua il resto del contenuto
delle borse, mentre
sentii che qualcuno saliva le scale con un passo molto calibrato, Eliza
diede
un rapido sguardo al cassetto dov’era nascosta la pistola
prima di tornare a
fissare la porta da cui entrò Mycroft Holmes.
<<
Salve >> sorrise cordiale.
<<
Salve >> rispose Eliza, lanciandogli
un’occhiata per poi guardare verso
la camera di Sherlock.
<<
Vedo che il mio adorato fratellino è tornato >>
Eliza
annuì e gli indicò la porta della camera di
Sherlock << Sherlock!
>> esclamò << Hai visite!
>>
<<
Parlerò con te dopo, Mycroft >>
urlò di rimando Sherlock << Ora ho
da fare >>
<<
Allora attenderò pazientemente >>
sospirò Mycroft lasciandosi cadere
sulla poltrona di John.
<<
Lizzy… >> esclamò Sherlock.
<<
Sì, va bene >> rispose lei, alzandosi e
andando in cucina a preparare del
tea sotto il ghigno di Mycroft.
Dopo
aver portato il tea a Mycroft, mise la testa nella camera di Sherlock
che era
sdraiato sul proprio letto a sfogliare un libro. << Ma
che…? >>
borbottò a bassa voce.
Sherlock
agitò una mano << Ti dispiacerebbe uscire per
un paio di ore? >>
<< No.. va bene >> sbuffò e tornò in salotto. << Buona giornata >> disse, rivolta a Mycroft, prese il suo telefono e il libro sul museo di Firenze e uscì dall’appartamento.
__
NdA: *citazione presa da "L'avventura del Piede del Diavolo" di Conan Doyle, ovviamente è una battuta di Sherlock xD
Ciao a tutti! Be'
spero vi sia piaciuto il nuovo chap! tra l'altro, rileggendolo adesso
prima di pubblicarlo ho notato che è uno dei capitoli che ho
modificato più volte, eppure credo che il personaggio di
Sherlock sia ancora un po' tanto OOC. Chiedo scusa, ma la cosa non
potrà che peggiorare, visto che, come ho scritto nella
descrizione, finirà come una slash :D Detto questo.. il
prossimo capitolo è in correzione, quindi forse verso
metà settimana potrei anche postare.. il punto è
che sto provando a scrivere un finale alternativo, perchè
quello della prima stesura mi entusiasma, ma forse non è
quello giusto, sto un po' cercando di sistemarlo, quindi la
pubblicazione potrebbe subire qualche piccolo slittamento!
Ah, volevo anche ringraziarvi per averla letta fino a questo punto! E
se non vi è troppo disturbo, una qualche recensione in
più non mi dispiacerebbe xD - no vabbè
così sembro proprio disperata!
Non
dovete recensirla per forza ;D
Un bacione a tutti!!