"Amico! Mandami tue notizie ciascun giorno che c'è in un'ora ,giacchè in ogni minuto vi sono più giorni"

-Romeo e Giulietta-

-Ely, sveglia è ora di andare!-

-Mmh..ancora un.. attimo!- riuscì a borbottare la ragazza da sotto le coperte.

-No, scendi o perdiamo l'aereo- disse la madre con tono irremovibile.

-Quanto vorrei!- sbuffò togliendosi le coperte di dosso

Guardò con infinita tristezza la sua stanza vuota... Nel giro di due ore avrebbe perso tutto ciò che aveva sempre avuto per trasferirsi in un paese in Inghilterra di cui non conosceva nemmeno il nome .. "Perchè devo lasciare Milano e tutti i miei amici per andare in un posto dove secondo me non esiste neanche la tecnologia?" pensò andandosi a preparare.

Il viaggio era breve ma decise ugualmente di vestirsi comoda; perciò si infilò un paio di leggins neri, una felpa larga di Paolo e le sua immancabili Superga beige. Sciolse i suoi lunghi boccoli castani e si truccò leggermente.

Era il 31 agosto. Era passato un mese da quando la mamma le aveva detto che si sarebbero trasferite per motivi di lavoro. Le era sembrato che il mondo le stesse crollando addosso; la scuola, i suoi migliori amici Paolo e Francesca, i suoi nonni, le lezioni di danza, la sua vita! Niente, non avrebbe avuto più niente di tutto ciò. Era sola. Quella parola la spaventava. Sola.

Per Ely trasferirsi equivaleva a non aver mai vissuto i suoi diciasette anni. Avrebbe dovuto riniziare una nuova vita, passare il suo ultimo anno di scuola in un posto in cui non conosceva nessuno!

"Un anno Ely, si tratta di un anno! Poi tornerai alla tua vita normale. Un anno, ce la puoi fare!"

Tra un anno sarebbe diventata maggiorenne e lei contava di ritornare in Italia dopo. Certo alla mamma dispiacerà di sicuro, ma le dispiaceva anche perdere i suoi diciassette anni di vita!

-Elizabeth! Hai visite!- la ragazza sbuffò. Odiava quando sua madre la chiamava con il suo fastidioso nome inglese. Già, sua madre era inglese e non aveva rinunciato alle sue origini neanche quando era giunto il momento di dare un nome a sua figlia. Ogni tanto parlavano tra di loro in inglese, la madre aveva insistito affinchè anche la figlia fosse in grado di parlare perfettamente entrambe le lingue. Ecco perchè secondo lei il trasferimento non era una problema. Come se bastasse conoscere l'inglese per adattarsi in quel paese!

-Si può?- sentì bussare alla porta.

-Pauuuul!- gli saltò addosso facendolo quasi cadere

-Hei Ely, buon giorno anche a te!- rise il suo migliore amico -Aspetta ma quella è la mia felpa?- disse guardando meglio la sua amica.

-Si!- esclamò diventando tutta rossa

-Ahahah mi mancherai un sacco piccola! Ah e puoi tenere la maglia ovviamente. Così ti ricorderai sempre di me!- le disse pizzicandole una guancia

La ragazza lo guardò con gli ochhi lucidi. -Ti voglio bene- disse prima di abbracciarlo. -E promettimi di non sostituirmi con nessuno- lo fissò negli occhi sentendo le lacrime che rigavano il suo viso.

-Come potrei? Dai, ti accompagno all'aereoporto! E non piangere che nelle vacanze di Natale ti vengo a trovare!-

-Promettilo-

-Certo che lo prometto e ti prometto anche che ci sentiremo tutti i giorni!-

-Sarà meglio eh! Salutami ancora cento volte Fra e dille che voglio bene anche a lei! Ti chiamo appena arrivo e mi sistemo..ora devo proprio andare, l'aereo parte- aggiunse con tono triste

Si abbracciarono in lacrime ancora una volta ed Ely salì per quello che le sembrava il viaggio verso l'inferno.