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Autore: AlexDavis    06/04/2012    14 recensioni
Rosalie si sta per sposare, ma ha qualche dubbio e quindi scappa lasciando sua sorella gemella, Bella, a fingersi lei con il fidsanzato Edward.
Bella ha sempre considerato Edward uno strafigo, cosa succederà adesso che dovrà passare con lui moooolto tempo?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Oh well...
Ragazze mie eccomi ritornata e purtroppo questo che posterò adesso è l'ultima capitolo di questa storia a mio parere, stupenda.
Ci sarà un epilogo, ovviamente, quindi i ringraziamente li scriverò lì.
Vi auguro buona lettura e Buona Pasqua, colombelle mie.
xoxo Alex


Capitolo 15


 

Sentivo un tocco leggerissimo sulla schiena, leggero come una piuma. Non stavo dormendo da un po’, da molto prima che si svegliasse lui, ma non mi ero mossa godendomi il calore del suo corpo stretto al mio. Avevo aspettato che si svegliasse, ma adesso a quelle dolci carezze non ero più sicura di farglielo sapere.
<< Lo so che sei sveglia. >> mi sussurrò vicino all’orecchio facendomi rabbrividire.
Sorrisi. << Beccata. >> e lentamente mi girai verso di lui.
Era bellissimo, con i capelli scompigliati dal sonno e gli occhi verdi luminosi e felici. Mi sorrideva dolcemente mentre continuava ad accarezzarmi la schiena ed il fianco, sfiorando il ventre.
Restammo così per qualche secondo, godendoci quel momento di tenerezza e quel silenzio carico di tutto e di niente.
All’improvviso si avvicinò a me guardando in modo esplicito le mie labbra, voleva baciarmi, ma io glielo impedì. << Che cosa c’è? >> mi chiese confuso e anche un po’ terrorizzato.
Gli feci una carezza sulla guancia. << Ieri sera ci siamo addormentato senza lavare i denti quindi i nostri aliti non sono dei migliori. >>
Lui sgranò leggermente gli occhi poi ridacchiò. << Hai ragione. >>
Mi alzai a sedere. << Io vado nel mio bagno e tu in quell’altro dove nel mobiletto c’è uno spazzolino nuovo. >> dissi come se fossi il capitano di una squadra e stessi comunicando loro il piano d’azione.
Lui annuì. << Si, signora. >> e si alzò uscendo dalla stanza.
Dopo un attimo di stupore per averlo visto nudo e decisamente sexy, mi alzai anche io e mi chiusi in bagno gettandomi sotto la doccia per una sciacquata veloce, poi mi lavai denti ed ancora un po’ umida uscii fuori.
Lui era sdraiato comodamente sul letto, coperto dal lenzuolo dalla vita in giù lasciando alla mia vista i suoi bellissimi e scolpiti addominali. Ma che era? Una statua greca?
Salii sul letto e poi gattonando lentamente mi avvicinai a lui appoggiando subito le mie labbra sulle sue che sapevano di mentolo e di pulito. Mi prese il viso tra le mani e approfondì il bacio accarezzandomi la bocca e la lingua con la sua, dolcemente facendomi uscire fuori di testa e facendomi eccitare.
La sera prima dopo aver fatto l’amore ci eravamo subito addormentati perché eravamo stanchi, quindi solo una volta avevamo potuto sfogare il desiderio ardente che provavamo l’uno per l’altro e quindi quella mattina avevamo degli arretrati.
Capovolse le posizioni e mi ritrovai con la schiena sul materasso mentre lui pesava dolcemente su di me senza mai smettere di baciarmi.
C’era un ostacolo tra di noi, il lenzuolo che lo copriva, quindi con qualche mossa riuscii a toglierlo e ansimai quando il suo membro duro e caldo venne a contatto con la mia intimità bagnata.
Si staccò da me con il fiato accellerato. << Bella… voglio prendermi cura di te… >> mi sussurrò sulle labbra facendomi capire che quella mattina non si sarebbe fatto prendere dal desiderio, ma sarebbe andato con calma.
Aprii le braccia facendole ricadere sul letto. << Fammi quello che vuoi… sono tua. >> e sussurrai l’ultima parte sulle sue labbra prima di annullare la distanza e baciarlo ancora.
Sentii le sue mani accarezzarmi le spalle e la clavicola sporgente, poi scendere sul petto dove il mio cuore batteva frenetico. Scese sul seno e lo strizzò dolcemente tra le sue mani facendomi ansimare e inarcare la schiena chiedendo di più.
Staccò le labbra dalle mie e le portò al posto delle sue mani, afferrò il capezzolo destro e lo strizzò leggermente facendomi gemere. Si occupò del mio seno fino a che non diventò sensibile al massimo, cioè fino a che anche al minimo sfioramento gemevo.
Scese con le sue calde labbra sul mio ventre, sui miei fianchi dove mi diede un morso e mi fece un po’ di solletico facendomi ridacchiare. << Eh dai. >> dissi tra le risate.
Lui sorrise divertito e con la faccia da bambino dispettoso, ma comunque non mi tese nessun agguato più ritornando a dedicarsi al mio corpo.
Scese ancora di più fino a portare la sua testa tra le mie gambe e quando sentii la sua lingua, mi complimentai con me stessa per aver perso qualche minuto in più prima per lavarmi e rendermi presentabile.
Si dedicò a quella parte di me fino a che non venni con una serie di gemiti incontrollati che aumentarono quando mi penetrò cominciando a muoversi dentro di me.
<< Oh… sei… bravo. >> ansimai tra una spinta e l’altra.
Lui divertito scosse la testa, poi chiuse gli occhi attraversato da una scossa di piacere. << E… tu…sei…calda, cazzo. >> imprecò muovendosi velocemente e pompando senza fermarsi.
Dopo qualche spinta venni urlando quasi e artigliando il lenzuolo con le unghia per il dolore che mi provocò il morso che mi diede sulla spalla per strozzare il suo gemito roco.
Si accasciò addosso a me ansante. << Scusami. >>
Scossi la testa. << ‘Fa niente. >> sussurrai accarezzandogli i capelli in un gesto pigro.
Restammo in silenzio, godendosi quel momento di calma piatta che si avvertiva solo dopo il sesso, quando tutti i tuoi sensi si tranquillizzavano e la tua mente andava in standby. Dove tutto era in silenzio.
<< Per quanto ho sognato questo momento. >> proruppe Edward a bassa voce per non rovinare quel momento. << Mi sono sempre immaginato come fosse riposare sul tuo seno morbido dopo aver fatto l’amore; come sarebbe stato entrare dentro di te e sentirmi circondato da te; come sarebbero stati dolci i tuoi gemiti e i tuoi ansimi e come sarebbe stato bello sentirti dire che mi amavi come ti amo io. >>
Sorrisi dolcemente. << E’ com’è stato? >>
Lo sentii sorridere sul mio seno, prima di sentire le sue labbra in un dolce bacio. <<  Devastante. >>
Aggrottai la fronte e forse lui lo percepì perché alzò la testa e mi guardò. << Sono state devastanti la gioia e l’eccitazione che ho provato, Bella. >> e mi baciò dolcemente.
Si, devastante davvero.
 
Mi ero di nuovo fatta la doccia, ma non avevo indossato altro che uno sleep e la sua camicia che odorava di buono e di uomo, il mio uomo.
Quando entrai in cucina lo vidi che era intento a far saltare le uova in padella ed era a dorso nudo con solo il jeans addosso, visto che la camicia gliel’avevo sequestrata.
<< Che si mangia, Gordon? >> dissi chiamandolo come il famoso cuoco e critico della tv.
Lui si girò verso di me e mi fece vedere la padella dove oltre all’uovo friggeva anche del bacon. Spense il fornello e si avvicinò alla tavola mettendo tutto nei piatti, poi afferrò il pane tostato che era pronto, si avvicinò al frigo e prese  del succo d’arancia e della frutta.
<< Ecco a te. >> e mi sfiorò le labbra con le sue.
Sorrisi e cominciai a mangiare scoprendo di aver davvero un fame da lupi e mangiai con gusto tutto quello che aveva preparato aggiungendo anche del gelato alla frutta.
<< Sei un pozzo, ragazza. >> mi disse ridendo divertito.
Lui si era limitato, nel senso che aveva evitato il gelato, ma anche lui non scherzava. Mangiando si era sbrodolato tutto addosso facendomi ridere, era stato divertente e per un attimo mi ero immaginata noi tra qualche anno in quella stessa casa con magari una fede al dito ed un piccolo Edward ancora addormentato in una culla di legno nella sua stanza, ma poi la realtà mi era piombata addosso.
<< Edward… >> lo riportai alla realtà in tono serio.
Lui alzò lo sguardo su di me e lesse qualcosa nei miei occhi perché sospirò. << Lo so, Bella, lo so. >> posò la forchetta sul piatto e si pulì le labbra. << Adesso la cosa è diventata davvero complicata, però insieme ce la faremo. >> si avvicinò a me e afferrò una mano tra le sue. << Io ti amo, Bella, e farò di tutto per restare accanto a te, scapperemo se è necessario, ma non ti lascerò. >>
Annuii convinta delle sue parole, mi fidavo di lui e ne ero innamorata, gli avrei affidato la mia stessa vita se fosse stato necessario.
Mi sporsi verso di lui e lo baciai dolcemente, beandomi del suo odore e della morbidezza delle sue belle labbra.
<< Oh… ma quanto siete carini! >> cinguettò in modo sarcastico una voce dietro di me, una voce che conoscevo molto bene perché era identica alla mia, solo più dura.
Ci girammo contemporaneamente ed io sgranai gli occhi quasi a farmeli uscire fuori dalle orbite e probabilmente Edward doveva avere la mia stessa espressione.
<< R-rose… >> cercai di dire, ma la voce non mi usciva.
Mi indirizzò un’occhiata piena di odio. << Ti avevo chiesto di fingerti me, è vero, ma non pensavo fino a questo punto. >>
<< Rose, fammi spiegare… >> tentai ancora, ma lei mi bloccò ancora.
<< No, non c’è niente da spiegare. >> disse sprezzante e dopo averci guardato ancora una volta ci diede le spalle ed uscì dall’appartamento.
Edward scattò per seguirla, ma io lo avevo già preceduto correndo e trovandola vicino alle scale, era così arrabbiata che non avrebbe potuto sopportare di restare chiusa dentro a quelle quattro pareti in silenzio.
<< Rose, ti prego, fermati… lasciami spiegare… >>
Si girò di scatto. << Cosa vuoi spiegare, Isabella? Che mi hai rubato l’uomo che avrei dovuto sposare tra una settimana? Non ti bastavano tutto gli uomini che ti cadono ai piedi? Anche Edward dovevi  prendere… >>
<< Se tu non te ne fossi andata non sarebbe mai successo e lo sai… >> le dissi avvicinandomi di più a lei.
<< Cosa significa? Tu non dovevi farlo e basta, Bella, cazzo! >> sospirò. << Io ero lontana perché mi sentivo oppressa da tutto non perché avevo dei dubbi su Edward ecco perché sono ritornata… io sono ritornata per sposarlo… >> urlò indignata.
Sgranai gli occhi a quella confessione. Ma stava scherzando o era così scema da dire la verità? Era scappata a poche settimane dal matrimonio e adesso pretendeva di ritornare e di sposarselo come se niente fosse, come se non se ne fosse mai andata? Ed io che mi sentivo in colpa.
<< Non puoi ritornare qui dopo tre settimane e dire che lo ami e che vuoi sposarlo, Rosalie, è inconcepibile. Anche se io ed Edward non ci fossimo piaciuti e poi innamorati, non avresti mai recuperato quello che hai perso andandotene. >>
<< E’ così, quindi? Me lo merito? E’ questo che stai dicendo? >> mi chiese sconvolta.
Scossi la testa. << Non sto dicendo che lo meriti, Rosalie, ma non avresti dovuto andartene, saresti dovuta rimanere qui e affrontare la situazione ed Edward… >>
Non ero più calma e dispiaciuta come lo ero quando era piombata in casa mia, ero amareggiata e incazzata con lei e con la sua stupidaggine. Cosa pretendeva? Che il mondo si fermasse aspettando lei?
<< Tu mi hai rubato l’uomo. >> ribadì ormai arrampicandosi sugli specchi.
Sapevo cosa stava pensando, mi stava dando ragione, lei lo sapeva di aver sbagliato e di in un certo senso meritarsi tutto quello, ma non l’avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura.
<< Te ne sei andata, Rosalie, lo hai lasciato qui senza sapere se si fosse sposato o meno, cosa pretendevi che facesse? Che ti aspettasse e poi ti accogliesse a braccia aperte al tuo ritorno? C’ero io quando ha scoperto che cosa avevi architettato e c’ero io a parargli il culo con la madre e gli altri, okey? Ci siamo conosciuti meglio, ci siamo piaciuti e ci siamo innamorati e solo Dio sa quanto abbiamo provato a lottare contro tutto questo per il tuo bene, ma non ce l’abbiamo fatta. >> sospirai. << Adesso mi odi, lo so, e posso anche capirti, ma… io ti conosco, Rose, è so che appena comincerai a ragionare a mente fredda capirai che ho ragione. >> la guardai per l’ultima volta prima di darle le spalle e sperare in cuor mio che mi avrebbe perdonata.
 
Ero sdraiata sul divano con gli occhi chiusi cercando di farmi passare quel martellante mal di testa che non mi dava un po’ di pace da una settimana esatta.
Avevo tutte le persiane abbassate, ero al buio e la fresco, volevo tranquillità, ma tutti quei pensieri che mi vorticavano per la testa non me la davano.
Mia sorella non si era fatta sentire ed io non mi ero fatta sentire da Edward che avevo mandato a casa subito essere ritornata nel mio appartamento dopo la discussione con mia sorella. Lo avevo cacciato di casa non perché non volevo più saperne di lui, ma perché avevo bisogno di stare sola e di piangere.
Avevo pianto tanto quel giorno e quella notte lo stesso stretta tra le braccia delle mie migliori amiche, la mattina dopo si era presentato Emmett ed era rimasto con me tutto il giorno cercando di farmi ridere e di farmi capire che anche se tutto il mondo mi girasse la faccia lui continuerebbe a guardarmi negli occhi e a sorridermi. La sera erano passati Joe e Jack e mi ero divertita molto con quest’ultimo che non perdeva occasione per mettere in imbarazzo il suo ragazzo, che sbuffava peggio di una locomotiva.
Avevo sentito i miei genitori, mia madre aveva cominciato a sbraitare e non aveva più voluto parlare con me mentre mio padre mi aveva consolato dicendo che tutto sarebbe andato bene e che mi voleva bene.
Edward non mi aveva fatto alcuna pressione in quella settimana né aveva fatto scenate ridicole, si era limitato ad un brevissimo messaggio in segreteria ogni mattina alle sette ‘Buongiorno, Bella, ti penso’.
Li ascoltavo continuamente, ma non ebbi mai il coraggio di alzare la cornetta e dirgli ‘Ti penso anche io, ti amo’.
Avevo bisogno di stare da sola per riflettere su cosa avessi fatto della mia vita se Rosalie non mi avesse più perdonato. Avevo sperato che dopo averci riflettuto a mente calma, si sarebbe resa conto che aveva sbagliato anche lei e che potevamo perdonarci a vicenda, ma non avevo avuto più notizie di lei.
Mi mancava, mi mancava davvero tanto, sentivo un enorme  buco nero nello stomaco, un buco che solo lei avrebbe potuto riempire.
Molte volte ero stata tentata di alzare la cornetta e comporre il suo numero o di scendere e andare al suo appartamento, ma non l’avevo fatto. Perché? Perchè ero terrorizzata da lei, e da un rifiuto.
 
Era ormai pomeriggio inoltrato quando bussarono al citofono, con un lentezza che avrebbe fatto rabbrividire un bradipo mi avvicinai e schiacciai il pulsante. << Sono Esme. >>
Sgranai gli occhi e mi bloccai tanto che lei mi richiamò. << Bella? >> mi chiamò.
<< Oh…ehm… si. >> dissi balbettando, aprii il portone e poi la porta.
L’aspettai appoggiata allo stipite con aria preoccupata e confusa, che ci faceva da me la madre dell’uomo che amavo e a cui avevo mentito spudoratamente la sera della cena?
Quando uscì dall’ascensore mi sorrise e con la sua solita eleganza entrò in casa guardandosi intorno. << Che bell’appartamento. >> commentò sincera. << Solo… un po’ buio. >> commentò.
Chiusi la porta e imbarazzata mi accinsi ad aprire tutte le persiane ed immediatamente il sole entrò dentro illuminando tutto. << Oh molto meglio. >> commentò sorridendo.
Annuii. << Ehm… posso offrirti qualcosa? >> le chiesi con rispetto.
Lei annuì accomodandosi sul divano senza aspettare nessun invito da parte mia. << Certo, della limonata, grazie. >>
Andai in cucina e con gesti meccanici presi la caraffa con la limonata e due bicchieri, poi ritornai in salotto dove Esme si trovava nella stessa posizione.
Mi accomodai accanto a lei e dopo averle riempito il bicchiere glielo porsi. << Ecco. >> e le sorrisi.
Ricambiò. << Grazie, cara. >>
Presi anche io un bicchieri di limonata ed imbarazzata aspettai che cominciasse a parlare lei cosa che fece appena posò il bicchiere mezzo pieno sul tavolino. << Sai perché sono qui? >>
Scossi la testa. << No… cioè immagino, ma… non so. >>
<< Sono qui per dirti grazie. >> mi disse sorridendo dolcemente.
Aggrottai la fronte. << Grazie? Per cosa? >>
<< Non so se Edward ti ha raccontato la nostra storia. >> disse, invece, di rispondere alla mia domanda.
Annuii. << Si, lo ha fatto. >>
Esme fece un cenno con la testa. << Vedi, Bella, quando suo padre se ne è andato Edward si è assunto la responsabilità di proteggerci, è diventato lui l’uomo di casa. E’ cresciuto troppo presto e si è perso gran parte della sua adolescenza, perché non voleva lasciarci da soli, anzi non voleva lasciarmi da sola. >> sospirò. << Ha escluso tutto e tutti ed è andato avanti non curandosi minimamente di quello che stava perdendo per la strada. >> si fermò e mi guardò.
<< Cosa stai cercando di dirmi, Esme? >>
Lei sorrise. << Tu hai fermato quel cammino che aveva intrapreso mio figlio, hai fatto in modo che si fermasse e si guardasse intorno riscoprendo i piaceri della vita. E’ ritornato indietro e ha ripreso tutto quello che aveva perso e ha conosciuto tutto quello di cui si era privato a partire dall’amore per se stesso. >>
Rimasi colpita da quelle parole perché non sapevo fino a che punto la vicenda del padre avesse cambiato Edward, non pensavo avesse sofferto così tanto.
<< Qualche giorno fa Edward è venuto a casa mia e mi ha abbracciato, come non faceva da molto, e mi ha detto ‘Mamma, sono felice’. Non puoi capire quanta è stata l’emozione quando gliel’ho sentito dire. Ci siamo seduti in giardino e mi ha raccontato tutto con costantemente un’espressione ebete, da innamorato, sul viso. Era così bello, Bella, bello come non lo vedevo da molto e alla fine sono scoppiata in lacrime non riuscendo più a frenarmi. >>
Ormai avevo gli occhi pieni di lacrime e le mie mani tremavano per l’emozione mentre Esme le prese tra le sue. << Lui ti ama, Bella, ti ama come nessuno ha mai avuto il coraggio di amare nessuno altro… non deluderlo. >> mi pregò con voce rotta.
Scossi la testa. << N-non lo farò. >> le promisi.
 
Parcheggiai la mia silenziosa macchina presa a noleggio sul vialetto di entrata e sospirai cercando di farmi passare l’ansia.
<< Vai, Bella, ce la puoi fare. >> mi disse e scesi dalla vettura.
Avevo fatto qualche passo sul vialetto quando la porta di entrata si aprì e lui uscì sul portico sorpreso e anche emozionato.
Tutta l’ansia che avevo provato fino a quel momento sparii e mi ritrovai a sorridere e a correre verso il mio destino.
 
  

 

   
 
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