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Autore: yu_gin    06/04/2012    5 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Lima Side Story



Capitolo 6: why you make me act up?



Kurt rimase a lungo a fissare lo schermo del cellulare, anche dopo che Sebastian aveva smesso di scrivergli.

Era rimasto vago sulla sua storia con Dave anche perché era davvero troppo complicata per essere spiegata in un messaggio. Come aveva detto, doveva ancora capirla lui stesso.

Era riuscito a dimenticare tutto quell'anno. O meglio, non a dimenticare, ma a smettere di pensarci ogni notte. Aveva trovato un po' di pace e questo gli bastava.

Ora invece i ricordi gli tornavano inevitabilmente in testa come se fossero accaduti il giorno prima.

Si sorprese nel constatare che certe ferite non si erano ancora rimarginate.


La musica era così alta che Kurt quasi non sentiva la propria stessa voce, figurarsi quello che gli diceva Dave. Provò a leggere le sue labbra, ma la testa gli girava già un po' e non riusciva a mettere a fuoco ciò che cercava di dirgli. Lo prese per un braccio e lo trascinò in disparte:

«Cosa c'è?» chiese.

«Ti avevo chiesto se volevi bere qualcosa.»

«Niente alcol. Se mio fratello lo scopre non mi lascia uscire per il prossimo mese!»

Dave lo accompagnò al bancone, dove il barista, un uomo grosso e un po' cupo, chiese loro cosa volessero.

«Mi ordini una coca light? Io vado un attimo in bagno.»

Si diresse verso il bagno degli uomini. Aprì appena la porta e la richiuse all'istante, imbarazzato. C'erano due uomini in bagno. In atteggiamenti molto intimi.

Non gli sembrava il caso di interrompere le loro effusioni e poi – detto molto sinceramente – non ci teneva ad assistere allo spettacolo. Lo spaventava parlare di sesso, figurarsi vederlo dal vivo!

Si guardò intorno: non c'era nessun altro. Aprì la porta del bagno delle donne: libero. In fondo, era solo una pipì veloce e poi di donne, allo Scandals, ce n'erano ben poche. Entrò nel bagno e si chiuse in uno dei gabinetti.

Si compiacque di constatare che, al contrario di quelli degli uomini, i gabinetti femminili erano decisamente più puliti e le scritte volgari erano... beh, meno volgari, oltre che meno numerose. Dopo che ebbe finito andò ai lavandini per lavarsi le mani, quando la porta del bagno si aprì.

Entrò una donna alta con lunghi capelli neri che le incorniciavano il volto olivastro. Era vestita di un rosso che la faceva sembrare ancora più appariscente. Kurt si chiese cosa ci facesse la sorella di Lucifero nel bagno dello Scandals.

«E tu, che diavolo ci fai qui?» chiese contrariata.

«Emh...»

«Non dirmi che non sai leggere: hanno sostituito apposta la scritta “lady” con la figura!»

«No, è che... di là... si, insomma ci sono-»

«Aaah, ho capito. Scopata in corso. Beh, in tal caso hai fatto bene» convenne. Lo guardò meglio e sospirò: «Dimmi, ma almeno ce li hai diciotto anni?»

«Da un mese» disse, non senza un certo orgoglio.

La donna si coprì il viso con la mano: «Mio Dio, sembri un orfano Disney uscito per magia dal VHS» disse.

Dall'espressione che assunse Kurt al sentire quelle parole, la donna capì di aver detto una parola di troppo.

«Oh mio Dio, scusa, non intendevo... volevo dire che non sei il genere di persona che ci si aspetta di trovare qui. Non è che ti sei perso?»

«Sono qui con il mio ragazzo. Più o meno.»

«Più o meno sei qui o-»

«Più o meno è il mio ragazzo. Mi piacerebbe capirlo, ma la chiarezza non è il suo forte.»

«Uomini! E dopo mia nonna mi chiede perché sono passata all'altra squadra!» esclamò.

Kurt sorrise. Nonostante a prima vista gli fosse sembrata il diavolo in minigonna, quella donna lo aveva messo a suo agio.

«Io sono Santana» disse, allungandogli la mano.

«Kurt» rispose.

«Beh, Kurt, non me ne intendo di uomini, ma il tuo dev'essere proprio un idiota: fossi in lui non ci penserei due volte a dire “quello è il mio ragazzo”.»

Kurt arrossì. Non era abituato a ricevere quel genere di complimenti.

«Non dirmi che non te l'hanno mai detto?»

Scosse la testa.

«Capisco: purtroppo al liceo si trovano quasi solo idioti omofobi e cheerleader in uniforme. Nessuno che sappia apprezzare. Mentre qui...» Lo fissò pensierosa.

«Qui?»

«C'era un ragazzo che ti somigliava parecchio. Era poco più grande e per mantenersi negli studi lavorava qui allo Scandals.»

«Barista?»

«Spogliarellista» disse, e sul suo volto comparve uno strano ghigno. A Kurt non piacque per niente.

«Perché me lo dici?»

«Perché ora quel ragazzo ha trovato un altro lavoro. E il posto da spogliarellista è vacante.»

Kurt strabuzzò gli occhi: «Starai scherzando, spero?»

«Di solito quando scherzo sono offensiva.»

«Io dovrei- ma tu sei matta! Non riesco neppure ad immaginarmi io che-» si coprì la faccia con le mani. «Mio Dio! Non riuscirò più a togliermi quest'orrenda immagine per tutta la sera.»

«Sei proprio un verginello» disse, ridendo. «Ma è proprio per questo che potresti farlo. Sono certa che riusciresti benissimo a unire quella tua aria candida a qualche mossa sexy. Avresti un successone.»

«Non se ne parla. Io... io non vendo il mio corpo!» protestò.

«E' un lavoro come un altro.»

«No, non lo è. È squallido e non lo farò mai.»

Santana sorrise, facendo esasperare Kurt che aveva la netta sensazione che quella donna non lo stesse minimamente ascoltando.

«Facciamo così» disse, prendendo un foglio di carta da mani dal distributore. Aprì la borsa e ne prese un pennarello. Vi scrisse sopra un numero e, prima che Kurt potesse dire qualcosa, glielo ficcò nella tasca dei pantaloni.

«Se ci ripensi, sai chi chiamare. Hai un bel culetto, sarebbe un peccato sprecarlo.»


Dave accostò poco lontano da casa sua. Si voltò a guardarlo e sorrise: era bellissimo. Si era vestito semplicemente: una maglietta bianca, dei jeans stretti e scarpe da ginnastica, eppure era dannatamente attraente, anzi, forse quell'aria sbarazzina lo rendevano ancora più sexy ai suoi occhi.

Dave non voleva assolutamente che li vedessero, così finivano sempre per ritrovarsi in luoghi squallidi e desolati, che a Kurt mettevano i brividi.

«Beh, io allora vado» disse Kurt, slacciandosi la cintura.

«Aspetta! È ancora presto.»

«Dave, mio fratello probabilmente mi sta aspettando. Se ritardo ancora mi farà una ramanzina sul fatto che sono ancora un ragazzino e poi mi chiederà con chi sono uscito.»

Dave si irrigidì: «E tu non glielo dirai, vero?»

«No. Per ora. Ma prima o poi si farà insistente e vorrà sapere con chi passo le mie serate, soprattutto se faccio così tardi.»

«Hai diciotto anni. Puoi fare quello che vuoi.»

«Già, ma lui è la mia famiglia e non mi piace avere segreti con lui. Se solo me lo lasciassi dire-»

«Non se ne parla. Non lo deve sapere nessuno.»

«Finn non lo andrebbe certo a sbandierare in giro. Sa cos'ho passato io e non ti farebbe la stessa cosa.»

«Dici? Secondo me penserebbe “la giusta punizione per Karofsky”. Mi odia ancora, di certo non immagina che mentre lui mi considera un bastardo senza cuore il suo fratellino se la spassa con me.»

«Non dire così. Lo fai sembrare squallido. Soprattutto se poi non hai neppure il coraggio di dirlo in giro. Non hai neppure il coraggio di dire che siamo almeno “amici”.»

«Kurt, sono nella squadra di football! Come credi mi tratterebbero se sapessero che mi piacciono i ragazzi?»

«Più o meno come tu hai trattato me gli anni scorsi?»

«Ti ho già chiesto scusa per quello» disse, quasi offeso.

«Sì, hai ragione. Non so-non so neppure perché ho tirato fuori questo discorso.»

Era sul punto di andarsene quando Dave lo baciò di nuovo, questa volta con più enfasi, perché sapeva che dopo avrebbe dovuto lasciarlo.

Difatti, non appena si allontanarono, Kurt prese la sua borsa e aprì la porta: «Ci vediamo a scuola.»

«A domani» disse.

Quando rientrò in casa, trovò Finn seduto sul divano. Aveva la testa fra le mani e il volto arrossato.

«Finn, tutto bene?» chiese. «Oh mio Dio, hai pianto!» esclamò, sedendosi affianco a lui sul divano.

«Scusa, non volevo farmi trovare così.»

«Non scusarti. Dimmi cos'è successo.»

«Mi dispiace Kurt, mi dispiace tantissimo.»

«Finn, ti prego, non farmi preoccupare oltre.»

Cosa poteva essere successo? Di certo nessun morto, visto che, al di fuori di loro due, non avevano nessun altro parente o amico o conoscente affezionato. I loro genitori erano morti da un anno e Kurt non aveva ancora dimenticato la notte in cui era successo. Non aveva dimenticato il nodo alla gola che l'aveva preso quando aveva visto Finn in lacrime, incapace di dirgli cosa fosse successo.

Non poteva sopportare di vederlo così.

«Ti prego-»

«Ho perso il lavoro» disse.

«Cosa?»

«Mi hanno licenziato. La fabbrica era in perdita e hanno dovuto fare dei tagli. Ero l'ultimo assunto, quello con meno esperienza.»

«Dai, vedrai che riuscirai a trovare-»

«Un altro posto? E dove? Ho passato tutto il giorno a sfogliare giornali e a girare per la città alla ricerca di un posto come commesso, aiuto-cuoco, spazzino... qualsiasi cosa! Nulla. Non so cosa fare, Kurt! Io-» Si voltò verso di lui e l'abbracciò. Kurt lo strinse forte. «Avevo promesso a papà che qualsiasi cosa fosse successa avrei saputo mantenerti almeno fino al diploma. Ora... non so neppure se riusciremo ad arrivare a fine mese.»

«Non è colpa tua Finn. Tu hai sempre fatto del tuo meglio.»

«E non è stato abbastanza.»

«Finn, hai diciannove anni, non quaranta. Non puoi chiedere a te stesso più di quanto non chiederesti ad un altro ragazzo della tua età.» Si sforzò di sorridergli, accarezzandogli la schiena. «Insieme riusciremo a trovare una soluzione. Forse potrei cercarmi un lavoro...»

«No! Devi finire la scuola, prima. Se non ti riuscissi a diplomare non me lo perdonerei mai e poi mai.»

«Ma se fosse un lavoro pomeridiano...»

«Neppure. Di pomeriggio devi studiare. E poi te l'ho detto: non si trova lavoro da nessuna parte. Non c'è soluzione.»

Kurt lo fissò pensieroso. Gli tornò in mente l'incontro di quella sera con Santana. In tasca aveva ancora il suo numero. Abbassò la testa e disse:

«Forse so dove trovare un lavoro. Pagano bene e sarebbe di sera.»

«Davvero? Ma è fantastico! Dici che mi assumerebbero?»

Kurt si schiarì la voce: «Non penso. Però prenderebbero me. Anzi, mi hanno proposto il lavoro giusto oggi.»

Finn strabuzzò gli occhi: «Ah sì? E che lavoro sarebbe.»

«Prometti di non arrabbiarti? E di non dire subito di no?»

«E come potrei, vista la situazione?»

Kurt sospirò e prese il biglietto dalla tasca. Poi sollevò la cornetta.

Dall'altra parte riconobbe subito la voce della ragazza.

«Sono Kurt» disse.

«Sapevo che avresti chiamato.»


«No!»

«Che vuol dire no?»

«Che non lo accetto.»

«Ti prego, ragiona almeno!»

«Che c'è da ragionare? Mi chiedi se mi sta bene che ti metti a fare lo spogliarellista allo Scandals? La risposta è no.»

«Te l'ho detto, non abbiamo alternativa» sbottò, esasperato. «Dave, per favore.»

«E tuo fratello... tuo fratello che cazzo fa? Ti asseconda in questa follia?»

«Ovvio che anche lui all'inizio era contrario. Alla fine però l'ho convinto. È una cosa temporanea, finché non finisco il liceo o lui non trova un buon posto.»

«Beh, forse avrai convinto lui, ma non convincerai anche me. Sei o no il mio ragazzo? Come potrei accettare di pensare che, mentre io sono a casa a dormire, una banda di vecchi bavosi ti guarda mentre ti spogli, ti tocca e – no, è troppo brutto anche solo da pensare.»

«Mi dispiace Dave. Non cambierò idea.»

«Anche se decidessi di lasciarti?»

«Te l'ho detto. Io accetto che tu nasconda la nostra relazione a tutto il mondo, tu accetta questo. Mi sembra equo.»

Dave sbuffò, grattandosi la testa. «Ci devo pensare» concluse.

«Va bene.»

«Quando cominci?»

«Domani sera.»


Non appena varcò la soglia del locale, sentì un nodo formarglisi in gola. Finn dietro di lui lo seguiva incerto. Si avvicinarono al bancone.

Kurt si schiarì la voce e disse:

«Cerco Santana.»

Il barista lo guardò annoiato: «Ammiratori?»

«No. Non direi» disse, incerto. «Dovrei parlarle. Per un certo lavoro.»

L'uomo lo guardò. Poi capì e accennò un sorriso poco rassicurante. «Credo di aver capito.» Lo squadrò dall'alto in basso. «Ha sempre buon occhio la nostra Santana. Ora te la chiamo.»

L'uomo sparì sul retro e Finn si rivolse a Kurt.

«Siamo ancora in tempo per andarcene.»

«No. Se me ne vado ora non troverò più il coraggio di tornare.»

«Sei sicuro?»

«Sì» disse. La sua famiglia l'aveva sempre protetto. Si era sempre sentito amato e coccolato – lui, il piccolino della famiglia. I suoi gli avevano dato tutto ciò di cui aveva bisogno: tempo, pazienza, amore incondizionato, anche dopo che aveva rivelato loro di essere gay. Lo stesso era stato per suo fratello, che da quando erano rimasti orfani aveva fatto del suo meglio per trasformarsi da ragazzino perdigiorno ad adulto responsabile.

Ora toccava a lui darsi da fare. Era il momento di fare la sua parte.

Pochi secondi dopo fece capolino da dietro la porta una ragazza ispanica, esuberante e splendida nel suo vestito rosso.

«Eccoti! Ti stavo aspettando. Se vieni nei camerini ti spiego cosa devi fare e ti aiuto a prepararti.»

Kurt annuì debolmente.

Santana sorrise: «Non fare quella faccia! Guardati, sei assolutamente adorabile. Sono certa che avrai un successone.»

Finn si schiarì la voce per richiamare l'attenzione su di sé. Santana lo guardò, sollevando un sopracciglio: «E tu devi essere suo fratello.»

«Già.»

«Puoi andare via tranquillo. È nelle mie mani ora.»

«Senza offesa, ma la cosa non mi tranquillizza affatto» ammise.

«Ascoltami bene» disse, posando una mano sul fianco e facendo roteare l'indice dell'altra mano. «Potrò anche sembrare una bastarda senza cuore – ed effettivamente lo sono. Ma quando dico che mi prendo cura di qualcuno, lo faccio fino in fondo. E ti assicuro che se qualcuno dovesse anche solo provare a sfiorare con un dito questo angioletto, gli farei passare la voglia di riprovarci per il resto dei suoi giorni. Capito?»

Finn deglutì: «Chiaro.»

Santana sorrise soddisfatta. «Perfetto. Vieni con me, ora. C'è ancora tanto lavoro da fare» disse, prendendolo per mano e trascinandolo via. Kurt diede un ultimo saluto a Finn prima di sparire nei camerini. Una nuova parte della sua vita stava cominciando.

Stava diventando adulto.


Blaine seguiva le lezioni con meno attenzione, ultimamente. Era il suo ultimo anno e doveva darsi da fare se voleva riuscire ad accedere ad una buona università, ma in quei giorni i suoi pensieri erano da tutt'altra parte.

Il professore di Storia stava illustrando brillantemente l'ascesa dei regimi totalitaristi in Europa, quando Sebastian gli tirò una gomitata.

«Ahi!»

«Ma smettila! Non ti ho fatto male! E tu faresti pugilato?»

«Che vuoi Sebastian? Sto cercando di seguire.»

«Come no. Non ti sei neppure accorto di aver aperto il libro di letteratura inglese invece che quello di storia.»

Blaine abbassò lo sguardo sul libri che aveva sotto il naso, aperto al capitolo dedicato a Thomas Eliot. Lo chiuse seccato e si voltò verso l'amico.

«Che vuoi?»

«Portarti belle notizie.»

«Hai finalmente deciso di cambiare stanza?»

«Offensivo, Anderson. Quasi quasi me lo tengo per me.»

«Cosa?»

«Questo SMS fresco fresco da un commesso di nostra conoscenza.»

Blaine quasi si fiondò sul suo cellulare. Lesse con apprensione le parole di Kurt:


10:34

Ciao! Volevo dirti che le tute sono arrivate questa mattina e ti aspettano in magazzino pronte per essere indossate :) Pensi di passare oggi?


Blaine si rivolse a Sebastian:

«Cosa gli risponderai?»

«Gli dirò di aspettarmi questo pomeriggio. Ma non ci andrò.»

«Ah no?»

«No. Ci andrai tu, al posto mio.»

Blaine strabuzzò gli occhi: «Da solo?»

«No, con tutti i Warblers al completo pronti a cantare una patetica serenata d'amore al tuo bel commesso. Ovvio che ci andrai da solo!»

Blaine cominciò a sentire il cuore battere con violenza nel petto. «Cosa gli dirò? Ciao, sono di nuovo io ma, te lo giuro, non sono uno stalker?»

«Gli dirai ciò che si aspetterà di sentire: “Sebastian ha avuto un contrattempo e sono venuto io al suo posto.” A prova di stupido, direi. Anzi, a prova di Blaine.»

«Forse mi stai sopravvalutando. L'ultima volta è andato tutto bene solo perché non ho detto neppure una parola.»

«Blaine, mi spieghi che vuoi da me? Che ti accompagni anche al vostro primo appuntamento, magari, che ti dia consigli sull'angolazione della lingua mentre lo baci e che vi passi il lubrificante mentre-»

«Recepito!» disse, interrompendolo prima che la sua fantasia partisse al galoppo con immagini proibite.

«Ci sono buone probabilità che vada tutto bene. Solo una cosa Blaine.»

«Ossia?»

«Non bere.»


Kurt stava consigliando ad una ragazza il colore della felpa che si abbinasse meglio con le scarpe che intendeva comprare quando vide una persona entrare nel negozio. Non di certo la persona che si aspettava di vedere.

Liquidò la ragazza con il miglior consiglio che potesse darle e si diresse verso la persona in questione. Meglio affrontarlo subito, visto che non aveva alcun dubbio sul perché fosse lì.

«Dov'è Sebastian?» chiese.

«Buongiorno Kurt, è un piacere rivederti» rispose Blaine.

Kurt si rese conto di essere stato scortese. Si morse il labbro: perché gli veniva così naturale essere acido con quel ragazzo?

«Buongiorno, Blaine. Immagino tu sia venuto per le tute» disse, incamminandosi verso il magazzino, seguito dall'altro.

«Già. Sebastian ha avuto un contrattempo. Ne ha combinata una delle sue e così è dovuto rimanere alla Dalton per risolvere la questione dal preside.» Aveva pensato ad una buona scusa per tutto il tragitto in macchina e quello era stato il risultato. Pregò che Seb non lo venisse mai a sapere o la sua vendetta sarebbe stata tremenda.

«Mi dispiace.»

«Avresti preferito lui?» chiese, un po' indispettito.

«Intendevo dire, mi dispiace che abbai avuto problemi con il preside. Ma visto che lui è sempre stato molto gentile con me... sì, avrei preferito lui.»

«Bene!»

«Benissimo!»

Rimasero in silenzio a guardarsi, in attesa che uno dei due dicesse qualcosa. Kurt distolse lo sguardo mentre fingeva di cercare con eccessiva perizia le tute. In quel momento si rese conto di cosa aveva detto, del tono in cui l'aveva detto e dell'intenzione con cui aveva pronunciato quelle parole: quella di colpire.

Si sentì uno schifo e distolse lo sguardo.

«Scusa» disse, cogliendo l'altro di sorpresa. «Io... non so davvero cosa mi prende. Di solito sono sempre gentile con tutti, anche con chi non se lo meriterebbe. Anzi, mi criticano spesso di essere troppo buono e che a volte lascio che altri calpestino i miei sentimenti ma con te – con te tiro fuori il peggio senza neppure rendermene conto. E poi mi sento come Meg Ryan su C'è posta per te. Non so perché lo faccio, ma non mi piace. Non sono io e-»

«O forse tu sei proprio così, ma quando sei con me perdi ogni inibizione e sei davvero te stesso» disse Blaine, alzando lo sguardo per vedere la sua reazione.

Kurt provò a dire qualcosa, ma poi tacque. «Forse.»

Blaine sorrise, incoraggiato. «Senti, ti ho già chiesto scusa ma ho capito che dire “scusa” non basta. È troppo semplice combinare guai e poi sperare di cavarsela con due parole. Per questo volevo chiederti si ti va di... sì, insomma, di uscire. Per un caffè. In una caffetteria. Anche perché, dove altro potremmo prenderlo un caffè?» disse, emettendo una risatina isterica.

Kurt lo guardò perplesso.

Blaine deglutì e aggiunse: «A meno che tu e il ragazzo dell'altro giorno...»

«Io e Dave siamo solo amici. Eravamo solo due vecchi compagni di scuola che prendono un caffè e chiacchierano dei tempi passati. Nulla di più.»

A giudicare da come ti teneva la mano non sembrava, avrebbe voluto aggiungere Blaine, ma sarebbe stato farsi autogoal.

«Un po' come noi, insomma. Ci prenderemo un caffè da amici. Anzi, da amici di amici» disse Kurt, osservando la sua reazione.

«Quindi il tuo è un sì?»

«Eh già» disse, sorridendo.

Blaine non aveva mai potuto constatare quanto bello fosse il suo sorriso. Sembrava un'altra persona rispetto al ragazzo che aveva visto ballare allo Scandals, o a quello seduto in caffetteria la settimana prima o anche solo a quello che lo aveva accolto in malo modo pochi minuti prima.

«Voglio capire perché mi spingi a trattarti così. E poi non ci sarebbe nulla di male in una chiacchierata fra ragazzi, no?»

«Assolutamente» disse. «Potremmo vederci domani, quando finisci di lavorare.»

«Perché no?»

Fra loro calò nuovamente il silenzio.

Okay, ora ha detto di sì. Qual'era il punto successivo nel malefico piano di Sebastian? Ah, già: il numero.

«Ora non vorrei sembrarti una specie di stalker» disse «ma potresti darmi il tuo numero? Sai, così se ci dovesse essere qualche problema, tipo, che so, un'invasione di locuste nei dormitori della Dalton o la più grande nevicata della storia di Lima – beh, potremmo sentirci per rimandare o spostare o disdire o magari-»

Non si era accorto che, mentre lui blaterava, Kurt aveva preso la ricevuta delle felpe e ci aveva scritto dietro un numero.

«Fammi uno squillo, più tardi. Non mentre guidi: non vorrei averti sulla coscienza.»

Blaine prese la ricevuta e le felpe. Uscì dal negozio con un sorriso così raggiante che avrebbe potuto fare a meno di accendere i fari anche se il tenue sole invernale era già tramontato.



A/N


Ed eccomi qui per un aggiornamento pre-pasquale.

In questo capitolo si scopre un altro po' della storia di Dave e Kurt. Certo, rimane ancora da scoprire perché si sono lasciati ma...alla fine tutto sarà rivelato!


Grazie a tutte quelle che hanno commentato o inserito la storia fra le preferite/ricordate!


Al prossimo aggiornamento (come al solito venerdì)


yu_gin





coming next:


«Kurt, tutto bene?»

«No, maledizione! Non so cosa mettere.»

«Perché tanti problemi. Vestiti come al solito, no?»

«Finn non capisci un accidente di niente!» sbottò, ricadendo sul letto sconfortato.

Finn lo guardò perplesso.

Kurt si voltò verso di lui: «Ho un appuntamento»

   
 
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