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Autore: a l i s o n    06/04/2012    0 recensioni
“Amo la pioggia, il cielo coperto, le nuvole, il vento, i cappotti, l'inverno e il caffè.
Il silenzio, la mia biblioteca, stare da sola, leggere, studiare, scrivere e i cavalli.
E la Cornovaglia, ovvio. Mia madre veniva dalla Cornovaglia. Lì piove molto spesso, sai?” sorrise la ragazza scostandosi un ciocca di capelli dagli occhi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Amo la pioggia, il cielo coperto, le nuvole, il vento, i cappotti, l'inverno e il caffè.
Il silenzio, la mia biblioteca, stare da sola, leggere, studiare, scrivere e i cavalli.
E la Cornovaglia, ovvio. Mia madre veniva dalla Cornovaglia. Lì piove molto spesso, sai?” sorrise la ragazza scostandosi un ciocca di capelli dagli occhi.


 

Seduta dietro il bancone di legno scuro, guardavo le goccie di pioggia cadere sul davanzale della finestra appannata.
Montagne di libri riposavano ai miei piedi, esausti dopo essere stati letti con voracità.
Volsi lo sguardo agli scaffali dietro di me e feci un rapido conto dei libri.
Li conoscevo tutti a memoria, erano ormai tre anni che lavoravo nella vecchia biblioteca di mia zia.
Cent'anni di solitudine” sussurrai con gli occhi sbarrati. “Dov'è?” sfioravi tutti i libri con il mio dito affusolato e pallido e cercai il volume mancante.
“Chi cazzo ha preso il libro?” mi avvicinai a passo svelto verso il registro dei prestiti, era solito per me parlare da sola. Ero sempre sola.
Lessi nome per nome, cognome per cognome e finalmente lo trovai.
“Harry Styles” puntai il dito contro il suo nome. “L'ha preso il 22 novembre!” mi portai le mani alle tempie e le massaggiai, come facevo sempre quando ero stressata.
Odiavo i ritardi più di ogni altra cosa al mondo, sopratutto quando si parla di libri.
Composi velocemente il numero del ragazzo, letto nell'elenco dei soci della biblioteca, dove c'erano numeri di telefono e indirizzi.
“Pronto?” una voce calda e mielosa mi sciolse le orecchie. “Chi è?” sentivo la pioggia che cercava di interporsi fra la sua voce e il mio orecchio.
“Sono Adele Somers, della biblioteca comunale di cui lui è socio” dissi d'un fiato.
“Sono socio di molte biblioteche, Adele” ora sentivo i suoi passi sull'asfalto bagnato. Sciaff sciaff.
“Oh, avanti! Quella sulla Bond Street... dietro l'asilo pubblico, quello giallo” mi sporsi oltre il bancone, un ragazzo si stava avvicinando. Mi sistemai la gonna e mi alzai dalla mia sedia.
“Forse ho trovato il posto” gridò agitando un braccio. “Sei tu?” corse verso l'edificio.
“Si, sbrigati” mi sistemai di fronte alla porta di vetro e chiusi la telefonata, scocciata.
“Ciao” entrò e lasciò cadere l'ombrello di fianco al bancone. “Scusami”
“Per cosa?” feci l'ingenua, sistemandomi un riccio oltre l'orecchio e aiutandolo a togliere il cappotto.
“Per il ritardo e per il fatto che non ricordavo la biblioteca” alzò le spalle appendendo il cappotto all'attaccapanni.
“Nessun problema” sorrisi falsamente.
“Forse quel giorno non sei stata tu a darmi il libro, se no mi sarei ricordato” insistette ancora.
“Molto probabilmente no” risposi con un largo sorriso.
“Era una ragazza della tua età, però” si sedette di fianco al termosifone e tirò fuori il libro della tracolla nera che portava con sé. “Tieni” mi passò il libro.
“Grazie” lo presi e lo rimisi al suo posto. Finalmente. “E comunque credo fosse Emma, mia cugina. Ha vent'anni” tornai al bancone con passo lento.
“E tu? Quanti anni hai?” domandò sedendosi su una sedia e tirando fuori un libro di scienze e uno di storia.
“Diciotto” mi abbassai per cercare la scopa. "E tu?" come se mi importasse qualcosa.
Anche io sorrise. “E non vai a scuola? In teoria dovresti essere all'ultimo anno del liceo” aggiunse poco dopo, e poi sbattè un piede per terra, il rumore della suola bagnata mi diede il voltastomaco. “Cavolo, ti sto bagnando tutto” si scusò.
“In teoria dovrei frequentare un liceo, in pratica studio da privatista” risposi con leggerezza, tornando alla luce, con la mia scopa in mano.
“Beh, devi essere molto ricca” mi guardo volteggiare con la scopa in mano.
“Benestante, su. Non esageriamo” lo corressi con una punta di orgoglio e un sorriso.
“Non ti piacerebbe andare a scuola? Avere tanti amici e...” gesticolò a lungo con le braccia.
“No” lo interruppi a metà frase. “Ho i libri come amici” riposi la scopa e mi appoggiai a uno scaffale per stiracchiarmi.
“Non sembrano esserci molti clienti, è un po' strano” continuò assorto nei suoi pensieri.
“E' il 2 gennaio, le gente di norma è a casa a riposarsi, o in vacanza” risposi con malinconia, sospirando.
“Ah, già è vero” si zittì di colpo scuotendo la testa e iniziò a leggere.
E leggere.
E leggere.
E leggere.
I libri avrebbero dovuto aver paura di lui, le parole si sarebbero dovute nascondere dietro le copertine. Harry i libri non li leggeva, li divorava.
L'unico rumore era quello della pioggia, unito a quello delle pagine che sfogliavamo, e detto sinceramente amavo quel silenzio sovrannaturale.
In un'ora terminai un libro, mentre lui apriva quello di storia, il terzo in un'ora.
Pronto? No, sono in biblioteca. Dai Liam, non ho voglia ora. Si, hai capito finalmente. Di a Louis che ci vediamo a casa, con gli altri... Come non lo trovi? Arrivo!” sorrise amareggiato e spense il cellulare.
“Chi era?” non dovevo dirlo, cazzo.
“Un mio amico, Liam” si voltò verso di me e sorrise. “Ora devo andare, ma tornerò domani, se ci sei” prese il cappotto e i libri e si fiondò fuori dalla porta. “Ciao” mi salutò con la mano.
“Ciao” lo guardai scomparire oltre il vetro appannato della mia finestra.

  
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