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Autore: Gan_HOPE326    02/11/2006    9 recensioni
In mezzo ad una landa desolata Gohan viene allenato dal suo maestro Piccolo in vista dell'arrivo sulla Terra di Vegeta e Nappa. Non è una vita facile, ed il bambino sarà costretto ad imparare una dura lezione...
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gohan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 – Talvolta Dio parla agli uomini

Capitolo 5 – Talvolta Dio parla agli uomini

 

Dio si era ritirato nelle proprie stanze e, nella quiete metafisica del Santuario, Popo scivolava con passo impercettibile nei lunghi corridoi, ispezionando ancora una volta quel luogo sacro in lungo e in largo. In realtà, visto che il palazzo era del tutto inaccessibile ai comuni mortali, simili controlli avevano ben poca utilità. Nessuno era mai entrato lì dentro senza che Dio avesse esplicitamente acconsentito al suo arrivo. L’ultimo a farlo era stato Son Goku, e prima di lui erano passati secoli da quando qualcuno aveva avuto successo nell’impresa; eppure, Popo non riusciva a darsi pace. C’era nell’aria come il vago sentore della presenza di un’entità ostile. Nonostante questi sospetti, l’assistente di Dio fu comunque sorpreso quando udì un fragore di vetro infranto provenire da una stanza in disparte dove erano custoditi i flaconi più preziosi e magici del Santuario. Si precipitò laggiù alla massima velocità di cui era capace, eppure la trovò vuota. Che lui sapesse, sulla Terra vi era una sola persona, oltre a Dio, capace di superarlo in velocità. Sul pavimento della stanza erano sparsi i cocci di alcune delle bottiglie che erano ammucchiate intorno in ordine sparso. Popo cercò di raccattare un po’ quella roba, salvare il salvabile, e si accorse che una boccetta era scomparsa. Era l’ “Acqua miracolosa della rinascita e della vita”, che restituiva vitalità e vigore ai vegetali più rinsecchiti e accelerava la crescita dei germogli fino a farli diventare veri e propri alberi nel giro di poche ore al più. Non aveva alcun effetto sugli esseri umani o sugli animali. Quindi, se il ladro era colui che Popo immaginava, che cosa se ne poteva fare di quella pozione?

 

Per la terza volta nel giro di pochi giorni Gohan, svegliandosi, dovette prendere atto di un incredibile cambiamento nel mondo che lo circondava. Niente più sterpi secchi e bruciati, l’isola era tornata uguale a com’era prima. Come era successo? Solo un miracolo avrebbe potuto restituire l’aspetto originario a quella terra ormai del tutto inaridita. Eppure, la foresta era di nuovo rigogliosa, il cibo abbondante. E un familiare cinguettio rallegrava l’atmosfera…

-         KIRU’!

Nella gabbietta c’era un uccellino perfettamente identicoa quello che vi aveva abitato fino a due giorni prima: il suo canto squillante non poteva essere che l’espressione della pura gioia di essere vivo, VIVO! KIRU’ ERA VIVO!!

-         Avanti, moccioso, basta girarsi i pollici, abbiamo del lavoro da fare!  

Persino sentire la voce imperiosa di Piccolo parve un sollievo a Gohan. Il guerriero stava bene, aveva tutte e due le gambe. Non era davvero successo niente? Il bambino si guardò intorno spaurito. Non poteva per caso essere un nuovo inganno, un altro crudele test?

Piccolo si accorse di questa esitazione e si affrettò ad intervenire:

-         Cosa succede? Troppo addormentato per allenarsi? IN PIEDI!

-         E’ che… - balbettò Gohan, cercando una spiegazione razionale a tutto ciò che era accaduto – Ho fatto uno strano sogno… c’eri tu, e poi…

-         Un sogno, eh? – fece Piccolo, e già il suo allievo si aspettava una tirata

 sul dovere vivere di realtà, non di fantasie inutili, o roba simile. Invece il guerriero pronunciò un discorso ben diverso.

-         Dicono che talvolta Dio parli agli uomini attraverso i sogni, Gohan. Può darsi che ciò che hai visto nel sonno abbia un significato; devi cercarlo tu, e farne tesoro. Più di questo non posso dirti. Ricorda solo che se vuoi comprendere profondamente qualcosa, o qualcuno, devi sforzarti di andare oltre le apparenze, e guardare alla sostanza.

Piccolo disse tutto questo rivolgendo le spalle al bambino, nascondendosi dietro allo svolazzare del suo candido mantello. Nei rari momenti in cui abbandonava l’atteggiamento da duro, sarcastico e perfido, con cui solitamente si rivolgeva agli altri, non riusciva a parlare a viso aperto: aveva vergogna dei sentimenti che si sarebbero potuti leggere nei suoi occhi. Alle sue parole seguì qualche secondo di silenzio, poi Gohan esclamò:

-         Sai? Nel sogno ti battevo in combattimento!

Al che l’altro si voltò con un ghigno stampato sulla faccia:

-         Si vede che era proprio un sogno. Altrimenti non ce l’avresti fatta neanche dopo cent’anni di allenamento.

-         Lo vedremo!

Gohan aveva riguadagnato la fiducia in stesso ed era in preda ad un’irrefrenabile euforia da quando aveva scoperto che l’incubo dei giorni precedenti non era, per l’appunto, nient’altro che questo. Un incubo.

Si lanciò di corsa verso il maestro, pronto per iniziare l’allenamento, ma poi si fermò bruscamente e tornò sui suoi passi, mormorando che doveva fare una cosa importante. Prese in mano la gabbietta di Kirù e ci armeggiò un poco. Dopo un istante dai legni sfondati uscì l’uccellino, che Gohan lasciò libero di volare via.

-         Buona fortuna, Kirù! – gli gridò dietro – Torna a trovarmi!

Accidenti, con tutta la fatica che ci ho messo per catturarne uno tanto somigliante al vecchio, quasi mi dispiace. Ma ha fatto bene così.

Piccolo osservava dall’alto in basso il suo allievo, intimamente fiero di lui. Gohan lo raggiunse e si divertì a colpirlo di sorpresa.

Gettato a terra,Piccolo alzò gli occhi stupito da tanta audacia, solo per vedere il bambino aggrottare le sopracciglia in una buffa smorfia e fargli il verso con un vocione contraffatto:

-         “Noi siamo qui per allenarci, non per accudire animaletti indifesi!” – e scoppiò a ridere.

Anche Piccolo non riuscì a trattenere un sorriso:

-         Che disgraziato…

E lo colpì a sua volta all’improvviso.

-         Così non vale! – protestò Gohan, che era ruzzolato a testa in giù – Ora ti faccio vedere io!

Pugno contro calcio, presto i due si trovarono avvinghiati in una lotta senza respiro. L’allenamento della giornata era cominciato. Sopra di loro, nel cielo, Kirù volava sempre più in alto, intonando nuove note di felicità.

 

 

 

 

E siamo alla fine! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia, quelli che l’hanno commentata e che mi hanno sostenuto. Ancora non sono sicuro di cosa scriverò come prossima fanfic, al momento attraverso una brutta crisi d’ispirazione. Può darsi anche che aggiorni questo capitolo per rispondere ai vostri ultimi commenti, ancora non so, dipende da quello che scriverete. Arrivederci a tutti!

  
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