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Autore: Paisean    06/04/2012    6 recensioni
Ciao a tutti!
Questa storia nasce dal bisogno di vedere Edward, non più miliardario e circondato da ferrari e ville, ma povero e che deve vivere di pochi spiccioli.
Avrete capito che ho immaginato Edward come un senzatetto, che vive fra le strade innevate di Londra sperando che la gente si fermi e butti qualche monetina nel suo cappello.
Cosa succederà se in un giorno che sembrava identico a tutti gli altri, Edward troverà il suo "ricordo più bello"?
Spero di avervi incuriosito :)
Ho cercato di entrare nella sua testa e spero non sia venuta fuori una cagata! Ditemi se vi piace, se non vi piace o se vi è indifferente!
Con affetto, Monica
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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No home



Le strade di Londra erano praticamente coperte da uno strato bianco, composto da acqua congelata, ghiaccio leggermente più morbido.

Esatto quella cosa che la gente comune chiamava neve, che durante una notte di inverno scendeva lenta pronta ad essere accolta da grida di felicità di migliaia di bimbi. Pronta ad sentirsi addosso lamentele da parte degli adulti per strade bloccate e incidenti stradali.

Pronta ad essere trasformata in un pupazzo di neve ed ad avere una carota come naso. Per diventare un arma in mano a mille ragazzi che si attaccano fra loro.

Mi sfrego le mani arrossate dal freddo per riscaldarmi e mi preparo a guardare quello che è veramente per me la neve.

Essa è per me qualcosa di estremamente fastidioso, come lo strato di polvere che sopra i mobili innervosisce le casalinghe. Perché come la casa impolverata è abitazione di centinaia di famiglie nel mondo, le strade innevate di Londra sono il luogo dove io sono costretto a vivere.

Quindi quello che per molti bimbi è un eterna gioia, per me è solamente più gelo e doppia difficoltà a riuscire a dormire la notte.

A volte eri fortunato se trovavi un angolo abbastanza accogliente dove i topi non avrebbero potuto farti compagnia. Oppure se questa fortuna non ti accompagnava, ti ritrovavi fra due cassonetti dell'immondizia a dormire con la puzza di cibo marcio.

E se le strade già umide e fredde di questa città, vengono accompagnate dalla neve, non è decisamente la mia giornata ideale.

Guardo la gente passare, nei loro cappotti caldi e di marca e vedo me che più di una giacca a vento e una coperta sulle spalle non ho. Perfino quei cani che sembrano topi, che la gente mette nelle borse perché fa moda, hanno un giubbotto più caldo del mio.

Penso a mia madre e al cancro che me l'ha portata via. Penso a mio padre che non ha sopportato il dolore di tale perdita e si è sparato un colpo in testa davanti ai miei occhi.

Penso a me che ho visto tutta la mia famiglia cadere e mi chiedo quando sarà la mia ora. Mi sono sempre chiesto se mia mamma fosse ancora qua, e quindi se ci fosse ancora mio padre forse avrei vissuto una vita normale, con i miei amici, finendo la scuola e andando al college.

Avrei trovato l'amore della mia vita, avrei potuto avere una mia famiglia.

Invece mi sono perso in un abisso senza fine, che mi sono costruito passo per passo.

Vorrei riuscire a rialzarmi e a trovare la mia vera strada, non dormirci. Vorrei dare la colpa di tutto questo a mio padre, che non è riuscito a mantenere la forza nemmeno per suo figlio. Ma so che è tutta colpa mia.

Guardo di nuovo le strade che si sono innevate ancora di più durante le mie riflessioni.

La gente sotto i miei occhi diventava trasparente, pronta per sparire dopo poche ore. Tra poco sarebbe arrivata la notte e il gelo sarebbe decollato a mille, e come mio solito avrei cercato il calore in quella bottiglia di rhum, che mi faceva compagnia ogni santo giorno.

Fisso il cappello di paglia che ho davanti a me, pieno semplicemente di neve e qualche spicciolo, sperando che la gente non butti qualche monetina, ma vorrei che qualcuno buttasse la mia ancora di salvezza.

Poi tutto attorno a me inizia a girare lentamente. Penso subito che la causa del giramento di testa sia la sbornia, ma poi capisco che mi sbaglio, che non è il classico post-sbornia che mi accompagna da sempre.

Forse è arrivata la mia ora penso quasi felice che la mia vita, o quel che ne resta sia finita. Voglio sentire che gusto ha la morte.

Ma prima di abbandonarmi ai sensi, sento un tintinnio. Monetine che cadono dalla mano del proprietario e raggiungono il mio cappello di paglia.

Alzo lo sguardo per vedere quale è la povera anima che si da pena per me e mi perdo nello sguardo più dolce che esista al mondo.

Occhi color cioccolato che mi fissano curiosi, quasi infantili. Un viso a forma di cuore, incorniciato da lunghi capelli castani.

La pelle pallida e le guance arrossate fanno da contrasto agli occhi e ai capelli, entrambi scuri. Un corpo esile e tremante accompagna la figura. Intorno al collo ha una grossa sciarpa di lana rossa che la riscalda.

La cosa più bella che abbia mai visto.

«Grazie» dissi con la voce che tremava.

«Non serve che mi ringrazi» Dio, perfino la sua voce era angelica!

Mi fissò per l'ultima volta e si allontanò, probabilmente per tornare a casa.

Chiudo gli occhi per fissarmi nella mente la sua immagine, cercando di imprimerla per sempre nella memoria.

Il ricordo più dolce che avrò di questo periodo e non ha nemmeno un nome. Non mi volevo muovere più da quel posto incantato, perché se sarebbe tornata lui non l'avrebbe potuta rivedere.

Mi diedi dello stupido immediatamente perché non sono altro che un senzatetto, lei probabilmente aveva una casa, una famiglia accogliente e magari anche un ragazzo.

Il tempo passava e il freddo aumentavano sempre di più e fui costretto ad alzarmi per cercare un rifugio più accogliente per la notte.

Mi alzai e ad un tratto vidi qualcosa luccicare per terra ad un metro da me: Una collana.
La raccolsi delicatamente e la guardai con attenzione. Una catenina normale, con un ciondolo a forma di cuore d'argento..Molto semplice ma veramente bello. Ad un tratto notai un' incisione nel mezzo. C'era scritto in corsivo un nome delicato e bello come il cielo estivo, “Isabella Swan”.

Anche se non ne ero certo, decisi che il nome apparteneva alla stessa ragazza che era stata là prima, perché volevo che il mio ricordo più bello avesse un nome.

Ok. 
Spero vi sia piaciuta questa one-shot :)
Forse avete notato che do dei ruoli abbastanza strani ai miei personaggi, come
avrete notato nell'altra mia storia x'D
Il mio obbiettivo non è fermarmi alla bella facciata, felice e sana che ormai
tutti hanno pre-fissato, ma andare oltre la ricchezza e allo stereotipo che si è creato!
Spero di aver creato una storia che possa essere piacevole per voi!
Con affetto, Monica.


 

 

Anorexia 

Ciao a tutti!
Questa storia parla di una Isabella diversa, credo unica in questo sito.
Isabella soffre di anoressia, si vede grassa e brutta e mira alla perfezione del corpo. 
Vuole essere un piuma così da poter volare via in un altro mondo.
Tratto dal capitolo:

«Tutto urlava “Ospedale”, perfino i giornali di gossip sembravano pazienti in preda al dolore.
Almeno ci fosse una reale motivo al fatto che mi trovassi in quel posto da me sempre odiato.
“Perché menti a te stessa? Sai benissimo perchè ci troviamo qui” sussurrò la Voce “Per colpa delle tue grosse chiappe, della pancia gonfia e delle tue gambe grosse”
Dovevo ammettere che per l'ennesima volta la Voce avesse ragione. Come sempre.
»


   
 
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