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Autore: Ivory    02/11/2006    3 recensioni
La fine si avvicina per Jin Kazama...? Una lotta disperata contro il suo "demone" interiore, una lotta difficile, che lo porterà a ricordare i momenti più importanti della sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Documento senza titolo PARTE 2

Passò il tempo. Ormai mancava un giorno al ritorno di Heiachi.
Dallo scontro con Hwoarang, le tre ganguro e Honda sembravano non aver più intenzione di importunarlo ancora...Jin non poteva che esser soddisfatto.

Era notte fonda. Jin si trovava in camera sua, nel suo letto. I suoi sogni non erano tranquilli...
Si agitava, sudava, e mormorava cose come “Mamma...scappa via”.
Nel suo sogno stava rivivendo ancora una volta la tragica notte in cui Ogre rubò sua madre. Gli succedeva, qualche volta.
Ogni volta sperava in un finale diverso. Ma non succedeva mai. E mai sarebbe successo, per quanto si sforzasse di desiderarlo. Avrebbe rivisto senza tregua il volto di sua madre in lacrime, trascinata via dal Dio Della Lotta. Quanto avrebbe voluto riuscire a salvarla, riuscire a fare qualcosa...almeno in sogno... ma nulla.
<< AHHH!!!! >> si svegliò di soprassalto, come gli succedeva ogni volta con quel sogno. Si alzò dal letto, nel buio più totale. Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire...uscì dalla sua stanza. Nel corridoio tastò il muro per trovare l'interruttore, finchè non riuscì ad accendere la luce.

Voleva recarsi in cucina, per prepararsi una buona tazza di latte caldo, almeno per riuscire ad ingannare il tempo. Ma, mentre scendeva le scale verso il piano terra, sentì un brivido lungo tutta la schiena...
“Cos'è questa sensazione?”

Si voltò alle spalle: non sembrava esserci nessuno. Eppure si sentiva inquieto.
Si accorse che c'era una sorta di bisbiglio per la casa...un sussurro...
<< Chi...chi è là? >> domandò. Non sentì alcuna risposta. Eppure, il sussurro non cessava.
Cominciò a seguire la scia di quel suono. Non era sicuro di star facendo la cosa giusta...ma la curiosità era più forte della paura.

Il suono continuava lungo il corridoio, fino ad arrivare ad una porta di legno pregiato.
“Ma...questo è l'ufficio di Heiachi!”
Il sussurro proveniva da lì dentro. In quella stanza non era mai entrato più di un paio di volte, da quando era andato ad abitare lì. Al vecchio, per qualche strano motivo, dava molto fastidio che lui vi entrasse...

Si fece coraggio e poggiò la mano sulla maniglia d'ottone. Doveva sapere cosa c'era dall'altra parte.
Abbassò la maniglia...niente. La porta non si apriva, sembrava essere chiusa a chiave.
<< Maledizione... chi è? Lo so che sei lì! >> disse, cercando di stare calmo. Improvvisamente il bisbiglio si azzittì.
“ Entra dentro, Jin.” disse la voce familiare nascosta dentro di lui.
<< Ancora tu!? Lasciami in pace... ti prego...! >>
“No, Jin! Devi aprire questa porta!”
<< Perchè mai? >>
“Perchè devi farlo...prima che il vecchiaccio torni di nuovo! Fallo...per il tuo , per il nostro bene, Jin...c'è qualcosa in questa stanza...”
<< Perchè proprio ora? Perchè? >>
“Perchè adesso sento...anzi, sentiamo...qualcosa provenire da là dentro. Qualcosa contro di noi...”
<< E cosa c'entra Heiachi in tutto ciò? >>
“...Non devi fidarti del vecchio! Non è certo per compassione che ci tiene a vivere nella sua casa...quell'uomo ha il cuore nero come la pece...oscuro quasi quanto me.”
<< Cosa sta architettando? >>
“Per saperlo, dobbiamo entrare... e quando sapremo, gliela faremo pagare.”
<< Ma...è chiuso a chiave! >>
“Lascia che ti dia IO la forza...”

Jin si sentì avvampare il tatuaggio...

<< No! FERMO! >> gridò, portandosi una mano al braccio, come per cercare di fermare il bruciore.
“ JIN! Lasciati andare...! Con me riuscirai a sfondare la porta con facilità.”
<< MAI! Non ti permetterò...di prendermi...!!! Non voglio entrare...voglio solo che mi lasci in pace!! >> il dolore sembrava aumentare. Ma il ragazzo lottava con tutte le sue forze per non perdere ancora una volta i sensi...gli occhi sembrava stessero per rigirarsi completamente all'indietro, e la sua fronte era attraversata da una vena pulsante.
<< VATTENE! VATTENE! >> gridava, disperato.
“No! Più resisterai, e più ti farai male...lasciami fuoriuscire! OBBEDISCI!”
<< ...HO DETTO NO! BASTA! >>

Il dolore sembrò scomparire all'improvviso. Il ragazzo si accasciò a terra sulle ginocchia, ansimando.
“Sei fortunato...è ancora troppo presto...ma un giorno, ti ingloberò, Jin...un giorno, quando il tuo cuore sarà colmo d'ombra, riuscirò ad averti...non potrai mai impedire che si oscuri, il tuo destino è segnato! Ogni giorno, l'ombra si espande sempre di più...! Ogni giorno, come una madre che nutre un bimbo in grembo, tu mi nutri di sentimenti d'odio...sentimenti che non potrai mai cancellare!”

La voce cominciò a ridere di gusto...il suono sembrava provenire da ogni angolo della casa. Ma Jin sapeva che in realtà proveniva solo dalla sua testa.
Jin, ancora inginocchiato a terra, si alzò la manica della camicia del pigiama azzurro, e osservò il tatuaggio che aveva sul braccio sinistro. Vi poggiò la mano sopra, e lentamente cominciò a graffiare. “Se non avessi fatto quel patto...se non avessi questo marchio...!” pensò. Le unghie penetrarono sempre più a fondo, fino a farlo sanguinare. << Smettila...>> diceva alla voce ridente. Provava odio.

Un odio inarrestabile...in quel momentò capì cosa intendeva la voce dentro di lui: non poteva non odiare. Non poteva reprimere i suoi sentimenti, nessun essere umano può farlo. E la creatura lo sapeva...si faceva beffe di lui, glielo ripeteva, sapendo che tanto non avrebbe potuto far nulla per impedirlo. E aveva ragione.

Jin si sentiva come in trappola...le risate della creatura non sembravano cessare un solo istante.
Non poteva resistere un minuto di più. Sentiva il battito del suo cuore aumentare freneticamente. Aveva paura. Ma cosa poteva fare?
Scese nel salone. Il suo sguardo si posò sul telefono. Aveva bisogno di distrarsi, di sentire qualcuno.

<< Ling... >>

Non era ancora sicuro di poterla davvero considerare sua amica. In ogni caso, era l'unica persona di cui poteva fidarsi...e di cui aveva il numero. Ovviamente, vista l'ora, non poteva certo chiamare a casa col rischio di svegliarle tutta la famiglia. Però si ricordò di quando la ragazza gli aveva dato il suo numero di cellulare. Con un po' di fortuna, poteva essere che l'aveva rimasto acceso vicino al suo letto.

Ricordò di quando stavano chiacchierando all'ingresso, qualche giorno prima.
<< Kazama, tu ce l'hai il cellulare? >> aveva chiesto la cinese, aveva appena smesso di badare a Kuma quel giorno.
<< No. Cosa me ne faccio? >> rispose il ragazzo.
<< COME COSA TE NE FAI!? Tutti i ragazzi ne hanno uno! Scusa, ma tu non ti senti mai con nessuno? >>
<< A dire il vero, no. Non ho molti amici con cui poter scambiare messaggi. Anzi...non ne ho affatto.>>
La ragazza lo fissò un po' triste. Poi gli fece un gran sorriso:
<< Beh, io ce l'ho! >> disse, prendendo un telefonino tutto rosa dalla tasca, con appesi ciondoli a forma di panda << E poi scusa, noi non siamo amici!? >>
<< Ehm...non lo so. >>
<< MA COME NON LO SAI!!!! Si che lo siamo! Guarda, dammi un foglietto che ti scrivo il mio numero! Così, intanto che ti compri un cellulare, puoi chiamarmi da casa quando sono fuori! >>

Jin avrebbe voluto chiedere “Ma perchè dovrei chiamarti?”, ma ormai conosceva bene le reazioni della ragazza. Era meglio non fiatare.
In ogni caso, aveva bisogno di quel numero.

“Dove l'ho messo!?” si chiese, ispezionando dei tiretti di una grossa panca. Ispezionò e ispezionò, finche non tirò fuori un foglietto con su scritto “Xiaoyu!” , con vari scarabocchi a forma di fiori e stelle. << Sembra scritto da una bambina delle elementari! >> bisbigliò.
Ricopiò il numero sul telefono cordless, e aspettò, seduto sul divano, cercando di non badare alla risata che echeggiava attorno.
Il cellulare, per sua fortuna, era acceso!
Aspettò speranzoso. Notò che la voce per la casa aveva cessato di ridere. Ma ormai stava già chiamando...e comunque, difficile da ammetterlo per lui, aveva paura che potesse ripetersi quella risata oscena.
Dopo un po' di squilli, finalmente una voce assonnata rispose:
<< Chi è...? >> domandò Xiaoyu, stanchissima.
<< Ehm...ciao Ling. >> rispose lui, un po' intimidito. Non riusciva a credere a quello che stava facendo! Non era proprio da lui.
<< Kazama!? Ma...hai visto che ore sono? >>
<< Si lo so...scusami, è solo che...ecco... volevo sapere cosa stavi facendo. >>
<< DORMIVO! >>
<< ... >>
<< E' successo qualcosa? >> domandò Xiaoyu, preoccupata.
<< No, è solo che tu mi hai detto che potevo chiamarti quando volevo. Quindi... >>
<< Non intendevo certo alle quattro del mattino. E domani si deve anche andare a scuola! Come mi sveglierò, adesso? >>
Jin fece un lungo sospiro.
<< Hai ragione. Mi spiace, buona notte allora! >> disse, un po' arabbiato.
Jin stava per riattaccare il telefono, pensando “Ma cosa diavolo mi passa per la testa?”
<< No, aspetta! >> lo fermò Xiaoyu << Non preoccuparti. E poi, ormai sono sveglia! >>
<< ...grazie mille, Ling... >> a quel punto non sapeva cosa dire. Si sentiva così stupido...
Xiaoyu era davvero incredula. Lo conosceva da poco più di un mese, ma non se lo sarebbe mai aspettato così insicuro e preoccupato. Sentiva, che c'era qualcosa che non andava...la sua voce era diversa dal solito, era bassa e timorosa. Non sapeva cosa gli fosse successo, ma di certo doveva tirarlo su di morale.
<< Sai Kazama, stavo pensando...non chiamarmi Ling! >> disse, all'improvviso.
<< ...? E come dovrei chiamarti, allora? >>
<< Xiaoyu, ovvio, no? E io ti chiamerò semplicemente Jin! Non capisco perché qui in Giappone siete tutti così formali...! >>
<< Come mai questa decisione? >> domandò il ragazzo.
<< Perché siamo amici, Jin! >> rispose lei, gioiosa.

“Amici...”

<< Hai ragione, Xiao! >> disse Jin, accennando un sorriso. Si meravigliò : da quando la sua vita era andata a rotoli, nulla riusciva più a renderlo sereno. Erano anni che non sorrideva. Tanto, troppo tempo.
<< “Xiao” ? >>
<< Ehm....non ti piace? >> il ragazzo l'aveva chiamata in quel modo in modo spontaneo, senza pensarci.
<< Forte! Mi piace, nessuno mi ha mai chiamato così! >> disse lei.
<< Senti, Xiao...come mai sei venuta a studiare qui in Giappone? Era da un po' che me lo chiedevo... >>
<< Vedi, sono dovuta andare via dalla Cina perché avevano minacciato di uccidermi... >> rispose seria.
<< COSA!? >> domandò il ragazzo, stupito della rivelazione.
<< Sto scherzando, scemo!!! >> ridacchiò la cinese.
<< Tsk...scema sarai tu! >> ribatté lui, offeso.
<< La verità è che...io adoro il Giappone! Adoro i manga, i videogiochi, i templi shintoisti, il sushi...tutto! Inoltre, adoro i parchi giochi che ci sono qui! E poi, andare alla Mishima High School lo desideravo fin da bambina! >>
<< Come mai proprio questa scuola? >>
<< Perchè tuo nonno è fantastico! Lo stimo tantissimo! >>
C'era qualcosa che non gli quadrava. Da quando il vecchio era “Fantastico!” ?
<< Ma...è sempre così antipatico! >>
<< A me è sempre sembrata una bravissima persona! Quando, da piccola, facevo dei viaggetti qui in Giappone per andare a trovare mio zio Feng e la moglie, alle volte mi portava anche alla villa Mishima, quando doveva lavorare. Il signor Mishima mi faceva sempre mettere sulle sue ginocchia per raccontarmi delle storie! Mi affezionai moltissimo a lui! E gli promisi che sarei andata alla sua scuola! >>

Jin non riusciva proprio a credere a quello che stava sentendo.
Heiachi con lui non si era mai comportato da “nonno”. Sembrava essere più affezionato a Xiaoyu che a lui, che era addirittura suo nipote!
Provava un po' d' invidia. Se Heiachi gli avesse riservato un po' più d'affetto, forse sarebbe cresciuto più felice. Ma non trovava assolutamente possibile che tal comportamento potesse fuoriuscire dal vecchiaccio scorbutico e crudele che conosceva.

<< Mi tratta sempre come se fossi un'estraneo... >> disse lui << ... anzi, peggio...come un peso. Non so perchè abbia accettato di tenermi a vivere da lui. E non so nemmeno perchè abbia accettato di insegnarmi il karate della famiglia Mishima. Di certo, non lo fa perchè sono suo nipote e ci tiene a me. >>
<< E allora, perchè lo farebbe? Dai, si realista... >>
<< Lo sono. Me lo sento, c'è un motivo in più. Non so cosa, ma spero di scoprirlo. >>
Jin non aveva certo dimenticato di quello che era successo poco prima, davanti all'ufficio.
<< Ma i tuoi genitori... dove sono? >> domandò lei. Jin si sentì un vuoto allo stomaco.
<< Beh...è una storia lunga... >>
Rimase un attimo in silenzio. Doveva dirglielo?
<< Se non ti va di parlarne, non import... >>
<< ...Mia madre... >> disse Jin, facendosi coraggio <<... è morta, e mio padre non l'ho mai visto. Anche lui è morto, prima che nascessi. Non conosco quasi nulla di lui...nè mia madre, né Heiachi me ne hanno mai voluto parlare molto.>>.
Calò un silenzio imbarazzante...
<< Mi spiace! Non dovevo chiedertelo! >> disse lei, seriamente dispiaciuta.
<< Non dispiacerti. Sinceramente, mi fa piacere avertelo detto. Non ne ho mai parlato con nessuno. E' come...se mi fossi tolto un peso. >> la rassicurò il ragazzo. Poi continuò:
<< Mia madre è morta sei anni fa...non so se ricordi il caso delle sparizioni dei lottatori ...dopotutto eri piccola... >>
<< Certo che me lo ricordo... >> disse malinconica << ...anche mio nonno sparì, in quell'occasione. >>

Jin lo aveva completamente dimenticato. Xiaoyu era la nipote di Wang Jinrei, il vecchio giardiniere di casa Mishima, ex partecipante al Tekken, proprio come sua madre.
<< E sai chi era colui che rapiva tutti i lottatori che avevano partecipato al Tekken? >>
<< Si... >> rispose la cinese <<... cioè, non ne sono sicura, ma si vociferava che fosse stato un mostro...al telegiornale lo chiamavano “Ogre”, cioè “Orco”. Ma la polizia cercava di smentire le voci, dicendo che probabilmente doveva trattarsi di un pazzo che rapiva i lottatori per poi poter chiedere il riscatto.>>
<< Peccato che non ci sia stato alcun riscatto. >> aggiunse Jin, tristemente.<< Io...lo vidi. >>
<< Chi...? >>
<< Ogre. >>
Jin pregò con tutto il cuore che non lo prendesse per pazzo.
<< Dici sul serio? >> domandò lei, incredula.
<< SI! Dico la verità, credimi. Era davvero un mostro. Non potrò mai dimenticarmi di lui... quegli occhi rossi...>> la voce di Jin cominciava ad abbassarsi, come per trattenere le lacrime. A stento riusciva a non farsi scivolare il telefono dalla mano << ...prese mia madre davanti ai miei occhi. Avevo solo 10 anni, Xiao...10 anni distrutti da quel bastardo! Aveva strappato l'unica persona importante per me!>>
Jin non riuscì più a trattenersi...era stanco di piangere, e sopratutto non voleva che lei lo sentisse. Ma non poteva farci niente.
<< Ricordo che la casa andò in fiamme...e io, mi risvegliai quattro anni dopo, dal coma. Mio nonno mi prese con sé, e io decisi che sarei diventato fortissimo, così da poterlo poi trovare e uccidere! E' per questo, che mi alleno duramente ogni giorno...ogni ora...>> si bloccò un attimo per deglutire, poi continuò << Scusami...scommetto che ti sembro uno stupido... >> disse, cercando di avere un tono tranquillo.
<< Non c'è nulla di stupido nel piangere. Tenerti tutto dentro può farti solo male...io lo so. Anche io ho pianto tanto per la scomparsa del mio nonnino. Capisco perfettamente i tuoi sentimenti. La tua tristezza...è comprensibile...>>
Anche lei scoppiò in lacrime. Jin sentiva i singhiozzi attraverso il telefono.
<< Adesso anche tu? >> domandò, senza smettere di lacrimare.
<< Perchè, non posso!? Come piangi tu, sono libera di piangere anche io! >> disse lei nervosa, singhiozzando.
<< Lo giuro, Xiao: lo troverò... e lo ammazzerò anche per tuo nonno. >>
Xiaoyu si riprese, e gli disse: << La vendetta non ci ridarà i nostri cari. E poi, sembra essere sparito...come pensi di trovarlo? >>
<< Un modo dovrà pur esserci. So perfettamente che ucciderlo non cambierà le cose. Ma non posso, Xiao...non posso non fargliela pagare. E poi...forse è assurdo sperarci, ma potrebbero essere ancora tutti vivi. I corpi non sono mai stati trovati. Se trovo lui, troverò anche mia madre. Viva...o morta... >>

<< Spero siano tutti vivi. Lo spero con tutto il cuore! >> disse Xiaoyu tirando su col naso << Beh, adesso basta piangere! >>
<< Mi sembra una buona idea. Abbiamo parlato tanto...se sei stanca... >> concordò il ragazzo, asciugandosi gli occhi.
<< Non lo sono affatto, Jin. Parliamo ancora un po'... >>
<< Sei sicura? Non ti sforzare per me. >>
<< Ti prego... >> disse lei << ...se non sei stanco, per favore, parla un altro po' con me. Ma non di cose tristi...dobbiamo parlare di cose belle! Ok, Jin? >>
<< Si, Xiao... >> rispose lui, sereno.

Difficile dire quante ore passarono, a parlare di tutto quello che gli passò per la testa.
Jin non aveva mai parlato così tanto con qualcuno, mai così liberamente.. Non gliene fregò niente di andare stanco a scuola. Non aveva mai passato una serata così. Finalmente, dopo sei lunghi anni, uno spiraglio di felicità si era riaffacciato nella sua vita

E quella felicità gliela stava donando quell'infantile, allegra, stramba ragazza cinese.
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Ciao a tutti ^^ come al solito ringrazio ancora i recensitori!!!Soprattutto a Ysi...ma che ti scusi!!! Anzi, forse a scusarmi dovrei essere io...non avevo certo intenzione di farti sentire in colpa, scusami sono tutta scema ç_ç! Io stavo semplicemente scherzando ^^!!!! Cmq...

Cosa nasconde il vecchio Heiachi a Jin!?!?!?! Cosa succederà d'ora in poi????? per saperlo, non perdete il prossimo capitolo ;) ciao!

  
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