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Autore: Kaderin    06/04/2012    4 recensioni
Dopo aver letto una miriade di ff, ho deciso di scriverne una di mio pugno. Forse troverete i personaggi un pò diversi, ma fondamentalmente spero che i pensieri e i dialoghi risultino vicini alla loro naturale indole... In questa ff voglio descrivere piccoli squarci di vita quotidiana attenendomi all'anime. Come noterete è passato un pò di tempo dalla fine di quest'ultimo, e i personaggi risulteranno cresciuti sia fisicamente che psicologicamente. Bhe non so cos'altro aggiungere, spero la leggiate e mi facciate sapere come vi sembra. Sono ben graditi commenti e/o critiche! Buona lettura.. Kade.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente.
Credo che vi debba un po’ di spiegazioni riguardo l’andamento della storia. Ormai l’avrete capito che sta giungendo al termine, e a malincuore presto dovrò abbandonare questo progettino portato avanti con gioia e piacevole impegno, supportata da tutti voi, lettori recensori e non. Mi avete sempre spronata a continuare, e spero di essermi migliorata nel corso dei vari capitoli.
Dunque, meglio se non mi dilungo troppo, volevo solo precisare alcune cose, allora: dal precedente capitolo, fino all’ultimo, ho deciso di alternare la narrazione sotto il punto di vista di entrambi i nostri eroi, contando non più di altri tre capitoli da qui alla fine definitiva della storia.
Così, giusto per avere più gusto io nel raccontarla e voi nel leggerla, penso sia relativamente positivo sentire entrambe le campane ora che i giochi stanno volgendosi al termine, e poi vi ricordo che abbiamo lasciato qualche personaggio, diciamo così, in sospeso.
I cambiamenti di ‘ruolo’ saranno anticipati dai soliti politici asterischi. (***)
Con questo vi abbandono lasciandovi alla lettura.
Un fortissimo abbraccio,
Kade.  

 

 
 
 
 
Strano, molto strano. Nabiki a quest’ora sarebbe già uscita allo scoperto.
Non che fosse passato poi molto tempo, all’incirca solo un paio di minuti.
Ma la situazione non la convinceva affatto, e da ciò che lasciava trasparire l’espressione di Ranma, non convinceva neppure lui.
 
“Aspetta qui, vado a controllare.”
In un secondo il ragazzo sparì dietro l’angolo del vicolo più vicino, dal quale l’ignoto spettatore aveva, probabilmente, filmato tutta la scena.
Che imbarazzo!
In che razza di situazioni dovevano trovarsi sempre. Che avessero mai vissuto una giornata all’insegna della normalità? Mai.
 
L’aria gelida sferzava continuamente raffiche di vento poco gentili contro il suo viso, facendole lacrimare gli occhi, per lo sforzo di doverli tenere aperti e ben all’erta. E come se non bastasse, la preoccupazione iniziò a montare dentro il suo stomaco a mo di una bomba innescata e pronta a esplodere.
 
Non le sarebbe dispiaciuto far sapere alla città intera di aver marchiato il territorio.
Si sa, il signor Genma, promise in sposo suo figlio alla metà delle giovani di Nerima, proprio come nel suo caso, e non si era spinto solo ai confini nazionali.
Sarebbe stata una bella conquista, non preoccuparsi e soprattutto non doversi ingelosire più del necessario, per salvaguardare ciò che ora, era ufficialmente suo. Ma non in quel modo.
Sventolare ai quattro venti quei momenti di intimità, decisamente molto personali non lo trovava giusto. Necessitavano anche loro di una privacy, ed era giunto il momento di farla rispettare.
Anche da sua sorella.
 
Soprattutto da lei.
 
 
 
 
 
 
***
Il sangue gli pompava nel petto come un idrante impazzito, e non solo a causa delle intense emozioni appena vissute, ma anche dalla rabbia che subito dopo pochi istanti si era impossessata di lui nel vedere la lucina rossa del Rec di una videocamera, sparire nell’oscurità della notte complice del guardone, o di chiunque si trattasse.
 
Ma un vago sospetto lui già l’aveva. E l’aveva anche apertamente manifestato, urlando quel nome alla cieca, un attimo prima, all’unisono con la sua fidanzata.
 
Ora era davvero stufo di tutto quel magna magna, fruttato grazie alle sue disgrazie o ai suoi momenti più delicati, grazie al quale Nabiki Tendo poteva vantare un regime economico degno di un usuraio.
Quando è troppo, è troppo.
L’avrebbe affrontata, e se fosse stato necessario le avrebbe sfasciato quell’inutile aggeggio col quale si divertiva a rovinargli la vita, più di quanto già non fosse.
 
Corse verso quell’unico indizio, ma appena svoltò l’angolo si trovò in un vicolo cieco, confinante solo su un lato da un abitazione costernata da inferriate arrugginite, e a prima occhiata parecchio spoglia e malandata.
 
Sparire così dal nulla non era il modus operandi tipico di sua cognata, soprattutto perché non aveva una dimestichezza al pari di un artista marziale, in questo genere di cose.
Quello era senza dubbio opera di qualche combattente, o comunque di qualcuno molto agile a svignarsela.
 
E per quanto lo facesse a malincuore, dovette eliminare dalla lista dei sospettati Nabiki.
Nonché unica a vigere all’interno di quella, al momento.
Senza tralasciare il fatto che conoscendola, li avrebbe subito ricattati per non far divulgare una simile notizia.
Tutti, potevano solo lontanamente immaginare i danni che avrebbe causato.
 
Si guardò alle spalle e intorno un paio di volte, prima di decidere che sarebbe stato meglio tornare indietro da Akane e tornarsene a casa. In ogni caso avrebbe appurato di persona, una volta dentro, che Nabiki non gli nascondesse nulla.
 
Ritornato dalla mora, lei lo perforò con lo sguardo vedendolo ritornare senza quel qualcosa, in mano. Non erano affatto buone notizie, proprio no.
 
“Ranma credo che chiunque ci abbia spiato, non centri molto con Nabiki…”
Avevano fatto lo stesso ragionamento a quanto pare.
 
“Già, credo che centri qualcuno dei nostri spasimanti, non mi viene in mente nessun altro a cui potrebbe interessare una cosa sim…”
Lampo di genio. Un dubbio peggiore iniziò a insinuarsi nel suo cervelletto.
Ma quale lampo, un abbaglio! Un meraviglioso e lungimirante abbaglio.
 
Era da un po’ di tempo che i loro genitori non si facevano vivi.
E non a caso, quell’uscita di scena, gli ricordava tanto le loro famose e innumerevoli ritirate, guidate dal buon senso e una alta dose di fifa blu.
Degna di due idioti, qual’erano.
 
“Ranma stai bene?”
“…giuro sul mio onore che li ammazzo!”
 
Di volata, prese la mano di Akane e si incamminò verso casa, con un enorme interrogativo in testa e un fastidioso dubbio legato a questo.
Era ora che si decidessero a tornare a casa quegli imbroglioni, e al loro ritorno non avrebbero ricevuto il bentornato. Per niente.
 
Ed ecco che sulla sua personale lista nera di sospettati, si incisero a fuoco due bei nomi.
 
Genma Saotome
Soun Tendo
 
 
 
 
 
***
Quando tornarono a casa l’imbarazzo ritornò a incombere sulle loro teste.
Nabiki li aspettava per cena in salotto, come sempre, senza aver spiccicato una sola parola.
Di riflesso mollarono la presa l’uno dalla mano dell’altra, e guardandosi per un istante negli occhi Ranma fu veloce abbastanza da farle un occhiolino e farle capire che sarebbe salito al piano di sopra. Probabilmente a fare un bagno.
 
Istintivamente si imporporò, dandosi dell’idiota mentalmente.
Le pareva di comportarsi come una bambina, ma certi effetti gliel’avrebbe sempre fatti, pensò.
 
Con nonchalance cercò di pensare ad altro, provando ad intraprendere con sua sorella una sorta di conversazione.
Anche se non le avrebbe detto assolutamente niente di ciò che era successo con Ranma, sentiva il bisogno di confessarsi con qualcuno.
Ma era a corto di orecchie sincere e che non fossero doppiogiochiste, al momento. 
 
Shinnosuke aveva lasciato casa la sera prima, poco dopo che il fidanzato svenisse, la informò subito Nabiki. Non che per lei avesse avuto importanza, ma si sentì un po’ cattiva a non averci neppure pensato di chiedere di lui, le era completamente passato di testa.
 
Ma soprattutto aveva lasciato completamente sola Nabiki in casa per due giorni quasi.
Non era da lei.
 
“Oh si certo. Mi stavo chiedendo infatti come mai la casa fosse così silenziosa.”
Ottima idea, rimarca pure il punto Akane.
 
Nabiki alzò lo sguardo su di lei, e sorridendo beffardamente, il suo viso lasciò spazio nuovamente alla sua solita maschera di indifferenza.
“Non ti meraviglierai ancora per molto.”
“Di cosa stai parlando?”
“Presto te ne accorgerai da sola Akane…”
 
Così dicendo, la lasciò sola nel salone. Per la prima volta dopo un sacco di tempo rivide quella stanza stranamente vuota, e non vuota perché non ci fosse nessuno al suo interno insieme a lei, in quel momento. Ma vuota nel senso più etimologico e profondo della parola.
Non la ricordava con un tale senso di vuoto dal lontano anno in cui la sua cara mamma morì.
 
Non voleva rivivere quelle sensazioni di opprimente tristezza proprio in quel momento. Dovrebbe essere al settimo cielo per quello che le era successo. Invece, non si sentiva ancora del tutto tranquilla.
Come se ci fossero ancora questioni irrisolte, che non le permettevano di vivere serenamente il suo nuovo stato sociale. Ora era ufficialmente fidanzata con la persona che amava.
E per ufficialmente, era inteso in senso strettamente universale. Non più legati a patti, favori, o matrimoni combinati. In realtà, nonostante ora stessero insieme consapevolmente il matrimonio era l’ultima cosa a cui avrebbero pensato.
 
Che ironia, pensò.
Quel matrimonio combinato li aveva fatti incontrare, conoscere, al fine di rispettare e giungere al compimento del patto tra i loro genitori. Ed ora che il loro amore era stato dichiarato, Ranma le aveva apertamente detto che di matrimonio non ne voleva sentir parlare.
E lei inconsapevolmente, era stata assolutamente d’accordo con lui.
 
Era stata una costrizione, per la loro unione. Ed ora che il loro rapporto era passato al livello consenziente, non ne avevano più tutto questo urgente bisogno.
 
Col tempo se i Kami avessero voluto, sarebbero arrivati anche dei degni eredi di una palestra di arti marziali. Ma meglio non correre troppo con la fantasia. Akane ne aveva sapeva qualcosa.
Ora le cose dovevano essere viste in maniera diversa. Senza irruzioni di fantasie infantili a rovinare ogni cosa.
 
No, non più. Con una nuova consapevolezza, e relativa forza d’animo si preparò mentalmente a ciò che avrebbero passato di lì a poco, per preservare la loro relazione.
 
Era risaputo e al quanto scontato che le varie fidanzate di Ranma e i suoi corteggiatori, non avrebbero preso bene la notizia.
Ma dopotutto perché farlo sapere subito in giro?
Aveva bisogno, anzi, voleva proprio godersi un altro po’ di sano e fuggiasco anonimato insieme al suo lui.
 
E a proposito, salì le scale in fretta e furia, controllando bene che Nabiki non la seguisse.
Dopo esserci passata più volte davanti, e dato un’occhiata fugace all’interno della cucina e le altre stanze, notò che sua sorella si stava dirigendo verso l’uscita del Dojo.
Forse a causa di qualche sua commissione, ritiro di denaro o…
 
Un lampo di astuzia e cinica adrenalina la spinsero a dirigersi velocemente in camera della sorella.
Se fosse stata lei ad averli filmati lì fuori, l’arma del delitto dovrebbe trovarsi proprio nella sua camera.
 
Macinando le scale a due a due, si trovò al piano superiore, e sorpassata la porta della sua stanza, trovò quella di Nabiki completamente aperta.
 
Ranma l’aveva anticipata, e piegato in avanti su di un cassettone accanto uno stereo, stava travasando quello che probabilmente era il contenitore del peccato di sua sorella.
E per peccato, era inteso che si trattasse di una raccolta ben dettagliata di tutte le loro fotografie. Alcune numerate e ordinate a mazzetti, legate insieme da un fine elastico. Quei gruppetti di carta riguardavano rigorosamente la ragazza col codino e Akane, durante il giorno, le lezioni scolastiche e gli allenamenti. Alcune erano anche decisamente vecchiotte. Probabilmente riserve, in caso rimanesse a secco.
 
E ci avrebbe scommesso, tutte destinate ad essere vendute ad un unico cliente, pensò.
Kuno.
 
Con ribrezzo a quel pensiero, sfiorò la spalla di Ranma per attirare la sua attenzione.
Il ragazzo un attimo pria di voltarsi trasalì, pensando di essere stato beccato dalla sorella sbagliata.
Con un sospiro, le baciò inaspettatamente la fronte. Un gesto stranamente gentile da parte sua che le rianimò le farfalle nello stomaco. Ma poi gli sorrise, entusiasta.
Doveva abituarsi a quelle effusioni, e perché no, ricambiarle.
 
“Trovato niente?”
“Purtroppo no.”
 
Si chinò affianco a lui aiutandolo a rimettere apposto il tutto all’interno di quel contenitore di plastica che Nabiki usava a mo di scrigno segreto. Per una volta la sua cara e innocente sorellina non centrava niente. Probabilmente, non sospettava nemmeno gli sviluppi degli ultimi giorni.
Meglio così.
 
“Per la cronaca comunque, non mi va che Nabiki tenga delle tue foto per venderle a chissà chi!”
“Oh… è gelosia quella che sto sentendo?”
Scoccandole un occhiata maliziosa, il codinato richiuse con un rumoroso scatto il pesante cassettone in legno.
 
Una volta finito, si alzarono contemporaneamente, ma lei rimase a una buona spanna più in basso di lui. Che il ragazzo usò a suo vantaggio per prenderla in giro, trascinandola con una spinta fuori dalla stanza, per poi circondarle la vita con le braccia.
 
“Non ti facevo così premuroso devo ammetterlo.”
Lo guardò da sopra la spalla, e sorridendo sorniona gli strinse le mani che le circondavano quella rinomata vita larga, tra le sue.
 
Ranma stava per risponderle qualcosa di carino, dato il rossore sulla sua faccia ma all’improvviso il suo sguardo mutò il colore dei suoi occhi.
Da quel caldo mare qual’erano, in un attimo si trasformarono in anemica composizione vitrea priva di fondo.
 
Notò in fine che non stava guardando lei direttamente ma qualcosa alla sua stretta destra.
O precisamente, qualcuno.
Si voltò anche lei e i suoi occhi indugiarono per qualche secondo sulla figura, che li guardava sorridente e solare come sempre, mentre con una scopa in mano spazzolava l’entrata della stanza degli ospiti. Ovvero quella in cui Ranma e suo padre dormivano.
 
All’interno un grosso panda vi ronfava rumorosamente, ad essere precisi.
Possibile che non si erano neppure accorti che fossero tornati?
Eppure Nabiki l’aveva avvisata qualche minuto fa, in un certo senso.
 
“Salve ragazzi…  oh quanto siete carini!”
Nel dirlo si portò una mano sul viso socchiudendo gli occhi.
Kasumi, non uno spettro. È Kasumi, si ripeteva mentalmente.
 
Accennando entrambi un saluto col capo alla primogenita delle Tendo, si mollarono alla svelta e rispettivamente uno entrò nel bagno, e l’altra di corsa si rifugiò nella sua camera.
 
Altro che un po’ di anonimato. La festa era già finita. 
  
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