Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: IamShe    06/04/2012    7 recensioni
Sono passati cinque lunghissimi anni dalla lotta all'Organizzazione. Shinichi è un detective di successo ed ormai, uomo, all'età di 23 anni avrà il compito di affrontare altri problemi. Che siano di carattere sentimentale o no, è certo di una sola cosa: le emozioni che ha provato, al di là del tempo passato e delle sofferenze patite, rimarranno per sempre in lui. In lui, come in lei.
~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~
"La fissava instancabilmente, tanto che la ragazza si perse nell’azzurro di quegl’occhi che tanto le ricordavano il mare e che tanto le piacevano. Non poté fare a meno di arrossire quando le labbra del ragazzo s’incurvarono in un bellissimo sorriso, che gli illuminava il volto, e che risplendeva in quella sala privando le lampade della loro luminosità." [Estratto del 7° capitolo]
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Momenti di quiete
Ventiquattresimo capitolo

•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•

 

“Ehi” le scostò dolcemente i capelli Shinichi, accarezzandole le guance. “Buongiorno.”
La voce più bella e melodica che le sue orecchie potessero udire, si propagò nel cuore di Ran, fin quando un sorriso spontaneo colmo di felicità, nacque di getto sul suo viso. Si voltò alla sua destra, e nell’incontrare lo sguardo magnetico ed azzurrino di Shinichi, arrossì lievemente, al ricordo della notte appena trascorsa. Le immagini emergenti da quel buio impenetrabile brillavano come diamanti al Sole, e portavano alla luce i loro profili, e i loro corpi, così presi dall’amarsi e dall’adularsi, da non accorgersi della nascente alba, che pian piano si ergeva sull’orizzonte marino. La nascita di un nuovo giorno che interrompeva la loro pazzia, ma che donava loro nuovi attimi da trascorrere insieme, in una vita che non sembrava più così brutta.
“Buongiorno” riuscì a rispondergli lei sorridente, ancora un po’ imbarazzata ed intimidita. Il coraggio che l’aveva mossa qualche ora prima sembrava svanito ed intrappolato, scemato nel ritrovarsi il giovane accanto, in piena luce diurna. Eppure si sentiva la donna più felice al mondo, capace di toccare il cielo con un dito. Non desiderava nient’altro che restare con lui per tutta la sua vita, per ogni singolo istante della sua misera esistenza. Chiedeva forse troppo?
“Che dici, ritorniamo in albergo?” le chiese lui, sfociando in un grande sorriso. Pensò che appena arrivati nell’hotel, sarebbero stati tartassati dalle mille e più curiosità dei loro amici, pronti ad accoglierli con grande entusiasmo e foga di sapere. Sbuffò lievemente a quell’immagine che gli si era creata nella mente, tentando di trovare una scusa che potesse giustificarli dinanzi a quegli impiccioni. Sbuffò ancora, nel constatare che scuse non esistevano.
“Perché? Si staranno preoccupando?” gli domandò Ran, con voce ingenua. Avrebbe pagato oro per far calare la notte in quel momento, ed abbandonarsi nuovamente alle braccia del detective. Proprio non ci teneva a ritornare alla realtà, e dover affrontare tutti i problemi causatole da quel folle, ma indimenticabile, gesto. Non era per niente pentita di ciò che aveva fatto, forse perché è difficile pentirsi delle cose che si fanno quando si è felici. Si guarda il mondo con occhi diversi, pieni di speranza e di illusioni, che rendono tutto bello ciò che ci circonda.
“Vuoi restare ancora qui?” le domandò Shinichi, con fare malizioso e divertito. L’idea era buona, ma inattuabile. Per quanto la spiaggia fosse nascosta dalla visuale del lungomare, presto sarebbero arrivate le prime famiglie, accompagnate dai propri bambini, per montare ombrelloni e sdraio. Sfortunatamente, dovevano andarsene.
“Non mi dispiacerebbe” ammise Ran, arrossendo alle sue stesse parole.
“E poi, hai voglia di scontrarti con loro?” continuò mettendosi a ridere, alludendo all’incredibile tenacità che avevano gli amici nell’immischiarsi negli affari degli altri.
“Prima o poi dovremo farlo, no?” le rispose lui, sorridendole.
“Oppure hai voglia di nasconderti con me da qualche parte, per sempre?”
Per sempre...Le ultime due parole di quella stupida, ma dolce frase, rimbombavano nella mente di Ran accelerando la circolazione sanguigna. Restare per sempre con lui, aldilà del posto, era un sogno. Poteva divenire realtà? Se glielo si fosse domandato qualche giorno prima avrebbe risposto di no, impossibile. Eppure ora sembrava tutto possibile, tutto realizzabile. Forse loro erano davvero fatti per stare insieme.
“Il per sempre mi stuzzica” gli rivelò la ragazza, sorridendogli.
Il suo riso contagiò Shinichi, che incurvò le labbra in un ghigno provocatorio.
“Dovrei sopportarti per tutta la vita?”
“Ma se sono io quella che ti sopporta” gli rispose lei, sostenendo il gioco. Era così bello scherzare con lui. Le era mancato. Le erano mancate le sue battutine, i suoi sorrisi, il suo modo di ridere. Come aveva fatto a rinunciare a tutto questo per quattro anni, adesso appariva come un mistero.
“Io sono un angioletto” continuò Shinichi, guardandola di sottecchi e smorzando un sorrisetto.
Ran rimase a guardarlo, perdendosi nell’immensità della sua bellezza. Anche di prima mattina, assonnato e stanco per una notte di fuoco, con i capelli del tutto scompigliati, era un dio. Gli si avvicinò cauta, per poi prendergli il viso e donargli un tenero bacio.
“Sì...” gli disse, poggiandosi sul suo petto. “Forse sei un angelo, il mio angelo.”
Il ragazzo dapprima arrossì, alzando lo sguardo al cielo per imbarazzo. Era davvero il suo angelo, e l’avrebbe protetta sempre, in qualsiasi situazione. Lanciò un’occhiata verso la giovane, per poi sogghignare.
“Sì... me lo dicono tutte” la stuzzicò divertito, pronto ad un’eventuale reazione violenta da parte di Ran. La ragazza lo guardò assottigliando gli e storcendo le labbra. Aggrottò anche le sopracciglia, puntandolo con un sguardo di sfida.
“Idiota... sei un idiota, altro che angelo” continuò lei, pizzicandogli il braccio, facendolo urlare per il dolore.
“Dai piccola...” la intenerì con quel tono di voce, per poi continuare a sorridere. “Dovresti essere felice di essere stata l’unica a cui ho detto ti amo.”
“Che onore” ribeccò lei, quasi per alleviare il rossore che le si era propagato sul viso al ricordo del ti amo di qualche ora prima. Da quanto non sentiva un suo “ti amo”? Anche perché sentirlo da qualcun altro non avrebbe sortito lo stesso effetto. Insomma, era Shinichi a dirle di amarla, non un ragazzo qualunque. Era l’amore della sua vita, l’unico del quale le importasse davvero, l’unico per cui il cuore sembrava avere un motivo per cui battere.
“L’unica di Tokyo, intendevo...” azzardò lui, alzandosi di fretta per schivare lo schiaffo che stava per arrivargli sul viso. Vide Ran scattare all’in piedi, ed inseguirlo, smuovendo la sabbia sotto i suoi piedi.
“Vieni qui!” gli gridò divertita, cercando di afferrarlo con le braccia, per poi cadere miseramente sulla spiaggia, perdendo l’equilibrio. Shinichi le si avvicinò e l’aiutò ad alzarsi, tesandole una mano, ed abbracciarla stretto al suo corpo, bloccandole possibili movimenti.
“Nah, sei l’unica al mondo” le disse serio, per poi baciarla. “Ti amo.”
Ran desiderò ardentemente che il tempo si fermasse in quel preciso istante, e che non ripartisse più. Aveva trovato la felicità in quell’abbraccio, in quel bacio, ed in quelle parole sussurrate da quella voce. Aveva trovato la felicità in lui. E con lui non esistevano limiti di tempo, tanto valeva bloccarlo. Sentì le braccia del detective abbandonare la presa e le labbra staccarsi dalle sue, lasciandola persa in quell’attimo eterno.
“Andiamo” le ricordò, afferrandola per mano, incamminandosi verso lo scoglio. Quello scoglio in cui la notte prima Richard aveva visto la fidanzata intrattenersi con l’investigatore, e tradirlo. Di tutto ciò loro erano ignari, ed ignoravano anche una sua eventuale reazione.
“Sì, ho bisogno di dormire” ammise sorridendo Ran, abbandonando la spiaggia del loro sogno. Niigata appariva come la città più bella del mondo, intrisa di ricordi ed emozioni, sarebbe rimasta nel loro cuore per sempre, un po’ come accade per quei tanto sospirati viaggi che non si dimenticano mai. Scavalcarono insieme lo scoglio, fino a ritrovarsi sul punto più alto dell’ammasso di rocce. Nel camminarci sopra, Shinichi avvertì qualcosa sotto ai suoi piedi, spiaccicato a terra. Nel chinare lo sguardo vide un mazzo di rose rosse, maltrattate dal vento e dal suo passaggio, al quale era attaccato un biglietto. La sua curiosità lo spinse a chinarsi e prendere il foglietto, per poi aprirlo tra le sue mani.
 
Auguri amore mio, questi tre mesi insieme sono stati fantastici.
 
Cosa ci fa questo bouquet qui?Pensò, trattenendo tra le mani il biglietto e girandolo su più parti, per cercare di capirne la provenienza. Sulla carta era intestato l’indirizzo di un fioraio di Niigata, poco distante dal loro albergo. Incurvò un sopracciglio nell’intrattenersi sullo scoglio, lasciando Ran proseguire.
“Shin dai vieni” lo chiamò la ragazza, appoggiando i piedi sulla spiaggia oltre la roccia. L’investigatore alzò lo sguardo verso la giovane, deciso a raggiungerla. Nello scendere da quello scoglio, mantenne il biglietto, per poi metterselo nella tasca dei bermuda che portava. C’è qualcosa di strano in queste parole...
 
 
“Staranno ancora dormendo?” domandò sogghignando Kazuha, rivolgendosi agli amici seduti ai tavoli dell’albergo. Era ormai ora di pranzo e non avevano notizie degli amici da una ventina di ore. Sapevano bene che probabilmente erano stati insieme, essendo rientrati in albergo come due ladri alle sei del mattino. Stavano giusto aspettando che si alzassero.
“Penso di sì” le replicò Heiji sorridendo. “Avranno fatto le ore piccole.”
“Finalmente hanno fatto pace...era ora” continuò la conversazione Sonoko, massaggiandosi il capo per il violento mal di testa causatole dalla sbornia della notte precedente. Non ricordava niente delle ore precedenti all’alba, neppure di aver incontrato Richard, e di averlo inconsciamente guidato sulla pista giusta.
“A proposito...” disse Kazuha ai presenti, riportando l’attenzione su di lei. “Non avvisiamoli che Richard è venuto qui ieri. Ran potrebbe sentirsi in colpa e rovinare la situazione. E’ meglio non svegliare il can che dorme.”
“Richard era qui ieri?” domandò ingenuamente Sonoko, strabuzzando gli occhi per la notizia. Shiho la guardò assottigliando le palpebre, imitando una smorfia.
“In realtà gli hai anche detto che Ran era con Shinichi” le rivelò di getto la scienziata, causando un riso generale.
“Cosa ho fatto?” chiese ancora, apparentemente sconvolta per ciò che Shiho le aveva riferito. “Davvero gli ho detto che era con lui?”
L’amica annuì sorridendo, per poi reggersi il capo con il palmo della mano.
“Oh, eccoli!” li avvisò Heiji, in vista di Ran e Shinichi che lentamente si apprestavano a scendere le scale dell’albergo per raggiungerli. “Facciamo finta di niente.”
D’improvviso tutti si finsero interessati alla tovaglia del tavolo, intrattenendo il tempo tamburellando le nocche delle dita sul ripiano, stentando a trattenere sorrisetti che nascevano spontanei sui loro volti.
“Ciao ragazzi” li salutò ancora assonnato Shinichi, spostando la sedia alla destra di Heiji per sedersi. Ran si sedette tra Kazuha e Shiho, mostrando a tutti la sua espressione sorridente e gioiosa. I ragazzi alzarono i loro sguardi per fissare i due amanti, che d’un tratto si sentirono osservati e richiesti. Ecco che incominciano... pensò Kudo, portandosi una mano sopra gli occhi.
“Shinichi ma che fine hai fatto ieri? Non ti ho visto rientrare” cominciò Heiji, lanciando un’occhiata divertita e maliziosa al migliore amico. Ma quanto era fastidioso quando faceva così? Sì perché poi non lo faceva per conoscere, ma con l’unico scopo di prenderlo in giro. Era indubbiamente consapevole che la notte prima l’amico fosse stato con Ran, ma voleva a tutti i costi tirarglielo fuori dalla sua bocca. Farglielo ammettere, insomma.
“Ho fatto un giro” rispose prontamente il detective, smorzando una smorfia.
“Ran” s’intromise Sonoko, sorridendo all’amica. “Non ho visto rientrare neanche te.”
La karateka arrossì lievemente e guardò Shinichi per cercare di capire ciò che dovesse dire loro. La verità, o una scusa? Cosa sarebbe stato meglio?
“Ehm, ho fatto un giro anche io” ammise poi, in completa difficoltà sul come risponderle.
“Vi siete incontrati quindi” dedusse l’ereditiera, inarcando le sopracciglia e sorridendole beffarda.
“Ehm” cercò di risponderle Ran, inceppando nelle parole. Guardò ancora una volta il ragazzo, azzardandosi nel chiedere cosa dovesse fare. Il detective alzò le spalle, facendole capire che avrebbe anche potuto dire tutto. Anzi, forse proprio tutto no. “Sì.”
Tutti i presenti trattennero un risolino, coprendo la bocca con una mano.
“I fatti vostri mai eh?” disse infastidito Shinichi, rivolgendosi ai propri amici.
“Ma tu non mi racconti mai niente” lo riprese Heiji, istigandolo con il gomito.
“E non saprai mai niente!”
“Guardate che non è successo niente” cercò di interromperli Ran, con voce innocente.
La sua frase attirò l’attenzione di Heiji, Kazuha, Shiho, Sonoko ed infine Shinichi, che cominciarono a fissarla impietriti. Poi si sentirono delle risate, e delle voci proroganti di sghignazzi. Quanto poteva cercare di essere veritiera un frase del genere? Zero. Aveva zero chance.
“Sì... niente.”
“Ci stiamo credendo, sì.”
“Noi siamo nati ieri, infatti.”
Il suono melodico del cellulare di Shinichi interruppe improvvisamente la serie di attacchi sarcastici rivolti a Ran. Il detective scrutò il display, per poi alzarsi dal tavolo ed allontanarsi repentinamente. Ran rimase basita, e forse un po’ delusa per quell’atteggiamento. Aveva forse qualche motivo particolare per non far ascoltare la conversazione ai suoi amici, e soprattutto a lei? Cominciò a scrivere pian piano un copione degno delle più grandi pellicole hollywoodiane. La sua testa era un ammasso di pensieri ed idee che la torturavano ogni secondo che passava. Forse ha un’altra... pensò, stringendo i pugni. O forse altre... forse è fidanzato e non me lo vuole dire...
“Il tuo fidanzatino già ti tradisce?” la stuzzicò Sonoko, maliziosamente.
“Lui non è il mio fidanzatino!” sbottò Ran, paonazza. Lanciò gli occhi in direzione del ragazzo, appoggiato ad una colonna del ristorante dell’albergo con la schiena, con in mano il cellulare. Aveva cambiato i vestiti rispetto alla notte precedente, ma il suo fascino non era calato. Quanto era bello? Forse troppo. E forse, anzi probabilmente, non lo era solo per lei, ma per altre mille giovani pretendenti. Nel guardarlo si ritrovò ad essere gelosa di un ragazzo che non era nemmeno il suo partner. Almeno non l’ufficiale. Appunto, e l’ufficiale? Di Richard non aveva più avuto notizie dalla mattina precedente. Pensò che forse era meglio così, era meglio evitare al momento. Doveva parlargli e trovare le parole giuste per spiegargli la situazione, lui avrebbe capito.
“Pronto?” rispose al cellulare Shinichi, assumendo un tono estremamente serio.
“Detective, sono la moglie di Kemerl, mi scusi se la disturbo, ma ci sono novità?” chiese speranzosa la signora dall’altra parte della cornetta, giocando col filo del telefono casalingo.
“No, le ho rivelato tutto con quella telefonata l’altro ieri. Suo marito è vivo, e sembra proprio avere una doppia identità. Inoltre riesce a scomparire da un momento all’altro, manco fosse un fantasma. Che lei sappia, nutriva sentimenti di particolare odio verso qualcuno che lei conosce?” domandò Kudo, in attesa di una risposta soddisfacente. E questa, stranamente, arrivò.
“Ehm, in realtà sì.”
“Davvero?” chiese impaziente il ragazzo, spalancando gli occhi.
“Sì... ma non lo odiava lui direttamente... cioè, io scoprii che c’era qualcuno che suo padre temeva.”
“Suo padre?”
“Sì. Ma dopo la sua morte, questo sentimento sembrava essersi tramortito in Toichi.”
“Quanto tempo fa è morto il padre di suo marito?” domandò Shinichi, prendendo dalla tasca il taccuino che fedelmente lo accompagnava in ogni ora della giornata. Un buon detective doveva sempre averlo con sé, lo ripeteva sempre.
“Cinque anni fa.”
“Scusi ma lei come fa a sapere che suo suocero temeva qualcuno?”
“Un giorno andai nella loro villa per una festività. Per caso mi ritrovai nello studio di mio suocero da sola. C’era molta confusione, nonostante fossero dei benestanti ed avrebbero potuto avere delle cameriere. Vede, io ho la mania di mettere in ordine qualunque cosa, così mi affrettai a sistemare le scartoffie. Ne cadde una dal mucchio, che trascinò con sé la foto di un bambino, probabilmente un loro parente, non so. Comunque, sopra al foglio vi era scritto:
Tottori: Una gigante tra milioni di nane bianche.
Ma forse, c’è qualche piccola stella che può oscurare la mia luce.
Qualche stella argentea. Non posso accettarlo, non voglio.
Confido in te, ricordalo. Porta al massimo splendore i Kemerl, siamo il Sole del Giappone.

“E quando l’avrebbe visto questo foglietto?”
“Pochi giorni prima che lui morisse... insomma, in quel frangente non gli ho dato importanza, ecco perché non le avevo rivelato niente. Può essere di rilievo?”
“Direi di sì” decretò Shinichi, socchiudendo gli occhi e lasciandosi ad un sospiro. “Mi potrebbe dire dove abitava suo suocero?”
“Perché?”
“Avrei intenzione di fare una visita alla sua bella villa.”
 
“Kudo finalmente! Guarda che qui Ran si ingelosisce!” li punzecchiò con voce squillante Sonoko, facendoli arrossire all’unisono.
“Sonoko!” le urlò contro Ran, tirandole uno scossone. “Non dire sciocchezze.”
“Non stavo facendo niente di male, era una telefonata di lavoro” le rivelò Shinichi, sogghignando. Non poteva che fargli piacere che la ragazza fosse gelosa di lui, e non riusciva a non esternarlo. La karateka incrociò le braccia al petto, girando lo sguardo dalla parte opposta, simulando una smorfia.
“Non che a me interessi” cercò di fingere Ran, mantenendosi sulle sue. In realtà le interessava eccome, e moriva dalla voglia di sapere con chi stesse parlando, ma a sentire che si trattava unicamente di lavoro tirò un sospiro di sollievo. Shinichi sorrise, voltandosi verso Heiji e Kazuha. Incurvò un sopracciglio nel non vederli e nel girarsi verso Sonoko, notò che non era presente neanche Shiho. L’ereditiera nel captare la sua curiosità, prontamente colmò i suoi quesiti.
“Sono al buffet, stanno scegliendo da mangiare. Anzi ora vado anche io, così lascio da soli i piccioncini” continuò a divertirsi con le sue stesse frasi Sonoko, guadagnandosi gli sguardi obliqui dei due ragazzi. Si alzò dalla sedia, scostandola dal tavolo. Nel vederla allontanare, Shinichi si avvicinò a Ran, sedendosi al suo fianco.
“Davvero non ti interessa?” le chiese malizioso e sorridente.
“Cosa?” continuò lei, fingendosi sostenuta.
“Chi mi chiama...” azzardò lui, mostrandole una linguaccia. “Sarebbe potuta essere una signorina tutta curve...”
“... e niente cervello?” si lasciò sfuggire la ragazza, facendo trapelare un po’ di gelosia.
“Ma in quel caso a me non ti interessa come ragiona, ma come si muove.”
Ran spalancò gli occhi, per poi mandargli un’occhiata di sfida, piena di rabbia.
“Fai schifo Kudo, e poi vattene con lei se ci tieni.”
Shinichi scoppiò a ridere all’affermazione della ragazza, che tentava in tutti i modi di mostrarsi forte. In realtà invece era un’inguaribile gelosa. Eppure l’adorava quand’era così. Si avvicinò ancora di più a lei, per poi prenderle il viso e stamparle un dolcissimo bacio sulle labbra, che poterono vedere tutti. Il tocco delizioso della bocca del detective fece dimenticare ogni piccolo astio che avrebbe potuto sentire in quel momento. Non valeva così però, era troppo facile.
“Non sai quanto mi piaci quando fai la gelosa...” le rivelò, facendola arrossire.
“Non scappare più via Mouri” continuò a dirle, stringendola in un abbraccio nel quale Ran vedeva il mondo intero. Le sue orecchie percepivano solo il suono delle sue parole, che viaggiavano nel suo corpo superando ogni possibile contrasto. Quanto era bello stare fra le sue braccia? Sembrava essere in Paradiso. Quello sembrava il Paradiso. Era sicura di esserci stata prima di tutti a quel punto, ed avrebbe potuto descriverlo se glielo avessero chiesto. E’ caldo ed accogliente avrebbe risposto, è tra le braccia del ragazzo che amo.
Sorrise.
“Non mi muovo da qui, starne certo.”

 
 
 
 
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Ma quanto sono dolcissimi questi ragazzi?! Non sono bellissimi?! *_________* Stanno vivendo dei momenti di serenità, e se li meritano cavoli, dopo tutto quello che hanno passato! XD Insomma, come vi è sembrato il capitoletto? Si percepisce l’aria a cuoricini che attornia in bel detective e la dolce karateka? Spero di sì XD
VENTIQUATTRO, oh, il mio numero preferito! 24 24 24 24 24 24 24
Ok basta, non mi sopportate più! XD
Alloraaaa... in questo capitolo riprendiamo anche la vicenda Kemerl, che tanto vi sta facendo scervellare! Come avete letto la moglie del criminale torna a chiedere novità a Shinichi, quando poi le apprende lui nuove informazioni. Meglio no? ;) E cosa vorrà andare a fare a casa di Kemerl?
Vi lascio con questi quesiti che mai più in là scoprirete :DDDD
Grazie come sempre a chi ha recensito lo scorso capitolo (è piaciuto a molti, come immaginavo. Chissà perché...)
Yume98, ciccia98, arianna20331, Il Cavaliere Nero, Marty Kudo, deamatta, Pav e Martins.
Gracias Mucho. (Si dice così? Boh, sono ignorante in spagnolo XD)
Ah, augurissimi per Pasqua! Non vi ingozzate di uova però, sennò diverrete grasse grasse... come il dottor Agasa! XD
Un bacione,
Tonia.
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: IamShe