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Autore: Titinina    07/04/2012    1 recensioni
Eccoci qui! So che non mi sopportate più!
"Remind Me" è una fanfiction dai toni più cupi rispetto alle precedenti, è stato faticoso scriverla, ma mi ha dato la soddisfazione con la S maiuscola. Forse perché c'è tantissimo di me qui dentro! Spero davvero che vi piaccia!
La storia si svolge a conclusione del manga, ma vedremo che un episodio davvero tristissimo sconvolge la vita dei nostri eroi. p.s. Per chi ha visto il drama coreano basato su City Hunter noterete che ho utilizzato alcune location e nomi riferiti proprio al drama, erano lì ed era impossibile non sfruttarlo! A prestissimo! Titinina ^__________^
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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I treni alla stazione di Shinjuku si susseguivano uno dopo l’altro, l’orario di punta era frenetico, spasmodico. Tutti che correvano e non si fermavano. Lei camminava adagio e tagliava la folla, il passo decisamente lento, sembrava immobile rispetto a chi le correva intorno. Poi si fermò davanti alla lavagna, non aveva smesso di andare, non avrebbe mai smesso.

- XYZ appuntamento al Sunrise Hotel ore 20, Masahiro Takeshi.

Kaori segnò tutto sulla sua agenda. Un nuovo incarico l’aspettava, un uomo. Chissà cosa l’aspettava, ma in fondo, gliene importava davvero qualcosa? No, voleva solo tenere la mente occupata. Punto.

Uscì dalla stazione, sempre con il suo passo fermo, non guardava davanti a sé, era distratta. Un uomo le urtò la spalla, le fece cadere l’agenda ma non si fermò, chiese velocemente scusa alla ragazza e scappò verso il treno. Kaori si abbassò a riprendere la sua agenda senza dare peso alla cosa.

Steve uscì dal treno a Shinjuku est, si incamminò nella folla, poi qualcosa catturò la sua attenzione, una donna china a terra, riusciva a vederne solo la schiena, poi i capelli rossi, e rimase fermo qualche secondo, finché non la vide rialzarsi e andare verso l’uscita. Non poteva sbagliarsi, era quella donna alla statua di Hackiko. Quella ragazza di cui aveva percepito il profumo e che non riusciva a togliersi dalla testa. Le gambe si misero in marcia senza controllo per andare verso di lei, ma lei camminava imperterrita, mancavano pochi passi, ma lei alzò una mano e un taxi si fermò per prenderla. Steve rimase fermo a guardare il taxi andare via, poteva parlarle, ma ancora quella bolla in gola non si scioglieva, non dava alito alla sua voce. Il suo istinto gridava solamente di prenderla e di possedere le sue labbra.
Scosse la testa Steve, che diavolo gli succedeva?! Cos’era questa immensa cazzata?!

Si voltò di spalle, qualcosa luccicava per terra, andò verso quel luccichio. Un proiettile, un proiettile per terra attaccato ad una catenina. Ma quel proiettile era per una Python 357 Magnum, la sua pistola. Lo rigirò tra le mani, c’era qualcun altro che usava la sua stessa pistola?! Impossibile. Nel guardare il bossolo, Steve, rimase pensieroso.

- Ragazzo, come mai fissi la lavagna?
- Cosa?

Un uomo anziano si fermò vicino a Steve e alla domanda, si riscosse dai suoi pensieri.

- Come mai fissa la lavagna, giovanotto? Non mi dica che è qui per la leggenda?
- Quale leggenda?
- Quella di City Hunter!
- City Hunter?
- Si, si dice che, se sei in difficoltà e hai bisogno di aiuto, basta scrivere le ultime tre lettere dell’alfabeto e City Hunter verrà in tuo aiuto.

Steve sorrise compiaciuto, allora non era molto lontano dal catturare la sua preda.

- Ma ragazzo, è solo una leggenda, non si sa se sia vero. Forse sei venuto qui invano.

E quel vecchietto, un po’ particolare, riprese il suo cammino senza dare modo a Steve di dire qualcosa. Così come era venuto, se ne andò zoppicando sul suo bastone.

Steve guardò la lavagna, c’era scritto XYZ. Le ultime tre lettere dell’alfabeto. Si la sua preda era vicina, molto vicina.
Steve si rigirò verso la parte dove il vecchietto era andato, ma non lo vide più, sparì in mezzo alla folla.
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Kaori comunicò il pomeriggio stesso a Mick del nuovo incarico. Sarebbero andati insieme all’incontro.

Così la ragazza cominciò a prepararsi per andare al Sunrise Hotel, indossò un vestito grigio di cotone, degli stivali e una sciarpa bianca. Mentre indossava il vestito guardò il suo corpo, un livido sulla gamba dovuto all’allenamento, non se ne curò più di tanto, e poi il neo sul suo inguine. Ryo era rimasto affascinato da quel neo. Era rimasto a guardarlo per qualche minuto, ricordava perfettamente le sue parole.

“Conosco ogni tua espressione, quando ti arrabbi, quando ridi. Le piccole lentiggini che hai sulle guance, le cicatrici che hai sul braccio e sulla spalla. Eppure non sapevo di questo tuo neo.”
“Mi hai fatto una radiografia?! E poi quando avresti potuto vederlo? Non ti ho mai fatto vedere niente di me di così intimo, almeno fino a qualche tempo fa.”
“Sì, giusto. Però è strano.”
“Cosa è strano?”
“Che ogni giorno io scopra qualcosa in più di te. Un particolare nuovo ogni giorno.”

Lei sorrise, lui continuò ad accarezzare quel neo con la punta di un dito assorto, come se fosse stata la scoperta della sua vita quel neo.

“Kaori, quante cose ancora dobbiamo scoprire insieme”
“Tante, Ryo, tante”
“Abbiamo tanto tempo per farlo,vero?”

Kaori notò nella voce di Ryo un’incrinatura, un’insicurezza, come se avesse bisogno di chiedere se quel tempo fosse davvero a loro disposizione.

“Tutto il tempo del mondo, io non ho nessuna intenzione di separarmi da te, dovrai tenermi per almeno il resto della tua vita e la tua vita sarà lunghissima, io non ho nessuna intenzione di perderti, chiaro?”

Ryo alzò lo sguardo e guardò Kaori nuda nel suo letto, mentre la studiava centimetro per centimetro, e gli aveva appena promesso che non si sarebbe mai separata da lui, per nessun motivo al mondo.
La guardò negli occhi e sentì il dolce calore che gli pervase ogni fibra del suo essere. Le sorrise per ringraziarla.

“Chiaro, Sugar. Niente da fare,donne di tutto il mondo, arrendetevi, lo stallone di Shinjuku ha chiuso i battenti. E’ innamorato di un virago.”

E un cuscino gli volò sulla testa.


Mick uscì dal portone di casa sua, vestito elegantemente, si infilò nel garage del palazzo di fronte, aprì la serranda, conoscendo il numero dell’impianto di sicurezza, e andò filato verso la mini. Attese pazientemente, appoggiato alla macchina, Kaori che scendesse. Sentì la forte porta metallica aprirsi e lei arrivò, le sembrò diversa, forse era il trucco, ma sembrava che un lieve bagliore avesse attraversato i suoi occhi. Kaori salutò Mick e si infilò in auto, mentre l’uomo diede gas all’auto, la serranda si chiuse alle loro spalle.

Una moto nera li seguì a debita distanza. Steve notò nella mini davanti a lui, che c’erano due persone, uno dei suoi dubbi furono dissipati, City Hunter non lavorava da solo probabilmente.

Ore venti, Sunrise Hotel

Mick e Kaori scesero dall’auto e diedero le chiavi al parcheggiatore. Steve, nascosto nell’ombra, guardò le due figure scendere, i suoi occhi si spalancarono. Quella donna, quella donna era la ragazza alla stazione, strinse in un pugno il proiettile che aveva portato con sé.

I due sweepers andarono al bar dell’albergo dove avevano appuntamento con Masahiro Takeshi. Kaori ricontrollò la sua borsa, aveva la sensazione di aver perso qualcosa. Mick la riscosse dai suoi pensieri chiedendole se fosse tutto apposto, gli fece cenno con la testa e chiesero al barista se conosceva l’uomo con cui avevano appuntamento, il barista indicò un uomo sui quarant’anni che sorseggiava un brandy, vestito di tutto punto, era da solo ad un tavolino.
Mick e Kaori si avvicinarono.

- Buonasera Signor Takeshi, siamo City Hunter, abbiamo ricevuto il suo invito.
Takeshi guardò le due persone davanti a lui, provava fiducia e tirò un sospiro di sollievo.
- Prego accomodatevi, ero molto in ansia. Non credevo che avreste risposto alla mia richiesta.
- Il mio nome è Kaori Makimura e lui è Mick Angel, mio socio in affari. Vuole spiegarci perché ha bisogno del nostro aiuto?
- Si certo, volete bere qualcosa intanto? Offro io, naturalmente.

Takeshi chiamò uno dei camerieri e fece portare dell’altro brandy per i suoi ospiti, quanto tutti ebbero il bicchiere in mano, cominciò la sua storia.

- Vedete io sono un ricercatore medico, lavoro per una campagna no profit, negli ultimi tre anni ho fatto ricerche per debellare il parassita della malaria che infesta principalmente i paesi sottosviluppati. Nei mesi scorsi sono riuscito a creare un vaccino di ultima generazione che, già sperimentato, potrà davvero curare questa malattia definitivamente.

L’uomo, dopo aver parlato della sua scoperta, si incupì.

- Non ho fatto i conti con le case farmaceutiche. La mia ricerca ovviamente ha suscitato molto interesse, all’inizio mi sono state fatte proposte molto remunerative, ma capite, se davvero vendessi questa cura, non avrebbe senso la mia ricerca. Io voglio che questo vaccino sia alla portata di tutti, soprattutto della gente povera.
- Comincio a capire Signor Takeshi, si è messo contro qualche impresa farmaceutica che vuole il suo vaccino, un scoperta del genere potrebbe fruttare un enorme giro di denaro.
- Ha capito bene Mr. Angel, ma non voglio arrendermi. La società no profit per cui svolgo queste ricerche, si è già messa in contatto con una casa farmaceutica americana che svilupperebbe il vaccino gratuitamente, ma la firma per il contratto avverrà tra quattro giorni.
- In poche parole ha bisogno di protezione, Signor Takeshi.
- Non è solo questo, Signorina Makimura, il problema e che ho già subito degli attentati, nulla di poco conto, hanno cercato di investirmi, si sono intrufolati in casa mia, per questo mi sono trasferito in albergo, ma credo non si fermeranno.
- Signor Takeshi, ha tutto con sé?
- Si certo.
- Bene da questa sera si trasferirà nella nostra sede, li potremmo proteggerla al meglio.
- E’ una buona idea?
- Deve fidarsi di noi, siamo i migliori.

Disse Mick.

- Bene è il caso di prendere le sue cose e di andare. E’ venuto con la sua auto?
- Si è nel garage dell’hotel, una mercedes SLK.
- Bene la porteremo con noi.
I tre si diressero verso la stanza del dottore, preparano i bagagli e riscesero nella hall.
- Mick prendi la nostra macchina e raggiungete casa, intanto io sbrigo le questioni burocratiche e vengo con la macchina del Signor Takeshi.
- Non sarebbe meglio fare il contrario, Kaori?
- No, con te è più al sicuro, non credi? E poi voglio proprio provare una macchina di quel genere.
- Agli ordini!

Mick e Takeshi andarono dal parcheggiatore, non si accorsero di un ombra che seguì attentamente le loro mosse, ma, quando Mick si diresse verso Shinjuku, l’ombra attese di nuovo.

Kaori sbrigò le ultime questioni in reception, poi si fece indicare dove trovava l’auto in questione, si diresse verso il parcheggio sotterraneo, ritrovò l’auto e ci si accomodò. Le piaceva l’abitacolo e l’auto sportiva, si sistemò per il meglio. Poi accese il motore e si diresse verso l’uscita.

Steve accese la sua moto seguendo la donna dai capelli rossi. Non sapeva perché non avesse seguito l’uomo, ma quella donna era una calamita.

Kaori si destreggiava nel traffico godendo appieno del motore dell’auto, correva sostenuta.

La moto di Steve gli stava dietro.

Un uomo, dal tetto di un palazzo, dopo aver controllato il suo gps, vide l’auto che stava controllando, sfrecciare sulla strada principale, preparò il suo fucile ad alta precisione, montò il mirino e puntò al finestrino del guidatore.

Kaori sorpassò un furgoncino.

L’uomo dal tetto, con precisione fece partire il colpo, che volò tra due palazzi in direzione di Kaori.

Steve, istintivamente, sentì l’aria di tensione, il suo corpo, non sapendo come, sentì quel proiettile e automaticamente estrasse la Python.

Il proiettile, ad altissima velocità, stava per terminare la sua corsa, ma il proiettile della Python sopraggiunse velocissimo, deviando la sua corsa. Uno dei due proiettili bucò la gomma anteriore dell’auto.

Kaori perse il controllo dell’auto, cercò istintivamente di frenare e sterzò bruscamente, l’auto fece un paio di testa coda andando a sbattere contro un lampione, il vetro dell’auto si ruppe, l’airbag scoppiò e Kaori si ritrovò incosciente dopo aver preso una bella botta, dalla sua fronte scivolò un rivolo di sangue.

Steve, vedendo l’accaduto, voleva defilarsi, non poteva farsi prendere dalla polizia.

Ma qualcosa in lui si ribellò. Scese dalla moto e si diresse verso l’auto. Quello che vide gli raggelò il sangue. La donna non si muoveva, gli occhi chiusi, il sangue sulla fronte.
In fretta, gli slacciò la cintura di sicurezza, le toccò il collo per cercarne i battiti, c’erano ed erano abbastanza regolari, respirava bene, era solo svenuta, constatarlo gli sciolse un po’ d’ansia che provava.
Prese in braccio la ragazza svenuta, averla tra le braccia gli creò un forte senso di appagamento, di pace.
Cosa gli stava succedendo? Perché quella donna gli faceva martellare forte il cuore tanto da farlo scoppiare?

Steve strinse più forte tra le braccia la donna, le guardava il viso, come se fosse di vitale importanza, strinse il suo piccolo corpo contro il suo, generando calore, i suoi occhi chiusi sembravano darle un sonno senza tempo, incantato. Gli guardò le labbra socchiuse da dove emise un piccolo sospiro.

Lei respirava, lei esisteva, esisteva tra le sue braccia. Un dolore alla testa lo colpì, sentì un forte fischio alle orecchie, si inginocchiò con lei tra le braccia sul marciapiede, senza lasciarla per un secondo, appoggiando la sua fronte contro il collo della donna, illuminati dalla luna.

Steve riaprì gli occhi, il respiro affannato. Posò un lieve bacio sulle labbra della donna addormentata nelle sue braccia. Si alzò e camminò lentamente.

Dopo quel bacio un solo sospiro uscì dalle labbra della donna addormentata…

- Ryo, amore mio….

   
 
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