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Autore: giambo    07/04/2012    10 recensioni
Un guerriero tormentato dai sensi di colpa.
Una cyborg incapace di lasciarsi alle spalle un passato di morte, dolore e follia.
Un mondo che cerca, dopo il Cell-Game, di ripartire.
Rabbia, dolore, sensi di colpa, amore, eros, follia.
Sono questi sentimenti che stanno provando gli eroi di questo mondo.
Sta a loro cercare un motivo per andare avanti e ricostruire questo mondo, oppure lasciarsi andare nell'oblio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18

Il mare si infrangeva con calma sulla piccola spiaggia dell'isola. Il rumore dello sciabordio delle onde era un suono adatto per addormentarsi lentamente in pace. Il canto dei grilli di sottofondo completava lo scenario di una notte splendida. Una delle ultime prima del freddo inverno.
Crilin era in piedi sulla spiaggia. Il terrestre fissava con occhio spento la porta davanti a se. Dentro di se, il piccolo guerriero, sentì di odiare quella tranquillità, quella pace così profonda. Perché il mondo sembrava così tranquillo e pacifico? Perché le rocce non piangevano e il mare non si tingeva di rosso? Fosse stato per lui, in quel momento, avrebbe preferito che la Terra esplodesse. Almeno tutti avrebbero provato quello che sentiva dentro l'anima.
Con la mano destra, l'umano si toccò una guancia. I suoi polpastrelli toccarono sottili rigature salate. Resti di un pianto furioso e disperato.
“Sono uno stupido.” pensò con amarezza. “C18 ha sempre avuto ragione nel darmi dell'idiota. Del resto, chi avrebbe commesso la marea di cazzate che ho fatto io in quest'ultimo anno?” Crilin si sentiva svuotato di tutto. Anche il sentimento d'amore per la cyborg sembrava essere sparito. Ormai non riusciva neanche a pensare il nome che le aveva regalato, figuriamoci a pronunciarlo!
Eppure era stato così strano, così irreale quello che aveva vissuto in quelle ultime ore. Intimamente, il terrestre sperava che tutto quello fosse solamente un incubo. Che tutto ciò che stesse provando fosse solamente un sogno terribile come tanti altri che aveva fatto ultimamente.
“Adesso mi sveglio.” pensò con disperazione. “Mi sveglio e tutto andrà bene...niente di tutto questo è mai accaduto.”
Purtroppo per lui, tutto quello che aveva vissuto in quelle ore era tutto vero. Tutto maledettamente vero.
 

 

Crilin atterrò sul morbido prato, illuminato dalla luce del sole morente, della Capsule Corporation con calma. Il terrestre era pensieroso. Da circa due giorni Bulma non si era fatta più vedere. Il piccolo guerriero non l'aveva cercata, convinta che il lavoro dell'azienda di famiglia le avesse impedito di aiutarlo nei preparativi del matrimonio. Così, quando la scienziata l'aveva chiamato per chiedergli di passare da lei al tramonto di quello stesso giorno, l'umano era rimasto parecchio perplesso. Anche se, l'esperienza, gli suggeriva che, da Bulma, ci si bisognava aspettare questo e altro.

Con un sospiro, Crilin si avvicinò alla porta della casa dell'azzurra. Il rumore prodotto dai suoi stivali veniva attutito dal morbido tappeto d'erba che si stendeva ai suoi piedi. Frutto delle fatiche della madre della scienziata.

Quando arrivò alla porta, Crilin bussò con forza sapendo che, a causa dell'immensità di quella costruzione, il rumore si sarebbe sentito appena in tutto l'edificio.

Dopo circa un minuto di attesa, la porta si aprì. Ad aprire era stata la madre di Bulma. La signora Brief, sorridente come sempre e con l'aria di una persona distratta e svagata, accolse il piccolo guerriero con il suo solito fare cortese.

Ah, sei tu Crilin! Che piacere vederti caro!”

Giorno signora Brief.” fece il terrestre leggermente imbarazzato. Il piccolo guerriero si sentiva sempre a disagio davanti alla madre dell'amica. Non sapeva mai come comportarsi con lei né come rispondere alle sue continue insinuazioni piccanti.

Che cosa ti porta qui da noi, tesoro?”

Beh...ecco...dovrei parlare con Bulma. Ovviamente se ha tempo.”

Bulma? Sì, dovrebbe essere libera. Mi pareva che fosse in cucina. Quella ragazza! Lavora troppo secondo me e così facendo trascura suo marito. Io, se fossi in lei, non lo tratterei così male. Se Vegeta la lasciasse sarebbe un enorme spreco. Non capita mica tutti i giorni di sposarsi un fusto così!”

Capisco Signora Brief, ma sa, devo proprio parlare in modo urgente con sua figlia!”esclamò il terrestre cercando, in questo modo, di porre fine al monologo di Bunny Brief su quanto fosse affascinante il principe dei sayan.

Una volta liberatosi della madre, Crilin cercò la figlia. Il piccolo guerriero si diresse con fare sicuro in cucina dove vide, con sua grande sorpresa, Bulma alle prese con suo figlio.

La scienziata stava cercando, senza molto successo, di far mangiare il figlio di Vegeta. Il piccolo Trunks cercava in tutti i modi di evitare il cucchiaio, pieno di pappa, che la madre gli porgeva. Tuttavia, nonostante il piccolo sayan si mostrasse cocciuto e testardo come il padre, alla fine era sempre Bulma ad averla vinta. Con fare soddisfatto, la donna osservava suo figlio arrendersi ed ingoiare la sostanza giallognola che aveva il compito di fungergli da cena. Tuttavia, Trunks, non si arrendeva e riprovava la volta dopo ad evitare di mangiare la sua pappa che, dentro di se, il bambino trovava disgustosa.

Crilin osservò il piccolo scorcio famigliare appoggiato allo stipite della porta della cucina. Dentro di se, il terrestre, era piacevolmente sorpreso dal comportamento dell'amica. Abituato a vederla sempre in occasioni di lavoro o in piacevoli rimpatriate, dove Bulma mostrava apertamente il suo pessimo carattere, vederla così dolce, gentile e paziente con suo figlio fu una piacevole sorpresa.

Immediatamente, la mente del piccolo guerriero andò a C18. Vedendo quanto era cambiata la sua amica diventando madre, Crilin non poté fare a meno di chiedersi se anche la cyborg si sarebbe ulteriormente addolcita quando il loro bambino sarebbe nato.

Ne dubito.” pensò con un sorriso. “Sarà un miracolo se non lo strozzerà quando si metterà ad urlare e piangere la notte o quando farà i capricci.”

La scienziata si accorse dell'arrivo del piccolo guerriero solamente dopo aver finito di dar da mangiare a suo figlio. Nel vedere il terrestre, il volto dell'azzurra, che fino a quel momento era stato rilassato, parve contrarsi. Sulla fronte liscia della scienziata andò a formarsi una sottile ruga mentre le sue labbra carnose diventarono una linea sottile.

Ciao Crilin. Come mai da queste parti?”

Mah...veramente mi hai chiesto tu di venire.”

Davvero?” mormorò pensierosa Bulma. Per circa un minuto la donna si immerse profondamente nei suoi pensieri. Poi, ad un tratto, il suo viso si illuminò.

Già! È vero! Scusami ma questo è un periodo molto intenso per me.”

Crilin sorrise. Un sorriso piccolo ma sincero. Un sorriso che, per la donna, valeva più di mille parole.

Ti dispiace se vado un attimo a mettere giù Trunks? Non sembra, ma pesa un accidente!”

Certo, vai pure.”

Bulma annuì. La scienziata superò l'amico cercando di radunare tutto il coraggio che aveva in corpo. Quello di mettere a dormire il bambino era solo una scusa per guadagnare tempo. Un modo per cercare la forza per dire ad uno dei suoi migliori amici che, la sua storia d'amore, era senza speranza.

 

Quando l'azzurra ritornò, vide Crilin seduto davanti al tavolo che c'era all'interno della stanza. Il terrestre sembrava profondamente immerso nei suoi pensieri. Con un movimento aggraziato, la scienziata andò a sedersi di fronte a lui.

Notando che il piccolo guerriero non sembrava essersi accorto della sua presenza, Bulma iniziò ad osservarlo. Solo in quel momento la donna si accorse di quanto fosse cambiato esteriormente in quell'ultimo anno. I suoi occhi azzurri si soffermarono sui lineamenti marcati di lui. Il volto del terrestre era illuminato dai raggi rosso scuro che entravano dalla finestra della stanza. La luce dell'astro morente creava un gioco di ombre sul viso del piccolo guerriero, dandogli, in questo modo, un'aria leggermente sciupata. Tuttavia, l'effetto non era sgradevole.

Com'è strano.” pensò l'azzurra. “Non sembra neanche lui.”

In quell'istante, Crilin uscì dal torpore in cui era caduto. Con un leggero sobbalzo, il terrestre si riscosse e diresse la sua attenzione verso la scienziata.

Scusa. Era un po' sovrappensiero.”

Bulma sorrise. Un piccolo sorriso divertito che mise in leggero imbarazzo l'amico.

A cosa stavi pensando?”

Gli occhi scuri di Crilin si diresse verso la finestra. Da lì, l'umano poteva osservare il caotico traffico di fine giornata che attanagliava la Città dell'Ovest.

Pensavo a tutte le volte che sono venuto in questa casa.” mormorò con voce triste. Davanti a quella risposta Bulma tornò ad osservarlo. L'espressione triste e pensierosa che l'amico aveva la preoccupò. Non era da Crilin avere quell'espressione. Era cambiato tanto, forse troppo da quando il torneo di Cell era finito.

La donna sospirò. L'amico non sembrava dell'umore giusto per ricevere quella notizia, ma forse il momento giusto non sarebbe mai arrivato. Ragion per cui, radunando tutta la determinazione che aveva, Bulma cominciò a parlare.

Crilin...devo parlarti.”

Il terrestre, sentendo il tono dell'amica, la osservò perplesso.

C'è qualche problema?”

Bulma non rispose subito. La donna si alzò e andò ad osservare la vita della città dalla finestra della stanza.

Stavo pensando ad una cosa.” mormorò con tono preoccupato.

Crilin si alzò e si avvicinò a lei. Una volta vicino a lei, il piccolo guerriero, con un leggero sorriso in volto, le prese una mano e la strinse con dolcezza.

A cosa?” dichiarò con voce dolce.

Bulma continuò ad osservare fuori dalla finestra. L'espressione del viso della donna era indecifrabile: sembrava pensierosa ma, allo stesso tempo, molto preoccupata. Quando alla fine parlò, le sue parole raggelarono il terrestre.

Stavo pensando che, forse, questo matrimonio non sarebbe il caso di farlo.”

Crilin rimase perplesso. Mentre la sua temperatura interna precipitava di botto, il piccolo guerriero cercò di mantenere la calma e la lucidità necessaria. Il suo primo istinto fu quello di urlarle addosso che si sbagliava e che era una stupida. Tuttavia, forse non sarebbe stata la cosa migliore da fare. L'azzurra non era una stupida. Se diceva così, significava che c'era sotto qualcosa.

Cercando di mantenere la calma, l'uomo chiuse gli occhi e cercò di controllare le proprie emozioni. Poi, quando fu sicuro di poter ragionare in maniera lucida, parlò.

Perché dici così?”

Bulma si girò a guardarlo. Lentamente, e senza mai lasciare la mano dell'amico, la donna si abbassò fino a poterlo guardare negli occhi. Quando rispose alla sua domanda, l'azzurra lo fece con voce dolce, troppo dolce per non far aumentare la preoccupazione del piccolo guerriero.

Tu sai cosa è di preciso 18, vero?”

Crilin fissò l'amica con uno sguardo perplesso. Non capiva. Non riusciva a capire cosa volesse intendere con quella frase la scienziata. Cosa voleva dire con quella domanda? Possibile che la considerasse ancora un robot freddo e spietato? Possibile che dubitasse ancora di lei?

Certo che lo so!” ribatté con voce dura. “E' una donna. La mia donna!”

Sentendo quelle parole, l'azzurra cominciò a perdere la pazienza. Prese per il colletto della maglia il terrestre e cominciò a scuoterlo con forza.

Crilin! Smettila di illuderti! Smettila di negare l'evidenza! 18 sarà pure in grado di provare sentimenti e sensazioni, ma tu non puoi negare il fatto che lei sia immortale!”

L'ultima parola che uscì dalle labbra di Bulma ebbe, su Crilin, l'effetto di un pugno allo stomaco. Il terrestre spalancò gli occhi mentre, dentro di lui, una sensazione fredda come il ghiaccio cominciò ad invaderlo con la violenza di una valanga.

C-cosa hai detto? L-l-lei s-sarebbe c-c-cosa?” balbettò confuso e spaventato allo stesso tempo.

Non può essere!” pensò contemporaneamente. “Deve esserci un errore, un equivoco. Un...un qualcosa! Lei non può essere immortale. Lei...lei è...lei è una donna...una...” i suoi aggrovigliati pensieri furono interrotti dalla voce della scienziata.

Sì, lei è immortale.” dichiarò con voce calma e monocorde. Improvvisamente, per la scienziata, parlare era diventato incredibilmente facile. “Non ci sono dubbi su questo.”

Ti sbagli!” esclamò il piccolo guerriero con voce carica di rabbia. La sua mente si rifiutava di accettare quel fatto con tutte le eventuali conseguenze. “Lei è una donna maledizione! Una donna!”

Davanti a quella reazione, Bulma perse del tutto la pazienza. Con uno scatto impulsivo, la donna schiaffeggiò l'amico con forza.

E allora continua pure ad illuderti! Ma vedremo se, tra qualche anno, continuerai a considerarla una donna! Lei è un cyborg, Crilin! Un cyborg! Dentro il suo corpo esiste un generatore ad energia infinita che la rende attiva e le permettere di vivere. Ma quel generatore permette anche al suo corpo di non deteriorarsi con il passare del tempo, rendendola eternamente giovane.”

Davanti a quella spiegazione, Crilin rimase impassibile. L'espressione del suo viso era indecifrabile. Solo i suoi occhi scuri tradivano le violente emozioni che, in quel momento, lo stavano distruggendo. Ad un tratto, il piccolo guerriero serrò i pugni con tanta forza da conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Sangue rosso cominciò a gocciolargli dalle nocche mentre il suo corpo era scosso da brividi di rabbia sempre più violenti.

Vedendo l'amico sconvolto, la donna si calmò. Dentro di se si maledì per essere stata così impulsiva. Avrebbe dovuto metterlo al corrente di tutto con più tatto. Ma forse, era stato meglio così.

Crilin...” l'azzurra provò a mettergli una mano sulla spalla, ma lui, con uno scatto improvviso, cominciò a correre fuori dall'abitazione.

CRILIN! MALEDIZIONE ASPETTA!” urlò con forza Bulma.

Ma Crilin non la poteva più sentire. Il terrestre corse via dalla Capsule Corporation. Lasciando, dietro di se, una scia argentata.

 

Correva. Correva disperato per le vie della città. Non gli interessava dove stesse andando. Non gli interessava gli sguardi curiosi dei passanti. Tutto quello che gli interessava, al terrestre, erano le parole di Bulma. Gli rimbombavano nel cervello con una violenza inaudita.

 

Lei è immortale.

 

Sentiva le lacrime scorrergli sulle guance. I suoi passi diventavano sempre più frenetici e disperati con il passare del tempo.

 

Lei non morirà. Non morirà mai. Vivrà in eterno.

 

Perché? Perché quel dolore a lui? Perché il destino l'aveva illuso per poi mostrargli, in tutta la sua agghiacciante crudeltà, come stavano le cose? Perché non ci aveva pensato prima?

 

Sei uno stupido. Un idiota. Un cretino. Ti sei illuso, ti sei sforzato tanto e per cosa? Per niente. Tu morirai. E quando questo accadrà, lei ti dimenticherà e si sceglierà un nuovo compagno. Di te non resterà nulla, neanche il ricordo.

 

Quelle parole gli avvelenavano il cervello con una potenza incredibile. La sua mente si stava rivoltando contro di lui.

 

Il suo odore, il sapore della sua pelle, il suo sguardo, il suono della sua voce, la morbidezza delle sue labbra, l'affetto che le sue braccia gli avevano regalato.

 

Crilin non riusciva a credere che, tutto questo, quando sarebbe arrivata la sua ora, sarebbe scomparso, finito. Si rifiutava di accettarlo, di arrendersi all'evidenza. Al fatto che, lei, per quanto simile ad una donna fosse, non lo era. Lei era una macchina. Una splendida, bellissima macchina ma, come tutte le macchine, immortale ed eterna.

Non voglio perderla.” pensò con disperazione mentre continuava a correre a casaccio per le vie della metropoli. “Non posso perderla! Senza di lei non posso più vivere! Io ho bisogno di lei! Ne ho un disperato bisogno!”

il rumore delle macchine si affievolì, fino a cessare del tutto. Ora era solo. Correva in strane vie da solo. Una terribile solitudine cominciò a pesargli nel petto. Una solitudine che, un giorno, lo avrebbe sopraffatto definitivamente.

 

Silenzio. C'era silenzio. Un silenzio immenso e profondo. Un silenzio che gli opprimeva la mente e il cuore.

Crilin era seduto in una panchina di un parco pubblico. La stessa dove, qualche settimana prima, Goku l'aveva spronato a non arrendersi alla disperazione. Tuttavia, in quel momento, neanche il sayan avrebbe potuto aiutarlo. Doveva fare una scelta. Una terribile scelta. In quel momento però, il piccolo guerriero, non aveva né il coraggio, né la forza per farla.

Il terrestre teneva il volto rivolto verso il basso. Le spalle curve, le braccia appoggiate sulle cosce. I capelli neri gli nascondevano il volto e gli occhi chiusi ermeticamente.

Passarono cinque minuti, poi dieci, un quarto d'ora. La sera scivolò dolcemente, il buio si infittì, le stelle cominciarono a spuntare nella volta celeste. La loro fredda luce iniziò ad illuminare debolmente il terreno.

Ad un tratto, l'orologio di una torre vicina al parco, batté le undici. Il silenzio nel parco era assoluto, rotto solamente dai rumori serali della città. Tuttavia, a poco a poco, questi rumori scemarono, fino a cessare del tutto.

Fu solamente quando l'orologio segnò mezzanotte che Crilin si mosse. Il terrestre si alzò lentamente, facendo una smorfia nel sentire i muscoli della schiena e delle spalle indolenziti. I suoi occhi neri vagarono freddi attorno a lui, osservando con distacco la natura civilizzata che lo circondava.

In quel momento, spinto da un impulso improvviso, l'umano si alzò di scatto volgendo, contemporaneamente, il volto, stranamente inespressivo, verso l'alto.

Rimase per qualche minuto immobile, inespressivo. Poi, ad un tratto, un leggero venticello si alzò. Portando, alle sue orecchie, parole terribili e crudeli.

Lei è immortale...non morirà mai...”

Sentendo quelle parole, quelle flebili, devastanti parole. Crilin, infine, reagì.

Maledizione...” sibilò con voce inespressiva.

Maledizione!” la sua voce aveva acquistato rabbia ed era aumentata di tono. Poi, dopo qualche secondo, la sua rabbia esplose con violenza.

MALEDIZIONE!!!!!!” un urlò immenso, come quello di una bestia assettata di rabbia e dolore, uscì dalle sue labbra. Contemporaneamente, il terrestre sfogò parte della sua collera creando, con la sua energia spirituale, un cratere di notevoli dimensioni attorno a se.

L'umano sembrava aver perso definitamente il controllo. Tutta la rabbia, il dolore, il senso di ingiustizia e di impotenza che fino a quel momento si era tenuto dentro di se, uscirono con la violenza di un uragano, travolgendo il raziocinio, la ragione e l'autocontrollo come le foglie che vengono strappate da un albero in autunno.

PERCHE'?!” urlo mentre un aura trasparente lo avvolgeva da capo a piedi facendo tremare la terra attorno a se. Scosse elettriche, di un colore azzurrognolo, cominciarono a crepitare attorno al suo corpo. “PERCHE' TUTTO QUESTO?!! NON E' GIUSTO MALEDIZIONE! NON E' GIUSTO!!!”

Poi, ad un tratto, la furia del piccolo guerriero sparì. L'aura incolore di dissolse, la terra smise di tremare, le scosse elettriche sparirono. Infine, il terrestre, cadde in ginocchio.

Si sentiva distrutto, finito. Quell'ultimo colpo di un destino maledetto e mai generoso con lui lo avevano sconfitto. Non aveva la più la forza di rialzarsi. Quella forza che, dopo ogni sconfitta, lo aveva fatto rialzare e ripartire più convinto e deciso di prima. Ora non c'è l'aveva più. Era sparita, scomparsa. L'aveva abbandonato e lasciato in balia del dolore e della disperazione.

Lacrime amare cominciarono a scendergli dalle guance. E adesso? Cosa avrebbe fatto? Come poteva tornare a vivere con lei dopo aver appreso che, un giorno, l'avrebbe persa per sempre?

Non lo sapeva. Non sapeva più cosa fare. Una rabbia bruciante gli scorreva nelle vene. Una rabbia rivolta contro tutto e tutti ma, soprattutto, contro se stesso.

Sì, Crilin si odiava. Si odiava perché anche questa volta, come in tutta la sua vita del resto, sarebbe stato un peso. Sarebbe invecchiato con affianco una donna bellissima ed eternamente giovane. Sarebbe diventato un fastidio per la cyborg. Un inutile peso che l'androide avrebbe dovuto sopportare.

Le sue dita cominciarono ad artigliare il terreno sotto di se. Le lacrime continuavano ad uscire incontrollate. Il piccolo guerriero non provava neanche a fermarle. Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? A cosa sarebbe servito cercare di frenare la disperazione che lo attanagliava?

A niente.” pensò. “Avrei dovuto abbandonarmi ad essa tanto tempo fa. Cosa ho fatto nella mia vita? Cosa ho concluso in tutti questi anni? Niente! Niente niente niente e ancora niente! Maledizione, NIENTE!”

Le sue dita continuavano ad artigliare la terra sotto di se. Non capiva, non riusciva a capire perché il destino lo perseguitasse in quel modo. Perché non riusciva mai a concludere qualcosa di buono?

Non è giusto.” mormorò con voce rotta. “Non è giusto...” all'improvviso, Crilin esplose in un pianto furioso e disperato.

Cadde a terra. Mentre le sue lacrime bagnavano il suolo sotto di se, un solo pensiero riusciva a farsi strada nella sua mente annebbiata da dolore, rabbia e disperazione.

Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto...” come un mantra ossessivo e malsano, il terrestre non pensava ad altro mentre i suoi singhiozzi risuonavano nel silenzio del parco.

Non è giusto.”

No, non era giusto. Tuttavia, quella terribile ingiustizia, era la pura e crudele verità.

 

 

Crilin osservava la porta della Kame House con uno sguardo inespressivo. Quelle ultime ore l'avevano svuotato. Il piccolo guerriero non aveva la più pallida idea di come avesse fatto a trovare la forza di tornare sull'isola. Di dover rivedere C18 dopo quella terrificante notizia comunicatagli da Bulma.

Sospirò. Aveva paura. Una fottuta, maledettissima, bruciante paura aveva cominciato ad afferrargli lo stomaco. Adesso sarebbe dovuto entrare ed affrontare l'argomento con la cyborg. Non poteva non farlo. Non poteva vivere tranquillamente con quel peso sul petto. Doveva parlarle, spiegarle la faccenda, dirle che, un giorno, loro due non si sarebbero più visti.

Il piccolo guerriero inghiottì un groppo di saliva. Il liquido fu un sollievo per le pareti della sua gola, bruciate dalle sue urla disperate. Poi, con un profondo respiro, l'uomo avanzò.

Furono i passi più difficili della sua vita. Gli pareva di avere un quintale di piombo per gamba. Ogni passo compiuto era una tortura psicologica. Una parte di lui voleva entrare e affrontare la questione con la cyborg, l'altra parte voleva fuggire da quel luogo a gambe levate. Alla fine, dopo un'aspra lotta interiore, ad avere la meglio fu la sua parte più coraggiosa. Quando arrivò davanti alla porta, il terrestre prese un profondo respirò, cercò di placare le violente emozioni che ancora lo stavano attanagliando ed, infine, entrò.

La piccola casa era immersa nel buio e nel silenzio. La luce della luna, che filtrava dalla porta aperta, illuminò il salotto fino a quando non chiuse la porta dietro di se, facendo cadere, in questo modo, la casa nell'oscurità più totale.

Crilin fece qualche timido passo. Il terrestre cercò di muoversi il più silenzioso possibile. Tuttavia, una volta arrivato al divano, il piccolo guerriero si sedette. Non voleva disturbare la bionda. La sua parte più codarda gli suggeriva di aspettare la mattina. In fondo, cosa c'era di male a parlarle il giorno dopo? Nulla no?

Peccato che le sue speranze vennero infrante.

Dove sei stato?”

Una voce fredda e monocorde ruppe il silenzio che gravava sulla casa. Sentendo quella voce, a Crilin gli si gelò il sangue. Molto lentamente, il terrestre voltò la testa.

C18 lo osservava severa dalle scale. La bionda era vestita di tutto punto e aveva un'espressione torva che non prometteva nulla di buono.

Allora?” la sua voce esprimeva fastidio e disappunto in egual misura. Incapace di trovare le parole, il piccolo guerriero si limitò a fissarla in silenzio.

Vedendo il compagno non rispondere, l'androide scese le scale ed andò a sedersi vicino a lui. Tuttavia, quando lo vide da vicino, la sua espressione mutò. Da torva, divenne perplessa.

Cos'hai?” domandò. Alla bionda non era sfuggito le sottili rigature di lacrime seccate, né la disperazione che i suoi occhi scuri esprimevano.

Sentendo quella domanda fatidica, Crilin strinse i pugni. Il terrestre provò a parlare, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono. Non ci riusciva. Nonostante sapesse l'importanza di dirlo a C18, l'uomo non riusciva a trovare il coraggio necessario per pronunciare le parole fatidiche. Ad un tratto, sfiancato da tutte le violente emozioni che lo tormentavano, il piccolo guerriero ricominciò a piangere.

Vedendo il compagno cominciare a piangere, la cyborg rimase perplessa. Non capiva il perché Crilin si comportasse così. Il motivo per cui era così sconvolto. Tuttavia, vedendolo così disperato, il cuore dell'androide si ammorbidì. La bionda lo abbracciò, cominciando a coccolarlo e a consolarlo.

Perché piangi stupido?” mormorò con voce dolce mentre, con una mano, assaporava la morbidezza dei capelli di lui.

Sentendo la cyborg abbracciarlo, il terrestre, nonostante tutto quello che aveva appreso quel giorno, non riuscì a fare a meno di abbandonarsi contro quel corpo splendido e perfetto. Quel corpo capace di superare anche le barriere del tempo.

Ho paura.” bisbigliò alla fine. “Ho tanta paura.”

Sentendo quelle parole, C18 lo strinse a se con il braccio sinistro mentre, con la mano destra, la cyborg afferrò il viso del terrestre e lo portò ad un soffio da suo.

Paura? E di cosa?” mormorò.

Crilin inghiottì un grumo di saliva. Era arrivato. Il momento in cui pronunciare quella terribile parole era arrivato. Eppure, nonostante sapesse l'importanza di dirlo alla donna della sua vita, tacque.

Ho paura di perderti.” sussurrò. Non era un bugia, ma non era neanche la verità che l'androide aveva il diritto di sapere.

C18 accolse quella dichiarazione con perplessità. Non era da Crilin comportarsi in quel modo. Tuttavia, la bionda gli parlò con fare rassicurante, cercando, in questo modo, di tranquillizzarlo.

Tu sei mio.” gli sussurrò all'orecchio con voce dolce. “Mi appartieni, sei una mia proprietà. Ed io non ho l'abitudine a gettare via ciò che mi appartiene.” dopo aver pronunciato quelle parole, C18 lo baciò.

Crilin ricambiò il bacio sperando, in quel modo, di dimenticare tutto. Di potersi abbandonare alla bellissima sensazione che la cyborg gli regalava ogni volta che lo baciava. Eppure, nonostante tutto, il terrestre non riuscì a fare a meno di pensare a quello che era appena diventato.

Sono un codardo.” pensò con amarezza.

La notte passò. C18 e Crilin si addormentarono sul divano abbracciati. Ma la mattina dopo, con sommo orrore del piccolo guerriero, tutto era rimasto uguale dentro di lui. Rabbia, dolore, disperazione e disprezzo per la sua codardia erano ancora là. A tormentarlo ogni volta che vedeva la bionda o che sentiva la sua voce risuonare per casa.

Si passò una mano sul volto. Doveva parlare. Non poteva tenersi tutto dentro e, francamente, neanche lo voleva.

Ma come poteva dirlo alla cyborg? Come poteva spiegarle tutto?

Non lo sapeva.

Ma, nonostante tutto, un modo doveva trovarlo perché, anche se fosse stato zitto, ci avrebbe pensato il tempo a dire a C18 il terribile destino a cui era stata condannata.

 

CONTINUA

 

Ciao a tutti! Sì, so benissimo che sono in un ritardo mostruoso ma, la settimana scorsa, ho avuto un'idea per un'altra long. Da adesso in poi, anche se so' che mi odierete, scriverò un capitolo di quella long, e un capitolo di questa.

Non ho molto tempo, quindi vi dico solo poche cose.

Uno, questo capitolo non mi piace molto. Ho avuto una settimana piuttosto travagliata e, a causa di ciò, non sono riuscito a scriverlo in modo continuo. Ragion per cui, probabilmente, la lettura non sarà scorrevole. Vi chiedo scusa ma, attualmente, sono preso con le bombe!

Due, il Crilin che ho descritto in questo capitolo non sembra molto IC lo ammetto. Tuttavia penso che non abbia fatto i salti di gioia nel sapere che, un giorno, avrebbe dovuto abbandonare per sempre la sua adorata Juu-chan.

Tre, Chiunque volesse andare a dare uno sguardo alla mia nuova long che ho appena iniziato ne sarei felicissimo. Mi va bene qualunque commento o giudizio (anche della serie: Fai schifo! Braccia rubate all'agricoltura! ecc ecc..)

E dopo questa piccolo annuncio di pubblicità occulta (che poi tanto occulta non è...) vi lascio con un disegno trovato in internet tempo fa che, secondo la mia modesta opinione, ritrae benissimo il Crilin che ho descritto nel parco. Spero che vi piaccia, mi piacerebbe molto se poteste dare un giudizio anche su questa immagine. :)

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Un saluto! E buona Pasqua a tutti :)

  
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