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Autore: Kai04    07/04/2012    4 recensioni
"Accendo la radio, se non sbaglio dentro deve esserci ancora il mio CD dei Linkin Park...e infatti, ecco che parte la prima traccia. The end.
Muovo la testa a ritmo di musica, svoltando in una salita alta e stretta. Mio nonno abita in una zona piuttosto isolata, il che mi fa innervosire parecchio, e non solo a me.
In questo periodo non sta molto bene con la salute, lo scorso mese ha avuto un infarto. Nel caso in cui si sentisse di nuovo male, chi lo porterebbe in ospedale?
Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero, che la mia attenzione viene catturata da una figura china, per terra, sul marciapiede"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' passato un giorno da quando ho scoperto che razza di persona fosse Alfred. E' passato un giorno quando mi sono deciso ad entrare in macchina e guidare
verso un unica direzione.
Non so nemmeno io il motivo che mi ha spinto a farlo. Forse la rabbia, forse una flebile speranza. Forse voglio sono tornare all'inizio, laddove tutto è iniziato.
O forse un motivo non c'è.
Come uno strano scherzo del destino piove. O meglio, da qui a pochi minuti son sicuro che succederà. Esattamente come quel giorno.
Svolto nella famosa e ormai nota salita alta e stretta. Per giustificare questa mia fuga da casa andrò a trovare il nonno, anche se in realtà
è l'ultima cosa che vorrei. Ma almeno ho un motivo per cui sto percorrendo questa via.
Così non mi sento un povero idiota, ecco.
Stacco una mano dal volante, infilandomela nella tasca del jeans. Non senza un certo sforzo, ne tiro fuori il pacchetto di sigarette.
Ho già detto che in questo periodo sto fumando molto di più?
Ormai è una dipendenza.
Me la accendo e me la infilo alle labbra, scoccando un occhiata fuori dal finestrino.
La luce, per quanto debole,  del pomeriggio si sta spegnendo in fretta. Una lunga nuvola scura proveniente da ovest attraversa
il cielo. La pioggia sta arrivando da queste parti, come sospettavo.
Senza smettere di guidare, e diminuendo la velocità per cautela,  con la coda dell'occhio osservo il cielo. Fino a poche ore fa era di un azzurro intenso.
Come gli occhi di Tom.
Chissà cosa gli stanno facendo in questo momento i suoi genitori.
Una morsa al petto mi costringe a deglutire, e successivamente a sospirare. Non sono certo di voler sapere.
Ho la brutta sensazione che sapere sia molto più faticoso del non sapere.
Sposto, a fatica, l'attenzione sulla radio. La sintonizzo sulla frequenza gracchiante della stazione indie- rock.
Pochi secondi, e un tizio dalla voce suadente, che non riconosco, inizia a canticchiare attraverso gli altoparlanti accompagnato
da una chitarra incisiva.
E infine, come in un sogno, troppo bello e al contempo troppo triste per essere vero,  dopo un certo  tempo che in qualche oscuro modo è passato, accade.
E mi sembra di ritornare a quel giorno.

"Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero, che la mia attenzione viene catturata da una figura china, per terra, sul marciapiede.
Freno poco più avanti, guardando perplesso la figura seduta poco più indietro. Con questo tempaccio non riesco bene a indentificare i suoi lineamenti, ma noto che trema, e che si stringe fra le braccia.
E ovviamente è bagnato fradicio, dalla testa ai piedi.
Non so che fare. Infondo chi lo conosce? Posso sempre far finta di non averlo notato e tornare a guidare. Però.. in questo momento alza lo sguardo verso la mia auto.
Okkei, sono fregato. Non ho altra scelta che scendere e andare a dargli un occhiata,chissà, forse gli o le è successo qualcosa. Non ho ancora ben indentificato se è un ragazzo o una ragazza.
Sembra piccolo, noto mentre scendo dalla auto, ha una corporatura minuta, femminile.
Mi avvicino, rammaricanto di non essermi portato un ombrello con me. Fra l'altro, è sceso un ventaccio gelido. Siamo ad un passo di distanza.
E' un ragazzo, comunque. Di struttura piccola, si abbraccia e  trema. Il suo viso, dai tratti delicati e dolci, è puntato sul mio. Ha degli occhi meravigliosi, noto in una circostanza del genere, di un azzurro mare.
I capelli mi sembrano neri, anche se sono bagnati e gli si appiccicano al viso.
Deve essere più piccolo di me, di qualche anno, forse soltanto uno, e addosso non ha nient'altro che una  maglia leggera e un jeans per essere inverno.
All'improvviso mi sento a disagio.
-Emh..- faccio, impacciato. - E' tutto okay?-
Lui mi fissa, sbattendo le palpebre, infastidito dalla pioggia. Rimane a fissarmi così, con quello sguardo timido. No, anzi. Non timido.
E' uno sguardo triste quello che mi rivolge, è uno sguardo che... mi supplica aiuto.
Vengo preso da una voglia di donargli protezione, sicurezza.
Mi chiedo se abbia sentito la domanda, con sto tempo. Allora la ripeto, alzando la voce. Ma, come prima, non mi risponde, si limita a osservarmi.
Mi inchino. Ora sono davanti a lui, i nostri sguardi non si sono mollati un attimo.
-Beh senti non so cosa ti sia successo, ma non mi pare una buona idea che te ne stia sotto la pioggia. Vestito così poi rischierai senz'altro un febbrone-
Ancora una volta non mi degna di una risposta, e io inizio ad irritarmi. Ma chi me lo fa fare, infondo? Chi lo conosce?
E' libero di fare quello che vuole questo tipo. Anche di starsene vestito così leggero sotto un tempo di merda.
Mentre pensavo questo mi sarei dovuto alzare e andarmene in macchina, per risultare coerente con i miei pensieri. Ma sono ancora qui, davanti a lui.
I miei occhi verdi fissi nei suoi azzurri.
-...Ho capito. Se non è successo nulla, tipo un incidente, allora io me ne vado. Ciao ciao!- mento. Mi rialzo e mi riavvicino alla macchina.
Lo guardo con la coda dell'occhio, cercando di vedere alla meglio se reagisce in qualche modo. Niente. Rimane lì seduto a fissarmi.
Apro la portiera, e non riesco più a trattenermi. Mi giro verso di lui, rimanendo la portiera aperta e fregandomene della pioggia. Anzi, a dire il vero non la sento nemmeno più colpirmi.
Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Dovrei andarmene e lasciarlo lì, nulla mi dice che abbia tutte le rotelle a posto, però..
Non devo. Non posso. Non voglio"

Fermo la macchina, incredulo.
Il cuore, tutto ad un tratto, mi è balzato in gola.
Sbatto un paio di volte le palpebre, gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore. Sono sicuro che è un sogno, per questo motivo sbatto più volte
le palpebre.
Ma non lo è. E' la realtà.
E la realtà mi sta dicendo che Tom è a poca distanza da me.
Con il cuore che è tornato al suo posto, ma a martellare furiosamente, scendo con cautela che mi sorprende dall'auto. Forse ho paura che possa sparire da un momento all'altro.
Non ci posso credere. Non ci posso proprio credere.
Ma è proprio  lì.
Accovacciato sul marciapiede, stretto dalle proprie braccia. Ha il volto abbassato, ma noto subito che trema.
A differenza di quel giorno, non è bagnato.
Mi invade un miscuglio di emozioni contrastranti, e sono così tanti e così differenti che mi inizia a girare la testa.
Mi devo fare forza.
Non mi chiedo cosa ci faccia in quel posto, perchè tremi, o cosa gli sia successo. Quello dopo.
La cosa più importante, in questo momento, è che torni da me, che si lasci proteggere come doveva essere in tutti questi sei giorni.
Mi avvicino.
-..Tom..- sussurro, con la voce più rauca di quanto voglio. Me la schiarisco.
Mi sente. Alza lo sguardo, e le sue iridi azzurre si spalancano in un muto stupore.
Eccoci, uno davanti all'altro. Rieccoci dove ci eravamo incontrati per la prima volta, con la differenza che adesso conosciamo l'uno il nome dell'altro. E non solo.
Ha le guancie arrossate, gli occhi gonfi. Deve aver.... mi si stringe lo stomaco a questo pensiero.
-..R..Rayan?-mormora, e dal timbro della sua voce non deve essere sicuro, come me,  che tutto questo sia vero.
Lo stupore mi lascia andare, e corro velocemente verso di lui.
-Tom.. cazzo... brutto stupito...- esclamo, con voce rotta. Lo prendo per le spalle, così maledettamente esili...
Sussulta, ma non stacca gli occhi dai miei.
-Tu..co...cosa...-
-..Io...- mi interrompo, perdendomi nei suoi occhi. Infine, al diavolo l'orgoglio, lo dico. - Dovevo trovarti, per dirti..quanto ho bisogno di te.-
Appena pronuncio quelle parole, mi sento strano. Una sensazione che non so descrivere.
Mi rendo conto che non c'entra un cazzo in una situazione del genere, ma, al diavolo.
L'espressione di Tom cambia. Sembra rilassarsi, per quanto sia possibile. Cala un breve silenzio, rotto dalle prime gocce di piogga che cadono a terra.
-..Rayan io...-
Scuoto la testa con veemenza.  - Le spiegazioni a dopo. Ora è meglio se ti porto a casa-

Il ritorno a casa è un viaggio silenzioso.  La presenza di Tom è impercettibile, ma al tempo stesso colma
la sensazione di vuoto che ho provato nel guidare da solo.
Sono così dannatamente sollevato nel ritrovarlo. Ma non posso nascondere la preoccupazione.
E soprattutto, pretendo una fottuta spiegazione, appena Tom si sentirà meglio.
-Non preoccuparti- dico, mentre fermo l'auto nel garage e spegnendo il motore.
- I miei non sono in casa- aggiungo poco dopo.
Tom non fa commenti, limitandosi a chiudere gli occhi. Stenta a tenerli aperti.
Sembra che abbia trascorso la giornata a combattere contro un essere invisibile, un essere che ha avuto infine la meglio.
Osservandolo, sento l'appressione montarmi dentro. Gli prendo una mano. E' calda e gonfia.
Dev'essere stanco. Infondo, dopo tutto quello che ha passato. E non solo oggi, ne ieri, ne l'altro ieri.
Dopo tutto quello che ha passato nella sua vita, intendo.
Rimango come un idiota ad osservarlo. Il battito del mio cuore è stranamente calmo.
Distolgo lo sguardo appoggiando la fronte sul volante, imprecando a bassa voce.
A dire il vero, anche io sono stanco.
E' come se Tom mi avesse infulenzato con i suoi problemi.  Per la precisione, i suoi problemi, sono diventati anche i miei.
Quando torno a guardarlo mi sento travolgere da un ondata irrazionale di ansia: i suoi occhi chiusi, le guance arrossate e sporche, il
respiro lento. Poi Tom alza la testa, e il mio cuore torna a battere.
Ma che cazzo, perchè sto perdendo tempo in macchina?!
Innervosito sguscio fuori dall'auto, affrettandomi nell'andare ad aprire l'altra portiera.
Lo aiuto ad alzarsi, ma non ci metto molto a capire che non è in grado di reggersi in piedi da solo.
Mi impongo di non farmi assalire dall'ansia, e, reggendolo, saliamo le scale con lentezza.
Nel giro di qualche minuto siamo in camera mia, esattamente come i "vecchi tempi".
Mi chino per  aiutarlo a stendersi sul letto, dopodichè, raddrizzandomi, lo osservo.
Cavolo, ancora non ci credo che è di nuovo qui, con me.
Il suo respiro affannato mi impedisce di perdermi in complicati pensieri, e mi affretto a scendere per prendere qualche medicinale.
Altri minuti, e mi ritrovo seduto sul letto, osservando i tratti rilassati di Tom che si è addormentato.
Senza rendermene conto mi avvicino con il corpo, e gli accarezzo il volto con la mano. E' ancora caldo, ma sono
sicuro che dormire gli farà bene.

Quando si sveglia, alcune ore dopo, è in grado di parlare.
Io sono stato tutto il tempo lì, ad osservarlo. Ogni tanto sono uscito per andare in bagno o fumarmi una sigaretta, ma per nient'altro.
Assonnato, posa lo sguardo su di me. Esita, prima di sorridere dolcemente.
Devo trattenermi per non ricambiare.
Anche se vorrei stringermelo  fra le braccia in questo momento, prima di tutto voglio chiarire.
Voglio capire, anzi.
Osservando la mia reazione, il sorriso si spegne dal volto di Tom, che si tira debolmente su di schiena.
-Cosa..?-
-Me lo chiedi anche?- lo interrompo, in tono stanco. - Sono stato.. sei giorni... Tom.. sei giorni, senza sapere che diavolo di fine avessi fatto-
Tom si zittisce, e distoglie lo sguardo in una maniera tale che mi fa venir voglia di lasciar perdere  il discorso e baciarlo.
-Per favore...- lo incalzo quando mi rendo conto che il silenzio si allungava un pò troppo - Dimmi perchè... te ne sei andato così, all'improvviso. Sparito-
Tom indugia, mordicchiandosi il labbro inferiore. Infine annuisce con lentezza.
-...Q..quel pomeriggio, quando incontrammo Alfred in quel locale, ho avuto il pensiero geloso che qualcun altro poteva farti più felice di quanto
potessi fare io. E quando iniziaste a scherzare fra voi, quando lui ti faceva ridere... ne ebbi la piena certezza- si interrompe.
Il suo volto mi appare ancora più rosso, ma questa volta dev'essere dovuto all'imbarazzo, alla vergogna.
Io lo ascolto senza farmi un pensiero preciso di tutta quella storia.
-Io... sono seppellito in un passato che mi rende debole, perciò.. mi sarebbe bastato poco per scappare dalla prima difficoltà che avrei incontrato. E infatti... pensai che Alfred
ti avrebbe fatto più felice di me e allora... me ne andai..-
Chiudo gli occhi e traggo un profondo respiro. Attendo che continui. Non lo fa. Allora domando
-..E tornasti dai tuoi genitori? Ben sapendo che loro..-
Tom mi guarda stranito, come a dire " ma questo che cazzo sta dicendo"?
La cosa mi fa interrompere e rivolgergli uno sguardo incerto.
-..Tu.... non sei tornato dai tuoi genitori?-
Tom si affretta a negare con la testa - Io.... posso dire che me la sono cavato da solo in questi giorni- sorride in modo forzato
Rimango in silenzio. Quella di Alfred, dunque, era una balla bella e buona.
Che pezzo di merda.
Torno a rivolgere la mia attenzione a Tom.
-Che ci facevi lì...?- chiedo, riferendomi al posto dove ci siamo incontrati la prima volta.
-..Non lo so nemmeno io..- mormoro, riabbassando lo sguardo, in un gesto così strano che mi fa sorridere.
Finalmente la tensione della situazione si sta scogliendo.
Mi porto una mano sulla fronte. Mi gira la testa, ho come l'impressione che Tom mi abbia passato un pò di febbre.
-Non è giusto...- mormoro infine - Perchè cazzo deve essere tutto così complicato?E' ingiusto-
-Infatti nessuno ha mai detto che la vita è giusta...- prova a sorridere Tom.
Lo guardo. Lui guarda me.
Istintivamente sorridiamo entrambi.
-Dai, vieni qua e stammi vicino- dico, un pò imbarazzato,  allargando un braccio per fargli cenno di avvicinarsi.
Tom non le lo lascia ripetere due volte.
Lo stringo in un abbraccio stretto e caldo, e vaffanculo, me la beccherò volentieri la febbre.
-Per favore, non innamorarti di nessun altro- mormora dopo un pò Tom, il volto nascosto nel incavo nel mio collo.
Non gli rispondo.
Preferisco cercare le sue labbra.

Lasciamoci tutto alle spalle, Tom.






   
 
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