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Autore: Sweetheart    07/04/2012    2 recensioni
Piccolo spaccato di vite. Persone tanto distanti tra loro per mentalità, condizione sociale e speranze, si trovano a condividere l'intera mattinata tra loro, a scuola. E ognuno, che lo voglia o no, porterà un piccolo "marchio" indelebile per ognuno dei suoi compagni, per sempre: sono tutti sulla stessa barca. Omaggio al sistema scolastico italiano, dove la "classe" è un organo stabile e duraturo negli anni, un embrione di società.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi piace aprire l’armadio della mamma, così grande, così pieno del profumo di lei, impregnato nei sui vestiti da signora grande. Dentro l’armadio di mamma, attaccato allo sportello, c’è uno specchio grandissimo, altissimo, dove mi posso vedere tutta. Ma è uno specchio rotto: appare la figura di una ragazza, che non conosco, non la mia. Un’ immagine più alta anche della mamma.

La mamma è grande, io sono piccola. Anche tutti i miei compagni di classe sono grandi, e studiano cose difficili piene di numeri, piene di parole complesse. Se non ripetono bene queste cose difficili, la prof si arrabbia e li sgrida. La mia prof, invece, non si arrabbia mai con me. Sorride sempre, ha pazienza se non mi va la merenda e mi accompagna in bagno tutte le volte che voglio, senza fiatare. Mi aiuta a colorare dentro ai margini del foglio e, a volte, mi fa vedere delle stanghe e delle serpentine che gli altri chiamano lettere, ma che per me sono solamente disegni minuziosi di menti nevrotiche. Una delle tante stranezze di grandi. Molte sono le cose di loro che non capisco, e loro lo sanno, se lo sussurrano, sospirando. Non capisco perché Gabriele tratta così male l’Anna e perché lei non dice a nessuno quanto ne soffre. Non capisco perché gli altri, tra loro, sono spesso seri, quasi tristi di vivere, e perché solo con me sorridono sempre. Forse perché sono carina? Io non lo so se lo sia, ma lo dicono tutti: “E pensare che è così bella con quel viso perfetto, con quegli occhioni verdi… Avrebbe potuto fare la fotomodella, avrebbe potuto…”

Però il lavoro che mi sarebbe piaciuto di più, se fossi stata grande, sarebbe stato fare la mamma.
Anche lì l’aspetto è importante: la mamma è sempre la più bella del mondo. Mi piacciono i bambini, tantissimo, passo gran parte del tempo ad accudire le mie bambole… Tante volte ho sognato che la mamma mi facesse un fratellino, così le preparavo tante cose buone nella mia cucinetta, in modo che lei mangiasse tanto e le venisse la pancia grossa. Così magari sarebbe stata più felice, senza dover badare solo a me tutto il giorno. Perché adesso la mamma è triste. Anche se è così brava a curare le malattie degli altri, lei si fa sempre male, e invece di curarsi inizia a piangere. Così mi sembra anche lei piccolina come me, e le bacio le mani, perché con un bacino passa ogni bua. In quei momenti è talmente piccina che sembra appena nata, allora la faccio giocare con me: io faccio la mamma, lei la figlia. La faccio sedere fra le sue sorelline, le preparo la pappa, la copro con la copertina. Ha smesso di piangere un’altra volta. Sembra davvero una delle mie bamboline: ciglia lunghe, bocca rossa, capelli biondi… solo gli occhi sono molto più stanchi, aridi. Ma sarei una pazza se pensassi che qualcosa davvero possa cambiare.
  
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