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Autore: Martyx1988    07/04/2012    3 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

14- Bambini in fuga

Puntuale come ogni mattina, l'incubo del baratro giunse a svegliare Ayame contemporaneamente al bussare alla porta di qualcuno che, poco dopo, si identificò come Selene.

Un momento” biascicò la ragazza con voce impastata, mentre si passava una mano sul viso nel tentativo di svegliarsi e di togliere la solita patina di sudore freddo che andava ad imperlarle la fronte dopo l'incubo. Si ritrovò con la mano sporca dei mille colori scelti per il make-up della sera precedente. Dopo lo scontro verbale con Shion ed il successivo sfogo, si era gettata a letto senza cambiarsi ne struccarsi e quello sulla sua mano era il risultato. C'era vivamente bisogno di una doccia, prima di tutto.

Disse alla bambina di lasciare la colazione vicino alla porta, si trascinò giù dal letto fino in bagno e si abbandonò sotto il getto caldo della doccia, in attesa dei suoi sperati effetti benefici.

Le parole di Shion tornarono a riecheggiarle in mente. Era innegabile, ormai, che il Gran Sacerdote non fosse entusiasta della sua presenza lì, ma quell'accanimento nei suoi confronti era ingiustificato. Dopotutto, non era colpa sua se si trovava in quelle condizioni e se il Santuario era il posto più sicuro per la sua incolumità. Lei stessa avrebbe evitato con tutto il cuore di lasciare Tokyo e Hyoga, ma sapeva che non aveva senso mettere a repentaglio la sua stessa vita per quello che, in confronto a tutto il resto, si risolveva ad essere un capriccio. Tuttavia sapeva anche che solo Hyoga sarebbe stato in grado di risollevarle il morale dopo una serata come quella precedente. Uscì quindi dalla doccia e si preparò per il solito appuntamento con Shaka, sulla cui utilità cominciava seriamente a dubitare.

Non degnò di uno sguardo il vassoio della colazione e cercò, lungo tutta la discesa verso la Sesta Casa, di togliersi dalla testa i suoi dubbi sul lavoro che Virgo stava facendo con lei. Conosceva i poteri del Cavaliere ed era certa che avrebbe percepito le sue incertezze non appena avesse messo piede all'interno del tempio.

Alla fine si rivelò uno sforzo inutile, in quanto Shaka non si trovava alla Sesta e aveva lasciato alla sua ancella personale il compito di consegnare ad Ayame il bocciolo di rosa. Demotivata al massimo, la ragazza proseguì la sua discesa verso Rodorio: forse là si sarebbe sentita meno sola.

Non sarebbe stata una giornata soleggiata come le altre: il cielo era velato da qualche nube e i raggi del sole passavano a stento, pallidi e deboli. Ad Ayame sembrò quasi che il clima si fosse adattato al suo stato d'animo, che lentamente si stava svuotando di ogni granello di ottimismo e, contemporaneamente, rassegnando a vivere in quel limbo in cui era stata catapultata il giorno dell'aggressione.

Qualche abitante del villaggio la salutò o le rivolse un sorriso, che lei cercò di ricambiare con più naturalezza possibile. Raggiunse la piccola piazzetta dell'ulivo prima del previsto: ad accezione di qualche saltuario passante, era deserta.

Ayame si lasciò cadere sulla panca sotto l'albero e iniziò a concentrarsi sul bocciolo tra le sue mani.

Io sono la dea dell'Amore... Io sono l'Amore... Io sono vita... iniziò a ripetersi nella mente come un mantra, con gli occhi fissi sulla corolla di petali serrata come il caveau di una banca svizzera.

Io sono vita... Io sono vita... Io sono vita... Ad ogni ripetizione la stretta sullo stelo del fiore aumentava sempre di più, finché questo non cedette del tutto sotto la pressione delle sue dita. Il bocciolo si afflosciò davanti ai suoi occhi e, contemporaneamente, Ayame scivolò lungo lo schienale della panchina, la testa infossata tra le spalle e un broncio deluso sul volto.

Nello stato mentale in cui era quella mattina non pretendeva certo di ottenere dei risultati, ma quel piccolo incidente le sembrò un peggioramento della sua ripresa su tutti i fronti. Il bocciolo che teneva in mano sembrava tutto fuorchè vivo.

Una leggera brezza di incanalò tra i vicoli del villaggio, andando a scuotere i rami dell'ulivo dietro di lei. Ayame alzò lo sguardo verso le fronde dell'albero, ne osservò i movimenti e ne ascoltò il fruscio. Quello era il suono di qualcosa di vivo, quello era il movimento di una creatura vitale, in armonia con ciò che la circondava, come il vento che l'aveva accarezzata.

Pur essendo in grado di percepire tutte quelle cose, Ayame non riusciva a sentirsi parte di esse, né, quindi, a comprenderle. In quel momento non si sentiva affatto nella condizione di dare la vita a qualcosa, perché non sentiva la vita nemmeno in lei. Per quanto si fosse sforzata, durante quei giorni al Santuario, di essere la solita, vitale Ayame, sapeva nel profondo del suo cuore di essere stata solo una pallida imitazione di quella che era un tempo. Aveva, in questo modo, mentito agli altri, per far sembrare loro che, in fondo, stava bene, ma soprattutto, aveva mentito a se stessa pensando di poter tornare ad essere quella di prima.

Con la mente persa tra le riflessioni e lo sguardo lontano tra le foglie dell'albero, Ayame non riuscì a focalizzare in tempo l'oliva che il vento aveva fatto staccare da un ramo e che andò a caderle esattamente al centro della fronte.

Auch!” si lamentò portandosi una mano alla testa.

Stavo per avvertirti del pericolo, ma l'oliva è stata più lesta di me” commentò una voce poco distante, senza celare l'ironia. Poco dopo Kanon spuntò dall'ombra di un vicolo e prese ad avanzare verso Ayame con passo lento e cadenzato.

La ragazza si raddrizzò subito sulla panchina e cercò di non fare caso al dolore sordo alla fronte.

Vai in biblioteca?” domandò al Generale. “Shion ti ha cortesemente chiesto di cercare altre informazioni, come al suo solito?”

Sì, in effetti” rispose Kanon, serafico, per poi sedersi a fianco di Ayame. “Ma non in biblioteca”

La bionda attese qualche istante che fosse lui a concludere la frase, cosa che Kanon non sembrava intenzionato a fare.

E allora dove?” lo sollecitò quindi.

L'uomo volse lo sguardo verso di lei e rispose semplicemente “Qui, da te”

Ayame spalancò gli occhi dall'incredulità. Shion le era sempre sembrato contrario ad ogni contatto, anche minimo, tra Kanon e lei, e poi, d'improvviso e, soprattutto, dopo uno scambio di pareri tutt'altro che amichevoli con lei, chiedeva a Kanon di raccogliere la sua testimonianza diretta.

Era per caso ubriaco quando te l'ha detto?” non poteva esserci altra spiegazione plausibile, secondo lei.

No, perfettamente sobrio. E, fossi in te, la smetterei di fare dell'ironia su di lui, potrebbe essere controproducente”

Ayame aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse subito: lo sguardo di Kanon non ammetteva repliche a riguardo, tanto meno quelle velenose.

Calò il silenzio per qualche attimo, quindi Ayame chiese “Allora, cosa ti serve sapere?”

Tutto quello che sai su tuo fratello, per cominciare”

Non molto, purtroppo” rispose la ragazza con poco entusiasmo. “Quando è scomparso ero nata da poco. So solo quello che mi ha raccontato di lui la Tata”

E' comunque qualcosa”

Ayame sospirò e prese a giocherellare col bocciolo, quindi iniziò a raccontare. “È successo poco prima della mia nascita, stando a quello che ricordava la Tata. La sera Mikio era un normale e sorridente bambino di cinque anni, la mattina dopo 'un essere che pareva aver visto il lato peggiore dell'inferno'. Testuali parole. Non sorrideva più, parlava il minimo indispensabile ed evitava la compagnia di tutti. Teneva gli infissi della sua camera completamente serrati e passava le sue giornate al buio.

Poi sono nata io. Mikio non ha mai dimostrato molto attaccamento verso di me, ma, secondo i miei genitori e la Tata, era un atteggiamento dovuto alla gelosia nei miei confronti e pensavano che, col tempo, sarebbe passato. Alcune volte, mi disse lei, l'avevano trovato in piedi davanti alla mia culla a fissarmi mentre dormivo. Quando si accorgeva di essere osservato, però, usciva velocemente dalla mia stanza per tornare nella sua”

Contemporaneamente al racconto, Ayame provò ad immaginarsi tutti quei pochi episodi che riguardavano suo fratello, finché, veloce come un lampo, non comparve un ricordo, nitido come se fosse accaduto meno di un minuto prima.


Mikio era davanti alla sua culla. Lei era sveglia e piangeva, spaventata. Fuori c'era il temporale e il cielo era squarciato dai fulmini.

Suo fratello aveva uno sguardo per niente rassicurante, di sicuro non era lì per tranquillizzarla.

Un lampo. La lama di un tagliacarte levata sopra di lei. L'ombra di due gigantesche ali proiettata contro il muro. Il suo vagito coperto dal fragore del tuono. Vetri rotti, un vento freddo e gocce di pioggia sulla pelle.


... Ayame!” la richiamò Kanon, scuotendola per la spalla. La ragazza tornò in sé, nemmeno si era accorta di essersi estraniata dalla realtà. Guardò il Generale, che sembrava preoccupato.

Poi è scomparso” continuò a raccontare lei, come se niente fosse successo. “Una mattina la Tata ha trovato la sua stanza vuota, perfettamente in ordine e con le finestre spalancate. Da allora non ne abbiamo più saputo niente”

Mentre parlava il suo cuore si era calmato e il suo respiro era tornato regolare, ma le immagini di quel redivivo ricordo seguitavano a saettarle nella mente.

Fino al giorno della tua aggressione” concluse Kanon.

Seconda aggressione precisò automaticamente lei nella sua mente, ma frenò in tempo la sua lingua. Per qualche strano motivo, non riusciva a parlare di quell'episodio, rimasto sopito nella sua mente per tutti quegli anni.

Si limitò ad annuire, quindi attese che Kanon le chiedesse qualcos'altro.

Cos'è successo quella sera?”

Avevo notato che Saori era strana, sembrava in pensiero per qualcosa. Poi l'ho vista dirigersi verso l'uscita del salone. Non appena ha aperto la porta sono stata percorsa da un brivido gelido e sapevo perfettamente che proveniva dal corridoio che Saori aveva appena imboccato, così come sentivo che dovevo intervenire. Ho attraversato il salone a tutta velocità e, una volta nel corridoio, ho visto subito quegli occhi di ghiaccio incombere su Saori. Ho capito subito che era Mikio, avevo visto così tante volte l'ultima foto in cui c'era anche lui che sarebbe stato impossibile confondersi.

Poi ha spalancato le ali ed è planato su Saori. In qualche modo sono riuscita a mettermi in mezzo. Dopodichè ricordo solo di aver sentito una puntura sul braccio, seguita da una sensazione di mancanza d'aria. Poi è diventato tutto buio e... ho perso i sensi”

Rivivere quel momento alla luce di ciò che la sua mente aveva riportato alla luce fu, per Ayame, ancora più doloroso. Durante la narrazione le sue braccia si erano strette istintivamente attorno al ventre, nell'inutile tentativo di lenire quella dolorosa sensazione di vuoto che, da quella tragica sera, l'accompagnava.

Dal canto suo, Kanon si era accorto del malessere della ragazza e se ne sentiva in parte responsabile. Era tuttavia consapevole che il suo lavoro sarebbe, forse, servito ad aiutarla a stare meglio, e questo alleggeriva di non poco il suo cuore già oppresso dal passato.

Perché ti stringi la pancia il quel modo?” non potè, però, fare a meno di domandare: non era la prima volta, infatti, che notava quell'atteggiamento.

Ayame volse prima lo sguardo verso di lui e, successivamente, alle sue braccia, la cui presa si allentò, seppur di poco.

Perché spero mi faccia stare meglio, anche se so che non serve a niente. Afrodite non tornerà e di lei non mi resterà che questo vuoto incolmabile” spiegò con una spontaneità che sorprese anche lei. Non era, però, sicura, che il Generale avesse capito, a giudicare dalla sua espressione corrucciata. Quando fece per spiegarsi meglio, l'uomo distolse lo sguardo da lei e le prese il bocciolo martoriato dalla mano per studiarlo con attenzione.

Parli di lei in terza persona” constatò dopo qualche istante. “Di Afrodite, intendo”

Sì, e allora?”

Allora conviene che ti abitui a questo malessere” rispose lui, brusco.

Senti, se avessi voluto un'ulteriore spinta dentro il mare di melma in cui mi trovo, sarei andata da DeathMask, perciò se non hai altro da domandarmi...”

Non hai capito nulla, zuccona” la rimproverò Kanon.

Zuccona? Come ti...?” riprese a protestare Ayame, per poi bloccarsi quando Kanon le fece penzolare davanti il bocciolo di rosa.

Quello che volevo dirti è che non riuscirai mai a tornare quella di un tempo, se non lo vuoi” le spiegò.

Certo che lo voglio!”

No, non lo vuoi veramente. Continui a pensare ad Afrodite come ad una persona diversa da te, tu stessa me l'hai confidato ieri sera. Questo vuol dire che, in fondo, non desideri che torni a fare parte di te. Io non ne conosco i motivi, non sono affari miei, ma sappi che, con questa inclinazione, i boccioli finiranno con l'appassire tra le tue dita, invece che crescere”

Kanon le rimise in mano il fiore e si alzò. “Grazie per le informazioni, comunque”

Non ricevette risposta. Il Generale s'incamminò verso la via da cui era giunto, lasciandosi alle spalle un'Ayame in preda ai dubbi e alle elucubrazioni. Forse era stato un po' brusco, ma sapeva di esserle stato, in qualche modo, d'aiuto.


Camus si svegliò in preda ad un tremendo mal di testa. Non era stata una grande idea accettare l'invito di Shura a bere qualcosa, la sera prima, ma non era riuscito a rifiutare. Anzi, per la verità, non era riuscito proprio a spiccicare parola, nello stato confusionale in cui si trovava.

Non era da lui perdere la lucidità per così poco. Si era allenato anni e anni allo scopo di rinchiudere i sentimenti dentro una corazza di ghiaccio proprio per evitare che questi gli facessero abbassare la guardia, come era successo la sera prima.

Sempre freddo ed equilibrato, non si era mai dato all'eccesso nemmeno nel bere, che comunque gli piaceva. Quando, però, si era ritrovato a parlare con Shura di Galatea, a pensare ai suoi occhi caldi, ad immaginarsi il suo viso dolce, ogni corazza era crollata e non c'era stato freno inibitore alcuno in grado di fermarlo. I bicchieri si erano svuotati sotto i suoi occhi ad una velocità impensabile, ma lì per lì non gli era importato. Ad ogni sorso un nuovo cruccio veniva a galla ed usciva dalla sua bocca come un fiume in piena.

Chissà cosa aveva pensato Shura nel vederlo così, sbronzo e innamorato come non lo era mai stato.

Qualcuno bussò alla porta, non dandogli tempo di scervellarcisi troppo su.

L'ospite entrò senza attendere l'avanti.

Vedo che non sono l'unico che ogni tanto si caccia a letto vestito” constatò Milo, mentre prendeva la sedia della scrivania e ci si sedeva sopra al contrario.

Nemmeno tu hai una bella cera” ribattè Camus.

Sì, ma in confronto a te sono un fiore, bello mio. Ti ha fatto sbronzare per bene il Capricorno, eh? Così la prossima volta impari, prima di spifferare le tue pene d'amore al primo che incontri”

Shhhhh! Abbassa la voce! Vuoi che Galatea senta tutto?” gli intimò Aquarius, mentre si alzava per andare a chiudere la porta.

Conoscendoti, sarebbe l'unico modo per farglielo sapere” sottolineò Milo.

Ma tu come fai a saperlo?” indagò Camus, tornando a stendersi sul letto.

Me l'ha detto Shura, è ovvio. Dovevi essere proprio disperato, ieri sera, per farti fuori tutta una bottiglia di sangria da solo”

Ehi, se hai attraversato due Case solo per prendermi in giro, puoi pure tornartene al tuo tempio”

No, signor Permaloso, sono venuto qui per chiederti un'altra cosa” Milo si avvicinò ulteriormente al letto dell'amico e lo guardò con fare cospiratorio. “Dovresti accompagnarmi ad Atene e poi, forse e soprattutto, da DeathMask”

E perché dovrei?”

Perchè sei il mio migliore amico” rispose Scorpio, come se fosse una cosa ovvia.

E allora?”

Allora non voglio andare da solo in casa di quel beccamorto! Lo sai che mi inquieta”

Camus sbuffò sonoramente. “Sei maggiorenne, vaccinato e perfettamente in grado di difenderti. La mia presenza non è assolutamente necessaria, ergo, io non vengo”

Per enfatizzare ulteriormente la sua presa di posizione, il ragazzo si mise il cuscino sulla faccia.

E va bene. Io non volevo farlo, ma... GALATEA! Vieni un attimo, per favore?” urlò a squarciagola Milo, ricevendo immediatamente il cuscino di Camus in faccia.

Ma che diavolo ti salta in mente! Sei impazzito?” sibilò Camus, di nuovo in piedi e con tutti i sensi all'erta per captare ogni minimo suono o movimento che indicasse l'arrivo della ragazza.

Allora vieni?” domandò Scorpio, ammiccando.

Camus serrò pugni e mascella per trattenersi dall'usare l'amico come punging-ball. Si diresse quindi a grandi falcate verso l'armadio, sputando uno “Stronzo” in direzione di Milo, e prese il cambio per uscire.

Sai, se Galatea fosse stata in casa, probabilmente ti avrei fatto un favore” gli rivelò il greco, dopo essersi alzato e una volta sulla soglia della stanza.

In che senso 'se fosse stata in'... aspetta un attimo... era tutto un bluff!” realizzò Camus.

Amico, sei proprio disperato. Ti aspetto fuori, ok?”


Dopo lo scambio di opinioni con Kanon, la testa di Ayame si era riempita di tutti i dubbi possibili. Fino a poco prima, le poche certezze che le erano rimaste dopo l'incidente erano state gli appigli a cui se era aggrappata per iniziare la ripida scalata verso la riacquisizione delle sue capacità. Al Generale, però, erano bastate poche parole per farle crollare, e con esse le sue già poche speranze di ritornare ad essere Afrodite.

Se era stato così facile smontarla, pensò Ayame, forse Kanon aveva ragione e lei non era veramente convinta di voler tornare ad essere una dea reincarnata. Perché? Per quale motivo il suo inconscio voleva impedirle di riprendersi? Come Afrodite, a parte i primi tempi, era riuscita a fare grandi cose, prima fra tutte la sconfitta di Efesto. I suoi poteri sarebbero tornati sicuramente utili anche nella probabile lotta contro i nuovi nemici, perciò perché una parte del suo essere si rifiutava di tornare ad essere Afrodite?

Accidenti a me!” esclamò, al culmine della frustrazione, alzandosi di scatto dalla panchina e gettando lontano il bocciolo di rosa martoriato.

Che delusione che si era rivelata essere! Per Shaka, che si era preso la responsabilità della sua rinascita; per Psiche e Galatea, che la vedevano come qualcosa che non era più; per Hyoga, che l'aveva lasciata partire con la speranza di vederla tornare di nuovo quella di un tempo; per lei stessa, che si era creduta in grado di poter essere qualcosa che non è.

Ayame, infatti, non era una dea, non si sentiva una dea, non era un ruolo adatto a lei. Lei, così diversa dalla composta e matura Saori, non si sentiva adatta ad assumersi la responsabilità dei poteri di una dea: questa era la verità. In passato aveva rischiato di usare male le sue potenzialità, per colpa della sua inesperienza, e la tragedia era stata sfiorata per un soffio.

Per quanto sentisse la mancanza della sua parte divina, non si sentiva ancora pronta a gestirla, come non si sentiva pronta a rinunciare a tutto quello che il mondo reale aveva ancora da offrirle.

Sollevò lo sguardo verso le Dodici Case, simboli di un universo di cui non riusciva ad essere ancora parte, come aveva detto a Kanon la sera prima. Anche sforzandosi, non riusciva a pensare a se stessa come alla dea Afrodite, ma semplicemente come ad Ayame Kobayashi, il cui posto era fuori dalla porta della bottega del fioraio, in mezzo alla gente normale a vivere una vita normale.

Il fatto che tutte le persone a lei care appartenessero all'altro mondo non faceva che complicare le cose.

Arresasi all'evidenza che, per quel giorno, non sarebbe stata in grado di combinare nulla, Ayame raccolse il bocciolo e si avviò verso il centro di Rodorio, unico scorcio di normalità in quell'angolo di Terra dove il tempo sembrava essersi fermato e le leggi della fisica sovvertite.

Era quasi arrivata nella piazza principale del villaggio quando un agitato clamore la riscosse dai suoi grigi pensieri. Una piccola folla si era radunata attorno a qualcuno a cui sembrava essere successo qualcosa di grave. Incuriosita, Ayame mosse qualche passo verso il capannello di gente, ma un'ombra rapida le passò davanti e si fece largo tra le persone. Kanon raggiunse la ragazza in mezzo al cerchio di gente, che Ayame riconobbe come una delle educatrici dell'orfanotrofio, e le chiese di spiegargli cosa fosse successo.

Un bambino è scappato dall'orfanotrofio dopo un litigio coi compagni. Ho provato ad inseguirlo ma l'ho perso di vista tra i vicoli” spiegò concitata l'educatrice.

Chi è il bambino?” domandò allora Kanon.

Proteo...”

Proteo?” ripetè istintivamente Ayame, attirando l'attenzione degli altri due.

Kanon tornò subito dopo ad interrogare l'educatrice, che sembrava notevolmente in soggezione di fronte alla sua figura imponente.

Descrivimelo brevemente” le ordinò. La ragazza arretrò di un passo e iniziò a balbettare parole appena udibili.

Vedendo che il Generale stava iniziando a spazientirsi, Ayame corse in soccorso dell'educatrice.

Ha otto anni, ma sembra più grande” iniziò. “Capelli castani, mossi e un po' lunghi, e occhi azzurri. È magrolino, ma mi è sembrato abbastanza agile...”

Mentre Ayame descriveva Proteo, l'educatrice annuiva ad ogni sua parola, sollevata dall'onere di dover rivolgere la parola a Kanon, il cui sguardo viaggiava da lei alla bionda.

D'accordo, più o meno ho capito. Dove pensi che sia andato?” domandò ancora il Generale.

N-non lo so” pigolò la ragazza. “È saltato fuori dalla finestra, quando sono entrata nella sua stanza era spalancata...”

Potremmo chiedere al fioraio” si azzardò a proporre Ayame, ricaptando l'attenzione di Kanon. “Se lui non l'ha visto passare allora potremo limitare le ricerche a Rodorio”

Sì, sperando che così sia” acconsentì l'uomo, mentre si incamminava a passo svelto verso la bottega, seguito dall'educatrice e da Ayame, anch'ella preoccupata per il bambino.

Quando, però, descrissero al fioraio la fisionomia di Proteo, questi si ricordò subito del bambino.

È passato di qui non più di qualche minuto fa. Sembrava di fretta ed ha urtato in malo modo quasi tutti i clienti che c'erano in bottega”

Alcuni di essi confermarono la versione del negoziante, dimostrando anche una certa irritazione per il comportamento del bambino.

L'educatrice prese ad iperventilare dall'agitazione e per poco non svenne ai piedi del bancone. Ayame la sorresse e la fece sedere su uno sgabello che la moglie del fioraio le mise prontamente sotto il sedere.

Lo troveremo, stai tranquilla” cercò di rassicurarla la bionda.

In mezzo ad Atene?” obiettò Kanon, burbero. “Sarebbe più facile trovare un ago in un pagliaio”

Ayame gli lanciò un'occhiata contrariata. “Faremo comunque del nostro meglio per trovarlo” rimarcò, cercando di essere il più convincente possibile.

Tu non farai proprio un bel niente, visti i tuoi precedenti. Vado io a cercarlo” concluse il Generale, già avviato verso l'uscita del negozio che dava verso la città.

Tuttavia Ayame era convinta che quattro occhi fossero meglio di due, soprattutto in una città grande come Atene, perciò lasciò l'educatrice alle cure della fioraia e corse dietro a Kanon. Nonostante l'uomo l'avesse già distanziata di molto, riuscì a scorgerlo tra la folla grazie alla sua notevole altezza e, soprattutto, agli sguardi ammirati che le donne gli rivolgevano al suo passaggio e che faticavano a staccarsi dalla sua imponente figura.

Poco dopo il Generale si fermò ed iniziò a far vagare lo sguardo in tutte le direzioni. Ayame ebbe così il tempo di raggiungerlo.

Se non chiedi informazioni, sarà difficile trovarlo in mezzo all'Acropoli” gli fece notare, una volta affiancataglisi.

Mi sembrava di averti detto di non venire” le fece notare Kanon, visibilmente contrariato.

E a me sembri un po' in difficoltà, Sherlock. E se continuiamo a discutere, perdiamo solo tempo”

Per caso hai qualche idea geniale, divinità da strapazzo?” le domandò lui, provocatorio.

No, ma questo non ti da il diritto di chiamarmi 'divinità da strapazzo', chiaro?”

È chiaro che qui mi sei solo d'intralcio, pseudo-Watson, perciò torna al Tempio, ora!”

Grrrr! Sei quasi scorbutico quanto Proteo, lo sai?” ringhiò Ayame, prima di illuminarsi. “Ci sono!” Si battè sorridente un pugno sul palmo della mano. Kanon la guardò incuriosito.

Se ti trovassi in una situazione del genere, dove scapperesti?” gli domandò la bionda, lasciandolo non poco perplesso.

Scusa, ma questo che c'entra?”

Per quel poco che vi conosco, tu e Proteo avete più o meno lo stesso carattere, perciò è presumibile che vi comportereste allo stesso modo, no?” spiegò Ayame, come se fosse ovvio.

È la deduzione più campata per aria che abbia mai sentito e mi stai facendo perdere tempo” commentò il Generale, spazientito.

Hai un'idea migliore, per caso?” domandò irritata la ragazza.

Ma certo! Ce l'ho sempre avuta” Kanon puntò il dito verso una strada traversa. “Ho visto il ragazzino imboccare quella via poco dopo che sei arrivata e, nonostante le tue chiacchiere, sono riuscito a non perderlo d'occhio un istante...maledizione!”

Cosa?” chiese allarmata Ayame, ma il Generale non le diede risposta e si diresse veloce verso la strada che aveva indicato poco prima. Invece di inoltrarcisi dentro, però, con agili balzi raggiunse i balconi del primo edificio che la delimitava, tra le esclamazioni della gente, e iniziò a correre lungo balaustre e cornicioni.

La ragazza dovette, invece, inoltrarsi tra la gente, faticando non poco a stare dietro a Kanon, unico suo punto di riferimento dal momento che non era riuscita a scorgere Proteo né tanto meno a capire cosa gli fosse successo.

Guardate quell'uomo!”

Ma che cosa vuol fare?”

È impazzito!”

Le esclamazioni dei passanti continuavano a sovrapporsi a mille altri commenti, uno dei quali attirò subito la sua attenzione.

Se cominciano a rubare quando sono così piccoli, chissà dove andremo a finire!” stava pontificando un'anziana signora, circondata da un gruppo di comari. “Spero che la polizia riesca ad acciuffare quel piccolo demonio e a dargli la punizione che si merita...”

Non riuscì a sentire il resto della filippica, non poteva permettersi di rallentare e perdere di vista Kanon, ma era quasi certa che la donna si stesse riferendo proprio a Proteo e a qualche sua malefatta.

Il Generale, davanti e sopra di lei, aveva quasi raggiunto la fine della via, dove questa si immetteva in una delle arterie principali della viabilità ateniese. Alle voci della gente si stavano sovrapponendo i rumori della strada, ma su tutti, improvvisamente, si impose un urlo allarmato.

No, fermo! ATTENTO!”

Seguirono la strombazzata di un clacson e lo stridore di una lunga frenata.

Ayame sollevò lo sguardo, ma di Kanon neanche l'ombra. Si fece allora largo tra la folla accalcatasi allo sbocco della strada, finché non riuscì ad emergerne. Dall'altra parte dell'attraversamento, uno spaventatissimo Proteo si stringeva convulsamente al petto di Kanon.

La ragazza tirò un sospiro di sollievo e approfittò del fatto che il traffico si fosse momentaneamente fermato per attraversare la strada e raggiungere gli altri due.

Vide Kanon sincerarsi delle condizioni del bambino. Quando Proteo alzò lo sguardo ed incrociò quello del Generale, ad Ayame sembrò di essere investita da una folata di vento caldo. Il suo corpo venne percorso interamente da un potente formicolio e i visceri le si torsero in pancia, dandole una sensazione piacevole e fastidiosa allo stesso tempo. La marea di sensazioni l'aveva, però, costretta a fermarsi in mezzo alla corsia tornata funzionante.

Un automobilista in arrivo, troppo lanciato per potersi fermare in tempo, cercò di risvegliarla a suon di clacson, ma Ayame non si mosse. Provò allora a frenare, prontò all'impatto, che non avvenne.

Quanto alla ragazza, non si accorse né dei richiami della gente, né di quelli dell'autista. Si riprese solamente quando qualcuno la sbattè violentemente con la schiena contro un muro. Non appena sollevò il capo, incontrò gli occhi ametista e fiammeggianti di Shion.

Buona sera e Buona Pasqua! Nonostante i soliti impegni di studio, sono riuscita a stendere il nuovo capitolo, che spero sia di vostro gradimento :)  non mi perdo troppo in chiacchiere, attenderò i vostri pareri e, nel caso, risponderò ai vostri dubbi. Ringrazio sempre la mia beta Panenutella, la quale ha trovato un congiuntivo sbagliato che io, forse a causa dell'ora tarda, non sono riuscita ad identificare: sarò felice di correggerlo qualora qualcuno me lo segnali :)

Buona lettura e a presto!

   
 
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