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Autore: Misses me    08/04/2012    2 recensioni
Una ragazza londinese investita proprio mentre stava andando all'università per volere dei genitori, ma questo incidente cambierà la sua vita e la costringerà ad affidarsi anche agli altri e a vivere per se stessa... Commentate please per farmi sapere che ne pensate e se la storia riscuoterà successo pubblicherò altri capitoli, baci baci.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 ff Alex
«Oh buongiorno, vedo con piacere che siamo di buonumore stamattina»

«Eh, già meno male»

«Dai, vestiti che andiamo a fare colazione al bar, ci hanno sfrattato dalla stanza - accompagna ogni frase con uno dei suoi sorrisi incantatori: ti stringono il cuore.- Vuoi che ti una mano a metterti i vestiti?»

No, voglio che mi dia una mano a toglierli!... «No grazie, ce la posso fare»

«Ok allora prendo le tue cose e ti aspetto in corridoio»

Si carica in spalla tutte le mie borse lasciandomi solo i vestiti e il beuty case, si avvicina alla porta e chiama un'infermiera perchè mi dia una mano a vestirmi e, appena incontra il mio sguardo assassino fa spallucce e con aria innocente dice: «Mai più sola ricordi?-mi sorride raggiante facendomi un occhiolino- Ti aspetto fuori»

Sento le gambe molli... Un'ondata di consapevolezza mi travolge facendomi perdere l'equilibrio: sono innamorata di Alex

Merda, non sarebbe dovuto succedere. ma se mi sento così bene quando sono con lui, quando siamo vicini, perchè mi sembra tutto così sbagliato? Sicuramente è colpa mia, lui è così perfetto come mai potrebbere colpa sua?
Senza che me ne fossi neanche accorta l'infermiera aveva già finito di vestirmi e lavarmi alla meglio mentre io pensavo, a quanto pare piuttosto intensamente per giunta.
«Grazie» L'infermiera mi guarda sbuffando e esce dalla stanza sbattendo i pesantemente i piedi sul pavimento.
Fino di non essere delusa dalla sua reazione e vado in bagno a lavarmi i denti e la faccia appoggiata al porta asciugamani per avere un pò di stabilità extra.
Quando esco dalla stanza con tutte le mie cose vedo Alex seduto con la testa appoggiata sulle mani, improvvisamente la voglia irrefrenabile di toccarlo per fargli sentire che ci sono, sono qui per lui; invece lui si accorge della mia presenza e rovina tutti i miei piani alzando la testa: «Finalmente, credevo non uscissi più perchè eri scappata dalla finestra del bagno»

«Devo ammettere che ci ho provato ma, visto che con le stampelle e il polso che mi fa malissimo non sarei andata molto lontano mi sono arresa»

Sorride maliziosamente indicandosi: «Ti sei arresa a me?»

«Forse..»

«Bene allora, andiamo a fare colazione, starai morendo di fame..»

«Infatti..»

«Vado a prendere la macchina, aspettami qui, guai a te se ti muovi» mi ammonisce con un sorriso sulle labbra e indicandomi.
E chi si muove? Non mi sento più le gambe!

Un rombo mi riscuote: Alex mi prende in braccio diretto verso i sedili posteriori.

«Posso sedermi davanti?» dico facendo gli occhi da cerbiatta.

«Sei sicura di non voler distendere la gamba?»

«Tranquillo, la mia gamba sta benissimo»

«Permesso accordato» dice dirigendosi verso il sedile anteriore, mi siede e mi allaccia la cintura, forse dimenticando che anche se ho una gamba ingessata ho ancora l'uso delle mani.
Le stampelle finiscono sui sedili insieme alle mie cose per l'ospedale, con la scusa che in questo modo avrei avuto più spazio davanti e sarei stata più comoda.
... ci dirigiamo ad una velocità illegale verso il bar...

«L'hai già superato»

«Dammi un pò di fiducia, donna» sorride.

«Ok, scusa scusa» Fosse per me ti darei tutta me stessa...
Si rimette a guidare concentrato mentre io lo scannerizzo: povero, ha le occhiaie e i tratti tirati, chissà che razza di notte devo avergli fatto passare, a parte questi piccoli dettagli è ancora da perdere la testa. Guardando meglio ha anche gli stessi vestiti di ieri e per di più macchiati di sangue, durante la notte non è neanche tornato acasa a cambiarsi, che dolce.

Ad un certo punto svolta e parcheggia davanti a una caffetteria di legno, mi prende tra le braccia come se non pesassi niente, recupera le stmpelle e entra con me tra le braccia.
L'odore di caffè appena macinato ci travolge e sembra dargli una marcia in più, ci siediamo al tavolino più vicino aspettando che arrivi una cameriera a prendere gli ordini. Il locale è piccolo e interamente costruito in legno, intimo: mi piace. Finalmente arriva una cameriera tutta elettrizzata: «Cosa posso portarvi?» chiede sbattendo gli occhi come le attrici nei film.

«Per me un caffè nero extra bollente e una brioche..per te Helen?» La cameriera è costretta, a malincuore, a girarsi verso di me e guardarmi...

«Per me un macchiato e...»

«Frena, ti hanno tipo drogato stanotte quindi niente caffeina o teina per 48 ore» La cameriera si gira verso Alex e gli scocca un sorriso a 32 denti, poi, seccata all'infinito si rigira verso di me e dice: «Allora?»

«Una spremuta all'arancia e una brioche, grazie»

«Grazie a voi» ripete guardando,anzi, sbavando addosso a Alex.

«Allora...» inizia

«Allora...» ripeto

«Cosa ne pensi?»

«È parecchio carino, mi piace.»

«Intimo vero?»

«Sì, non credevo conoscessi posti così...»

«Mi sento insultato-fa tremare il labbro prima di scoppiare a ridere- è il mio pensatoio, quando ho voglia di stare un pò per i fatti miei vengo qua»
Chissà perchè la parola pensatoio mi fa pensare a Winnie de Pooh...

«Ecco il vostro ordine e lo scontrino, se avete bisogno di qualcosa chiamatemi»
Prendo in mano l'ordine indicando a Alex il numero di telefono scritto accuratamente accanto al nome Elisabeth.

«Ma sì, chissene frega»

«A lei si vede...»

Cominciamo a mangiare sghignazzando come undicenni godendoci il tempo insieme.

«Questa è la migliore brioche che abbia mai mangiato, grazie di aver condiviso questo pensatoio con me»

«Non essere troppo gentile, non ci sono abituato, mi imbarazzi..» sorride illuminandosi.

L'effetto della caffeina è più che visibile, adesso sembra riposato e carico di voglia di scherzare e molto meno provato di stamattina. Alex sfila veloce il portafoglio dalla tasca dei jeans lasciando una banconota da venti sterline sul tavolo, proprio accanto allo scontrino.

«Alex quanto ti devo?»

«Stai scherzando vero?»

Faccio finta di pensarci un pò su: «No, dico sul serio»

«Non intendo farti pagare niente, i tuoi soldi sono la cosa che mi interessa di meno di te»

Faccio finta di non aver capito e mi unisco alla sua risata, poi mi prende una mano e l'avvicina alle labbra: «Io dicevo sul serio», chiudo gli occhi sentendo il suo respiro caldo sulla pelle e sussurro: «Andiamo?»

«Dove vuoi che ti porti?»

«A casa»

«Ok, ma ti saranno sequestrati tutti gli oggetti taglienti»

«NOOO» dico fingendo di mettere il broncio e incrociando le braccia

«Sì, sei stata una bambina molto, molto, molto cattiva..Dovrei punirti»
Ammettendo che il fatto che mi punisca non mi dispiacerebbe così tanto, anzi censuro tutti i miei pensieri: «Imploro pietà» dico unendo le mani. Lui scuote la testa guardando verso il cielo e recuperando me e il mio mezzo di locomozione si dirige di nuovo verso la macchina.

Ora stiamo tornando a casa e, guardando il cielo con la testa appoggiata contro il finestrino, mi sento così leggera da poter toccare il cielo con un dito.

«A cosa pensi?»

«A niente, perchè?»

«Dovresti vederti: stai sorridendo guardando un cielo buio e ricoperto di nuvole, cosa c'è di tanto bello?»

«L'infinità»

«Poetico..»

«Grazie, anch'io a volte ho degli attacchi di romanticismo..»

«Non ci credo, secondo me sei una ragazza dolcissima, solo che facendo la dura credi di difenderti dal mondo..ma non è così.»

Arrossendo cerco di rispondere con più nonchalance possibile: «Se lo dici tu..»
Sorride trionfante, felice di avere di nuovo colto nel segno; sconfitta mi arrendo a continuare la conversazione smentendo tutto e mi metto a fissare Alex  che gongola mentre guida: è da togliere il fiato. Chiudo gli occhi e mi abbandono ai miei sogni...


















 








  
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