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Autore: elaia86    04/11/2006    4 recensioni
Questa fan fiction è Cotton Candy, anche se cercherò assolutamente di rispettare i veri caratteri dei personaggi per renderla il più verosimile possibile. Aria di tempesta tra House e Cameron..ma quando si deciderà il cinico medico?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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innanzitutto grazie a tutti per le recensioni, ce la metterò tu

innanzitutto grazie a tutti per le recensioni, ce la metterò tutta per farvi ancora appassionare, come sta capitando anche a me mentre scrivo questa storia…

 

Capitolo IV

 

“Stasera te ne vai…”

Più che una domanda era una constatazione quella di House, che urlò al vento in sella alla sua moto. Pioveva quella mattina, e tra un’imprecazione e l’altra il bagnatissimo House pensava a lei, alla sua dottoressina ingenua. Già, “sua”.

Lui aveva tentato di insegnarle a dubitare sempre del prossimo, a mettere al primo posto il paziente e poi le stupide questioni etiche, il “Tutti mentono: tutti ma proprio tutti”, a lasciar perdere gli ideali felici che si era costruita negli anni. Eppure in tutti questi anni era stata lei che aveva insegnato molto a lui; Cameron era il “come deve essere”, House il “come squallidamente è”. La via di mezzo se la stavano indicando a vicenda, anche se lui apparentemente non la seguiva.

Cameron era cresciuta da quel giorno in cui gli aveva chiesto perchè lui l'aveva assunta. L'aveva notato, House: la crocerossina era diventata più matura, quasi improvvisamente era diventata meno bambina e più donna. Donna si, ma senza aver perso quell'adorabile ingenuità, che lo aveva sempre spinto quasi per ripicca a svelarle la sua visione cinica della realtà. A differenza di allora, House adesso si sentiva meno insegnante e più alunno.

Eppure lui non era adatto a Cameron. La piccola Cameron aveva bisogno di un uomo, non di un relitto umano. Si, lui era proprio un relitto umano: la lucidità che lo caratterizzava come medico col tempo sembrava sparire, offuscata dal dolore di quella gamba maledetta, e da quel Vicodin di cui era drogato.

No, Cameron non poteva essere sua.

'Forse è più facile stare da soli, che preoccuparsi di qualcun'altro, vero Gregory?', da un angolino della sua mente questo pensiero lo colpì come uno schiaffo, ma lui lo ricacciò indietro rabbiosamente. Ormai si vedeva l'ospedale.

 

“House, raggiungimi subito nel mio ufficio” – “Subito, mio dolce raggio di sole...”, House reggendosi malamente sul suo bastone si recò, non senza più fatica del solito, nell’ufficio del suo capo. “Sbaglio, o la gamba ti fa male più del solito?” – House non trattenne una smorfia di dolore – “E’ da un paio di giorni che il dolore è aumentato…Ahhh, non basta più nemmeno il Vicodin!” – “E di Cameron che mi dici?” – “Mi fa piacere che tu ignori il dolore del tuo medico migliore…” – “Migliore un corno, House. Avete terminato la relazione per il dottor Marlon?” – “No, ci vorrà almeno un’altra mezza giornata…” – “Vuoi che chiami il dottor Marlon per chiedergli se Cameron può restare ancora un po’?” – “Ma che dici, Cuddy?! Anzi, chiamalo per dirgli che se la venga a riprendere! Tu non sai quanto è precisa e rompiscatole! Se fosse stato per me avremmo finito ieri sera, una firma e via.

La Cuddy sorrideva ironicamente: “Ah si?” – “Certo! Non so come ho fatto a lavorare con Cameron per 3 anni, è davvero insopportabile!” – “Certo House. Ora vai a fare le tue ore di ambulatorio, sei già in ritardo” – “E stavolta solo per colpa tua…senti, per una volta potrei evitare l’ambulatorio? Ho fretta di togliermi dai piedi Cameron e la sua relazione!” – “Per una volta?!?! Fila via House!” – “Uff, ma lo sai che hai proprio delle belle scarpe Lisetta mia?” – “Come fai a vederle se sono sotto la scrivania?! Ora mi sto davvero arrabbiando, ti ricordo che oggi scadono i due giorni di tempo che ti ho concesso…allora vuoi darti una mossa?” – mentre diceva questo la Cuddy sventolò quasi per impressionarlo una lettera di licenziamento – “E’ già pronta, qui tra le mie mani. Stasera alle 11 ti voglio nel mio ufficio” – “Che arpia che sei!!! A quell’ora i bambini come me vanno a dormire…” – “House…”. Il dottore non ebbe scelta e si avviò verso il laboratorio, chiudendo la porta dietro di sé. “A proposito, House, avrai un’assistente…per facilitarti il lavoro”, Cuddy sorrise compiaciuta perché House ormai non la poteva sentire.

 

“Non mi pare che lei sia un medico di quest’ospedale – disse freddamente House entrando nella stanza delle riunioni, rivolto a Kyle – Non può stare qui, si trovi qualcos’altro da fare mentre aspetta la sua ragazza…”. Poi rivolto agli altri: “Dov’è Cameron?” – “Ah, non saprei – disse Foreman – la Cuddy l’ha fatta chiamare prima…” – “Ehi, ma tu non avevi ambulatorio?!”, come richiamata la Cuddy si affacciò nella stanza e fulminò con lo sguardo House. “Mi dica la verità dottoressa, ma lei ce l’ha un tantino con me?!” – “Non voglio minacciarti ancora…vai ad adempiere ai tuoi obblighi di medico”. House quindi si avviò sbuffando e zoppicando verso il reparto al secondo piano: c’era una fila enorme, ‘Dannazione! Maledetti raffreddori!’, pensò aprendo la porta dell’ambulatorio.

“Ehi House!”, il dottore spalancò gli occhi: era proprio Cameron lì davanti a lui che gli sorrideva? “Ti stavo aspettando. Ora possiamo cominciare” – “Non mi dire che ti ha mandato la Cuddy…” – disse lui ancora meravigliato – “Proprio così. Hai visto tutti quei pazienti lì fuori. Mi ha chiesto di evitare l’ennesimo turno extra ai tuoi dottori. – “Ah ok. Vuole che continuiamo la relazione qui?” – “Vuole che ci occupiamo dei pazienti, House”Cameron sorrise ancora, con quel sorriso che solo a lui riservava, House lo conosceva bene.

 

Passarono tutta la mattina a prescrivere ricette, a visitare pazienti e a ridere delle battute di House che cercava di terrorizzarli. Una vecchietta si fece controllare la pressione e poi esclamò: “Che bella coppia che siete, dottori!”, quindi House guardò Cameron “Strano che non ce l’avessero ancora detto, vero Cameron? – le fece l’occhiolino e poi ritornò alla vecchietta – Beh, sa, ormai sono tre anni che stiamo insieme, ce lo dicono tutti”, ‘…e ora se conosco Cameron è arrossita come un peperone…’, House sorrise vedendo che, a guardare le guance rosse di Cameron, come al solito aveva ragione. Dopo che la paziente fu uscita House scoppiò in una grossa risata, davanti ad un’allibita Cameron, che mai l’aveva visto così allegro, e che non era mai riuscita nemmeno ad immaginare House che rideva. “Cosa hai tanto da ridere?” – “Ahah piccola Cameron, rido di te. Prima la temperatura della stanza si è alzata improvvisamente, guarda caso mentre arrossivi…” – “Ah, e tu ridi per queste stupidaggini?! Pensavo che ci fosse un motivo eccezionale per farti ridere la prima volta nella tua vita…” – “eh crocerossina mia, rido del fatto che ormai ti conosco così bene che ormai non hai più segreti per me, nemmeno fisiologici!” – “Ah si, e se sai davvero tutto di me, dimmi che biancheria indosso adesso?” – Cameron sorrise maliziosamente al suo ex capo – “Piccola Cameron, questa te la do vinta, così maliziosa non ti conoscevo… – si girò dandole le spalle – …e comunque indossi mutandine e reggiseno rosa salmone!”. Cameron spalancò gli occhi “Co..come hai fatto?!” – “Beh, semplice – dopo un attimo di silenzio, House si rigirò di scatto e le puntò gli occhi in faccia trionfante – ho tirato ad indovinare!!!”

Stavolta a ridere a crepapelle non fu solo House.

“Permesso…posso entrare dottore…” una donna di mezza età con il suo bambino si era affacciata nella stanza, più che intimidita da quelle risate. I due si interruppero con molti sforzi: “Avanti signora, non faccia caso a… sa, riflettevamo su quanto il dottor House fosse un inaffidabile burlone…”Cameron riuscì a stento a reprimere un’altra risatina, quindi si occupò della paziente, mentre House faceva entrare un altro paziente nella saletta a fianco, non prima di averle rivolto uno sguardo d’intesa.

 

Come al solito House più che pensare ai pazienti rifletteva su se stesso. Si era dimenticato cosa si provava ad essere felici. Cameron, Cameron aveva riso con lui.

Mentre diagnosticava una brutta influenza al suo paziente guardava verso il muro, come se i suoi occhi avrebbero potuto attraversarlo e vederla. Aveva un disperato bisogno di guardarla, di leggerle davvero dentro per trovare conferme a quello che stava provando. Si accorse però che, nel momento stesso in cui stava pensando a queste cose, la felicità lo aveva già abbandonato;Possibile che io non cambi mai?! Possibile che a me non spetti un po’ di felicità duratura!’, finì per pensare House.

 

Il geniale diagnosta, che sapeva vedere così bene nelle anime e nei corpi degli altri, non riusciva a capire che finalmente qualcosa si stava muovendo in lui: l’House di cinque anni prima, dopo che Stacy l’aveva abbandonato sfinita dal suo odio, e anche l’House di un anno prima, quando ancora Stacy se n’era andata perché lui l’aveva mandata via, non avrebbe mai invocato la felicità, anzi, l’avrebbe scacciata sdegnosamente.

‘Poche ore e lei se ne andrà’, riusciva solo a pensare lui.

E continuava a guardare quel muro.

 

Il turno era finito, e i due medici si avviarono un stancamente verso la mensa.

Furono affiancati da Wilson che li osservò piacevolmente sorpreso: “Cameron non mi dire che sei riuscita a tenere House all’ambulatorio per più di 3 ore?! – House lo guardò torvo – Sai è un vero peccato che la Cuddy non abbia pensato prima a farvi lavorare insieme. Sono sicuro che House adesso esaurito i suoi famosi conti in sospeso con l’ospedale…” – “Ah, beh, tanto lei finalmente stasera se ne va e quindi per quanto mi riguarda addio ambulatorio per almeno 3 anni!” disse sarcastico House, beccandosi un’occhiata arrabbiata di Cameron. Era proprio incorreggibile! “Stai tranquilla Cameron, lo sai che tutti mentono, e House è il primo…”la rassicurò Wilson. “Senti tu, oncologo dei miei stivali, sei arrivato appena in tempo, sto andando a pranzare, mi offri il pranzo?”. Wilson e Cameron sospirarono: House era fatto così. Inaspettatamente però il diagnosta si voltò verso Cameron e le fece per l’ennesima volta in quei due giorni l’occhiolino, facendole pensare ironicamente ‘Deve aver preso qualcosa stamattina…non l’ho mai visto così…’.

Tuttavia Cameron non potè evitare per l’ennesima volta di sorridergli.  

 

A molti chilometri di distanza, nel reparto di rianimazione di un ospedale di New York, i medici tentavano una rianimazione disperata sotto gli occhi terrorizzati di un giovane. La donna nel letto era peggiorata all’improvviso, dopo circa un mese di coma farmacologico: si era svegliata di soprassalto nonostante i sedativi e i suoi valori erano subito scesi sotto la soglia vitale. Il ragazzo poco più che ventenne che le era accanto aveva chiamato immediatamente i medici.

“Libera…libera…libera…”, la rianimazione non servì a niente, il livello inesorabilmente piatto dei suoi battiti lo confermò.

La donna era morta.

 

Cameron e House da circa un paio d’ore erano di nuovo nell’ufficio del diagnosta a lavorare sulle cartelle dei pazienti. Cameron sembrava sconsolatissima di fronte alla mole di lavoro che ancora li attendeva : “Non ce la faremo mai, maledizione a quel dannatissimo primario!” – House alzò un sopracciglio interrogativamente – “Ehi, possibile che sia peggio di me, questo Marlon?” – “Oh, non sai quanto! Ancora non ha capito che ruolo assegnarmi nel suo reparto…ma dico, sono specializzata in Immunologia, perché mi mettete in reparto Oncologia?! Perché non mi assegnate al reparto Malattie infettive!”, più che parlare ad House la giovane dottoressa sembrava parlare tra sé e sé, mentre riguardava quelle cartelle che sapeva a memoria, perché House le aveva sempre odiosamente affidate a lei.

“Piccola Cameron, cosa ti ho detto sempre io? Se non puoi alzare la voce con il primario, alza la maglietta e mostragli le tue grazie…” – “Ma cosa dici stupido…”, Cameron gli sferrò ridendo un pugno, ma lui lo parò e le imprigionò la mano.

House pensava ‘Non avrei mai creduto di poterti dire questo…’: “Cameron…perché non mi fai chiamare il tuo primario… – la dottoressa si sentì gelare il sangue nelle vene, House aprì bocca per continuare ma si interruppe un attimo, quindi continuò – …per dirgli che le garanzie su di te gliele posso dare io direttamente, senza che tu rimanga qui fino a domani…”

Immediatamente si dipinse un’espressione delusa sul volto della giovane. House le consentì di ritirare lentamente la mano: non aveva detto quello che voleva. Aveva mentito. Lei abbassò gli occhi e disse freddamente: “Poteva venirti in mente prima, no? Almeno non sarei stata così tanto tempo lontana da…” – “Da casa, Cameron? New York è la tua casa?!” – “Per ora si, è la mia casa, anche se non intendevo dire quello.” – “Pensavo che la tua casa fosse qui a Princeton, che in questo ospedale ti trovassi bene…” – “Oh si che mi trovavo bene…” – “E allora perché te ne sei andata? Per correre appresso a quel buono a nulla del tuo amichetto?!”, ora House era alterato, le sollevò con decisione il mento per costringerla a guardarlo. ‘Quegli occhi…’ fu il pensiero che attraversò la mente di entrambi. Quelli di Cameron divennero improvvisamente lucidi: “Tu, non sai…”

Il telefonino di Cameron squillò. Stettero immobili per qualche secondo, poi Cameron si liberò della mano di House e si allontanò da lui per rispondere.

“Pronto, si. E’ successo qualcosa? Come?! Non può essere…era in coma farmacologico…dormiva tranquilla...Non ce l’hanno fatta a…”, il telefonino le cadde di mano andando a rompersi per terra. “Non ce l’hanno fatta a…”Cameron rimase immobile, sconvolta dalla notizia che aveva appena ricevuto: sua madre era appena morta. Cominciò a tremare. House le si avvicinò camminando sul suo bastone: non aveva capito bene, ma qualcosa di grave doveva essere successo. “Cameron, è successo qualcosa?”. Lei si voltò improvvisamente senza guardarlo, si avvicinò alla scrivania e raccolse le sue cose, ancora tremante. Non diceva una parola, ma House percepì il suo pianto lento e silenzioso. “Me…me ne…me ne vado House…”, il pianto divenne incontrollabile: la dottoressa era ormai scossa dai singhiozzi.

“Dimmi cosa ti è successo, Allison…”, la voce di House si fece dolce e calda, ma lei non si accorse nemmeno che per la prima volta lui l’aveva chiamata per nome.

Nooo! nooo!”, Cameron lasciò cadere tutto a terra e scappò via.

Lasciò House impietrito lì nel suo ufficio.

  
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