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Autore: TheOnlyWay    08/04/2012    7 recensioni
Che situazione assurda. Non ci posso credere che io, Morgan Anderson, vent’anni, sia costretta a fare da baby-sitter a un’accozzaglia di cinque ragazzine di tredici anni, tra le quali ho il dispiacere di annoverare anche mia sorella Ellie. Io, quando avevo tredici anni, non mi sarei mai invaghita di qualcuno che ai miei occhi sembrava tanto vecchio.
Ellie invece sì, e come lei tutte le duecento persone assiepate nello studio. L’attore in questione, se ve lo state chiedendo, è proprio lui. Sì, lui: Ben Barnes. Non lo nego, è bello, però mi sembra davvero assurdo che qui dentro non ci sia nessuno in grado di mantenere un po’ di contegno.
Vi stupirà saperlo, ma Ben Barnes risulta nella categoria degli esseri umani, non delle divinità.
Spero davvero che vi piaccia! Con affetto, TheOnlyWay.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hola! :D 
Allora, prima che leggiate, c'è una cosa che volevo spiegarvi...
Non so perchè, ma praticamente nella mia testa la storia è uscita divisa in due parti, e questo capitolo sarebbe praticamente il primo della seconda parte. Infatti è ambientato parecchio tempo dopo il terzo, ma si capisce comunque tutto quanto! Tra le altre cose, non credo che manchi molto per la fine della storia, forse altri cinque capitoli, o forse meno.
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, anche perchè io mi sono divertita da morire, a scriverlo... 

P.s: GRAZIE A VOI CHE AVETE COMMENTATO LO SCORSO CAPITOLO! VI ADORO! 
E scusatemi se non vi ho risposto alle recensioni meravigliose che avete lasciato, provvederò al più presto! 

Con affetto,
Fede.

IV.

                         

 

Lo so io dove andremo a finire: all’inferno. No, non sto scherzando. Sono trascorsi all’incirca tre mesi, da quando ho iniziato a frequentare Ben e posso affermare con assoluta certezza che sono stati i tre mesi più belli della mia vita.

Ben mi ha fatto sentire desiderata, corteggiata, protetta – cosa che non mi capita quasi mai, visto che ritengo di essere del tutto autosufficiente e quindi in grado di badare a me stessa – e, soprattutto, mi ha fatto sentire amata.

Perciò qualcuno mi spieghi per quale fottuto motivo gli è venuto in mente di proibirmi – proibirmi! Come se avessi due anni! – di andare Italia con Grace. Okay, magari il fatto che Grace abbia detto davanti a lui che suo cugino Giacomo non vede l’ora di conoscermi non ha certo contribuito a tranquillizzarlo, ma cavolo, sono una persona seria, io!

Di certo non mi sarebbe venuto in mente di saltare nel letto di Giacomo come una maledetta traditrice alla quale non gliene frega assolutamente niente di essere già impegnata. E poi Giacomo neanche mi piace!

Comunque, Ben ha protestato vivamente, di fronte all’invito di Grace e per la prima volta non mi è sembrato il trentenne che tanto si vanta di essere, ma un ragazzino geloso di qualcosa che pensa gli appartenga.

Perciò adesso ci troviamo nel salotto di casa sua. Lo osservo mentre fa avanti e indietro, nervosamente, nemmeno gli avessi detto di essere rimasta incinta. Si tratta solo di un viaggio, santo cielo.

Incrocio le gambe, e infilo le mani nella tasca della felpa blu. Dico davvero, non capisco cosa cavolo gli prenda. E dire che, fino a settimana scorsa, andava tutto bene. Che motivo c’è di perdere la pazienza in questo modo? Non che io sia così tanto paziente, per carità, ma quando il mese scorso mi ha informato che avrebbe girato un film con quella gran figa di non-mi-ricordo-come-si-chiama non ho mica organizzato un corteo di protesta, né mi sono incatenata nuda al cancello di casa sua minacciando uno sciopero della fame e rischiando la morte per ipotermia.

Quindi, o mi dice le cose come stanno e si comporta come il trentenne che è, oppure inizio io a comportarmi come la ventenne che sono, e vi assicuro che in quel caso non gli converrebbe un granché.

Dieci minuti dopo, la situazione non è cambiata di una virgola: anzi, è addirittura peggiorata. Ben inizia a sembrare un leone rinchiuso in gabbia ed io non ci tengo proprio a passare per la gazzella di turno. L’aria è tesa, sembra quasi irrespirabile e non riesco a credere che nonostante sia parecchio seccata dalla situazione, l’unica cosa che vorrei sarebbe alzarmi, abbracciarlo e dirgli che va tutto bene.

Si dà il caso, però, che non vada tutto bene per niente e che io sia giunta al punto di perdere la pazienza.

«Allora? Pensi di parlare o devo aspettare che rimanga il solco sul pavimento?» chiedo, osservandolo un po’ scettica. Ben storce il naso e per un attimo mi sembra che voglia mettersi a ridere. Ma è solo un momento, perché subito dopo sbotta.

«Hai così fretta di andare da Giacomo, Morgan?» chiede, rivolgendomi un’occhiata provocatoria.

Giuro che ora lo prendo a schiaffi.

Mi costringo a rimanere calma, a prendere un respiro profondo e a raccogliere tutta la proverbiale pazienza che sono riuscita ad accumulare fino ad oggi. Che non è poca, considerando che vivo con Brian.

«Ti sta venendo il ciclo, per caso? O è la menopausa?»

Lo so, lo so. Ho detto che sarei rimasta calma. Solo che certe volte proprio non riesco a trattenermi e questo è il risultato. Ben ringhia qualcosa di molto simile ad un “davvero divertente” ed io non posso fare a meno di sogghignare internamente. Cosa crede, di essere l’unico in grado di far perdere la testa a qualcuno? Oppure pensava che fossi davvero una ragazzina vittima del suo fascino?

«Qual è il problema, Morgan?» chiede, passandosi una mano sugli occhi, stizzito. Inarco un sopracciglio, incredula. Lui chiede a me quale sia il problema? Non ci siamo proprio.

«Non c’è nessun problema, Ben. Stai facendo tutto tu.» ribatto, secca. Mi guarda, con quegli occhi neri che di solito hanno lo straordinario potere di tranquillizzarmi, ma che ora mi fanno solo innervosire più di quanto io lo sia già.

«Davvero? Perché ho ridacchiato io quando la tua amica ti ha proposto di conoscere suo cugino?»

Basta così. Mi sta praticamente accusando di qualcosa che non ho neanche fatto, nemmeno l’avessi tradito. Ed io non ci sto a sentirmi dire certe cose, non quando settimana scorsa gli ho confessato che per me c’è solo lui, già da un po’ di tempo. Forse già da quando mi ha portato al McDonald, forse già da quando mi ha accettato con il pigiama da bambina.

Afferro il giubbotto, la borsa e il cellulare, che avevo appoggiato sul tavolo, e mi dirigo verso l’ingresso, con tutto l’intento di mollarlo lì, come il perfetto idiota che sta dimostrando di essere. Se fossimo in un film, Ben mi rincorrerebbe, mi tratterrebbe per il polso, mi bacerebbe e mi confesserebbe di essere uno stupido. Ma siccome non siamo in un film, e siccome con i se e con i ma non si va da nessuna parte, si limita a fissarmi arrabbiato, dall’alto del suo metro e ottantacinque.

Cosa crede, che non abbia il coraggio di piantarlo in asso?

«Quando hai finito di comportarti come un coglione, fammelo sapere.» dissi, prima di chiudermi la porta alle spalle e lasciarlo da solo. E non pensiate che sia stato tanto facile dirlo. Assolutamente no.

A dimostrarlo, ci sono i singhiozzi che premono per uscire, ma che mi sto sforzando di trattenere per non fare la figura della pazza isterica con una crisi di pianto in mezzo alla strada. Per non parlare di Brian, che farebbe rinsavire Ben a furia di calci in culo. Perciò gli mando un messaggio, informandolo che mi fermerò a dormire da Grace e mi dirigo verso casa della mia amica.

È evidente che Grace si sarebbe aspettata qualunque cosa, tranne che trovarmi in lacrime.

«Deficiente.» singhiozzo, ovviamente riferendomi a Ben. E Grace sembra capire perfettamente, perché mi stringe in un abbraccio caldo e pieno d’affetto, che per un attimo mi fa dimenticare di stare tanto male. Poi lo sguardo duro di Ben si riaffaccia nella mia mente, facendomi riprendere a singhiozzare più forte di prima.

Dio, che giornata di merda.

«Cos’è successo, tesoro?» mi domanda Grace, mettendomi sotto il naso una tazza fumante di tè caldo.

«Il Principe Caspian è un coglione.» farfuglio, prima di bere un lungo sorso che mi ustiona la lingua e il palato. Grace ridacchia. «L’ho sempre detto che Edmund è il migliore.» afferma, tranquilla. Faccio spallucce, per darle ragione.

Le racconto per filo e per segno dell’incontro con Ben e ad ogni secondo che passa vedo sul suo viso i segni del senso di colpa, così mi affretto a tranquillizzarla, prima che anche lei scoppi a piangere.

«Il punto non è Giacomo, l’Italia e il viaggio. Il punto è mi ha fatto sentire una merda, per una cosa che non ho neanche fatto. Praticamente mi ha dato della zoccola!» urlo, inferocita. Grace scuote la testa, in palese disaccordo.

«Non esagerare, Morgan. Ben ha solo paura che qualcuno ti allontani da lui.» spiega, con una serietà a dir poco sconcertante. Insomma, stiamo parlando di Grace, che aveva pianto perché mi ero tolta le scarpe con tacco, capite?

Boccheggio per qualche istante, prima di chinare il capo sul tavolo e chiudere gli occhi. Cosa ci voleva a dirlo? Non poteva semplicemente dirmi che gli dava fastidio? No, lui doveva fare le scene da attore melodrammatico. Doveva farmi sentire una poco di buono, un fedifraga, un’adultera, una merda! E tutto per non ammettere che è geloso.

Stupido, affascinante idiota che non è altro.

«Dovresti richiamarlo.» consiglia Grace, lasciandomi un bacio sulla testa.

«Non se ne parla. Se vuole richiama lui, altrimenti addio.»

«Tragica. Certo che fate proprio la coppia perfetta…»

Certo, la coppia perfetta un paio di palle. Ora mi sento anche in colpa per tutte le cose che ho pensato. Lo so che non è come tutti gli altri. So che è intelligente, che a me ci tiene, che mi vuole bene. So anche che nessuno è perfetto e che come sbaglia lui potrei sbagliare io.

«Sta suonando il tuo telefono.» mi informa Grace, guardando verso la mia borsa. Un po’ agitata, corro a prenderlo, nella speranza che sia Ben. Voglio che sia lui. Perciò ci rimango davvero male, quando leggo il nome di mio fratello lampeggiare sul display.

«Cosa c’è, Brian?» chiedo, un po’ nervosa.

«Mi spieghi per quale motivo il tuo fidanzato sta piantonando la porta di casa nostra? Se non se ne và entro dieci minuti chiamo la polizia, ti avverto.» borbotta, prima di attaccare.

Alzo gli occhi al cielo, consapevole che Brian sarebbe davvero capace di farlo, raccatto di nuovo il giubbotto e la borsa, saluto Grace con un veloce «ti chiamo tra poco» e mi precipito fuori casa. Fortunatamente, io e Grace abitiamo solo a cinque minuti di distanza, così quando arrivo sono ancora in tempo per evitare di vedere Ben trascinato via dagli agenti.

Ed è davvero lì, seduto sui gradini, con un’aria un po’ sbattuta, ma decisa. Senza dirgli nemmeno una parola, entro in casa, comunico a Brian che non c’è più bisogno di chiamare la polizia e riesco fuori.

Mi siedo accanto a Ben, in silenzio, e aspetto che sia lui a parlare per primo. Io non so proprio cosa dire.

«Credo di doverti delle scuse.» mormora, rigirandosi tra le mani le chiavi della macchina. Annuisco, come a dirgli di continuare a parlare.

«Mi dispiace davvero, Morgan. È che quando si parla di te tendo a perdere la testa.» spiega, voltandosi per guardarmi negli occhi e accennando un sorriso poco convinto. Inutile dire che arrivati a questo punto l’ho già perdonato, ma sono proprio curiosa di sentire cos’ha da dire.

«Sai, non credevo che avrebbe potuto darmi tanto fastidio, l’idea che qualcuno si interessasse a te. Non mi è mai capitato di essere geloso delle donne con cui sono stato, ma forse è perché di loro non mi è mai interessato realmente. Tu sei tutta un’altra storia. E sapere che il cugino di Grace non vede l’ora di conoscerti mi ha fatto perdere la testa. Mi sono scoperto geloso, possessivo, e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era “Morgan è mia”. Come uno stupido, non ho affatto pensato di dirtelo e ho finito per comportarmi come»

«Un coglione. Ti sei comportato come un coglione.» gli vado incontro. Poi sospiro e appoggio la testa sulla sua spalla. Ben ride. «Già.»

Dopotutto, è questo il bello, no? Si litiga, poi si fa pace.

Gli lascio un bacio sulle labbra, prima di scoppiare a ridere, ricordandomi di una cosa che, tra un litigio e l’altro non ero riuscita a dirgli.

«Sai, Ben. Giacomo è gay.»  

***
   
 
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