Allora, prima che leggiate, c'è una cosa che volevo spiegarvi...
Non so perchè, ma praticamente nella mia testa la storia è uscita divisa in due parti, e questo capitolo sarebbe praticamente il primo della seconda parte. Infatti è ambientato parecchio tempo dopo il terzo, ma si capisce comunque tutto quanto! Tra le altre cose, non credo che manchi molto per la fine della storia, forse altri cinque capitoli, o forse meno.
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, anche perchè io mi sono divertita da morire, a scriverlo...
P.s: GRAZIE A VOI CHE AVETE COMMENTATO LO SCORSO CAPITOLO! VI ADORO!
E scusatemi se non vi ho risposto alle recensioni meravigliose che avete lasciato, provvederò al più presto!
Con affetto,
Fede.
IV.
Lo so io dove
andremo a finire:
all’inferno. No, non sto scherzando. Sono trascorsi
all’incirca tre mesi, da
quando ho iniziato a frequentare Ben e posso affermare con assoluta
certezza
che sono stati i tre mesi più belli della mia vita.
Ben mi ha
fatto sentire
desiderata, corteggiata, protetta – cosa che non mi capita
quasi mai, visto che
ritengo di essere del tutto autosufficiente e quindi in grado di badare
a me
stessa – e, soprattutto, mi ha fatto sentire amata.
Perciò
qualcuno mi spieghi per
quale fottuto motivo gli è venuto in mente di proibirmi
– proibirmi! Come se
avessi due anni! – di andare Italia con Grace. Okay,
magari il fatto che Grace abbia detto davanti a lui che suo cugino
Giacomo non
vede l’ora di conoscermi non ha certo contribuito a
tranquillizzarlo, ma cavolo,
sono una persona seria, io!
Di certo non
mi sarebbe venuto in
mente di saltare nel letto di Giacomo come una maledetta traditrice
alla quale
non gliene frega assolutamente niente di essere già
impegnata. E poi Giacomo
neanche mi piace!
Comunque, Ben
ha protestato
vivamente, di fronte all’invito di Grace e per la prima volta
non mi è sembrato
il trentenne che tanto si vanta di essere, ma un ragazzino geloso di
qualcosa
che pensa gli appartenga.
Perciò
adesso ci troviamo nel
salotto di casa sua. Lo osservo mentre fa avanti e indietro,
nervosamente,
nemmeno gli avessi detto di essere rimasta incinta. Si tratta solo di
un
viaggio, santo cielo.
Incrocio le
gambe, e infilo le
mani nella tasca della felpa blu. Dico davvero, non capisco cosa cavolo
gli
prenda. E dire che, fino a settimana scorsa, andava tutto bene. Che
motivo c’è
di perdere la pazienza in questo modo? Non che io sia così
tanto paziente, per
carità, ma quando il mese scorso mi ha informato che avrebbe
girato un film con
quella gran figa di non-mi-ricordo-come-si-chiama non ho mica
organizzato un
corteo di protesta, né mi sono incatenata nuda al cancello
di casa sua minacciando
uno sciopero della fame e rischiando la morte per ipotermia.
Quindi, o mi
dice le cose come
stanno e si comporta come il trentenne che è, oppure inizio
io a comportarmi
come la ventenne che sono, e vi assicuro che in quel caso non gli
converrebbe
un granché.
Dieci minuti
dopo, la situazione
non è cambiata di una virgola: anzi, è
addirittura peggiorata. Ben inizia a
sembrare un leone rinchiuso in gabbia ed io non ci tengo proprio a
passare per
la gazzella di turno. L’aria è tesa, sembra quasi
irrespirabile e non riesco a
credere che nonostante sia parecchio seccata dalla situazione,
l’unica cosa che
vorrei sarebbe alzarmi, abbracciarlo e dirgli che va tutto bene.
Si
dà il caso, però, che non vada
tutto bene per niente e che io sia giunta al punto di perdere la
pazienza.
«Allora?
Pensi di parlare o devo
aspettare che rimanga il solco sul pavimento?» chiedo,
osservandolo un po’ scettica.
Ben storce il naso e per un attimo mi sembra che voglia mettersi a
ridere. Ma è
solo un momento, perché subito dopo sbotta.
«Hai
così fretta di andare da
Giacomo, Morgan?» chiede, rivolgendomi un’occhiata
provocatoria.
Giuro che ora
lo prendo a
schiaffi.
Mi costringo
a rimanere calma, a
prendere un respiro profondo e a raccogliere tutta la proverbiale
pazienza che
sono riuscita ad accumulare fino ad oggi. Che non è poca,
considerando che vivo
con Brian.
«Ti
sta venendo il ciclo, per
caso? O è la menopausa?»
Lo so, lo so.
Ho detto che sarei
rimasta calma. Solo che certe volte proprio non riesco a trattenermi e
questo è
il risultato. Ben ringhia qualcosa di molto simile ad un “davvero divertente” ed io non
posso fare a meno di sogghignare
internamente. Cosa crede, di essere l’unico in grado di far
perdere la testa a
qualcuno? Oppure pensava che fossi davvero
una ragazzina vittima del suo fascino?
«Qual
è il problema, Morgan?»
chiede, passandosi una mano sugli occhi, stizzito. Inarco un
sopracciglio,
incredula. Lui chiede a me quale sia il problema? Non ci siamo proprio.
«Non
c’è nessun problema, Ben. Stai
facendo tutto tu.» ribatto, secca. Mi guarda, con quegli
occhi neri che di
solito hanno lo straordinario potere di tranquillizzarmi, ma che ora mi
fanno
solo innervosire più di quanto io lo sia già.
«Davvero?
Perché ho ridacchiato io
quando la tua amica ti ha proposto di conoscere suo cugino?»
Basta
così. Mi sta praticamente
accusando di qualcosa che non ho neanche fatto, nemmeno
l’avessi tradito. Ed io
non ci sto a sentirmi dire certe cose, non quando settimana scorsa gli
ho
confessato che per me c’è solo lui, già
da un po’ di tempo. Forse già da quando
mi ha portato al McDonald, forse già da quando mi ha
accettato con il pigiama
da bambina.
Afferro il
giubbotto, la borsa e
il cellulare, che avevo appoggiato sul tavolo, e mi dirigo verso
l’ingresso,
con tutto l’intento di mollarlo lì, come il
perfetto idiota che sta dimostrando
di essere. Se fossimo in un film, Ben mi rincorrerebbe, mi tratterrebbe
per il
polso, mi bacerebbe e mi confesserebbe di essere uno stupido. Ma
siccome non
siamo in un film, e siccome con i se
e con i ma non si va da nessuna
parte, si limita a fissarmi arrabbiato, dall’alto del suo
metro e ottantacinque.
Cosa crede,
che non abbia il
coraggio di piantarlo in asso?
«Quando
hai finito di comportarti come
un coglione, fammelo sapere.» dissi, prima di chiudermi la
porta alle spalle e
lasciarlo da solo. E non pensiate che sia stato tanto facile dirlo.
Assolutamente
no.
A
dimostrarlo, ci sono i
singhiozzi che premono per uscire, ma che mi sto sforzando di
trattenere per
non fare la figura della pazza isterica con una crisi di pianto in
mezzo alla
strada. Per non parlare di Brian, che farebbe rinsavire Ben a furia di
calci in
culo. Perciò gli mando un messaggio, informandolo che mi
fermerò a dormire da
Grace e mi dirigo verso casa della mia amica.
È
evidente che Grace si sarebbe
aspettata qualunque cosa, tranne che trovarmi in lacrime.
«Deficiente.»
singhiozzo,
ovviamente riferendomi a Ben. E Grace sembra capire perfettamente,
perché mi
stringe in un abbraccio caldo e pieno d’affetto, che per un
attimo mi fa
dimenticare di stare tanto male. Poi lo sguardo duro di Ben si
riaffaccia nella
mia mente, facendomi riprendere a singhiozzare più forte di
prima.
Dio, che
giornata di merda.
«Cos’è
successo, tesoro?» mi
domanda Grace, mettendomi sotto il naso una tazza fumante di
tè caldo.
«Il
Principe Caspian è un
coglione.» farfuglio, prima di bere un lungo sorso che mi
ustiona la lingua e
il palato. Grace ridacchia. «L’ho sempre detto che
Edmund è il migliore.»
afferma, tranquilla. Faccio spallucce, per darle ragione.
Le racconto
per filo e per segno
dell’incontro con Ben e ad ogni secondo che passa vedo sul
suo viso i segni del
senso di colpa, così mi affretto a tranquillizzarla, prima
che anche lei scoppi
a piangere.
«Il
punto non è Giacomo, l’Italia
e il viaggio. Il punto è mi ha fatto sentire una merda, per
una cosa che non ho
neanche fatto. Praticamente mi ha dato della zoccola!» urlo,
inferocita. Grace scuote
la testa, in palese disaccordo.
«Non
esagerare, Morgan. Ben ha
solo paura che qualcuno ti allontani da lui.» spiega, con una
serietà a dir
poco sconcertante. Insomma, stiamo parlando di Grace, che aveva pianto
perché mi
ero tolta le scarpe con tacco, capite?
Boccheggio
per qualche istante,
prima di chinare il capo sul tavolo e chiudere gli occhi. Cosa ci
voleva a
dirlo? Non poteva semplicemente dirmi che gli dava fastidio? No, lui
doveva
fare le scene da attore melodrammatico. Doveva farmi sentire una poco
di buono,
un fedifraga, un’adultera, una merda! E tutto per non
ammettere che è geloso.
Stupido,
affascinante idiota che
non è altro.
«Dovresti
richiamarlo.» consiglia
Grace, lasciandomi un bacio sulla testa.
«Non
se ne parla. Se vuole
richiama lui, altrimenti addio.»
«Tragica.
Certo che fate proprio
la coppia perfetta…»
Certo, la
coppia perfetta un paio
di palle. Ora mi sento anche in colpa per tutte le cose che ho pensato.
Lo so
che non è come tutti gli altri. So che è
intelligente, che a me ci tiene, che
mi vuole bene. So anche che nessuno è perfetto e che come
sbaglia lui potrei
sbagliare io.
«Sta
suonando il tuo telefono.» mi
informa Grace, guardando verso la mia borsa. Un po’ agitata,
corro a prenderlo,
nella speranza che sia Ben. Voglio
che
sia lui. Perciò ci rimango davvero male, quando leggo il
nome di mio fratello
lampeggiare sul display.
«Cosa
c’è, Brian?» chiedo, un po’
nervosa.
«Mi
spieghi per quale motivo il
tuo fidanzato sta piantonando la porta di casa nostra? Se non se ne
và entro
dieci minuti chiamo la polizia, ti avverto.» borbotta, prima
di attaccare.
Alzo gli
occhi al cielo,
consapevole che Brian sarebbe davvero capace di farlo, raccatto di
nuovo il giubbotto
e la borsa, saluto Grace con un veloce «ti chiamo tra
poco» e mi precipito
fuori casa. Fortunatamente, io e Grace abitiamo solo a cinque minuti di
distanza, così quando arrivo sono ancora in tempo per
evitare di vedere Ben
trascinato via dagli agenti.
Ed
è davvero lì, seduto sui
gradini, con un’aria un po’ sbattuta, ma decisa.
Senza dirgli nemmeno una
parola, entro in casa, comunico a Brian che non
c’è più bisogno di chiamare la
polizia e riesco fuori.
Mi siedo
accanto a Ben, in
silenzio, e aspetto che sia lui a parlare per primo. Io non so proprio
cosa
dire.
«Credo
di doverti delle scuse.»
mormora, rigirandosi tra le mani le chiavi della macchina. Annuisco,
come a
dirgli di continuare a parlare.
«Mi
dispiace davvero, Morgan. È che
quando si parla di te tendo a perdere la testa.» spiega,
voltandosi per
guardarmi negli occhi e accennando un sorriso poco convinto. Inutile
dire che
arrivati a questo punto l’ho già perdonato, ma
sono proprio curiosa di sentire
cos’ha da dire.
«Sai,
non credevo che avrebbe
potuto darmi tanto fastidio, l’idea che qualcuno si
interessasse a te. Non mi è
mai capitato di essere geloso delle donne con cui sono stato, ma forse
è perché
di loro non mi è mai interessato realmente. Tu sei tutta
un’altra storia. E sapere
che il cugino di Grace non vede l’ora di conoscerti mi ha
fatto perdere la
testa. Mi sono scoperto geloso, possessivo, e l’unica cosa a
cui riuscivo a
pensare era “Morgan è mia”. Come uno
stupido, non ho affatto pensato di dirtelo
e ho finito per comportarmi come»
«Un
coglione. Ti sei comportato
come un coglione.» gli vado incontro. Poi sospiro e appoggio
la testa sulla sua
spalla. Ben ride. «Già.»
Dopotutto,
è questo il bello, no?
Si litiga, poi si fa pace.
Gli lascio un
bacio sulle labbra,
prima di scoppiare a ridere, ricordandomi di una cosa che, tra un
litigio e l’altro
non ero riuscita a dirgli.
«Sai, Ben. Giacomo è gay.»