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Autore: 365feelings    08/04/2012    1 recensioni
01. O-Fuu-Jing ; Cina/Inghilterra, colonialismo inglese (commercio dell'oppio)
Un gesto e un cinese gli procura altro oppio, assicurandosi di servirlo al meglio, di fornirgli il miglior veleno.
02. In un giorno di pioggia ; Inghilterra/OC!Irlanda (1171 - 1949)
Enya lo guardava con quei suoi grandi occhi verdi velati dalle lacrime, o almeno così voleva credere: gli piaceva pensare che in fondo anche a lei - a una piccola parte di lei - dispiaceva separarsi.
03. Faraway ; OC!Pangea, OC!Laurasia, OC!Gondwana (deriva dei continenti)
Un mare divideva ora lui e sua sorella ed era stato lui a crearlo.
04. Letter to Anija; Russia/Anastasia (rivoluzione russa)
“Stai brillando.” ti dissi, prendendo poco coraggio. Troppo poco.
Tu guardasti nei miei, piena di vita.
“È perché non voglio morire."
05. Heart of Darkness; OC!America Latina, OC!Africa, OC!Europa (tratta degli schiavi)
Oggi siamo sorelle, oggi più che mai.
06. Carthago delenda est; Roma/OC!Cartagine, distruzione di Cartagine
Il sale la stava bruciando, come bruciava la città sotto di lei.
07. Weakness; Germania/Prussia
Gilbert stava morendo e questa consapevolezza lo spaventava più dei Boeing B-17 che bombardavano le sue città.
8. Sonata al chiaro di luna; Austria/Beethoven
Tutto quella che era rimasto - di lui, di loro, dei giorni trascorsi insieme - erano i frammenti di un sogno.
Non resistendo al ritmo del beat, partecipo all'iniziativa "Last night a DJ saved my fanfiction" del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: KumaCla
Titolo: Weakness
Pairing: Germania/LudwigxPrussia/Gilbert
Warnings: OneShot - Malinconica - Slash
Canzone: White Rabbit, Jefferson Airplane
Obblighi: Germania/Prussia; yaoi; arancione o rossa; 1000w; prima del muro di Berlino
Note: ohibò, che è sta schifezza? Me lo chiedo pure io. Quando la mia compare mi ha mandato il messaggio con gli obblighi e la strofa della canzone, a momenti non mi veniva una sincope. Non sapevo se disperarmi di più per la canzone o per la coppia. Alla fine è venuta fuori una cosa meno allucinata e allucinante di quanto temevo. Quello che però è chiaro, è che io e Alice nel paese delle meraviglie non andiamo d’accordo. Non sapendo che pesci pigliare per la strofa della canzone, mi sono limitata a ficcarla alla fine: Ludwig come il popolo tedesco era stanco delle condizioni della pace di Versailles (1919), quindi quando Hitler gli ha presentato un piano di “rivincita” ha subito accettato (riferimento ai funghi della canzone), ma ben presto è diventato una pedina manovrato dagli uomini sulla scacchiera (vedi i gerarchi nazisti). In tutto ciò non chiedetemi dove sta Alice. Dimenticavo, il Boeing B-17 è un aereo americano e la Sauer 38H è una pistola semi automatica: sono entrambe arme utilizzate durante la seconda guerra mondiale.
Il mio amato Gilbert è come se non esistesse, lo avete notato? È tutto dal punto di vista di Ludwig; il motivo è semplice: amo Prussia e ho il terrore di renderlo disastrosamente OOC. Il mio amato è prossimo alla morte: non è un caso, la Prussia cessa di avere significato politico e geografico dal ‘45.

 

 

When men on the chessboard
Get up and tell you where to go
And you've just had some kind of mushroom
And your mind is moving slow
Go ask Alice
I think she'll Knorr

(White Rabbit, Jefferson Airplane)

Era una mattina come tante. L’inverno raggelava l’aria e i corsi d’acqua da molti mesi e i soldati sfidavo senza più convinzione il gelo. Il cielo, plumbeo e velato da grosse nuvole filamentose che sfioravano i pendii dei monti, era gravido di pioggia, ma questa sembrava indugiare e attendere il giusto momento per rovesciarsi al suolo e lavare il sangue che macchiava le strade e i boschi.
Nel tepore del suo letto Ludwig sentì il sonno scivolare via lentamente, come una marea che piano piano si ritira; andandosene, il torpore gli restituì dapprima il capo, poi il busto e le gambe, infine i piedi.
Aprì gli occhi sul soffitto di quella camera che già molte volte, in passato, lo aveva ospitato: il muro bianco, la ragnatela nell’angolo a sinistra, la crepa attorno la lampadina lo stavano aspettando sin da quando aveva chiuso gli occhi, la sera prima, cedendo al sonno. Erano immagini familiari, particolari conosciuti, quasi dei punti di riferimento: segnavano la topografia della stanza, ben impressa nella sua mente.
Insieme a quei dettagli noti, si aspettava anche l’abituale indolenzimento che lo accoglieva al suo risveglio.
Non sentendo nessuna ammaccatura aggiuntiva a quelle provocategli dalla guerra, per un istante - un breve istante - si chiese se stesse ancora sognando, se in realtà non si fosse ancora incontrato con Gilbert.
Alle sue orecchie, però, giungeva il respiro del compagno: era flebile, quasi impercettibile, ma c’era.
Ludwig portò le mani al volto, le passò sui lineamenti spigolosi nel tentativo di scacciare la stanchezza e infine scese dal letto.
Fuori dal soffice e caldo piumino, la temperatura si abbassava notevolmente, segno che il riscaldamento era stato staccato; rabbrividì, ma non si lasciò intimorire dal freddo, anzi, avanzò alla ricerca dei propri indumenti, sparsi sul pavimento e aggrovigliati a quelli di Gilbert. Anche quella era un’immagine familiare: quell’intrico di divise militari ricorreva ogni mattino, dopo che la sera prima se n’erano disfatti con una certa urgenza.
Quando si incontravano, la resa veniva dopo un’estenuante scontro. Gilbert era violento e aggressivo, a volte cercava di stenderlo con un pugno, altre volte arrivava a morderlo. Quando infine le loro bocche si incontravano senza più ferire, entrambi mettevano da parte orgoglio e stanchezza per arrendersi ai piaceri della notte.
Gilbert si divertiva a stuzzicarlo senza dargli soddisfazione e gioiva a ogni gemito strappato. Mentre vagava con la lingua sul suo addome teneva lo sguardo fisso nel suo: Gilbert lo incatenava senza possibilità di fuga, quegli occhi sanguigni, accesi dalla malizia, intrappolavano Ludwig in un gioco perso in partenza. Perché entrambi sapevano che lui non avrebbe resistito, che avrebbe ceduto e supplicato qualcosa di più di quelle languide carezze.
Ma quella notte - Ludwig lo ricordava molto bene - Gilbert lo aveva lasciato fare, limitandosi a godere sotto di lui; non c’erano stati morsi né insulti.
Entrando nella camera, aveva trovato il prussiano supino sul letto, in dormiveglia. Il petto nudo che malamente celava le ossa si sollevava lentamente, quasi a fatica, mentre una mano reggeva ancora una fiaschetta di liquore.
Ai piedi del letto, abbandonati malamente, stavano gli stivali neri sporchi di fango e la giacca militare strappata in alcuni punti e sporca di sangue rappreso: Gilbert non rinunciava a combattere fianco a fianco con i soldati.
Ludwig aveva richiuso la porta alle sue spalle e allentandosi il colletto era scivolato tra le gambe del prussiano, raggiungendo presto il volto e baciando le labbra: poco gli importava che stesse dormendo, aveva bisogno - un bisogno fisico e impellente - del prussiano.
A quel contatto - inaspettato e rude - Gilbert aveva stancamente riaperto gli occhi e con debolezza aveva cercato la sua bocca.
L’ultimo bacio di Ludwig si era posato sull’orlo dei pantaloni: lì aveva indugiato con malizia, con l’unico scopo di sentirlo gemere.
Le palpebre abbassate e il capo reclinato all’indietro, Gilbert aveva debolmente protestato, allungando le mani verso i pantaloni. Mani che Ludwig aveva prontamente intrappolato in una ferrea morsa senza fatica, stupendosi dell'assenza di reazioni: quando però aveva scorto le iridi color rubino guardarlo con esasperazione e bisogno si era deciso a riprendere da dove si era fermato.
Una volta spogliato Gilbert, Ludwig si era velocemente disfatto dei propri abiti ed era tornato all’oggetto del suo desiderio.
Per l’intera nottata aveva goduto dei gemiti di piacere dell’albino: la voce roca del prussiano era sfuggita dalle sue labbra esangui con intensità sempre maggiore. In quel turbinio di sensi, Ludwig aveva sentito le mani di Gilbert sulle proprie spalle e tra i suoi capelli, lo aveva sentito spingerlo verso il basso, supplicando silenziosamente di non smettere.
Quella notte le mani di Gilbert erano state leggere, gli era quasi sembrato di non sentirle, abituato a prese più decise.
Quella notte il corpo di Gilbert gli era parso in tutta la sua debolezza: una fragilità fatta di pelle candida tesa fino quasi a strapparsi sulle ossa del costato.
Quella notte, mentre cedeva al sonno, Gilbert gli era apparso dolorosamente umano, pericolosamente mortale.
Anche ora, guardandolo dormire, Gilbert non si era mai mostrato così debole.
Steso sotto il piumino, il prussiano pareva scomparire in tutto quel candore: le ciocche albine si perdevano sul cuscino, dove il volto emaciato svaniva tra le piume. La pelle, da sempre candida, era ora cinerea, malata: non era quello il colorito di una persona viva, si ritrovò a pensare con amarezza.
Dov’era finito il portamento tracotante che aveva sempre sostenuto la figura snella del prussiano? Ogni energia era stata risucchiata dall’organismo: Gilbert pareva consumare se stesso più dell’ossigeno e del cibo.
Da sotto il piumino spuntavano le fragili clavicole e il profilo spigoloso delle spalle; il resto del corpo era talmente magro da essere sbagliato.
Gilbert stava morendo e questa consapevolezza lo spaventava più dei Boeing B-17 che bombardavano le sue città.
Turbato da quello spettacolo di decadenza - era abituato a vedere il compagno attivo, famelico e voglioso, mai stanco -, rivolse lo sguardo al cielo, dove le nuvole si addensavano in masse informi, spinte da un vento che sapeva di polvere da sparo e cenere.
Il tedesco finì di vestirsi e controllò di avere con sé la propria Sauer 38H, prima di uscire: non gli piaceva lasciare il suo compagno così, ma non aveva altra scelta. Sulla scacchiera si stava per stabilire chi avrebbe fatto scaccomatto; in realtà lui non era che una pedina ormai - un fante sacrificabile -, ma voleva essere presente. Si era lasciato sedurre dalle promesse di Hitler, non era meno colpevole del Fü hrer: per questo avrebbe cercato, a tutti i costi, di porre fine a quel massacro.
Ludwig si richiuse la porta alle spalle con la speranza di ritrovare Gilbert ancora vivo.

 

La storia partecipa al Last night a DJ saved my fanfiction!, iniziativa ideata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 » 

   
 
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