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Autore: Aelle Amazon    08/04/2012    8 recensioni
Alla June Academy c'è una ragazza a cui nessuno rivolge la parola. Aelle Amazon è il suo nome. E' dislessica e non riesce a stare ferma.
In un giorno di pioggia, Percy Jackson diventa il suo nuovo compagno di banco. E allora i guai si moltiplicheranno all'infinito.
Questa storia si svolge alla fine del quinto libro, con la sconfitta di Kronos, con nuovi e vecchi semidei.
Dal secondo capitolo:
-Grover!- urlò Percy – Fai qualcosa!-
Alle mie spalle Grover si agitò. –Cosa?!-
-Qualunque cosa!- strillò la signora Jackson mettendosi le mani nei capelli –Il mio bambino … -
Io non dissi nulla: ero in uno stato di afasia assoluta. Anche se avevo gli occhi offuscati, guardai Grover dritto in viso.
-Per favore, non gridare- mi disse lui.
Poi si tirò giù i pantaloni. E io commisi l’errore madornale di abbassare lo sguardo.
Svenni.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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percyyy
Percy affronta la Chimera con un penna
 
In quei giorni Percy mi disse che Grover era tutto tranne che disabile. Me ne accorsi il primo giorno in cui in mensa servirono le enchiladas. Grover si illuminava a quella parola. Poi cominciava a trottare verso la mensa, dimenticandosi improvvisamente delle stampelle.
Inizialmente rimasi sconcertata, ma alla fine divenne normale assistere a certe scene. E presi anche a divertirmi.
-Allora, Percy- esordii quel giorno in mensa – Cosa ti ha portato alla June Academy?-
Percy scoppiò a ridere. –Niente di speciale. Sono stato espulso da tutte le scuole che ho frequentato-
Niente di speciale.
-Allora sei un bullo!- sorrisi –Ami i guai, eh?-
Lui scosse la testa, mandando giù un sorso di Cola. –Sbagliato. Sono i guai che amano me-
Ridacchiai.
Percy era una persona particolare. Era sempre calmo, come l’oceano in un giorno senza vento. Ma quando perdeva la calma, allora dovevi scappare nel posto più lontano che conoscevi e sperare che non ti inseguisse.
-Grover- parlò con tono nervoso – Grover, la lattina … ehm … -
Solo allora ci feci caso: Grover aveva finito la sua Cola e aveva messo i denti sulla lattina, masticandola distrattamente. Si interruppe quando Percy gli mollò una gomitata nello stomaco.
-Amico, ma che ti è preso?- sbottò lanciandogli un’occhiataccia.
Grover abbassò la testa. –Scusa Peeeercy … sai che non mi controllo-
Mi sporsi sul tavolo in modo tale da poterlo guardare dritto negli occhi, mentre lui cercava in tutti i modi di evitare il mio sguardo.
-Ti sei fatto male?- gli domandai –Va bene essere disattenti, ma masticare una lattina … -
Grover balbettò una risposta poco credibile, qualcosa tipo: “Pensavo che fossero finite le enchiladas …”.
Cielo, quel ragazzo era adorabile, ma non era proprio capace di mentire.
In quel momento suonò la campanella, così mi alzai e svuotai i resti del mio pranzo nella spazzatura. Non mi accertai che Percy e Grover avessero fatto lo stesso perché quei due erano più veloci della luce. Su di loro c’era sicuramente qualcosa che mi sfuggiva.
Difatti quando mi voltai erano già sulla soglia della mensa e mi incitavano a raggiungerli. Affrettai il passo.
-Certo che siete anormali voi, eh!- li apostrofai.
Mentre Grover lanciava una strana occhiata a Percy, questi si aprì in uno strano ghigno non dando alcun segno di averlo notato. –Che abbiamo fatto?-
Decisi di sorvolare. Alzai gli occhi al soffitto e li precedetti.
 
Sono i guai che amano me.
Non compresi il significato di quella frase fino a quando non mi cacciai nei guai, quello stesso pomeriggio.
Visto che abitavo fuori città, Percy mi offrì gentilmente un passaggio fino a casa e io accettai. Finii per essere schiacciata nel sedile tra Percy e Grover, che seguiva il suo migliore amico come un’ombra.
Sally Jackson, la madre di Percy, si dimostrò gentilissima e non mi fece troppe domande. Dopo aver saputo l’indirizzo di casa mia, si limitò a passare al figlio un sacchetto, da cui Percy tirò fuori dei biscotti. Blu.
Percy probabilmente si accorse dell’occhiata stranita che avevo rivolto ai biscotti perché mi sorrise, offrendomene uno.
-Per mamma il blu rappresenta la felicità. Crede che niente sia impossibile. Ecco spiegato il motivo per cui sono di questo colore-
-I vestiti possono essere blu. Non vedo perché non possano esserlo anche i biscotti- commentò la signora Jackson.
Mi sembrava una motivazione infantile, ma simpatica. Accettai di buon grado il biscotto, scoprendolo buonissimo.
Il tragitto, che solitamente era interminabile, passò molto in fretta. Tutto merito di Grover e delle sue imitazioni. Quella che gli riusciva meglio, a detta di Percy, era un certa “signora Dodds”, una delle sue insegnanti di matematica precedenti.
Ora, tesoro … “
Sghignazzai. Quei due erano proprio simpatici. Avevo fatto bene ad aprirmi con loro.
La macchina si fermò nel vialetto davanti a casa mia. Quella villetta aveva il potere di calmarmi. Dentro c’era tutto ciò che volevo e amavo.
-Eccoci qui-
-Grazie mille, signora Jackson-
Non feci in tempo a mettere un piede giù dalla macchina che il terreno cominciò a sussultare e ad ingobbirsi.
-Ma cosa diavolo … - mormorai un momento prima che il mio giardino saltasse in aria con un castello di carte e un mostro ne uscisse fuori. Quando lo vidi per bene, mi ritrovai ad urlare con tutta la voce che avevo in corpo.
-Percy!- strillò la signora Jackson – E’ la figlia di Echidna!-
Percy non sembrava tanto terrorizzato da quel coso visto che estrasse una penna dalla tasca posteriore dei jeans, stringendola come se fosse la sua ancora di salvezza.
-Vorrai dire la Chimera!- le gridò Percy in risposta.
La Chimera, o come l’aveva chiamata, ruggì, caricando Percy, che si spostò di lato molto velocemente. Prima che potessi capire il come la penna di Jackson si tramutò in una spada.
-Stai calma!- mi disse Grover in un orecchio.
Mi accorsi solo in quel momento di avere le braccia di Grover intorno alla vita. Stava provando a tirarmi in macchina, ma io continuavo a dimenarmi. Smisi di agitare gambe e braccia così da permettere a Grover di adagiarmi sul sedile.
-Fai dei grossi respiri, cara- mi suggerì la signora Jackson –La prima volta è sempre la più traumatica-
Cercai di comprendere quello che mi stava dicendo, ma mi fischiavano le orecchie. Un rombo assordante.
Un botto mi fece guardare fuori dal finestrino. Un lato della mia casa era completamente andato distrutto: la testa leonina la stava masticando con dei denti affilatissimi, mentre l’altra testa, quella caprina, non smetteva un minuto di belare.
Trovai il coraggio di distogliere lo sguardo nel momento in cui persi di vista Jackson. Dei colpi attutiti dal masticare della bestia mi fecero comprendere che Percy era ancora vivo. Infatti quando la Chimera spalancò le enormi ali, lo vidi menare fendenti letali e precisi contro la coda di serpente. Era una danza mortale.
-Grover!- urlò Percy – Fai qualcosa!-
Alle mie spalle Grover si agitò. –Cosa?!-
-Qualunque cosa!- strillò la signora Jackson mettendosi le mani nei capelli –Il mio bambino … -
Io non dissi nulla: ero in uno stato di afasia assoluta. Anche se avevo gli occhi offuscati, guardai Grover dritto in viso.
-Per favore, non gridare- mi disse lui.
Poi si tirò giù i pantaloni. E io commisi l’errore madornale di abbassare lo sguardo.
Svenni.
 
 
 
Note:
Buonasera e Buona Pasqua!
Aggiornamento veloce, oggi. In questo capitolo c’è un po’ di movimento..e meno male! Non sarebbe una storia su Percy Jackson se non ci fosse un mostro che lo attacca, no?
Vorrei ringraziare chi ha recensito, l’ho già fatto nelle risposte alle recensioni ma mi piace ripetermi, e chi invece ha messo la storia tra le seguite.
Spero che qualcuno legga ancora le note di una misera autrice come me. L’ho già detto nella nota nel primo capitolo..i commenti mi aiuteranno a migliorare (oltre che ad essere graditi sono anche costruttivi).
Perdonate gli errori di battitura, ho ricontrollato il testo solo una volta e temo di aver dimenticato di correggerne alcuni.
Al prossimo aggiornamento!
Agaravel
  
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